ROLANDELLO, Francesco
– Nacque a Treviso o ad Asolo nel 1427, figlio di Rolando, dal cui diminutivo furono in seguito denominati i discendenti, e da madre per ora ignota.
Odorico Confruorer, padre di Rolando, proveniva da Ules, in Germania, e si era stabilito al principio del XV secolo nei pressi di Asolo, dove aveva acquisito possedimenti (la specificazione de Asylo ricorre in atti notarili di varia natura in ambito trevigiano, per indicare la casata). L’albero genealogico della famiglia Rolandella (Serena, 1912-1913, p. 84) colloca Francesco come il quinto di sette fratelli, cinque maschi e due femmine. Un affetto speciale dovette legare Rolandello alla sorella Lucia, andata sposa a Matteo da Bologna. Dei loro figli rimasti presto orfani (Taddeo, Bernardino, Giovanni, Girolamo ed Elisabetta) egli si prese cura: Elisabetta sposò il notaio Niccolò delle Caselle, i maschi furono tutti notai, medici e poeti (Girolamo è infatti il valente umanista Girolamo Bologni, che si può a ragione considerare l’erede spirituale di Rolandello).
Fu supposto da Augusto Serena (1912-1913, pp. 82 s.) che Rolandello avesse avuto per maestri nelle lettere latine Bartolomeo Spera e nel greco Ognibene Bonisoli (Ognibene da Lonigo, che tra il 1440 e il 1443 risiedette in Treviso professandovi libera docenza). Comunque sia, una decina di anni più tardi le competenze maturate da Rolandello nelle lingue classiche erano tali da imporlo alla stima degli esperti e fra il 1456 e il 1457 fu eletto professore di grammatica in Treviso (Federici, 1805, p. 107; Serena, 1912-1913, pp. 83 s.). Sebbene non siano rimasti elenchi ufficiali degli allievi di Rolandello (Serena, 1912-1913, p. 109), si ipotizza che egli impartisse lezioni, in quegli anni o nei successivi, a Tommaso da Prato, Lodovico Pontico, Giovanni Bomben, Lodovico Strazzaroli, Marcello Filoxeno, Urbano Bolzanio, Francesco Colonna.
Risale probabilmente al 1460 il matrimonio con Auria (Oria) Brocco, figlia di Bartolomeo da Belluno, poiché nel 1461 nacque la primogenita Margherita e a seguire altri nove figli. Il 1468 fu uno degli anni più importanti nella vita di Rolandello, che ricevette dalle mani dell’imperatore Federico III la corona poetica nella cattedrale di Treviso. L’evento fu descritto con dovizia di particolari dai cronisti, poiché il Comune non badò a spese nell’allestire i festeggiamenti in onore del sovrano, culminati il 5 dicembre con l’incoronazione poetica del maestro più stimato in città. Seguì qualche anno più tardi (1471) la nomina a cancelliere del Comune di Treviso. La fama raggiunta da Rolandello indusse il doge Andrea Vendramin a indirizzargli personalmente l’invito a ricoprire la carica di precettore dei figli di Leonardo Loredan e di altri nobili rampolli veneziani (14 novembre 1476; Serena, 1912-1913, p. 339). Risoltosi a partire solo alla fine del 1477, Rolandello rimpatriò dopo un anno di servizio (pp. 91 s.); tre anni dopo era cancelliere podestarile a Padova (1481-82), mentre risale al 1483 il rifiuto del cancellierato di Brescia, offertogli dal capitano della città, Leonardo Loredan, e avallato dal doge Giovanni Mocenigo (16 dicembre 1483; p. 97).
Scarse le testimonianze sull’ultima parte della vita, trascorsa in Treviso, e sulla morte, occorsa il 26 febbraio 1490, durante una grave pestilenza iniziata nel 1489. Secondo Giovanni Bonifacio (1744, p. 482), il morbo aveva indotto il podestà Antonio Bernardo a uscire dalla città e a rifugiarsi a Spinea, «dove con la sua corte rendeva ragione», mentre «per lui in Trivigi allora rendea ragione Francesco Rolandello poeta, cancelliere della comunità».
Fu sepolto nella tomba paterna, nella chiesa di S. Francesco. Questo il testo dell’epitaffio composto dal nipote Girolamo Bologni: «Ille sacer vates, medioque Helicone creatus / Franciscus, patriae gloria Tarvisii, / optat in hanc Urbem latias deducere Musas / flumen et eloquii fundere dulce sui. / Vera loquor, quamvis frater genitricis et aevo / grammatica a viridi struxerit arte rudem. / Munera romanae praeter rarissima linguae / graeca viro nota est, ut sua cuique domus. / Pierides colerem nullo meliore magistro, / saxa, feras, hominem posse movere putes (Treviso, Biblioteca comunale, Mss., 962, II, c. 15; Serena, 1912-1913, p. 83, e Federici, 1805, p. 45, lo attribuiscono a Bernardino Bologni, che in effetti lo trascrisse con sue proprie poesie in Treviso, Biblioteca comunale, Mss., 582, IV).
Ben testimoniato è l’interesse profuso da Rolandello come editore di testi a carattere grammaticale: assieme con Pomponio Leto per il De lingua latina di Varrone (Venezia 1478 ca.; Parma 1480; Brescia 1483) e per il De proprietate latini sermonis di Nonio Marcello (Venezia 1483, 1490, 1492, 1496, 1498 e Milano 1500); da solo, con i tipi di Gerardo da Lisa, per i Rudimenta gramatices di Perotti (Treviso 1476). Fu anche autore di un’operetta grammaticale intitolata Examinationes grammaticales, stampata a Treviso attorno al 1470 sempre da Gerardo da Lisa (che impresse nel 1478 pure le Regole consequentiarum, di controversa attribuzione a Rolandello). Va sottolineato dunque il sodalizio con lo stampatore fiammingo (cfr. Rhodes, 1983, pp. 24-34), per il quale Rolandello editò anche altre opere, tra cui il De aspiratione animae in Deum di s. Agostino e alcune latinizzazioni dal greco (le Epistole dello Pseudo Falaride latinizzate da Francesco Griffolini, il Pimander nella versione non autorizzata di Marsilio Ficino).
Quanto all’attività letteraria, tra le prime testimonianze delle sue competenze bilingui è la traduzione in latino di una piccola antologia di orazioni a tema eucaristico (Oratiunculae de communione corporis domini Iesu Christi e magno Basilio et Ioanne Chrysostomo), stampate a Treviso nel 1476 (sempre presso Gerardo da Lisa). Dei quindici testi, sei sono attribuiti da Rolandello a Basilio e nove a Crisostomo.
Si tratta in realtà di testi a carattere liturgico e devozionale che non trovano riscontro nella Patrologia Graeca né in altre opere letterarie attribuibili ai due santi, ma corrispondono piuttosto a passi della Divina Liturgia o a preghiere comuni anche all’Horologium greco. Dopo la prima emissione trevigiana questa traduzione di Rolandello fu stampata altre quattro volte: a Vienna nel 1513 e a Cracovia nel 1539, 1540, 1555 da tre editori diversi (Tomè, 2012, pp. 68 s.).
Solo parte della produzione poetica in lingua latina che aveva procurato a Rolandello la nomina di poeta laureato è stata conservata: almeno due delle raccolte poetiche note – quella in tre libri dei suoi versi giovanili e dodici sonetti alla burchiellesca sulle meretrici – sono perdute. L’edizione elettronica basata sul testo stabilito da A. Cola, Francesco Rolandello umanista (1970-71), annovera quindici composizioni poetiche, l’ultima delle quali probabilmente spuria, più un distico. I carmi I-VI, tutti destinati a Federico III, sono di stile elevato e ricchi di rimandi ai classici (specie Virgilio), mentre i nove carmi successivi incarnano l’anima civile della poesia di Rolandello. Fanno a tutti gli effetti parte di tale produzione alcuni carmi ‘editoriali’ annessi alle stampe da lui curate in Treviso, tra cui gli epigrammi compresi nell’edizione del Pimander ficiniano e del Manuale di s. Agostino, cui va accostata anche l’epistola che accompagna lo Pseudo Falaride.
Nel ms. Pal. lat. 1651 della Biblioteca apostolica Vaticana è inoltre conservato un testo in prosa di Rolandello, l’Oratio ad Pium II, letto in concistoro da un frate minorita (inc.: «Quam divinum sit beatissime pater de beatitudine dicere non ignoro»), e infine gli è stata attribuita pure una postilla in terza rima composta in stile dantesco e comparsa in calce all’editio princeps del volgarizzamento del Trésor di Brunetto Latini attribuito a sua volta a Bono Giamboni (edita in Mazzoni Peruzzi, 1984, che ignora però la precedente edizione di C. Del Balzo del 1909).
Opere. Camaldoli, Biblioteca del monastero di Camaldoli, Mss., 1201 (sec. XVII): Carmina, c. 164rv; Treviso, Biblioteca comunale, Mss., 1408 (sec. XVI); 582 (sec. XVIII), I, pp. 1-43; IV, p. 962 (sec. XVII); Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Lat., XIV.112 (4283) (secoli XVI-XVIII). Edizioni: A. Marchesan, Notizie e versi sciolti di F. R. poeta trevigiano del sec. XV, Treviso 1894; A. Cola, F. R. umanista trevigiano del secolo XV, tesi di laurea, Università di Padova, facoltà di magistero, a.a. 1970-71, rel. M. Pastore Stocchi, http://www.poetiditalia.it/ public/testo/testo/codice/ROLAND%7Ccarm% 7C001 (13 febbraio 2017).
Fonti e Bibl.: G. Bonifacio, Istoria di Trevigi, Venezia 1744, p. 482; M.E. Cosenza, Biographical and bibliographical dictionary of the Italian humanists, Boston 1962-1967, II, col. 3077; P. Pellegrini Trieste, Saggio di memorie degli uomini illustri di Asolo, Venetiis 1780, ad ind.; G.B. De Rossi, Lettera discorsiva di Anonimo Trevigiano con appendice di documenti per servire di seconda parte al saggio di memorie degli uomini illustri di Asolo, Trivigi 1782, p. 21 e passim; D.M. Federici, Memorie trevigiane sulla tipografia del secolo XV. Per servire alla storia letteraria e delle belle arti d’Italia, Venezia 1805, pp. 106-116; C. Del Balzo, Poesie di mille autori intorno a Dante, XV, Roma 1909, pp. 491 s.; A. Serena, La cultura umanistica a Treviso nel secolo decimoquinto, Venezia 1912-1913, pp. 145-159 e passim; D.E. Rhodes, La stampa a Treviso nel secolo XV, Treviso 1983, pp. 25-34; S. Mazzoni Peruzzi, F. R. imitatore di Dante, in Studi offerti a Gianfranco Contini dagli allievi pisani, Firenze 1984, pp. 161-170 (rec. di A. Contò in Studi trevisani, II (1985), pp. 158 s.); M. Pastore Stocchi, La cultura umanistica, in Storia di Treviso, III, L’età moderna, a cura di E. Brunetta, Venezia 1992, pp. 145-148, 151; P. Tomè, Le latinizzazioni dal greco a Treviso sullo scorcio del secolo decimoquinto. Tra memoria manoscritta e novità della stampa (con trascrizione dei documenti editoriali annessi), in Atti dell’Istituto veneto di lettere, scienze e arti. Classe di scienze morali, CLXIX (2010-2011), pp. 147-155, 172 s., 200-209, 227-242; P. Tomè, From Venetia to Europe, in the age of Reform: the ‘Oratiunculae de comunione corporis Christi’, translated by F. R., in Medievalia and Humanistica, XXXVIII (2012), pp. 59-78; Ead., Cultura greca e Occidente latino: il caso di Treviso, in Mondo latino e civiltà bizantina. Musica, arte e cultura nei codici del ’400, a cura di A. Lovato - D. Princivalli, Padova 2015, pp. 47-49, 53-61, 71 s.