PASQUALI, Francesco
PASQUALI (Pasquale, Pascale), Francesco. – Nacque probabilmente a Cosenza, da famiglia nobile, alla fine del secolo XVI. Non sono noti i nomi dei genitori.
Fino al 1618 nelle sue opere a stampa il cognome indicato è Pascale. Nulla è noto della prima fase della vita, durante la quale dovette imbattersi in qualche situazione avversa, come traspare dalla dedica (15 giugno 1615) del Primo libro di Madrigali a cinque voci, pubblicato a Venezia da Giacomo Vincenti: «nell’esser io agitato da contraria fortuna, e giunto alfine a felice e desiato porto». Il dedicatario è Ercole Marescotti Gonzaga, probabilmente il figlio del senatore Bartolomeo, che a Bologna si dilettava nella poesia (Fantuzzi, 1786, p. 250). Pasquali fu ospite per qualche tempo nella casa di Marescotti, come risulta anche da una lettera di quest’ultimo inviata alla corte di Mantova, nella quale il mittente fa riferimento ad «alcuni madrigali dedicatimi col titolo et arma Gonzaga da giovane che come virtuoso si trattenne in casa mia questa annata, et per esservi in essi posto in musica un sonetto mio» (lettera del 28 luglio 1615, Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 1171, f. 2, cc. 292 s.; Mantova, Fondazione Umberto Artioli, Archivio Herla, C3441).
La raccolta contiene 20 madrigali su testi poetici di Battista Guarini, Giovanni Battista Marino, Francesco Rasi e Gasparo Torelli (sei brani sono «concertati nel clavicembalo»); tra i rimanenti testi adespoti dovrebbe collocarsi anche quello composto dal dedicatario. Tra tutte le opere a stampa di Pasquali è questo l’unico caso in cui, nel titolo del frontespizio, l’autore aggiunse l’indicazione «nobile cossentino»: nelle opere successive indicò solo la città di provenienza, non lo status.
Tra marzo 1616 e agosto 1617 Pasquali fu attivo in S. Maria di Provenzano a Siena (Reardon, 1993, pp. 110 s.); proprio alla Madonna di Provenzano è dedicata la seconda opera a stampa: Sacrae cantiones binis, ternis, quaternis, quinisque vocibus concinendae, cum basso ad organum (Venezia, Giacomo Vincenti, 1617). Di genere sacro è anche l’opera terza, Cantiones binis, ternis, quaternisque vocibus … et Missa quinque vocibus, una cum bassum ad organum, pubblicata a Roma da Giovan Battista Robletti nel 1618. La raccolta è dedicata a suor Deodata Egidi, abbadessa nel monastero della Beata Chiara in Montefalco, nello Spoletino, proveniente da una famiglia influente di questa cittadina. Nel testo della dedica Pasquali fa riferimento a una sua visita proprio a Montefalco. La raccolta contiene 12 mottetti da 2 a 4 voci e una messa a 5 voci, tutti con basso continuo per l’organo (cfr. Franchi, 2006, pp. 287 s.).
Nel 1618 fu pubblicata anche l’opera quarta, Madrigali a 5 voci, libro secondo (Venezia, Vincenti), dedicata a Giovanni Paolo Veglia. Tra gli autori delle rime musicate, oltre Guarini e Marino, compare anche Ridolfo Campeggi e sopratttutto Guido Casoni, con ben sette odi. I 21 madrigali della raccolta, a differenza del primo libro, non prevedono l’impiego del basso continuo.
Certamente nel 1622 (forse da prima) fu maestro di cappella nel Duomo del Viterbo, incarico che mantenne fino al 1631 (anno in cui fu sostituito da Gabriele Sarleti) con uno stipendio di 50 scudi annui (De Angelis, 1982, pp. 18 s.; Id., 1984 p. 27).
Al vescovo di Viterbo, il cardinale Tiberio Muti, è dedicata l’opera quinta, Madrigali a 1, 2, 3, 4 e 5 voci col basso continuo necessario alla maggior parte di essi, libro terzo, edita a Roma da Paolo Masotti nel 1627 (qui per la prima volta l’autore si firma come Pasquali invece di Pascale).
La raccolta, l’unica pervenuta completa, comprende 23 composizioni (alcune ancora su testi di Rasi e di Marino, comprese alcune ottave dall’Adone). A differenza dei due libri di madrigali precedenti, è costituita da composizioni per vari organici, da una a cinque voci, in stile concertato. Solo gli ultimi 5 madrigali (tutti a 5) non prevedono il basso continuo («e non sono concertati», dice la tavola in coda alla parte del canto primo). Il madrigale a due Feritevi, ferite (Marino) era già stato pubblicato (con piccole varianti) nella collettanea Il maggio fiorito (a cura di Giovan Battista Rocchigiani, libro primo, Orvieto, Michelangelo Fei e Rinaldo Ruuli, 1623), che peraltro non riporta i nomi dei compositori (vi figura anche Claudio Monteverdi, con il Lamento d’Arianna monodico; Guidobaldi, 1988, p. 26).
Un Cecco Pasquali, forse omonimo, fu attivo come cantore ad Assisi tra il 1628 e il 1629 (p. 23; Davoli, 2010, p. 312). Da Viterbo Pasquali si spostò a Todi, dove, dal 21 aprile 1631 al 3 febbraio, fu maestro della cattedrale (Sargeni, 2003, p. 374).
Nel 1632 fu probabilmente attivo ad Ancona: da quella città firmò la dedica della sesta e ultima opera, Varie musiche a una, 2, 3, 4 e cinque voci, concertate col bassi continuo (Orvieto, G.B. Robletti, 1633). La dedica, datata 20 dicembre 1632, è rivolta nuovamente al cardinale Muti, al quale è espressamente intitolato il brano d’apertura (un sonetto in cui il compositore invoca in prima persona la protezione del prelato, citandolo per nome); evidentemente, cessato l’incarico nella cappella di Viterbo, Pasquali rimase sotto la sua protezione.
Tra le 25 composizioni, denominate «canzonette» nelle parti del canto primo e canto secondo (le uniche pervenute), vi è anche una «partita sopra la romanesca» (completa: la parte del canto primo contiene il basso continuo) composta su un’altra ottava dell’Adone (XVIII, 174), sei «villanelle» (anch’esse complete, con il basso continuo nella parte del canto secondo), e un «dialogo a tre». Guarini, Marino, Cesare Rinaldi, Ottavio Rinuccini e Jacopo Sannazaro sono tra gli autori dei testi poetici; alcune parole – in particolare idoletto, nel verso «idoletto gentil di questa vita» dell’Adone (XVII, 13) – vennero censurate nella stampa (Franchi, 2006, p. 697).
Successivamente Pasquali partecipò, senza successo, al concorso per maestro di cappella nel Duomo di Urbino, il 6 marzo 1633 e il 22 giugno 1635 (Ligi, 1925, pp. 104-106). Nel maggio 1638 fu maestro di cappella a Orte in occasione della traslazione dei corpi dei martiri comprotettori Quirino e Dionisio (Davoli, 2010, pp. 312 s.). Tra il 1640 e il 1644 fu maestro di cappella della chiesa conventuale dei Cavalieri di Santo Stefano in Pisa (Barandoni - Raffaelli, 1994).
Non vi sono ulteriori notizie su Pasquali: è ignota la data di morte.
Fonti e Bibl.: G.O. Pitoni, Notizia de’ contrapuntisti e compositori di musica [1713], a cura di C. Ruini, Firenze 1988, p. 238; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, V, Bologna 1786, p. 250; B. Ligi, La cappella musicale del duomo di Urbino, in Note d’archivio per la storia musicale, II (1925), pp. 104-106; E. Vogel et al., Bibliografia della musica italiana vocale profana pubblicata dal 1500 al 1700, II, Pomezia 1977, pp. 1310-1313; A. De Angelis, Paolo Agostini di Vallerano e altri musicisti della Tuscia, in Biblioteca e Società, V (1983), 3-4, pp. 18 s.; Id., La cappella musicale di Viterbo nel secolo XVII, in Rivista italiana di Musicologia, XIX (1984), p. 27; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, V, Torino 1988 (stampa 1987), p. 591; N. Guidobaldi, Music publishing in sixteenth- and seventeenth-century Umbria, in Early Music History, VIII (1988), pp. 23, 27 s., 35; C. Reardon, Music and musicians at Santa Maria di Provenzano, Siena, 1595-1640, in Journal of Musicology, XI, (1993), pp. 110 s.; S. Barandoni - P. Raffaelli, L’archivio musicale della chiesa conventuale dei Cavalieri di Santo Stefano di Pisa: storia e catalogo, Lucca 1994, p. 7; The new Grove of music and musicians, XIX, London - New York 2001, p. 185; V. Sargeni, Musica e musicisti nella Cattedrale di Todi dopo il Concilio di Trento (secoli XVI-XVII), in Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, vol. 100, n. 2, 2003, p. 374; S. Franchi, Annali della stampa musicale romana dei secoli XVI-XVIII, I, Edizioni di musica pratica dal 1601 al 1650, Roma 2006, pp. 287 s., 555 s., 696-698; G. Davoli, F. P., «Nobile Cossentino», e il madrigale tra Cinque e Seicento, in Calabria sconosciuta, n. 114, 2007, pp. 69-71; Ead., P., F., in Dizionario dei musicisti calabresi, a cura di M. Gallo, Caraffa di Catanzaro 2010, pp. 311-315.