SBARRA, Francesco
– Nacque a Lucca il 18 febbraio 1611, primogenito di Filippo e di Ortensia Ciampanti (Pellegrini, 1914, p. 71).
Membro dell’Accademia lucchese degli Oscuri (con il motto personale «acuitur ictu») e probabile cofondatore di quella degli Accesi, fin da giovane fornì i versi per musiche teatrali cittadine (G. Malatesta Garuffi, L’Italia accademica, 1688, pp. 304, 322 s.; Bertacchi, 1881, pp. 11, 222); tuttavia la produzione drammatica giovanile, salvo una presunta «rappresentazione sacra» (Mosè esposto; cfr. Lucchesini, 1825-1831, l. 6, p. 53), è pressoché sconosciuta. Nel 1633 sposò Penelope Orsucci (da cui ebbe almeno tre figli: Filippo Renato, Antonio, Ortensia; cfr. Pellegrini, 1914, p. 72), e a partire da quella data si ha notizia di alcuni incontri accademici in casa del poeta e di una «pastorale» che un figlio di Filippo Sbarra (probabilmente Francesco) intendeva allestire a Massa in casa del gonfaloniere Cesare Burlamacchi (Bertacchi, 1881, p. 11; Pellegrini, 1914, p. 70). Si sono voluti attribuire a Sbarra alcuni versi musicati da Valerio Guami nel 1636 per la funzione cittadina delle Tasche (il dialogo di Fortuna e Virtù, adespoto nelle Poesie da recitarsi in musica, Lucca 1636, cc. [C3]′r-[C4]′v; cfr. Pellegrini, 1914, p. 86), tuttavia non è nota la fonte di tale informazione. Sin dal 1638 risultano contatti di Sbarra con il teatro d’opera veneziano: vi sono tracce di un carteggio con il poeta lucchese Michelangelo Torcigliani, poi librettista per Monteverdi, allora in Venezia (cfr. Echo cortese o vero Resposte date..., a cura di S. Torcigliani, 1680, pp. 9 s.); e nel libretto della Maga fulminata di Benedetto Ferrari, poeta e musicista reggiano, compare un suo sonetto encomiastico. Nell’amministrazione cittadina Sbarra rivestì le cariche di anziano della Repubblica ed esattore del camerlengo, ma nel 1641 fu condannato alla «privazione di tutti gli offizi d’onore e d’utile in perpetuo, per aver ritenuto in sua mano denari riscossi da lui come esattore e non pagatoli al Camarlingo» (Pellegrini, 1914, pp. 107 s.; Biagi Ravenni, 1995, pp. 282, 315). Nel 1645, morta la moglie, la condanna lo indusse a imboccare la carriera ecclesiastica, anche se con scarsa fortuna (a due riprese il Capitolo di Lucca lo designò canonico, ma il vescovo Marcantonio Franciotti ne respinse la nomina (cfr. Sforza, 1890, p. 265).
A Lucca nel 1643 apparvero a stampa i primi componimenti teatrali pervenuti, che furono musicati da Marco Bigongiari: la «favola per musica» Gl’amori di Bacco, cantata nel palazzo dei Borghi «per intermedi» tra gli atti di una sua commedia rimasta inedita, L’Erotichidulia ovvero La schiavitù d’Amor e di Fortuna (Pellegrini, 1914, pp. 107-109; Echo cortese..., cit., p. 38), e l’Erminia, anch’essa cantata ai Borghi tra gli atti della «tragicomedia» Clearte, non stampata (Stein, 2012). Per la Psiche di Francesco Poggio allestita nel 1645 dall’Accademia degli Accesi «alla Pallacorda» (musica di Tomaso Breni), Sbarra «si dilettò di soprintendere alla universale economia di tutta l’azione rappresentativa» (F. Poggio, La Psiche, 1654; Pellegrini, 1914, pp. 115 s.); qualche anno dopo era impegnato per le Tasche (Gli ossequi della Fortuna, Lucca 1648; Sforza, 1890, p. 265) e nei festeggiamenti di carnevale (Gli ozi del carnevale, «intermedi», Lucca 1650, cfr. Pellegrini, 1914, pp. 130-132; La Verità raminga, «balletto in musica», Lucca 1650, cit. in Drammaturgia di Leone Allacci, 1666, p. 334; la prima edizione superstite, Lucca 1654, comprende la «favola morale» La moda e gli «intermedi rappresentati in musica» intitolati Il disinganno).
Nell’autunno del 1650 poté assistere a Lucca alle recite di un’opera alla veneziana in piena regola, il Giasone di Giacinto Andrea Cicognini e Francesco Cavalli, portatovi dai Febiarmonici, di cui faceva parte il frate aretino Antonio Cesti. E risale a quella circostanza il progetto del suo primo vero e proprio «dramma musicale», Alessandro vincitor di sé stesso, che andò in scena nel teatro di Ss. Giovanni e Paolo a Venezia nel gennaio del 1651, «scórtato» e «smozzato» dal compositore Cesti e dallo scenografo Giovan Battista Balbi (che firmò la dedica del libretto a Leopoldo Guglielmo, arciduca d’Austria), e rifinito nel dettato dall’amico Torcigliani (cfr. Echo cortese parte seconda..., a cura di S. Torciglioni, 1681, pp. 150-152).
L’avviso agli «spettatori del dramma» contiene un’importante dichiarazione di poetica melodrammatica: Sbarra riconosce bensì «improprio il recitarsi in musica», e si scusa per le «ariette», che non si addicono al «decoro di personaggi sì grandi» come Alessandro ed Aristotile, ma si giustifica con «l’uso dei tempi»; infatti, «se lo stile recitativo non venisse intermezzato con simili scherzi, porterebbe più fastidio che diletto» (Rosand, 2013, p. 41).
L’opera, «ridotta all’intera sua forma», dotata di un’Allegoria che ne esplicita i «sensi ed insegnamenti morali», fu allestita e ristampata a Lucca nel 1654, con musica di Cesti e Bigongiari.
I drammi di genere «morale» del sesto decennio del secolo, in cui Sbarra «sotto manto di personaggi ideali corregge le smodate licenze del lusso» (G. Malatesta Garuffi, L’Italia accademica, cit., p. 304), rappresentano la parte più cospicua e influente della sua produzione: incontrarono il favore delle corti asburgiche d’Oltralpe e facilitarono la sua carriera austriaca (Strappini, 2002). Di questo gruppo fanno parte la «favola morale» La moda (Lucca 1652, recitata nel seminario della cattedrale), la «tragedia politicomorale» La tirannide dell’interesse (Lucca 1653, teatro dei Borghi; traduzione latina Vienna 1671; traduzione fiamminga Amsterdam 1697-1703), il «dramma morale» La corte (Lucca 1657) e La forza dell’opinione stampato assieme alla Fortuna esecutrice dei decreti d’Astrea (Lucca 1658); tutti ebbero musica di Marco Bigongiari, con il concorso di Giovanni Bigongiari nella Moda (Pellegrini, 1914, Indici, 1959; Franchi, 1988, pp. 377 s.).
Nel 1657 Sbarra era a Venezia, come risulta da una lettera di Vettor Grimani Calergi a Matias de’ Medici (Mamone, 2013), e nel 1658, fallito il tentativo di ottenere la carica di agente imperiale a Roma, fu chiamato a Innsbruck alla corte di Ferdinando Carlo, arciduca d’Austria, grazie ai contatti mediati da Cesti, dal cardinal Ernst Adalbert von Harrach e dal suo maestro di camera, il lucchese Giovanni Battista Barsotti (Senn, 1954; Catalano, 2002).
Sbarra, che nel libretto del «dramma musicale» Venere cacciatrice, allestito a Innsbruck il 27 febbraio 1659, compare per la prima volta con il titolo «de’ marchesi di Lombrici e conti di Colle» (Pellegrini, 1914, p. 71), produsse diversi testi drammatici per musica per la corte tirolese, la corte imperiale a Vienna e quella dell’elettore di Baviera a Monaco: Il litigante alchimista e cortigiano (intermezzi, Vienna 1659); Il Mincio peregrino (idillio musicale, Vienna 1659); La lite indecisa (dramma musicale, s.l. s.d. ma probabilmente Innsbruck 1660-62); La magnanimità d’Alessandro (Innsbruck 1662, musica di Cesti; riveduto e dato con il titolo La generosità d’Alessandro, Vienna 1662, musica di Giuseppe Tricarico); Il tributo degli elementi (idillio musicale, Innsbruck 1663); e L’amor della patria superiore ad ogn’altro (Monaco 1665, musica di Johann Caspar Kerll), ristampato a Venezia nel 1668 «accresciuto» dall’autore (Seifert, 1985, 2003 e 2014).
Dal 1° gennaio 1665 Sbarra fu assunto come poeta di corte a Vienna, dove entrò a far parte dell’Accademia degli Illustrati. Lì scrisse alcune «azioni sacre» come Il limbo disserrato (1665, musica di Pietro Andrea Ziani), L’inferno deluso dalla morte di Gesù Cristo (1665, Antonio Bertali), Le lacrime di s. Pietro (1666, Giovanni Felice Sances) e Il lutto dell’universo (1668, Leopoldo I), oltre ad alcune feste a cavallo e ai drammi per musica dati per le nozze (1666) e poi per i genetliaci dell’imperatore Leopoldo I e Margherita Teresa d’Asburgo, infanta di Spagna (Seifert, 1985 e 2014; Noe, 2011). Negli ultimi due anni di vita, dal 1666 al 1668, compose per Vienna il dramma musicale Nettuno e Flora festeggianti (1666, Cesti, Leopoldo I e Johann Heinrich Schmelzer), il «dramma giocosomorale» Le disgrazie d’amore (1667, stessi musicisti), le feste La contesa dell’aria e dell’acqua (1667, Bertali e Schmelzer) e La Germania esultante (1667, Cesti), ma soprattutto Il pomo d’oro, «festa teatrale» sul soggetto epitalamico del giudizio di Paride (musica di Cesti, Leopoldo I e Schmelzer): fu uno degli spettacoli operistici più fastosi, complessi e pubblicizzati del Seicento (il libretto reca le incisioni delle mutazioni sceniche dovute a Ludovico Ottavio Burnacini); l’allestimento dell’immane dramma, dopo una serie di ritardi, poté aver luogo soltanto il 12 e 14 luglio 1668, suddiviso in due serate, nel teatro di corte «auf der Cortina» appositamente costruito (cfr. in particolare Sommer-Mathis, 2003).
Sbarra era morto a Vienna il 20 marzo 1668. I numerosi problemi finanziari, derivati forse dalla condanna subita nel 1641, l’avevano costretto a dilapidare le proprie sostanze, al punto che i figli rifiutarono l’eredità (Sforza, 1890, p. 265, col. 2 nota 2).
Opere (oltre le già citate), tutte stampate a Lucca salvo diversa menzione. Le maraviglie dell’aurora nelle miracolose nevi dell’Esquilino, idillio per musica (1652); Le pompe di Collodi, deliziosissima villa del sig. cav. Romano Garzoni (1652); Applausi d’Elicona (1653); componimenti nella raccolta Nozze di Francesco Salvatore Garzoni e Chiara Mansi (1654); La nave d’Argo (1654, musica di Bernardino Roncaglia); Al nome immortale dell’incomparabile regina di Svezia, ode (Roma? 1655-1656?); Il sole, panegirico (1657); I castighi d’amore, dramma musicale (1658); Descrizione della bellissima caccia fatta in Inspruch l’ultimo giorno di carnevale (Innsbruck 1660); intermedi e licenza per La Circe di Cristoforo Ivanovich (Vienna 1665); componimenti nella raccolta di Girolamo Boselli, La corte accademica divisa in prencipi, cavalieri e dame, ecclesiastici e ministri (Bologna 1665) (Sforza, 1890; Pellegrini, 1914, Indici 1959; Biagi Ravenni - Gianturco, 1984-1985, p. 58; Bellina, 2000, pp. 373-375; Bellina, 2004, pp. 18 s.; Seifert, 2014).
Opere non pervenute. Dramma intitolato Ausonia, inviato da Innsbruck a Lucca nel 1659 (Pellegrini, 1914, pp. 161 s.); un «volume manoscritto di poesie e prose dello Sbarra» conservato nella biblioteca privata di Francesco Mazzarosa, segnalato da Giambatista Orsucci (Lucchesini, 1825-1831, l. 6, p. 53).
Opere di dubbia attribuzione. Il serafino della terra: San Filippo Neri, oratorio (Vienna 1679, musica di Carlo Cappellini); componimenti per la funzione delle Tasche a Lucca, Applausi musicali (1645); Ercole perseguitato (1657); Mutio Scevola (1675; cfr. Biagi Ravenni - Gianturco, 1984-1985, pp. 57 s., 60).
Fonti e Bibl.: F. Poggio, La Psiche, Lucca 1654, pp. 1 s.; Drammaturgia di Leone Allacci, Roma 1666; Echo cortese o vero Resposte date da più e diversi signori, a cura di S. Torcigliani, Lucca 1680; Echo cortese parte seconda con l’Iride postuma, a cura di S. Torcigliani, Lucca 1681; G. Malatesta Garuffi, L’Italia accademica, Rimini 1688.
C. Lucchesini, Della storia letteraria del Ducato lucchese, Lucca 1825-1831, 7 ll., tt. IX-X; G. Sforza, F.M. Fiorentini ed i suoi contemporanei lucchesi, Firenze 1879; A. Bertacchi, Storia dell’Accademia lucchese, Lucca 1881, t. XIII, parte I; G. Sforza, F. S. ed i suoi drammi per musica, in Gazzetta letteraria, XIV (1890), 34, pp. 265 s.; 35, pp. 277 s.; A. Pellegrini, Spettacoli lucchesi nei secoli XVII-XIX, Lucca 1914, tomo XIV, parte I (Indici e bibliografia, Lucca 1959); W. Senn, Musik und Theater am Hof zu Innsbruck, Innsbruck 1954; G. Biagi Ravenni - C. Gianturco, The ‘Tasche’ of Lucca: 150 years of political serenatas, in Proceedings of the Royal Musical Association, CXI (1984-1985), pp. 45-65; H. Seifert, Die Oper am Wiener Kaiserhof im 17. Jahrhundert, Tutzing 1985 (con Ergänzungen und Korrekturen zum Spielplan 1622-1705, in Id., Texte zur Musikdramatik im 17. und 18. Jahrhundert, a cura di M.J. Pernerstorfer, Wien 2014, pp. 263-279); S. Franchi, Drammaturgia romana. Repertorio bibliografico cronologico dei testi drammatici pubblicati a Roma e nel Lazio, Roma 1988; G. Biagi Ravenni, Il teatro pubblico al servizio della Repubblica di Lucca, in Il melodramma italiano in Italia e in Germania nell’età barocca. Atti del V Convegno internazionale... Loveno di Menaggio... 1993, a cura di A. Colzani et al., Como 1995, pp. 275-316; A.L. Bellina, Brevità, frequenza e varietà. Cristoforo Ivanovich librettista e storico dell’opera veneziana, in Musica e storia, VIII (2000), pp. 367-390; A. Catalano, L’arrivo di F.S. in Europa centrale e la mediazione del cardinale Ernst Adalbert von Harrach, in Theater am Hof und für das Volk, a cura di B. Marschall, Wien 2002, pp. 203-213; L. Strappini, Travestimenti barocchi della morale. I drammi di F. S., in Granteatro. Omaggio a Franca Angelini, a cura di B. Alfonzetti - D. Quarta - M. Saulini, Roma 2002, pp. 63-80 (poi in Ead., La tragedia del buffone, Roma 2004, pp. 215-238); P. Fabbri, Il secolo cantante: per una storia del libretto d’opera nel Seicento, Roma 2003; H. Seifert, Cesti and his opera troupe in Innsbruck and Vienna, in La figura e l’opera di Antonio Cesti nel Seicento europeo, a cura di M.T. Dellaborra, Firenze 2003, pp. 15-62; A. Sommer-Mathis, Momo e Truffaldino: i personaggi comici nelle due versioni del “Pomo d’oro” alla corte di Vienna (1668) e Madrid (1703), in Commedia dell’arte e spettacolo in musica tra Sei e Settecento, a cura di A. Lattanzi - P. Maione, Napoli 2003, pp. 165-183; A.L. Bellina, Intrecci, generi e stile. Appunti per una proposta, in Musica e storia, XII (2004), pp. 13-20; A. Noe, Die italienische Literatur in Österreich: Von den Anfängen bis 1797, I, Wien 2011; G. Marcazzani, I Marescandoli di Lucca: l’azienda, il catalogo, tesi di dottorato, Università di Pisa 2012; T. Stein, Nel nome del Gran Torquato: “Gerusalemme liberata” e drammaturgia secentesca, Bern 2012, pp. 438-463; S. Mamone, Mattias de’ Medici serenissimo mecenate dei virtuosi: notizie di spettacolo nei carteggi medicei. Carteggio di Mattias de’ Medici (1629-1667), Firenze 2013, n. 1166; I drammi musicali veneziani di Benedetto Ferrari, a cura di N. Badolato - V. Martorana, Firenze 2013, pp. 43, 248; E. Rosand, L’opera a Venezia nel XVII secolo: la nascita di un genere, Roma 2013; H. Seifert, Texte zur Musikdramatik cit., 2014 (sub 1985), ad ind.; I. Alm - T. Walker, Sbarra, Francesco, in Grove Music on line, a cura di L. Macy, http://www.oxfordmusiconline.com/gro vemusic/ (15 marzo 2018); A. Noe, S., F. SJ, in Oesterreichisches Musiklexikon online (OEML), http://www.musiklexikon.ac.at/ ml/musik_S/Sbarra_Francesco.xml (15 marzo 2018).