SEGALONI, Francesco.
– Nacque a Firenze il 2 dicembre 1564, da ser Marco di Baldassarre e da Dialta di Matteo Guiducci.
Il padre, notaio originario di Galatrona – antico castello di Valdambra – risiedette a Firenze almeno dalla fine degli anni Cinquanta del Cinquecento e vi esercitò la professione, immatricolato all’arte cittadina dei giudici e notai. Nel 1567 riuscì a inserirsi in maniera stabile nell’apparato burocratico dello Stato mediceo, come primo ministro nell’ufficio delle Riformagioni, carica che ricoprì fino alla morte (1585).
Marco Segaloni rappresenta uno dei tanti esempi di provinciali in possesso di una istruzione tecnica (in questo, come in molti altri casi, notarile) che, arrivati dal territorio dello Stato a Firenze, erano in grado di sfruttare le nuove opportunità di inserimento e di carriera offerte dal recente regime principesco mediceo. Nel 1570 chiese e ottenne di essere «descritto a gravezza» nei registri della decima dei cittadini fiorentini, primo passo verso la piena cittadinanza; nel 1574 acquistò una casa a Firenze, in Borgo Allegri, per abitarvi con la famiglia. Nel 1576 ricevette l’abilitazione agli uffici riservati ai notai fiorentini, malgrado non fossero ancora trascorsi i trenta anni prescritti. Morì il 20 novembre 1585, lasciando ai figli un modesto patrimonio immobiliare, ma un promettente avviamento professionale, grazie al buon livello di istruzione cui erano potuti accedere.
Tra il marzo e il giugno 1611, a riprova dell’ormai completato radicamento fiorentino della famiglia, i figli maschi di Marco (Piero, dottore in legge e procuratore presso il tribunale arcivescovile fiorentino; Paolo, medico fisico; Matteo, mercante imprenditore nell’arte della lana, e Francesco, mentre un quinto figlio, Giovanni, aveva abbracciato la carriera ecclesiastica) furono ammessi a pieno titolo alla cittadinanza fiorentina nel quartiere di Santa Croce, gonfalone Leon Nero. A partire da questa data cominciarono a esercitare le cariche pubbliche riservate ai cittadini. Furono podestà nei tribunali territoriali dello Stato e in magistrature fiorentine non di primissimo rango.
Anche prima di questa ammissione però, Francesco, che pur in possesso come il padre della qualifica notarile non risulta avere mai esercitato la libera professione, fu provveditore della Gabella dei contratti tra il 1600 e il 1606 e titolare di impieghi riservati ai notai presso varie magistrature (1602-29), ma soprattutto fu, come già il padre, nell’ufficio delle Riformagioni, occupandovi in modo continuativo dal 1585 al 1630 la carica di cancelliere, la seconda, in termini di importanza, dopo l’auditore. Nel giugno 1612 chiese e ottenne anche la stessa carica nella Pratica segreta.
Come cancelliere delle Riformagioni, ebbe fra le altre competenze quella di responsabile dell’archivio, nel quale si conservavano gli atti legislativi e la principale documentazione politica e di governo della Repubblica fiorentina, ma anche «le memorie delle famiglie antiche e nobili» di Firenze (Archivio di Stato di Firenze, Miscellanea medicea, 413, pp. 821 s.). Collocazione privilegiata e ideale per coltivare quella che fu la passione di tutta la sua vita: l’erudizione applicata alla ‘gloriosa’ storia di Firenze e delle famiglie che ne erano state principali protagoniste. Assieme con Michelangelo Buonarroti il Giovane, Segaloni fu promotore e principale animatore di una società di storici, letterati ed eruditi che aveva come scopo, sulla scorta di documenti d’archivio, stemmi, lapidi e iscrizioni tombali, di ricostruire origini, storia e genealogia delle famiglie nobili fiorentine. Il gruppo, del quale facevano parte giovani esponenti del più eminente patriziato fiorentino, cominciò a operare attorno al 1605 organizzandosi sul modello delle accademie allora in gran voga a Firenze, ma in modo meno formalizzato. Nota col nome di Accademia dei Virtuosi, ma anche di Accademia Antiquaria, si riuniva periodicamente a casa dello stesso Segaloni o, alternativamente, in quella di Michelangelo Buonarroti. Tra i suoi membri, spesso affiliati anche ad altre accademie – la Fiorentina, la Crusca, degli Alterati – si contavano alcuni tra i principali e vivaci esponenti del mondo intellettuale fiorentino dell’epoca: da Carlo di Tommaso Strozzi a Pier Antonio Guadagni a Tommaso Canigiani, Vieri Cerchi, Iacopo Soldani, Neri Alberti, Giovanni Del Garbo, Filippo Vecchietti, Lodovico Peruzzi, Tommaso Rinuccini.
Frutto più tangibile di questa intensa attività di studio e compilazione, protrattasi per circa un venticinquennio, fu un ‘priorista’ manoscritto (denominato comunemente Priorista Segaloni a ulteriore riprova del ruolo da lui avuto nella sua redazione), nel quale era ricostruita con precisione la partecipazione alle massime cariche di governo della Repubblica (il priorato, appunto) delle famiglie del ceto patrizio e nobile fiorentino. Facevano da corredo al Priorista alcune decine di filze contenenti copie, spogli, regesti documentari, disegni di alberi genealogici e di stemmi, che costituivano il materiale di lavoro raccolto e prodotto dall’Accademia.
La compilazione di Prioristi costituiva una risposta a un’esigenza sempre più sentita a partire dalla seconda metà del Cinquecento dalle famiglie dell’antico patriziato fiorentino di origine civile: quella di rintracciare e comprovare i rispettivi titoli di nobiltà, attraverso le prove documentarie della partecipazione ab antiquo ai più elevati organismi di governo della Repubblica, in modo da accreditarsi a buon titolo nella nuova corte granducale, ma anche di fronte alle altre e ben più formalizzate nobiltà italiane ed estere.
Segaloni, definito da Scipione Ammirato il Giovane «huomo non meno buono che amorevole et intelligente, et curioso delle antichità» (Moreni, 1805), morì a Firenze il 5 agosto 1630 e fu sepolto, secondo le sue ultime volontà, nella tomba di famiglia in S. Croce.
Dopo la morte nacque una controversia tra l’erede – il nipote Marco di Piero, designato per testamento dato che Segaloni non si era mai sposato e non aveva figli – e Michelangelo Buonarroti il Giovane, il quale rivendicava la proprietà dei materiali frutto dell’attività dell’Accademia. La causa si risolse in favore di Buonarroti (Archivio di Stato di Firenze, Magistrato Supremo, 2814, decreto del 23 gennaio 1632; Manoscritti, 191, cc. 3r-4v). Le carte furono acquisite da quest’ultimo e andarono a far parte del suo archivio personale.
Quando un cinquantennio più tardi, attorno al 1685, il gran principe Ferdinando de’ Medici assegnò all’erudito Bernardo Benvenuti l’incarico di compilare un nuovo priorista che potesse servire a definire in maniera ufficiale il novero delle famiglie nobili fiorentine, in base alla partecipazione alle massime cariche politiche della Repubblica accertata su autentici documenti d’archivio, questi assunse come base del suo lavoro, tra i tanti disponibili, proprio il priorista di Francesco Segaloni, considerandolo il più puntuale e attendibile. L’opera, solo iniziata da Benvenuti, fu proseguita e portata a termine tra il 1718 e il 1721 dall’antiquario granducale Lorenzo Mariani, che nell’introduzione al suo monumentale e definitivo priorista in sei volumi (più uno di indici), nel tracciare la cronistoria dell’impresa finalmente conclusa rese piena giustizia al metodo utilizzato e ai risultati raggiunti dal suo predecessore di un secolo prima e dall’«Accademia di antiquari» che lo aveva affiancato (Mariani, Priorista, in Archivio di Stato di Firenze, Manoscritti, 248-254, I, Proemio).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Notarile antecosimiano, 18865; Notarile Moderno, 610-611 (protocolli di ser Marco di Baldassarre Segaloni); 10943, n. 22 (testamento di Francesco Segaloni, del 4 agosto 1630); Raccolta Ceramelli Papiani, 4320; Raccolta Sebregondi, 4842; Miscellanea medicea, 413 (N. Arrighi, Teatro di grazia e giustizia, I, p. 822); Magistrato Supremo, 2814; Decima granducale, 2333 (arroto 149), 2368, 2393 (arroto n. 123), 3647 (c. 66 e c. 593), 3185 (arroto 47); Tratte, 1134 (c. 137), 1137 (n. 156 e n. 245), 1270 (giugno 1612); Manoscritti, 191, 226 («Priorista fiorentino riformato da F. Segaloni, 1625»), 234, 236 (copie del priorista Segaloni), 248 (Priorista di L.M. Mariani, 1718-22, I, Proemio); Cittadinario, S. Croce, III, c. 106; Firenze, Casa Buonarroti, Archivio Buonarroti, 98, 148.
D. Moreni, Bibliografia storico ragionata della Toscana, II, Firenze 1805, p. 328; C. Strozzi, Lettere inedite precedute dalla sua vita scritta dal canonico S. Salvini, con un discorso e annotazioni di G. Gargani, Firenze 1859, pp. 1-3; L. Sebregondi, Francesco Buonarroti, cavaliere gerosolimitano e architetto dilettante, in Rivista d’arte, s. 4, 1986, vol. 38, pp. 49-86; S. Baggio - P. Marchi, L’archivio della memoria delle famiglie fiorentine, in Istituzioni e società in Toscana in età moderna, II, Firenze 1994, pp. 862-877; C. Callard, Le Prince et la République. Histoire, pouvoir et société dans la Florence des Médicis au XVIIe siècle, Paris 2007, pp. 42, 84-89, 333-383; V. Arrighi, Mariani, Lorenzo Maria, in Dizionario biografico degli Italiani, LXX, Roma 2008, pp. 293-296; E. Lombardi, Michelangelo Buonarroti il Giovane e i suoi interessi per l’erudizione e l’araldica, http://www.casabuonarroti.it.