PIETRASANTA, Francesco
PIETRASANTA, Francesco. – Sono sconosciuti il luogo e la data di nascita di questo esponente, attivo in età sforzesca, di una casata dell’aristocrazia milanese in prima fila sin dagli inizi del Trecento nel sostegno ai Visconti.
Sulla paternità sono state avanzate più ipotesi: per Cerioni (I, 1970, p. 209) sarebbe figlio di un Eusebio, e dunque fratello di Giovanni Pietro e di Bernardo; per Leverotti (1994, p. 82) sarebbe figlio di un Paolo, e dunque fratello di Giacomo e di Filippo; per Covini (2000, p. 539) sarebbe figlio di Giovanni (e in tal caso la nascita sarebbe da porre dopo il 1440).
Non si hanno notizie degli studi di Pietrasanta, il cui nome non compare fra i laureati nello Studio di Pavia, dove si formava il ceto dirigente visconteo-sforzesco: ceto al quale i Pietrasanta appartenevano pienamente, come dimostrano i molteplici uffici centrali e periferici ricoperti da esponenti della famiglia. Di certo studi dovette compiere, come dimostra l’elegante latino di una De laudibus divi Galeacii illustrissimi Mediolanensium principis oratio apud ducales familiares, tenuta il primo settembre 1466 (ma 1476 secondo Kristeller) dedicata a un Antonio Visconti (forse Giovanni Antonio Visconti segretario del Consiglio di giustizia), che egli aveva sostituito il 1° ottobre 1473.
Fu cancelliere di Cristoforo Torelli, conte di Montechiarugolo e Guastalla e condottiero sforzesco (morto nel 1460), e poi di suo figlio Marsilio fino all’agosto 1471, quando fu inviato a Ferrara presso Alberto d’Este per appoggiare la candidatura di Nicolò di Leonello d’Este contro Ercole, sostenuto da Venezia, e poi probabilmente a Roma. Ma nel frattempo (febbraio 1471) aveva già assunto a Piacenza la carica di ‘officiale dello straordinario’ incaricato di affiancare il referendario nel recupero dei crediti dovuti per condanne. Successivamente a Imola (dicembre 1471 - gennaio 1472), per sostenere Guidazzo Manfredi appena insediatosi al potere in luogo del padre Taddeo; la città imolese il 31 dicembre fu concessa a Galeazzo Maria, e da lui in dote alla figlia Caterina (che sposò Gerolamo Riario).
Probabilmente il gradimento di Galeazzo Maria per l’operato di Pietrasanta gli ottenne nel 1472 la promozione a cameriere ducale, e per questioni fiscali fu inviato a Genova nei mesi di maggio e giugno 1473. Il 25 settembre dello stesso anno fu nominato segretario del Consiglio di giustizia a decorrere dal successivo primo ottobre, in sostituzione di Giovanni Antonio Visconti. Il favore del duca nei suoi riguardi venne però improvvisamente meno, e Pietrasanta rischiò di essere addetto a una missione in Corsica. Solo nel corso del 1475 tornò in auge: ottenne allora il feudo di Cantù (destinato a restare in mano dei Pietrasanta fino al Settecento), di Gambolò (solo per qualche anno) e della pieve di Agliate ‘ultra Lambrum’.
Pochi mesi più tardi (febbraio 1476), fu inviato a Torino in sostituzione dell’oratore sforzesco Antonio Appiani, che accompagnò in Borgogna – con Branda Castiglioni vescovo di Como e Pallavicino Pallavicini – Iolanda (sorella del re di Francia Luigi XI e reggente del Ducato sabaudo) e il figlio Filiberto di Savoia.
Nel gennaio 1475, infatti, con il trattato di Moncalieri Galeazzo Maria si era temporaneamente alleato con Carlo il Temerario, coinvolgendo anche la cognata Iolanda; salvo poi riavvicinarsi a Luigi XII dopo la battaglia di Grandson (2 marzo 1476), e con ancor maggiore determinazione dopo la grave sconfitta di Murten (22 giugno 1476) quando Iolanda e Filiberto, tenuti in ostaggio dal duca, fuggirono finendo poi catturati dal re.
In quei mesi, da Torino Pietrasanta informò costantemente Galeazzo Maria di queste vicende drammatiche e complesse, mostrando (come riconobbe l’editore ottocentesco dei dispacci degli oratori milanesi in Borgogna, Frédéric de Gingins la Sarra) grande perizia nei diversi scenari nei quali fu chiamato a operare.
Tra giugno e luglio 1476, dopo Murten (o forse prima, visto che le sue credenziali al re risultano spedite l’8 giugno), Pietrasanta fu trasferito da Torino in Francia, presso la corte di Luigi XI nuovamente alleato di Sforza. Il 17 luglio Pietrasanta giunse a Lione e presentò le richieste del duca al re, ponendo così le premesse per il rinnovo della lega sforzesco-francese (stipulata a Pavia il 13 luglio 1471) che ebbe luogo il 12 agosto a Tours.
Nei colloqui avuti con Pietrasanta nell’estate, Luigi XI si era mostrato consapevole della diffusa ostilità dell’aristocrazia milanese nei confronti del duca e non contrario a iniziative che avessero mutato la situazione interna del Ducato. In effetti Galeazzo Maria Sforza fu assassinato il 26 dicembre 1476 (e il Temerario ucciso in battaglia a Nancy il 5 gennaio 1477); ma i rapporti tra le corti di Milano e di Francia restavano delicati e problematici per la debolezza del regime sforzesco, rimasto nelle mani della vedova, Bona di Savoia, reggente per il figlio Gian Galeazzo Maria, ma in realtà guidata da Cicco Simonetta.
Fu comunque per altri motivi che la missione francese di Pietrasanta fu sospesa: il 12 febbraio 1477 egli scrisse al duca di voler far ritorno a Milano perché affetto da «quartana semplice», che gli impediva di svolgere al meglio il suo incarico e che anzi ne aveva messo a rischio la vita. Il duca acconsentì e lo sostituì con Marco Trotti, nominandolo nel contempo, al rientro, coppiere ducale e contrascriptor canepe salis di Milano in sostituzione di Abramo de Suganapis.
Nei mesi successivi tuttavia (aprile-giugno 1477) una nuova crisi mise a repentaglio i suoi rapporti con i duchi, nel clima teso successivo all’assassinio di Galeazzo Maria. Alcune parole di Pietrasanta, indirizzate a taluni frati che ambivano accaparrarsi i suoi beni a Gambolò, furono fraintese e considerate ostili e minacciose verso i duchi. Pietrasanta fu così soggetto a tortura con i tratti di corda e succcessivamente confinato (il 18 giugno).
Come già avvenuto quando cadde in disgrazia all’epoca di Galeazzo Maria, Pietrasanta fu reintegrato nel suo officio di oratore al re di Francia pochi mesi dopo, ai primi di novembre del 1477. In Francia egli è attestato negli anni successivi: l’ultima notizia su di lui dovrebbe risalire alla fine di settembre del 1479, e dunque sarebbe morto nel corso della sua missione, dove sarebbe stato accompagnato da un presunto fratello, Giovanni Pietro, che avrebbe poi percorso una brillante carriera, anche come oratore, al servizio degli Sforza.
Non si hanno notizie sulla moglie e sui figli di Pietrasanta, anche se è noto che era cognato del favorito ducale Giovanni da Varese (Varesino), che il duca nominò nel 1472 amministratore dell’entrata del sale nel dominio sforzesco, già cancelliere del condottiero Tiberto Brandolini fino alla morte di quest’ultimo (1462), quando passò alla Cancelleria sforzesca.
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