SAJA, Francesco
Giurista, nato a Rometta (Messina) il 27 agosto 1915, morto a Civitavecchia (Roma) il 31 luglio 1994. Laureatosi in procedura penale all'università di Messina (1942), è entrato giovanissimo in magistratura. Dopo una brillante carriera che lo ha visto magistrato di Corte di appello a Perugia e a Roma (1957-63), è stato giudice di Cassazione (1963-81), e qui, in qualità di avvocato generale superiore della Corte suprema, ha diretto il servizio penale negli anni del terrorismo (1976-81), svolgendo altresì le funzioni requirenti davanti alle Sezioni unite civili e penali della Corte. Durante la carriera di magistrato è stato anche componente del Consiglio superiore della magistratura, ha presieduto una sezione della Commissione tributaria centrale e la Commissione per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza. Nella veste di capo dell'Ufficio legislativo del ministero di Grazia e Giustizia (1974-76), ha preso parte ai lavori delle Commissioni per la riforma dei codici di procedura, penale e civile, e ha collaborato alla riforma del diritto di famiglia, partecipando alla stesura, in qualità di delegato del ministro, della nuova legge sul matrimonio del 1975. Eletto dalla Cassazione giudice della Corte Costituzionale (1981-90), ha assunto la presidenza dell'organo nel 1987, primo magistrato nella storia repubblicana a essere assurto a tale carica. Nel 1990 è stato nominato presidente della neo-istituita Autorità garante della concorrenza e del mercato. In considerazione della sua rilevante attività nel settore del diritto, S. è stato insignito nel 1990 della laurea honoris causa dall'università Jean Moulin di Lione.
Le sue vaste competenze giuridiche sono particolarmente risaltate in alcune importanti sentenze della Corte Costituzionale. Tra queste meritano di essere ricordate quella sulla delicatissima materia dei patti agrari; sui vincoli urbanistici; sulla tutela del paesaggio, nella quale si enunciano nuovi principi in materia; in tema di aumento delle pensioni sociali, orientando in maniera determinante i successivi interventi legislativi; sulla tutela dei crediti alimentari; sull'autonomia delle associazioni professionali; sulla pubblicità delle udienze nei procedimenti tributari; sulla legislazione di emergenza emanata in occasione dei terremoti del 1980. Portano la sua firma anche le sentenze sull'ammissibilità dei referendum in materia di centrali elettronucleari e di disciplina sulla caccia, nonché quella, rilevantissima, sulla legislazione contro le concentrazioni editoriali. Negli anni della sua presidenza, la giurisprudenza della Corte si è anche evoluta verso innovative interpretazioni dei rapporti tra stato e regioni e tra stato e Comunità europea, intendendoli non più come antitetici, ma fondati sulla collaborazione dei rispettivi ordinamenti. Da menzionare è inoltre l'opera di sfoltimento delle pendenze della Corte, attuata tramite la riforma (1987) delle norme processuali integrative che hanno esteso la disciplina della Corte in camera di consiglio − prima riservata ai giudizi incidentali di legittimità costituzionale − alle impugnazioni promosse in via principale e ai conflitti di attribuzione: la nuova procedura ha consentito non solo di eliminare l'arretrato accumulatosi nei primi trent'anni di vita dell'istituto, ma anche di accelerare i tempi di conclusione del processo avanti la Corte stessa.
A S., come primo presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, si deve la precisa collocazione dell'istituto all'interno dell'ordinamento italiano, di cui ha potenziato soprattutto il ruolo propulsivo nell'opera di adeguamento alla normativa europea del mercato comune e quello di sostenitore del processo di privatizzazione in atto nel sistema economico italiano.