PAOLONI, Francesco
– Nacque a Perugia il 13 luglio 1875 da Giulio, volontario garibaldino e fervente repubblicano, e da Zenaide Battistini.
Nella città nativa frequentò le scuole tecniche, ma non riuscì a completare gli studi. All’età di diciassette anni si trasferì a Roma, dove frequentò gli ambienti sovversivi, svolgendo un’intensa attività politica e dedicandosi alla propaganda di opuscoli socialisti. La sua formazione culturale, assai disordinata, si sviluppò attraverso la lettura delle opere di Giuseppe Mazzini e di Karl Marx, verso i quali nutrì una forte simpatia, senza trovare quella sostanziale inconciliabilità «che i partigiani dell’uno e dell’altro affermavano» (Paoloni, 1917, p. 5). Superata la prima confusione teorica e l’incertezza politica dell’adesione al movimento socialista o a quello repubblicano, pervenne alla conclusione che laddove la conciliazione del loro pensiero si rendeva problematica, era possibile perfezionarla con quello di Michail Bakunin e Benoît Malon.
Spinto da un vivo sentimento di solidarietà verso la classe lavoratrice, Paoloni aderì nel 1893 al Partito socialista dei lavoratori italiani e diventò in breve tempo uno dei militanti più attivi della Federazione socialista romana. Così, nel clima della reazione crispina, ricoprì l’incarico di segretario del comitato direttivo della Federazione, costituì il primo circolo della Gioventù socialista e fece parte del consiglio generale della Camera del lavoro. La collaborazione al periodico L’Asino, fondato il 27 novembre 1892 da Guido Podrecca, lasciò un’impronta anticlericale nell'attività politica di Paoloni, che pubblicò alcuni articoli critici verso il conservatorismo del mondo cattolico con lo pseudonimo di ‘Columella’.
Arrestato il 4 marzo 1898 durante una manifestazione di protesta contro lo Statuto albertino nel cinquantesimo anniversario, trascorse pochi giorni in carcere, ma non subì alcuna condanna. Nell’aprile successivo fu trasferito a Terni, dove assunse l’incarico di segretario della Federazione socialista e il 4 settembre la direzione del periodico La Turbina. In breve tempo acquisì larga notorietà in tutta l’Umbria, sia per i commenti acuti espressi sulla politica interna e internazionale, sia per la lotta condotta contro il militarismo.
Con lo pseudonimo di Columella tenne una rubrica satirica con cui seguì gli episodi politici locali, resi più vivaci dai disegni dei vignettisti dell’Asino. Per questa sua attività pubblicistica, improntata spesso a un linguaggio offensivo, subì diverse condanne: per esempio il 9 febbraio 1900 fu costretto a pagare «280 lire di multa per ingiurie a mezzo stampa» (Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale di pubblica sicurezza, Casellario politico centrale, b. 3714), mentre il 19 settembre dello stesso anno fu condannato a «29 giorni di reclusione e a 83 lire» (ibid.) per avere omesso il nome del gerente del periodico.
Fra il 1899 e il 1901, insieme con Francesco Ciccotti, costituì in Umbria numerose leghe contadine, organizzando i primi scioperi a Gubbio, Orvieto, Terni e Rieti, dove peraltro riuscì a trovare una linea unitaria fra braccianti, mezzadri e piccoli proprietari. Il 5 settembre 1901 fondò a Terni il quindicinale Il Seme, che prestò particolare attenzione al mondo contadino con articoli specifici sulle questioni agricole. Come delegato della Lega di Rieti partecipò al I congresso della Federazione nazionale dei lavoratori della terra, che si svolse a Bologna il 24 e 25 novembre 1901, denunciando l’esodo forzato dei contadini verso l’America e il disinteresse del Partito socialista nelle campagne umbre. Nell’aprile 1902, su incarico dei socialisti veronesi, diresse il settimanale Verona del Popolo, mentre nel luglio dello stesso anno divenne segretario della Camera del lavoro di Novi Ligure e direttore del periodico Il Lavoro.
Dal 6 al settembre 1902 Paoloni partecipò al VII congresso socialista di Imola, dove intervenne sul problema dell’emigrazione ed esortò i partecipanti a mantenere salda l’unità del Partito, il cui compito doveva essere quello di salvaguardare l’interesse della classe lavoratrice. Allontanatosi dalle posizioni intransigenti, si avvicinò all’indirizzo integralista che Oddino Morgari propose nel IX congresso di Roma (7-10 ottobre 1906) per «integrare le diverse tendenze manifestatesi» nel Partito socialista e affermare una linea unitaria (Cortesi, 1969, p. 227), ribadita anche al congresso di Firenze (19-22 settembre 1908). Negli anni successivi scrisse sul giornale Sempre Avanti!, di cui diventò condirettore, diversi articoli critici verso il sindacalismo rivoluzionario e gli scioperi organizzati nelle zone di Ferrara e di Parma.
Nel congresso nazionale di Modena (15-18 ottore 1911) polemizzò con Filippo Turati e Claudio Treves per la loro posizione favorevole alla partecipazione dei socialisti al governo, dichiarandola inopportuna finché tutte le istituzioni dello Stato non fossero diventate elettive e revocabili. Deluso dalle conclusioni congressuali per la netta sconfitta della corrente integralista, non rinnovò l’iscrizione all’Unione socialista romana, preferendo dedicarsi all’attività sindacale e alla stesura di opuscoli di carattere culturale e propagandistico. Come membro del consiglio di amministrazione delle testate Il Seme e Sempre Avanti! costituì la società La Propaganda editoriale socialista, il cui compito – come scrisse in un opuscolo – doveva essere «l’emancipazione del lavoro dallo sfruttamento capitalistico e da ogni servitù di classe» (Paoloni, 1911, p. 6). Sulla base di questo principio generale si rifece a esempi stranieri (belgi e francesi, in particolare) per la compilazione di opuscoli di propaganda, come si ricava da un testo in cui parafrasò una conferenza-tipo redatta da Émile Vandervelde, principale esponente del Parti ouvrier belge (Paoloni, 1912).
Di fronte alla guerra di Libia, Paoloni assunse una posizione favorevole a condizione che l’espansione coloniale favorisse la classe lavoratrice e costringesse la borghesia a «pagare le spese della nuova impresa» (La nuova avventura coloniale, in Sempre Avanti!, 1° ottobre 1911). Sulla base di questa considerazione accolse le posizioni dei riformisti filotripolini, i quali ponevano l’accento più sull’ ‘opportunità’ che sulla ‘liceità’, ponendosi praticamente fuori dal socialismo ufficiale e scivolando verso le tesi dei nazionalisti favorevoli a conciliare le istanze patriottiche e quelle classiste del proletariato. Così, negli anni che vanno dal congresso di Reggio Emilia del 1912 – cui partecipò come semplice giornalista – allo scoppio della guerra, Paoloni attenuò la sua collaborazione con la stampa socialista, assumendo, il 15 agosto 1914, una posizione favorevole all’intervento contro gli Imperi centrali. Il mese successivo presentò alla Federazione socialista del Lazio un documento critico nei confronti di Costantino Lazzari e del suo neutralismo, che per le responsabilità dei socialisti tedeschi non aveva più ragione di esistere: come esempio portò l’azione intrapresa da Albert Oskar Wilhelm Südekum, indicato come portavoce della posizione tedesca, che aveva perduto il diritto di richiamarsi ai vincoli di internazionalità socialista. Contro il deputato tedesco, giunto in Italia nell'agosto 1914 per progradandare la neutralità, scrisse alcuni articoli, che ampliò in due volumi (Il giolittismo, partito tedesco in Italia, Milano 1916; I sudekumizzati del socialismo, Milano 1917), entrambi pubblicati nella collana editoriale del Popolo d’Italia con le prefazioni elogiative di Benito Mussolini.
Espulso dal Partto socialista italiano all’inizio del 1915, durante la guerra Paoloni mantenne rapporti epistolari con Mussolini, che nel novembre 1916 gli affidò la redazione romana del Popolo d’Italia e lo convinse poi a stabilirsi a Trieste, dove diresse L’Era nuova dal 14 maggio 1919 al 7 luglio 1923, promuovendo una sottoscrizione e un reclutamento di volontari a favore dell’impresa di Fiume.
Iscrittosi al Partito nazionale fascista, dal 1928 al 1931 fu direttore del Mattino di Napoli e nel 1929 scrisse un libro elogiativo dei Patti lateranensi, che comprendeva il trattato, il concordato e discorsi sulla conciliazione fra Stato e Chiesa. Come deputato per tre legislature (XXVII, XXIX e XXX) dal 20 aprile 1929 al 2 agosto 1943 intervenne più volte alla Camera sullo sviluppo dell’azione corporativa, sul sistema rappresentativo del fascismo, sulla stampa e sull’autarchia. Dal 1934 al 1940 diresse la rivista Annali del fascismo con il compito di documentare l’«opera ricostruttrice del Regime in tutte le attività della vita nazionale» (Gulli Pecenko - Nasi Zitelli, 1983, p. 16). Il 6 febbraio 1943 fu nominato senatore e, come tale, fece parte della commissione dell’economia corporativa e dell’autarchia dal 1° maggio al 5 agosto dello stesso anno.
Deferito davanti alla Corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo, decadde dalla carica di senatore a seguito dell’ordinanza emessa il 16 novembre 1944 e confermata dalla Corte di Cassazione l’8 luglio 1948.
Ritiratosi a vita privata, si mantenne grazie alla sua pensione di giornalista. Morì a Roma il 27 marzo 1956.
Era stato sposato con Romanina Felicini, ebbe da lei tre figli: Goliardo, Giulio e Galileo.
Opere: oltre ai testi citati, si segnalano: 1° congresso nazionale dei lavoratori della terra. Resoconto, note, impressioni, Firenze 1902; Un visita di Gesù Cristo, Roma 1905; I socialisti a congresso. Storia compendiata dei congressi socialisti fino al 1901, Roma 1906; Perché restiamo socialisti. Risposta alle più comuni obiezioni, Roma 1911; Perché siamo socialisti. Su uno schema di conferenze di E. Vandervelde, Roma 1912; Da Costantino a Mussolini. Note di un fascista sulla Conciliazione, Napoli 1929; Sistema rappresentativo del fascismo. Polemica, storia, dottrina, Napoli 1937; Michele Bianchi nella storia del fascismo, Milano 1940; Diritti e doveri dell’autarchia, Roma 1942.
Fonti e bibl.: Archivio comunale di Perugia, Atti del consiglio comunale 1893-1908; Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale di pubblica sicurezza, Casellario politico centrale, b. 3714. Il Fondo Francesco Paoloni, comprendente corrispondenza e documenti dal 1898 al 1955, è depositato presso l'Archivio storico del Senato.
F. Bogliari, P. F., in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1963, a cura di F. Andreucci - T. Detti, IV, Roma 1977, pp. 47-51; Lotte agrarie in Italia. La Federazione nazionale dei lavoratori della terra 1901-1926, a cura di R. Zangheri, Milano 1960, pp. 15, 31, 57, 64 s., 105, 122; L’Asino di Podrecca e Galantara (1892-1925), scelta e note di E. Vallini, Milano 1971, pp. 36 s., 46 s., 55, 59; R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario 1883-1920, Torino 1965, ad ind.; L. Cortesi, Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione. Dibattiti congressuali del Psi 1892-1921, Bari 1969, ad ind.; Bibliografia dei periodici del periodo fascista 1922-1945 posseduti dalla Biblioteca della Camera dei deputati, a cura di D. Gulli Pecenko - L. Nasi Zitelli, Roma 1983, p. 16; V. Marrone - T. Nanni, Istruzione e coscienza politica nell’età giolittiana su due periodici umbri: 'La Turbina' e 'L’Araldo', in Cultura, istruzione e socialismo nell’età giolittiana, a cura di L. Rossi, Milano 1991, pp. 405-427; G.B. Furiozzi, F. P. e il socialismo integrale (1892-1917), Firenze 1993; Camera dei deputati, Portale storico, s.v., http://storia.camera.it/deputato/francesco-paoloni-18750713 (2013); Archivio storico del Senato - Banche dati online, I Senatori d'Italia, III, Senatori dell'Italia fascista, s.v., http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/P_f?OpenPage (2013).