RONDINELLI, Francesco
– Nacque a Firenze il 4 ottobre 1589 da Raffaello e da Ortensia Rondinelli.
Studiò presso i gesuiti per poi passare a Pisa. Giovanni Cinelli Calvoli lo definì «uomo d’incorrotti costumi, e di vita veramente innocente» (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Magl., IX.66, c. 590v). Fece parte dell’Accademia fiorentina, in cui ricoprì la carica di consigliere durante il consolato di Filippo Pandolfini (1639), e di quella della Crusca (8 luglio 1613), dove fu censore dal 12 giugno al 12 settembre 1650 e dal 16 settembre 1654 al 16 ottobre 1655. Partecipò ai lavori per la terza impressione del Vocabolario, che fu pubblicato solo nel 1691, come membro della Deputazione sopra la scelta delle composizioni da porsi in luce d’autori fiorentini (1650), poi come membro della Deputazione del latino (1658). Appartenne anche all’Accademia degli Svogliati, fondata da Iacopo Gaddi, e a quella degli Apatisti.
La pubblicazione dell’opera che lo rese celebre, la Relazione del contagio, gli valse la nomina a bibliotecario granducale (21 dicembre 1635) da parte di Ferdinando II de’ Medici, carica che tenne fino alla morte. Ferdinando II lo nominò anche istitutore di Vittoria Della Rovere, la quale successivamente lo elesse a suo elemosiniere. Fu prefetto del cerimoniale di palazzo ed ebbe il compito di tenere il Diario di corte, carica esercitata prima da Anton Francesco Maria Mannucci, suo amico. Rondinelli teneva informato il cardinale Giovan Carlo de’ Medici, quando questi si trovava a Roma, di tutto quello che accadeva a corte e a Firenze: per esempio, nel maggio del 1645 gli scrisse che si stava approntando in duomo il necessario per la cerimonia del battesimo del gran principe Cosimo, che il marchese Luigi Antinori aveva avuto il primo figlio maschio e che l’arcivescovo aveva convocato il sinodo diocesano, affidando l’orazione iniziale al canonico Francesco Rovai.
Organizzò il progetto dei disegni e delle pitture dei cinque grandi ambienti del piano nobile di palazzo Pitti, opera eseguita da Pietro da Cortona (Pietro Berrettini); il programma delle allegorie fu affidato a Michelangelo Buonarroti il giovane. Fu di Rondinelli anche il progetto con l’Apoteosi del Magnifico al piano terra dello stesso palazzo. Ideò l’impianto allegorico delle quattro figure che rappresentano le Virtù del principe della grotta di Mosè nel cortile centrale di palazzo Pitti. Redasse una Descrizzione della Solenne Cirimonia fattasi nel Battesimo del Ser.mo Principe di Toscana in Firenze 25 Giugno 1645 (Archivio di Stato di Firenze, Miscellanea Medicea, 33, ins. 21).
Fu autore della Relazione del contagio stato in Firenze l’anno 1630, e 1633 con un breve ragguaglio della Miracolosa Immagine della Madonna dell’Impruneta (In Fiorenza 1634); il Ragguaglio fu stampato anche a parte, sotto il titolo di Breve relazione della Madonna dell’Impruneta (In Firenze 1711). La Relazione del contagio ebbe una riedizione nel 1714, mancante sia della Canzone di Francesco Rovai sia del Ragguaglio. In compenso contiene un’aggiunta di tutte le più famose pestilenze scoppiate nel mondo e, nella Prefazione, una sintetica vita dell’autore. Tra le altre opere segnaliamo la Relazione delle Nozze degli Dei. Favola dell’Abate Gio. Carlo Coppola. Rappresentata nelle reali Nozze de’ Sereniss. Gran Duchi di Toscana Ferdinando II e Vittoria Principessa d’Urbino Gran Duchessa di Toscana (In Firenze 1637) e le Esequie della Maestà Cesarea dell’Imperatore Ferdinando II (In Firenze 1638). Venceslao Santi descrive un’operetta manoscritta dal titolo Memorie storiche della Famiglia Guadagni, pubblicando una lettera dello stesso Rondinelli a Tommaso Guadagni e affermando che apparteneva al patrizio veneziano Giacomo Nani, ma non ci dice dove si conserva. Rondinelli compose anche il motto: «Gratia obvia vltio qvaesita», che si legge sul rovescio della pezza della rosa, una moneta del valore di lire 5 e soldi 13.
Rondinelli morì il 30 gennaio 1665 e fu sepolto nella chiesa di S. Lorenzo.
L’opera che lo rese famoso fu la Relazione del contagio stato in Firenze negli anni 1630, e 1633, dedicata a Ferdinando II de’ Medici. Santi (1912) la definisce «meticolosa, minuta, assai equilibrata; un ragguaglio felice di quel che allora fu tentato e fatto per tener lontano il morbo fatale; un’esposizione ordinata della lotta combattuta contro di esso» (p. 31). L’opera è divisa in due parti, la prima riguarda il contagio del 1630, spiegato in otto capitoli; la seconda, in sette capitoli e relativa al morbo del 1633, inizia chiarendo i motivi che causarono la recrudescenza dell’epidemia. La Relazione presenta alcune belle pagine scritte in forma elegante e accurata, e mette in evidenza fatti e consigli per i rimedi del morbo. Tra i «casi seguiti», descritti nel capitolo sesto della seconda parte, uno è veramente toccante e racconta di una giovane madre di Barberino di Mugello che, infettatasi e conscia del fatto che i morti potevano rimanere insepolti per settimane e volendo proteggere i figli dal male, quando sentì avvicinarsi la sua ora, si fece coraggio e allontanandosi dalla sua abitazione disse al marito: «“Addio, abbiate cura a quei bambini, e che non vadano nel letto donde sono uscita io”. Rimase il pover uomo tutto sbigottito dal vedere la sua moglie, che veniva meno: appena ebbe serrata la porta, e fatti pochi passi, che il suo minor figliuolo, il quale ella più, che gli altri teneramente amava, affacciatosi a una finestrina, disse a quegli altri la mamma se ne va, e cavato il capo fuori, gridò due volte “Addio mamma”». Rondinelli chiosa: «Pensi ciascuno, che ha esperienza dell’amore materno, come ella rimase, sentendo quelle parole, che a guisa di acutissimi dardi le trafissero il cuore: voltossi in dietro per vederli, e la sua disgrazia la privò ancora di quest’ultima consolazione, che quelli se n’erano andati, e piangevano per la sua partenza» (p. 222).
L’altra Relazione composta da Rondinelli è relativa alle esequie dell’imperatore Ferdinando II, celebrate il 2 aprile 1637, e pubblicata a Firenze l’anno successivo; il nome di Rondinelli non compare nel frontespizio, ma si ricava da quanto si legge a p. 7: «Il carico di tutte le Iscrizioni, e de’ Motti, fu dalla medesima Altezza commesso a Francesco di Raffaello Rondinelli suo Bibliotecario, Autore della presente Relazione». Lo stile è sobrio e semplice, lontano dal barocchismo in auge.
Rondinelli fu anche un valente epigrafista, attività che ci restituisce un conoscitore della classicità, soprattutto latina, con reminiscenze oraziane, tacitiane e senechiane, nonché un esperto di letture bibliche. Sua è forse l’iscrizione in onore di Gabriello Chiabrera che da molti e per lungo tempo è stata attribuita a Urbano VIII e che invece, secondo Girolamo Bertolotto, il pontefice aveva solo ordinato. Uno dei progetti di Rondinelli fu infine la stesura di un libro su Firenze: a questo proposito si rivolse a un personaggio vicino al granduca, sottoponendogli il suo disegno, ma il progetto non ebbe seguito.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Cittadinario Fiorentino. Quartiere di S. Giovanni, IV, c. 213; Manoscritti, filza 137, c. 239rv; Mediceo del Principato, filze. 5301, cc. 23r, 296rv, 309r, 316r, 340r; 5309, cc. 9r, 40r, 582r (lettere al cardinale Giovan Carlo de’ Medici); 1003, c. 244r (lettera a un principe Medici del 14 gennaio 1639 s.f., con la quale lo avvisa delle feste carnevalesche che si iniziano a casa del conte Alessandro Bentivogli); Medici e speziali. Libro de’ morti, quartiere di S. Giovanni, 1660-1670, c. 213; Miscellanea Medicea, filze 34, ins. 21, cc. 2r-52r; 48, ins. 24, cc. 15r-17v (lettera di R., con minuta dello stesso, senza destinatario); Raccolta Sebregondi, 4550; Ufficiali della Grascia, ins. 195; Firenze, Archivio storico dell’Accademia della Crusca, Manoscritti, 82, c. 10; 83, c. XI; 84, c. XI; 85, c. 9r; Biblioteca dell’Accademia della Crusca, Catalogo degli Accademici della Crusca dall’anno 1582 al 6 ottobre del 1779. Copia di mano del nostro Accad.co Luigi Fiacchi, c. 4r; Biblioteca Marucelliana, Mss., A.19, cc. 19-31; A.36, c. 55r; Biblioteca Moreniana, Acquisti diversi, 63.1, c. 121r; 91, cc. 162-175; Palagi, 117; Biblioteca nazionale centrale, Magl., VI.109; IX.66, cc. 590v-591r; II.IV.305, cc. 101r-217v; II.IV.542, c. 1r (lettera a Iacopo Gaddi, 11 marzo 1628); II.IV.543, c. 111r (lettera a Gaddi, 25 gennaio 1639).
Notizie letterarie, ed istoriche intorno agli uomini illustri dell’Accademia Fiorentina. Parte prima, Firenze 1700, pp. 318-321; A.M. Salvini, Prose toscane, Firenze 1715, pp. 18 s.; M. Lastri, Elogio di F. R., in Elogi degli uomini illustri toscani, IV, Lucca 1774, pp. 401-405; Bibliografia storico-ragionata della Toscana o sia catalogo degli scrittori che hanno illustrata la storia delle città, luoghi, e persone della medesima raccolto dal sacerdote Domenico Moreni..., II, Firenze 1805, pp. 263 s.; G. Bertolotto, Urbano VIII o F. R.? Polemica chiabreresca, Genova 1894; V. Santi, Vita e opere di F. R. (1589-1664), Bologna 1912; Catalogo degli Accademici della Crusca, a cura di S. Parodi, Firenze 1983, ad nomen; L. Mascalchi, La Muletta. Vicende costruttive e percorsi di vita quotidiana, in Vivere a Pitti. Una reggia dai Medici ai Savoia, a cura di S. Bertelli - R. Pasta, Firenze 2003, pp. 199 s.