REGLI, Francesco
REGLI, Francesco. – Nacque a Milano nel 1802, da Gaetano, piccolo possidente e dal 1808 ufficiale giudiziario presso la locale Corte di cassazione, e da Angiola Vismara.
La famiglia doveva essere originaria di Andermatt, ai piedi del San Gottardo; il cognome va pronunciato alla tedesca, con il nesso gl biconsonantico. Studiò presso il convitto-ginnasio Calchi-Taeggi; nel 1818 le lezioni di eloquenza e lingua greca di Giovanni Zuccala suscitarono in lui un profondo interesse per la letteratura e il teatro. Nel novembre del 1823 si immatricolò nella facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia, dove poté studiare ancora con Zuccala, docente in quell’istituto (ma non si addottorò).
Durante gli anni universitari, «assai povero», sposò Marietta Cornienti, «crestaia e mercantuccia in oggetti minuti, e che aveva povera bottega» (testimonianza di Carlo Cameroni, n. prot. 260, c. 1r, in Archivio di Stato di Torino, Fondo Emigrati, I, 56), la quale provvide al suo mantenimento. Nel 1831 (o 1832), ebbero un figlio, Giovanni (scheda Regli Giovanni, registro emigrati, n. prot. 11788-VIII-21, c. 2r, ibid.).
Regli intraprese i primi esperimenti letterari nei generi del romanzo sentimentale (I due romiti, ossia La tomba d’amore, 1824) e soprattutto della letteratura drammatica, con la commedia Il tradimento virtuoso (1824, data al Teatro Civico di Pavia dalla compagnia Mascherpa con successo superiore alle aspettative), il dramma borghese Celia ed Ervino (1826), la commedia Il giuocatore di bigliardo (1827), il dramma storico Stefano II (1828). Ebbe per modelli di riferimento Carlo Goldoni, Pietro Chiari, Camillo Federici, Alberto Nota, Simone Sografi, Gaetano Barbieri, Francesco Gambara, Giovanni Giraud, Francesco Augusto Bon (cfr. Il giuocatore di bigliardo, p. V), ma anche la produzione librettistica coeva, in particolare di Felice Romani.
Nel gennaio del 1829 fondò il settimanale La Minerva ticinese. Mirando a inserirsi in una realtà culturale più ampia e vitale, nel gennaio del 1831 trasferì il giornale, ribattezzato La Minerva, a Milano. Non ottenne però il successo sperato, e a marzo fu costretto a cessare le pubblicazioni.
Nel 1832 pubblicò una raccolta di Scritti editi ed inediti, ma anche Norma, dramma tratto dall’opera di Romani e Bellini, e Delle sculture di Pompeo Marchesi esposte nell’I.R. Palazzo di Brera, una serie di saggi critici composti sulla scia della canzone Per alcune sculture di Pompeo Marchesi ancora di Romani, con il quale in quel periodo strinse una profonda e duratura amicizia.
Al 1833 risale la prima delle sue numerose traversie giudiziarie: accusato di alto tradimento, fu prosciolto dal Tribunale di Verona il 17 febbraio (Archivio di Stato di Milano, Autografi, 189).
Nel maggio dello stesso anno iniziò a collaborare come critico teatrale e musicale con la gazzetta Il barbiere di Siviglia, e nel 1834 con il Corriere delle Dame, durante il breve periodo della direzione di Romani, da gennaio a luglio.
Alla fine di aprile del 1835 lasciò anche Il barbiere di Siviglia per fondare una propria testata: il bisettimanale Il Pirata, «Giornale di letteratura, belle arti, mestieri, mode, teatri e varietà», pubblicato dal 3 luglio. L’esperienza del Pirata si svolse nel segno di una grande avventura culturale, dell’indipendenza intellettuale, della curiosità. Il suo interesse puntava a uno spettro culturale ad ampio raggio: ospitava, infatti, articoli sulle diverse espressioni dell’arte – con particolare riguardo per la musica –, di approfondimento scientifico, di moda; nonché recensioni librarie, poesie, racconti, giochi enigmistici, e una profusione di scritti polemici e di opinione, per lo più affidati agli editoriali di Antonio Caccianiga, principale collaboratore di Regli nella redazione del periodico. Dal 1837 al 1848 Il Pirata venne affiancato dal supplemento annuale Strenna teatrale europea. Tra i collaboratori abituali delle due testate si ricordano Bernardo Bellini con le figlie Lavira e Luigia, Bon, Andrea Maffei, Romani, Temistocle Solera.
Nel 1837 Regli fu eletto socio onorario dell’Ateneo di Bergamo; nell’agosto vi pronunciò il primo discorso, l’Elogio del professore Giovanni Zuccala. Tra il 1841 e il 1843 fu ammesso nelle Accademie Tiberina, d’Arcadia e Reale di Lucca. Nel 1846 il romanzo storico Il primo novembre del 1755, sul terremoto di Lisbona, valse a Regli la nomina a cavaliere dell’Ordine militare portoghese di Nostro Signore Gesù Cristo da parte della regina Maria II del Portogallo.
Nell’agosto del 1848, durante i disordini successivi alle Cinque giornate, lasciò Milano per Torino insieme a Elisa Carnio, cantante veneziana, con la quale dal 1844 intratteneva una relazione extraconiugale (Archivio di Stato di Torino, Fondo Emigrati, I, 56). Trasferì a Torino la redazione del Pirata, riprendendone subito le pubblicazioni.
Nella capitale sabauda scrisse le Reminiscenze con funebri iscrizioni agli eroi piemontesi dedicate a S.M. Carlo Alberto (1848), la raccolta Morti e vivi: biografie artistiche pel nuovo anno 1850 (1850), e tra il 1850 e il 1851 si lanciò nell’impresariato, aprendo un’agenzia teatrale privata.
Nel 1852 aprì un contenzioso presso il Tribunale di Milano per chiedere la separazione legale dalla moglie, perdendo la causa. Alle vicende processuali che seguirono (fino almeno al 1855) risale una serie di documenti che costituisce la principale fonte di informazione sulla vita privata e sulle vicende giovanili dello scrittore (Archivio di Stato di Torino, Fondo Emigrati, I, 56).
Nel 1860 Regli pubblicò il Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici, tragici e comici, maestri, concertisti, coreografi, mimi, ballerini, scenografi, giornalisti, impresarii, ecc. ecc. che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860: una serie di gustosi ritratti ricchi di notizie, e non scevri da giudizi critici di fulminante sottigliezza.
Sebbene in condizioni di salute precarie, negli anni successivi Regli non diradò la propria attività. Scrisse l’Inno in onore di Vittorio Emanuele II (1861) per la musica di Luigi Arditi, la Storia del violino in Piemonte (1863), l’Elogio a Gioachino Rossini (1864), e infine l’Elogio al commendatore Felice Romani (1865) in omaggio all’amico e collaboratore (deceduto il 28 gennaio), ultima sua pubblicazione.
Morì nella notte tra il 10 e l’11 marzo 1866, vittima di un colpo apoplettico.
Il 24 marzo la Gazzetta di Torino (n. 83) annunciò non senza ambiguità: «Il Pirata, giornale teatrale di vecchia data, non ha veruna intenzione di cessare le sue pubblicazioni. Il bravo e valente Roberto Moncalvo, direttore del Buonumore e del Soldo, ha preso a redigerlo. È probabile che nessuno avrà a desiderare la penna del povero cav. Regli, sulla cui perdita piangono tuttavia le Muse. Al signor Moncalvo gli auguriamo che trovi il sentiero teatrale pieno di fiori, anziché di spine». Il Pirata cessò le pubblicazioni soltanto nel 1891.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Autografi, 189; Archivio di Stato di Torino, Fondo Emigrati, I, 56; Gazzetta di Torino, VII (1866), 70, p. 2; 71, p. 2; 72, p. 3; 83, p. 2; Gazzetta del popolo, XIX (1866), 71, p. 5; J. Rosselli, L’impresario d’opera, Torino 1985, pp. 145, 166, 212; M. Conati, I periodici teatrali e musicali italiani a metà Ottocento, in Periodica Musica, VII (1989), pp. 13-18; B.M. Antolini, La stampa periodica dell’Ottocento come fonte per la ricerca musicologica: il Répertoire international de la presse musicale, in Rivista italiana di musicologia, XXVI (1991), pp. 347-385; C. Chiancone, Un Pirata dell’Ottocento: Francesco Regli, critico e giornalista, in Atti dell’Ateneo di Bergamo, LXVII (2004), pp. 485-507.