SANSOVINO, Francesco
Figlio del precedente, nacque a Roma nel 1521, e fu, dopo il sacco del 1527, portato a Venezia, dove il padre aveva avuto dal Senato onoratissima provvisione come "ingegniero". Studiò leggi prima a Padova poi a Bologna, nelle quali città condusse vita piuttosto libera e scapestrata; quindi, "fatto giurisconsulto di titolo, ma di pensiero più tosto ogni altra cosa, che avocato o dottore" dopo aver tentato la carriera degli onori alla corte di papa Giulio III, si ridusse verso i trent'anni stabilmente a Venezia, vi prese moglie, vi condusse vita ritirata e tranquilla fino alla morte, avvenuta il 28 settembre 1583.
Poligrafo di portentosa attività, scrisse versi e prose, traduzioni e opere originali, attese a edizioni di classici e a commenti, a raccolte di lettere, di orazioni, di novelle proprie e altrui. Non contento di prestare l'opera sua nelle tipografie veneziane, compilando, traducendo, annotando, aprì anche una stamperia per suo conto, dalla quale uscirono molti buoni libri. Se nessuna delle molte opere di lui è oggi conosciuta dal gran pubblico, alcune, soprattutto delle storiche, ebbero a quei tempi grande risonanza, e si consultano anche ora con profitto. Merita specialmente menzione quella da lui dedicata all'illustrazione della sua patria adottiva e che ha per titolo Venetia, città nobilissima et singolare, descritta in XIIII libri (Venezia 1581), vasta enciclopedia nella quale si descrivono chiese, palazzi, statue, pitture, usi, dignità, personaggi, avvenimenti famosi "fino al presente", miniera inesauribile di notizie importanti e curiose, anche se talvolta frammiste a errori. Due libri dedicò alle imprese dei Turchi in Europa e agli Annali Turcheschi, uno alle Origini e fatti delle famiglie illustri d'Italia: opera fortunatissima e più volte ristampata, a proposito della quale peraltro si è elevato il sospetto ch'essa non sia se non il rifacimento di una scrittura inedita di G. Betussi. Finalmente è da ricordare nel campo della precettistica il suo Secretario, o trattato in sette libri sull'arte di scriver lettere, "acconciamente et con arte in qual si voglia soggetto"; mentre spettano più propriamente al campo della storia letteraria, insieme a scritture su Dante, sul Petrarca, su l'Ariosto, sul Bembo, sul Sannazzaro, le Lettere sopra le dieci giornate del Decamerone (Venezia 1543), che contengono osservazioni non prive di un certo brio e di una certa finezza. Letterato fecondo e laborioso, non poteva certo ripensare con serietà tutta la farraginosa materia trattata; e perciò appare spesso trascurato e abborracciatore.
Bibl.: E. Cicogna, Iscrizioni veneziane, IV, pp. 32-91; G. Sforza, F. S. e le sue opere storiche, in Memorie della R. Accademia delle scienze di Torino, s. 2ª, XLVII (1897); G. Zonta, Note betussiane, in Giorn. stor. della lett. ital., LII (1908), p. 353 segg.; G. Toffanin, Il Cinquecento, Milano 1929.