PRENDILACQUA, Francesco
PRENDILACQUA, Francesco. – Figlio di Niccolò e di una ignota sorella del cambiatore Luigi Accordi, entrambi veronesi, nacque intorno agli anni Venti del Quattrocento a Mantova, dove il padre si era trasferito da Verona durante la dominazione viscontea.
La data si può approssimativamente dedurre da una supplica del 1469 in cui il figlio Alessandro viene ricordato come «in Studio ferrariensi juri civili studentem» (Sandri, 1941, p. 177), per cui si deve presumere che a quell’epoca Francesco fosse poco più che quarantenne, forse coetaneo di Alessandro Gonzaga, nato nel 1427 e suo compagno di studi alla scuola di Vittorino.
Del periodo giovanile alla Ca’ Gioiosa resta una Ad socios gratiarum actio pro vita sibi servata nel codice Est. lat. 772 della Biblioteca Estense di Modena (Kristeller, 1963, I, p. 382), che – se non si tratta di mero esercizio retorico – narra come Vittorino e i condiscepoli salvarono Prendilacqua dall’annegamento nel corso di una gita in barca. Al 1467 risale l’Oratio consolatoria alla marchesa Barbara di Brandeburgo per la precoce scomparsa, nell’aprile di quell’anno, della figlia Dorotea: l’orazione si conservava manoscritta nella Biblioteca dei Somaschi di Venezia ed è nota solo per un breve estratto che Morelli comunicò a Carlo De’ Rosmini (1801, p. 165 n. 1). All’anno precedente risale la morte di Alessandro Gonzaga che, come si apprende da una lettera del 1470 dello stesso Prendilacqua al cardinale Ottaviano degli Ubaldini, lo privò di sostegno economico e protezione (Antognoni, 1889, pp. 53 s.). Solo così si spiega la già ricordata supplica del 1469 in cui l’umanista si rivolgeva al Consiglio di Verona per vedersi confermata l’antica cittadinanza di famiglia (ibid., p. 54).
In questo intervallo cronologico (1466-70) va collocato il De Vita Victorini Feltrensis dialogus: l’operetta è dedicata a Federico da Montefeltro e vede per protagonisti Francesco Calcagnini, Raimondo Lupi e Alessandro Gonzaga, che nel giorno anniversario della morte di Vittorino da Feltre si riuniscono per narrare ed elogiare vita e virtù del proprio maestro. L’eccezionale rilievo assegnato a Gonzaga ha fatto pensare a un omaggio postumo che giustificherebbe la datazione bassa. D’altra parte, nella lettera del 1470 a Ubaldini, Prendilacqua riassume il contenuto dell’opera e la dice terminata di recente. Nella prima parte del Dialogus i tre interlocutori affrontano il tema del dolore e della condivisione di esso con gli amici. Si passa quindi a discutere degli abbellimenti retorici da usare negli elogi degli uomini illustri, per chiudere con la vera e propria Vita Victorini. Il Dialogus è trasmesso da quattro manoscritti: Urb. lat. 987 e il codice Patetta 380, della Biblioteca apostolica Vaticana; il codice Capilupi 1374, alla Biblioteca comunale Teresiana di Mantova, e il Par. lat. 6247 della Bibliothèque nationale di Parigi. L’Urbinate reca le fattezze di una copia di dedica a Federico da Montefeltro; prima di passare alla Biblioteca Vaticana con i Codici urbinati nel 1657, dovette essere trascritto da Bartolomeo Sanvito nell’attuale codice Patetta 380. Il codice Capilupi reca giunte e correzioni che devono risalire all’autore (come l’inserzione della biografia di Carlo Brognolo): la scrittura condivide alcuni tratti con il ductus delle lettere autografe. Il Parigino, anch’esso quattrocentesco, è viziato da errori e fraintendimenti e appare meno affidabile (Goeing, 2014, p. 36 n. 186). Non è riemerso invece un testimone che Giulio Negri (Istoria, 1722), sulla scorta di una notizia data da Antonio Magliabechi, diceva in mano «al reggente e collaterale napoletano Pietro Valesi» (p. 367) e recante annotazioni dell’erudito fiorentino Lorenzo Cocchi. Al periodo della Ca’ Gioiosa fanno poi riferimento anche alcuni carmi latini composti più tardi e conservati nel manoscritto Urb. lat. 1193.
Non pare che dopo il 1469 Prendilacqua sia passato a Verona. Stando agli eruditi mantovani, dopo la morte di Alessandro entrò al servizio di Lodovico Gonzaga come precettore dei figli e fu poi consigliere e segretario del di lui primogenito Federico (C. D’Arco, Notizie delle Accademie, cc. 181-183). Nel 1477 avrebbe rivestito l’incarico di vicario di Castel Goffredo. In effetti, il carteggio gonzaghesco lo attesta a Venezia nel 1471, a Rimini e Urbino nel 1473, e a Borgo val di Taro, nel 1478. L’incarico a Castel Goffredo deve essere anteriore al 1477, visto che già nel 1475 Prendilacqua inviava da lì un manipolo di lettere al marchese Ludovico. Agli anni 1479-80 datano i suoi due copialettere per Barbara di Brandeburgo. Fu per breve tempo anche a Genova, al servizio del doge Battista Fregoso, come testimonia una lettera dello zio, l’arcivescovo Paolo Fregoso, del 22 marzo 1483 (Luzio, 1922, pp. 153 s.). Non si conosce invece la data di morte, ma è certo che cadde prima del 2 giugno 1499, allorché «Alexander, filius quondam domini Francisci de Prendilacquis», presenziò a un atto in qualità di testimone (Canova, 2005, p. 374).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, bb. 439, 844-845, 1431bis, 1626, 2417, 2419, 2896-2897; Fondo D’Arco, b. 105: M.A. Zucchi, Delle nobili et cittadine famiglie di Mantova, c. 75; ibid., C. D’Arco, Notizie delle Accademie e... circa mille scrittori mantovani, VI, cc. 181-183; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 367; Catalogus codicum manuscriptorum Bibliothecae Regiae, III, 4, Parisiis 1744, p. 220; De Vita Victorini Feltrensis dialogus Francisci Prendilaquae Mantuani ex codice Vaticano. Annotationes adjecit Jacobus Morellius, Padova 1774; L.C. Volta, Diario per l’anno bisestile MDCCLXXXVIII, Mantova 1788, pp. 155 s.; G. Andres, Catalogo de’ codici della famiglia Capilupi di Mantova illustrata dall’abate don Giovanni Andres, Mantova 1797, pp. 57-69; Codices Urbinates Latini, rec. C. Stornajolo, II, Codices 501-1000, Romae 1912, p. 663, III, Codices 10001-1779, Romae 1921, pp. 201 s.; P.O. Kristeller, Iter Italicum, I, London 1963, pp. 264-268, 382, II, London 1967, p. 110, V, London 1990, p. 170.
C. De’ Rosmini, Idea dell’ottimo precettore nella vita e disciplina di Vittorino da Feltre, Bassano 1801, pp. 163 s.; Intorno alla vita di Vittorino da Feltre. Dialogo di F. P., tradotto e annotato dal professore G. Brambilla, Como 1871; O. Antognoni, Vittorino da Feltre e un suo biografo, in Id., Appunti e memorie, Imola 1889, pp. 39-62; W.H. Woodward, Vittorino da Feltre and other humanist educators: essays and versions, Cambridge 1897, p. XI; A. Cinquini, Spigolature da codici manoscritti del secolo XV, II, Il Codice Vaticano Urbinate latino 1193, in Classici e neolatini, VI (1910), pp. 88-90; A. Luzio, L’Archivio Gonzaga di Mantova. La corrispondenza familiare amministrativa e diplomatica dei Gonzaga, Verona 1922, pp. 68, 74, 153, 178; G. Sandri, Un discepolo di Vittorino da Feltre, F. P. di Mantova, in Atti e memorie della R. Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona, s. 5, XIX (1941), pp. 177-189; G. Cimarosti, Testimonianze di contemporanei, in Vittorino da Feltre. Pubblicazione commemorativa del V centenario della morte, Brescia 1947, p. 54; G. Avanzi, Saggio di bibliografia analitica su Vittorino da Feltre, ibid., p. 98; E. Garin, Il pensiero pedagogico dello Umanesimo, Firenze 1958, pp. 552-667; E. Faccioli, Mantova. Le lettere, I, Mantova 1959, pp. 28-32; P. Zampetti, Vittorino da Feltre e Federico da Montefeltro, in Vittorino da Feltre e la sua Scuola. Umanesimo, Pedagogia, Arti, a cura di N. Giannetto, Firenze 1981, p. 260 e n. 2; G. Eramo - R. Signorini, La “Luculenta Oratio” di Carlo Brognoli, ibid., pp. 313-343; R. Signorini, F. P. salvato dalle Acque. Avventura a lieto fine di un allievo di Vittorino da Feltre, in Atti e Memorie dell’Accademia nazionale virgiliana di scienze lettere ed arti, n.s., LI (1983), pp. 117-125; A. Canova, Nuovi documenti mantovani su Ambrogio da Calepio e sulla stampa del suo Dictionarium, in Società, cultura, luoghi al tempo di Ambrogio da Calepio, a cura di M. Mencaroni Zoppetti - E. Gennaro, Bergamo 2005, pp. 355-376; A. Goeing, Summus Mathematicus et Omnis Humanitatis Pater. The vitae of Vittorino da Feltre and the Spirit of humanism, Dordrecht-Heidelberg-New York-London 2014, pp. 121-134.