PETTORELLI LALATTA, Francesco
PETTORELLI LALATTA, Francesco. – Nacque a Parma il 12 febbraio 1712, primogenito di Angelo Ugolino e di Caterina del Monte.
La famiglia paterna possedeva vari palazzi in città. Il padre, che aveva aggiunto il secondo cognome in quanto unico erede maschio dopo la morte dello zio materno Carlo Ugolino Lalatta, fu creato conte nel 1749 da Filippo I di Borbone, da poco giunto a Parma per prendere possesso del Ducato. Così come Pettorelli Lalatta, altri due fratelli, Angelo Maria e Carlo, scelsero la vita religiosa: il primo fu abate della certosa di S. Martino, poi detta di S. Maria di Valserena, il secondo fu priore. L’altro fratello, Claudio, si sposò con Benedetta Cicognani, continuando la linea della famiglia con il figlio Luigi, che fu anche erede dello zio Francesco.
Fin dagli anni del seminario, Pettorelli Lalatta manifestò una predilezione per gli studi storico-ecclesiastici e letterari, testimoniata, nell’età più matura, dall’iscrizione all’Accademia dell’Arcadia Parmense con il nome di Eumonte, ricordata in alcuni poemetti del librettista di corte Carlo Innocenzo Frugoni, figura rappresentativa del sodalizio. Tale inclinazione, tuttavia, non gli impedì di seguire regolarmente i corsi ecclesiali fino a conseguire, nel 1735, la laurea in teologia e l’iscrizione al Collegio dei teologi. Il 21 agosto dello stesso anno ottenne per bolla pontificia la coadiutoria della prebenda di Sorbolo; ordinato sacerdote il 31 marzo 1736, seguì, nel 1740, la nomina ad arcidiacono della Cattedrale, cui spettavano le funzioni di vicario vescovile, assolte con grande scrupolo per venti anni, in particolar modo in occasione delle visite pastorali, al fianco del vescovo Camillo Marazzani.
Questi, dopo aver amministrato la diocesi dal 1711 al 1760, morì a Parma il 13 agosto 1760; subito dopo il capitolo della Cattedrale nominò all’unanimità Pettorelli Lalatta vicario capitolare ed esecutore testamentario di Mazzarani. Il 10 novembre, su suggerimento del duca, Pettorelli Lalatta fu chiamato a reggere la diocesi di Parma e, recatosi a Roma poco dopo, il 21 dicembre fu consacrato vescovo dal cardinale Filippo Paolucci. Preso possesso del vescovato per procura il 30 dicembre, il 1° marzo 1761 si insediò personalmente sulla cattedra.
Così come il suo predecessore, già nel 1762 intraprese le visite pastorali alle parrocchie della diocesi, che condusse fino al 1779 spingendosi nei luoghi più sperduti della sua giurisdizione e le cui conclusioni furono raccolte in cinque volumi (conservati nell’Archivio diocesano).
Da queste fonti si ricava però che furono quasi del tutto trascurate le parrocchie e gli istituti religiosi della città e dell’immediato circondario. Consapevole dell’importanza di un’attenta preparazione del clero che andava visitando, nel 1766 Pettorelli Lalatta fu il primo a istituire, raccogliendole in una pubblicazione, le Regole pel seminario de’ chierici della città di Parma, a duecento anni esatti dalla fondazione dell’istituto.
Sul piano politico, il suo governo dovette tener conto di uno dei periodi più critici della storia dei rapporti tra Stato e Chiesa nel Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla: nel 1748, in seguito al trattato di Aquisgrana, sul trono si era insediato Filippo I di Borbone-Parma, figlio minore del re di Spagna Filippo V e di Elisabetta Farnese, nonché genero del re di Francia Luigi XV, avendone sposato la figlia Elisabetta. La situazione delle finanze del Ducato incontrata dal nuovo sovrano si presentò fin da subito molto critica, anche in ragione delle guerre di successione che avevano interessato il territorio. Per risanarle si avvalse dell’opera dell’energico e illuminato consigliere francese Guglielmo Du Tillot, nominandolo dapprima intendente generale della Casa ducale, quindi nel 1756 ministro delle Finanze e infine, nel 1759, primo ministro. Con l’assunzione di quest’ultimo incarico, Du Tillot, convinto assertore della necessità di procurare nuove entrate con l’imposizione di tributi anche sui beni della Chiesa, fino allora pressoché esenti, avviò una serie di riforme economiche e finanziarie che portarono allo scontro giurisdizionale tra i due poteri, civile e religioso.
Pettorelli Lalatta si trovò dunque a mediare tra le resistenze opposte dalle gerarchie della Chiesa di Roma ai provvedimenti di riforma e le delibere economiche in funzione antiecclesiastica del ministro francese, passato alla storia come uno dei più radicali riformatori settecenteschi nel campo dei rapporti tra Stato e Chiesa. Nel 1765 fu emanata la Real Giunta di giurisdizione, un provvedimento che affermava la supremazia del potere dello Stato su quello religioso. Furono vietati i ricorsi giudiziari verso tribunali esteri, soprattutto quello di Roma, senza l’autorizzazione ducale, favorendo in ciò il verdetto del vescovo locale; furono inoltre soppressi alcuni conventi allo scopo di incamerarne i beni ed espulsi i religiosi stranieri. Il fermo richiamo nel 1768 di papa Clemente XIII a ristabilire i diritti della Chiesa diede luogo all’espulsione dei gesuiti dai territori del Ducato, con il fine di garantire il controllo ducale sui diversi livelli dell’istruzione. Tutto ciò fu possibile grazie alla confidenza che legava il vescovo al ministro ducale; una familiarità che in quello stesso anno permise a Pettorelli Lalatta, nell’ambito del rinnovamento scolastico legato all’espulsione della compagnia del Gesù, di conservare per sé, in quanto reggente della diocesi, la funzione di cancelliere dell’Università di Parma, da sempre prerogativa del vescovo, che comportava il privilegio di dichiarare i nuovi dottori in teologia, giurisprudenza e medicina.
Alla complicità tra il ministro ducale e il vescovo è da attribuire ugualmente la permuta, nel 1763, delle terre dei due Mezzani, feudo vescovile fin dal Medioevo, in cambio del castello di Felino e di alcuni beni a Fontevivo, dopo che già all’inizio del secolo, ai tempi del vescovo Giuseppe Olgiati, erano sorti forti scontri con la corte ducale per il possesso di quegli stessi territori.
Uno degli ultimi provvedimenti giurisdizionalisti che toccarono direttamente Pettorelli Lalatta fu emanato nel 1769, quando nel Ducato fu soppresso il tribunale dell’Inquisizione e trasferita la sua giurisdizione ai vescovi locali. Due anni dopo, la cacciata del ministro francese da parte del nuovo duca, Ferdinando, dopo alcuni tumulti di piazza nel novembre 1771, permise a Pettorelli Lalatta di uscire indenne da una situazione che lo aveva esposto a troppi accomodamenti, destinati a emergere solo molti anni dopo la sua morte.
Dalle missive della corrispondenza riservata tra Du Tillot e Pettorelli Lalatta pubblicate da Giovanni Drei agli inizi del Novecento, emergerebbe la sudditanza del prelato, indotta dalla sua debolezza di carattere, a confronto della scaltrezza del ministro, che si sarebbe anche spinto a pagargli alcuni debiti. A concorrere alla riabilitazione di Pettorelli Lalatta quando era ancora in vita, contribuirono i provvedimenti del duca Ferdinando, il quale, annullando quasi tutta la politica antiecclesiastica di Du Tillot e riconciliandosi con le gerarchie romane, permise al vescovo di trascorrere con minori affanni gli ultimi anni del suo apostolato.
Sofferente da alcuni mesi, Pettorelli Lalatta morì a Parma il 2 maggio 1788; fu sepolto nel Duomo, accanto al suo predecessore, nella cappella del capitolo detta di S. Agata.
Fonti e Bibl.: Parma, Archivio storico diocesano, Vescovi, capsa Pettorelli; Visite pastorali, Francesco Pettorelli Lalatta, 1762-81 (cinque volumi); A. Pezzana, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, VII, Parma 1833, p. 317; G.M. Allodi, Serie cronologica dei vescovi di Parma, II, Parma 1856, ad ind.; G.B. Janelli, Dizionario biografico dei Parmigiani illustri, Parma 1877, pp. 308 s.; G. Drei, Notizie sulla politica ecclesiastica del Ministro Du Tillot. Sua corrispondenza segreta col vescovo di Parma, in Archivio storico per le Province parmensi, XV (1915), pp. 197-230, passim; U. Benassi, Guglielmo Du Tillot. Un ministro riformatore del XVIII secolo (5a parte), La politica ecclesiastica, ibid., XXIV (1924), pp. 15-220, passim; ibid., XXV (1925), pp. 1-177, passim; A. Schiavi, La diocesi di Parma, I, Parma 1925, p. 95; R. Ritzler, Hierarchia catholica, VI, Padova 1958, ad ind.; Stanislao da Campagnola, Adeodato Turchi uomo, oratore, vescovo (1724-1803), Roma 1961, ad ind.; R. Lasagni, Dizionario dei Parmigiani, I, Parma 1999, pp. 892 ss.; G. Gonzi, Un dibattito della seconda metà del Settecento, a Parma, sul vescovo-cancelliere dell’Università, in Annali di storia delle Università italiane, VIII (2004), pp. 315-340, passim; E. Venturini, “Pel sollievo del Pubblico e della piazza”. Vita religiosa e riforme giurisdizionaliste nella Parma del Du Tillot (1759-1771), tesi di laurea, Istituto superiore di scienze religiose di Milano, a.a. 2008-09, passim.