PIPINO, Francesco
PIPINO, Francesco. – Nacque a Bologna verso il 1270, da Rodaldo, membro di una famiglia di cui sono noti altri componenti che furono giudici e notai.
Entrato prima del 1289 nel convento di S. Domenico di Bologna, vi ricoprì mansioni di archivista almeno sino al 1312 (copiando in un cartulario molti documenti relativi al convento dall’anno 1272) e nel 1311 divenne vicepriore. Forse già nel 1302, certo nel 1304, risiedeva a Padova, lettore presso il convento domenicano di S. Agostino, di cui nel 1314-15 sarebbe poi stato priore. In quegli stessi anni fu per un periodo non ben definito a Milano, come lasciano supporre la sua dimestichezza con le memorie di quella città e un rimando a testi conservati presso la basilica di S. Nazaro Maggiore. Nel 1318 era nuovamente a Bologna da dove, nel 1320, partì per un viaggio in Oriente di ritorno dal quale redasse il Tractatus. Rientrato a Bologna nel 1321, è attestato in città sino al 1328, quando appare impegnato nella realizzazione della Tabula privilegiorum Ordinis FF. Praedicatorum (ed. Venezia 1504 e 1506).
Non è facile datare con sicurezza la stesura dei suoi scritti. In un arco di tempo che va dal 1302 al 1315 tradusse in latino, in parte compendiandolo e fornendolo di un nuovo prologo, il Milione di Marco Polo. Per questo lavoro, commissionatogli dai vertici dell’ordine domenicano, Pipino non utilizzò il testo in originale, ma fece ricorso a un volgarizzamento veneziano: la sua traduzione, in cui il testo è diviso in tre libri, ebbe fortuna assai larga, giungendo presto alle stampe, e fu a sua volta punto di partenza per volgarizzamenti (ora si può leggere in un’edizione condotta sul codice Firenze, Biblioteca Riccardiana, 983: cfr. Liber domini Marchi Pauli de Veneciis).
Negli anni in cui risiedeva tra Padova e Bologna, e mentre aveva già tradotto il Milione, Pipino compose il Chronicon, la sua opera principale in cui la notizia più recente è datata 1317: si tratta di una compilazione di storia universale che l’autore organizzò in trentuno libri, forse per imitare lo Speculum historiale di Vincenzo di Beauvais, sua fonte principale e modello compositivo di riferimento. Muratori, al quale si deve l’unica edizione disponibile, ha pubblicato solo alcune parti del Chronicon. Prima diede alle stampe il venticinquesimo libro occupato dal Liber de acquisitione Terrae Sanctae, che Pipino dichiarò essere una traduzione della cronaca di Bernardo Tesoriere e che in effetti è un ampio compendio di un testo in francese composto alla fine del XII secolo negli Stati crociati da Ernoul e poi rimaneggiato e continuato sino al 1231 dal monaco Bernardo, tesoriere di Saint-Pierre di Corbie. Muratori pubblicò poi alcuni capitoli tratti dagli ultimi nove libri del Chronicon – e quindi a partire dal tempo del Barbarossa – con ampi tagli – non furono editi, per esempio, i capitoli del libro ventiquattresimo che dipendono dal Milione.
Per cogliere l’aspetto originale del Chronicon si possono esaminare in prima battuta le rubriche dei capitoli dell’opera edite in L. Manzoni (Di frate F. P. a Bologna de’ Padri Predicatori, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 3, XIII (1894-95), pp. 285-315), ma è possibile anche leggere l’intero testo grazie alla riproduzione in formato pdf dell’unico codice che lo conserva, sul sito Internet della Biblioteca Estense di Modena (ms. α X.1.5, scaricabile da http://bibliotecaestense.beniculturali.it/ info/img/mss.html).
L’opera ha la struttura, per quel tempo classica, della cronaca degli imperatori e parte da Carlomagno, dopo avere dedicato il primo libro ai re merovingi. Soprattutto nei primi libri del Chronicon, Pipino cita sovente le storie universali duecentesche dei domenicani Martino Polono e Vincenzo di Beauvais, che costituiscono le principali fonti di quasi tutta la sua opera. Egli fa poi frequente rimando a numerose scritture (le storie di Sigeberto di Gembloux e di Goffredo da Viterbo, la Vita Karoli di Eginardo, il De gestis regum Anglorum di Guglielmo di Malmesbury e altre ancora), ma è improbabile che abbia potuto consultare direttamente tutti questi testi. Infatti un confronto puntuale tra le pagine del Chronicon e lo Speculum historiale di Vincenzo rivela come Pipino si limitò a riportare e compendiare stralci della compilazione del domenicano francese, lasciando l’indicazione della fonte che trovava nello Speculum così da fornire alla sua cronaca maggiore autorità: per esempio, il ritratto di papa Adriano IV dovuto a Giovanni di Salisbury che si legge nel Chronicon altro non è che un passo tratto dallo Speculum.
Anche se non disponeva di una ricca biblioteca, Pipino utilizzò opere assai recenti da lui citate a più riprese, come le compilazioni di storia universale del suo contemporaneo Riccobaldo da Ferrara e la cronaca di Genova del domenicano Iacopo da Varazze, composta sul finire del Duecento. Di questi scritti, come della cronaca di Bernardo Tesoriere, egli seppe servirsi per integrare e poi per continuare il racconto di Martino e Vincenzo. Ben fornito sul versante delle storie universali, Pipino non aveva a sua disposizione storie cittadine: oltre alla cronaca di Iacopo da Varazze a quanto pare possedeva solo una storia dei vescovi milanesi che arrivava sino al XIII secolo, da cui trasse numerose notizie. Poche invece le informazioni sulle vicende di Bologna in suo possesso, le principali delle quali riguardavano la cacciata dei Lambertazzi nel 1274. Ma da Vincenzo di Beauvais Pipino aveva appreso l’uso di inserire nella cronaca profili di uomini dotti e quindi nel Chronicon compaiono note dedicate ai giuristi Accursio e Odofredo e al medico fiorentino Taddeo Alderotti che aveva insegnato nello Studio di Bologna. Egli inoltre fece per gli ultimi due secoli del suo racconto un largo ricorso all’inserzione di documenti che gli servirono per arricchire il testo. Si trattava di atti di cancelleria di norma riguardanti l’Italia meridionale e la Sicilia: i più antichi sono le lettere di Pietro di Blois all’arcivescovo di Palermo, a seguire documenti papali e imperiali del tempo di Federico II e di Manfredi, quindi alcune epistole pontificie relative alle vicende del Regno di Sicilia dopo la morte di Federico II e qualche lettera di sovrani angioini e aragonesi. Tutta documentazione le cui caratteristiche fanno supporre il ricorso a una raccolta non sistematica di lettere connessa con il cosiddetto epistolario di Pier della Vigna.
L’ultima opera di Pipino, il Tractatus, si può dividere in tre parti: nella prima egli elencava i luoghi visti durante il suo viaggio in Terrasanta disponendoli secondo l’ordine degli avvenimenti narrati nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli (il suo itinerario cominciava, quindi, dal villaggio in cui viveva Elisabetta quando Maria incinta le fece visita, per terminare nel luogo della sepoltura di Gesù); nella seconda menzionava le località visitate in Terrasanta e in Egitto riportate nell’Antico Testamento; nella nota conclusiva indicava i luoghi in cui aveva celebrato messa e riferiva brevemente della sosta fatta a Costantinopoli.
Fonti e Bibl.: Bernardi Thesaurari Liber de acquisitione Terrae Sanctae. Ab anno 1095 usque ad annum circiter 1230, in RIS, VII, a cura di L.A. Muratori, Milano 1725, coll. 663-848; Chronicon Fratris Francisci Pipini Bononiensis Ordinis Praedicatorum. Ab anno MCLXXVI usque ad annum circiter MCCCXIV, ibid., IX, a cura di L.A. Muratori, Milano 1726, coll. 581-752; Chronique d’Ernoul et de Bernard le Trésorier, a cura di M.L. de Mas Latrie, Paris 1871, pp. I-XIV; Tractatus de locis Terrae Sanctae, in L. Manzoni, Di frate F. P. a Bologna de’ Padri Predicatori: storico, geografo, viaggiatore del sec. XIV (1245-1320), in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 3, XIII (1894-95), pp. 316-334; Liber domini Marchi Pauli de Veneciis de consuetudinis et condicionibus orientalium regionum, a cura di S. Simion, in G.B. Ramusio, Dei viaggi di messer Marco Polo, a cura di S. Simion - E. Burgio, Venezia 2015 (edizione digitale).
C.W. Dutschke, F. P. and the manuscripts of Marco Polo’s Travels, Ph.D. Dissertation, University of California, Los Angeles 1993; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, IX,1-2, Roma 2002, pp. 245-247; F. Delle Donne, Liturgie del potere: le testimonianze letterarie, in Nascita di un regno. Poteri signorili, istituzioni feudali e strutture sociali nel Mezzogiorno normanno (1130-1194), a cura di R. Licinio - F. Violante, Bari 2008, pp. 331-335; L.G.G. Ricci, Franciscus Pipinus, in CALMA (Compendium Auctorum Latenorum Medii Aevi), III, 5, Firenze 2011, pp. 525 s.; F. Delle Donne, Una costellazione di informazioni cronachistiche: F. P., Riccobaldo da Ferrara, codice Fitalia e “Cronica Sicilie”, in Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo, CXVIII (2016), in corso di stampa.