PRIULI, Francesco
PRIULI, Francesco. – Nacque a Venezia nel 1423 da Giovanni di Costantino e da Maria Donà di Nicolò di Andrea.
Come molti suoi coetanei fu avviato per tempo alla mercatura, dal momento che il padre, nel presentarlo alla Balla d’oro il 27 novembre 1441, affermava che Francesco si trovava «in partibus Syriae» (Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, reg. 163, c. 215r). Tranne qualche saltuario rientro, è probabile che sia rimasto a lungo lontano da Venezia, dove la sua presenza è documentata dal 1451, e solo nel 1454, quando ormai aveva trentun anni e pochi mesi dopo l’elezione del padre a procuratore di S. Marco de Citra, sposò Contarina Contarini del procuratore Federico di Bertucci, da cui avrebbe avuto cinque figli maschi e altrettante femmine.
La permanenza a Venezia – presumibilmente stabile dopo il matrimonio e la numerosa prole che a esso fece seguito – non comportò automaticamente una decisa conversione di Priuli alla carriera politica (ancora l’11 agosto 1479 il Senato si occupava delle merci allora sequestrate ai suoi agenti a Damasco); infatti, dopo l’ingresso tra i Pregadi nel 1466, il suo cursus honorum procedette con una certa continuità solo a partire dall’ottavo decennio del secolo, e più precisamente dal 30 luglio 1472, allorché venne eletto all’ufficio dei Cinque savi alla Pace.
Dopo di che fu avogador di Comun nel 1475 e il 16 gennaio 1476 fu eletto provveditore al Sale, mentre fu un suo omonimo a reggere la podestaria di Budua, in Albania, dal 5 ottobre 1477 al gennaio del 1480, dal momento che il 13 agosto 1479 Priuli compare fra i savi di Terraferma. Dal 17 aprile 1480 fu per un anno avogador di Comun, quindi savio di Terraferma per il semestre ottobre 1481-marzo 1482, poi ancora dall’ottobre 1482 al marzo 1483.
Era intanto scoppiata la guerra del Polesine e i provvedimenti militari erano compito precipuo dei savi di Terraferma. Il conflitto, iniziato il 2 maggio 1482 tra grandi speranze e nell’entusiasmo popolare, si era però rivelato ben presto difficile e dispendioso. Il 19 novembre 1482 Priuli faceva votare una serie di misure per l’armata sul fiume, che peraltro non sarebbe riuscita ad appoggiare le truppe di terra, presso le quali operava suo fratello Pietro, per la presa di Ferrara; pertanto la guerra si sarebbe conclusa due anni dopo consegnando a Venezia il territorio di Rovigo, ma non il controllo della navigazione sul Po.
Dal marzo al settembre del 1483 Priuli fu savio del Consiglio, quindi da ottobre ricoprì per un anno la carica di consigliere ducale per il sestiere di Castello (risiedeva infatti a S. Severo) e fu poi confermato nel ruolo di savio del Consiglio per il primo semestre del 1487. Tenne però la carica solo poche settimane, dal momento che il 28 gennaio 1487 venne eletto capitano generale da Mar, toccando così, in quello che doveva essere lo scorcio della sua esistenza, l’apice della carriera politica e del prestigio a essa connesso.
Il sultano ottomano Bayezid aveva allestito una forte squadra navale, ufficialmente per muovere contro l’Egitto, e a tal fine aveva chiesto a Venezia la concessione di un porto a Cipro, dove regnava Caterina Cornaro, poiché l’isola – formalmente feudo del sultano di Babilonia, ossia egiziano – era di fatto un protettorato della Repubblica. Il Senato veneziano temeva però, non senza ragione, che altre fossero le mire degli Ottomani, così come paventava un colpo di mano del re di Napoli, Ferdinando, il quale aspirava da tempo a impadronirsi dell’isola. Così Marino Sanudo: «[…] perché se intendeva el Turcho feva armada, et etiam re Ferando, per dubito di l’isola di Cypri fu terminato etiam nui far grossa armada, et preso far capetanio general di Mar. Et cussì […] fo electo Francesco di Prioli, savio dil Conseio […]. El qual aceptò e andò» (Le vite dei dogi (1474-1494), II, 2001, p. 542).
Il 1° aprile 1487 Priuli partì alla volta di Cipro, dove sbarcò con 500 stradioti per rafforzare le difese di Cerines e Famagosta; contemporaneamente il Consiglio dei dieci inviava a Costantinopoli il segretario Giovanni Dario nel tentativo di distogliere i turchi dall’impresa sull’isola. La duplice iniziativa militare e politica raggiunse lo scopo e la flotta ottomana fece rientro nei suoi porti, mentre Priuli lasciò a sua volta Cipro per svernare a Corfù. Nel maggio del 1488 la flotta veneziana incrociava nell’Egeo; a fine mese una squadra turca di 84 vele oltrepassò Rodi e si diresse a Laiazzo, in Cilicia, anche stavolta senza alcun esito poiché l’esercito ottomano venne sconfitto dai Mamelucchi d’Egitto presso Adana e poi a Tarso.
Il Senato ordinò allora a Priuli, che si trovava nell’Egeo, di recarsi a Cipro, inviandogli nel contempo rinforzi poiché questi non disponeva che di sole tredici galere. Pertanto egli giunse nell’isola con forza bastante e in tempo per stroncare il tentativo di far sposare la regina Cornaro con Alfonso d’Aragona, uno dei numerosi figli del re Ferdinando. Organizzatori della congiura erano Rizzo de Marino e Tristano Giblet, che Priuli fece arrestare inviandoli poi a Venezia. Di fronte a una situazione così instabile e complessa, il governo marciano decise di procedere all’annessione dell’isola cipriota e il 22 ottobre 1488 il Consiglio dei dieci ordinò a Priuli di portarsi a Corfù, dove l’avrebbe raggiunto Giorgio Corner, fratello della regina Caterina; questo ne avrebbe facilitato il consenso all’abdicazione, una volta giunti a Cipro. L’operazione, scattata in pieno inverno quando le flotte del Mediterraneo erano in disarmo, ebbe successo: sbarcate nell’isola le truppe veneziane il 24 gennaio 1489, il 14 marzo Caterina salpava da Famagosta, lasciando per sempre il suo regno. Qualche settimana dopo (28 aprile 1489) Priuli ricevette l’ordine di fermarsi a Cipro con il titolo di bailo per varare i provvedimenti necessari alla sicurezza dell’isola, «né vi è memoria che ritornasse più a Venezia, essendo mancato in quelle parti» (G. Priuli, Arbore della nobilissima famiglia Priuli, p. 101). Senonché Sanudo scrive invece che il 24 giugno 1489 in Senato «fu preso che sier Francesco d’i Priuli, capetanio zeneral di Mar, vengi a disarmar, et cussì vene» (Le vite dei dogi…, cit., 2001, p. 617).
Morì a Venezia all’inizio del 1491, e il 9 gennaio fu sepolto nella chiesa di Sant’Andrea alla Certosa.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. codd., I, St. veneta, 20: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de’ patritii veneti, VI, pp. 248 s.; Avogaria di Comun, Balla d’oro, reg. 163, c. 215r; ibid., Prove d’età, Prove di età per patroni di galere e altre cariche, reg. 178, c. 2v; Segretario alle voci, Misti, reg. 6, cc. 7r, 84v, 87r; Consiglio di Dieci, Misti, reg. 24, cc. 27v-31r, 32r-33r, 34v-35v, 135r; Senato Mar, reg. 11, cc. 40r, 41r; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 3783: G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio, cc. 95v-96v; ibid., 3784: G. Priuli, Arbore della nobilissima famiglia Priuli…, pp. 99-101; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, I, Venezia 1824, p. 160; D. Malipiero, Annali veneti dall’anno 1457 al 1500, a cura di F. Longo - A. Sagredo, in Archivio storico italiano, VII (1844), 2, p. 608; M. Sanudo, Le vite dei dogi (1474-1494), a cura di A. Caracciolo Aricò, I, Padova 1989, pp. 306, 311, II, Padova 2001, pp. 541-543, 548, 555, 583, 589, 595, 599 s., 602, 604, 617, 641, 715; Id., Le vite dei dogi. 1423-1474, a cura di A. Caracciolo Aricò, II, Venezia 2004, p. 172.
G. Magnante, L’acquisto dell’isola di Cipro da parte della Repubblica di Venezia, in Archivio Veneto, s. 5, XI (1929), pp. 67 s., 72, 74 s., 77 s.; F. Colasanti, Corner Caterina, in Dizionario biografico degli Italiani, XXII, Roma 1979, pp. 338 s.; G. Gullino, Le frontiere navali, in Storia di Venezia dalle origini alla caduta della Serenissima, IV, Il Rinascimento. Politica e cultura, a cura di A. Tenenti - U. Tucci, Roma 1996, pp. 84, 86; G. Foscari, Viaggi di Fiandra 1463-1464 e 1467-1468, a cura di S. Montemezzo, Venezia 2012, ad indicem.