ARABIA, Francesco Saverio
Nacque il 24 marzo 182 1 a Dipignano (Cosenza) da Pasquale, impiegato delle poste, e da Maria Teresa Fonzi. Si trasferì a Napoli nell'ottobre 1842, per intraprendere lo studio dei diritto, in cui ebbe per maestri, a un tempo pubblici e privati, R. Savarese, V. S. Clausi, N. Gigli, P. S. Mancini. Già laureato nel 1846, si dedicò all'avvocatura nello studio di G. Marini Serra e all'insegnamento privato del diritto penale, aprendo egli stesso una scuola che trovò riscontro in quella contemporanea di diritto civile di S. Fioretti. Oltre che agli studi giuridici l'A. si era volto fervidamente a quelli iimanistici, frequentando le scuole del Puoti e del De Sanctis. In tale ambiente egli maturava a un tempo gusto poetico, cultura letteraria e passione politica, entrando a far parte del movimento liberale. Nel '48 lo troviamo collaboratore dell'Unione e poi dell'Indipendente. Senza aver avuto unsì parte di spicco nell'azione rivoluzionaria vera e propria, l'A. va tuttavia considerato come un efficace demolitore del passato in mezzo a quella classe colta ch'ebbe una parte così cospicua nel movimento nazionale italiano.
Nel 1845 era apparso a Napoli il suo primo volume di Versi, seguito da alcune ottave sul Vico (Palermo 1846) e da terzine In morte di Basilio Puoti (Napoli 1847); del 1849 è la nuova raccolta napoletana delle Poesie, seguita da Gherardo de' Rinieri. Novella inversi (Napoli 1850), dedicata a Gino Capponi, da una raccolta di Prose e Poesie comprendente vecchi e nuovi componimenti (Salerno 1855), e da un volume di Nuovi versi (Napoli 1858). Nel 1855 l'A. aveva concorso senza successo alla cattedra di letteratura italiana nell'università. Le poesie dell'A. sono documento di quel che potesse l'educazione classica su certi ingegni napoletani fioriti tra il '40 e il '60: ma il classicismo non gli "impedì di narrare in versi storie e leggende claustrali e cavalleresche". Egli fu tra i primi banditori, nel Mezzogiomo, di una poetica nuova che armonizzava il gusto classico della forma con una più libera ispirazione. Nel 1856 l'A., insieme con il fratello Tommaso, aveva fondato lo Spettatore napoletano. Giornale di Scienze Lettere ed Arti, d'intonazione politica avanzata, che non durò oltre l'anno. Collaborazioni dell'A. si trovano numerose anche in altri fogli e periodici napoletani.
Parallelamente a quella letteraria si svolgeva feconda l'attività teorica e pratica del penalista. Nel 1854 l'A. pubblicava in Napoli il primo tomo dei Principi del diritto penale applicati al Codice delle Due Sicilie col confronto de' migliori codici d'Europa, seguito l'anno dopo da un secondo tomo e poi da un terzo (seconda edizione: Napoli 1859-60; la terza edizione, rifatta, con il titolo I principi del diritto penale applicati al Codice italiano, fu stampata a Napoli nel 1891). Con tale opera si presentò nel 1857 al concorso per la cattedra di diritto e procedura penale nell'ateneo napoletano: ma non ebbe successo. Dopo il 1860 entrò nella magistratura italiana come Procuratore generale presso la Corte criminale di Salemo, e percorse la carriera fino al grado di primo presidente onorario di Corte d'appello, con il quale grado andò a riposo nel 1895. La sua multiforme produzione giuridica e letteraria era proseguita intanto instancabibnente attraverso volumi e collaborazioni a periodici. La maggior parte dei suoi numerosi scritti in materia giuridico-penale è conservata in forma di memorie e di note negli Atti e nei Rendiconti dell'Accademia di scienze morali e politiche della Società Reale di Napoli, di cui l'A., che già era membro dal 1850 dell'Accademia Pontaniana, era socio dal 1862. Il nome dell'A. è legato alle riforme penali seguite all'unificazione: fece parte della commissione incaricata con R. D. 15 nov. 1865 di studiare e proporre la riforma del sistema delle pene, da servire di base alla formazione del nuovo codice penale; della commissione nominata con R. D. 12 genn. 1866 per la compilazione del progetto di codice; della commissione Mancini istituita con R. D. 23 ott. 1877; e finalmente di quella di coordinamento dell'ultimo progetto nominata con R. D. 13 dic. 1888.
Il Pessina inquadra l'A. nella "scuola classica" del diritto penale, come seguace della dottrina fondata in Italia dal Mancini, secondo la quale il diritto penale si fonda sul duplice principio della giustizia e delIa utilità; giudica i Principi un buon manuale per l'insegnamento, che espone con ordine e chiarezza le dottrine della scuola napoletana; aggiunge lodi per le varie dissertazioni dell'A. intorno ai codici del 1859 e a un progetto di libro I° del Codice penale, che era stato nel 1864 preparato dal Pisanelli come ministro guardasigilli, e che aveva a base la sostituzione del carcere penitenziario alle pene di morte e dei lavori forzati. Gli scritti dell'A. meritano encomio, secondo il Pessina, per aver dimostrato quale pericolo fosse racchiuso così nel potere illimitato del giudice, come nelle eccessive attribuzioni del presidente della Corte d'assise nel dibattimento delle cause davanti ai giurati.
Tra gli scritti letterari dell'A. dopo il '60 meritano ricordo: una nota su Tommaso Campanella (T. C., in Rendic. d. Accad. di scienze morali e polit. d. Soc. Reale di Napoli, VIII[1869], pp. 211-227); Tommaso Campanella. Scene, Napoli 1877; Ricordi di letteratura, voll. 2, ibid. 1882-83; una nota Degli ultimi anni di Giacomo Leopardi in Napoli (in Rendic. d. Accad. di scienze morali e polit. d. Soc. Reale di Napoli, XXXVII[1898], pp. 81-88); infine Sorrento, Napoli 1899.
Il 21 nov. 1892 l'A. venne nominato senatore. Morì a Napoli il 5 luglio 1899.
Bibl.: E. Pessina, Dei Progressi del diritto penale in Italia nel secolo XIX, Firenze 1868, pp. 75, 152; necrologi in Riv. penale, L (1899), p. 207, in Atti d. Accad. Pontaniana, XXX(1900), necrologio n. 2, pp. 1-8 (di F. Cimmino); L. A. Villari, I tempi, la vita, i costumi, gli amici, le Prose e Poesie scelte di F. S. A., Firenze 1903 (v. le recensioni di A. Lauria, in Riv. di Roma, VII [1903], pp. 2015 s.; di An. in Giorn. stor. d. letterat. ital., XLIV [1904], p. 493; di G. Grabinski, in La Rassegna nazionale, XXVII[1905], pp. 241-252); E. Pessina, Il diritto penale in Italia da Cesare Beccaria sino alla promulgazione del codice penale vigente (1764-1890), in Encicl. del diritto penale ital., II, Milano 1906, pp. 674, 729; L. Rocco, La stampa periodica napoletana delle rivoluzioni (1799, 1820, 1848, 1860), Napoli 1921, pp. 89, 95; A. Zazo, L'ultimo periodo borbonico, in Storia della Università di Napoli, Napoli 1924, pp. 525, 532; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1956, pp. 1030, 1207, 1259; Diz. dei Risorg. naz., II, pp. 95 s.