Educatore e poligrafo (Lugano 1743 - Pavia 1806). Entrò giovanissimo (1759) nella congregazione dei padri somaschi; fu professore a Milano, poi a Parma all'Accademia dei paggi e (1768) all'università, di nuovo (1772) a Milano nel liceo di Brera; quindi (1786-89) fu direttore generale delle scuole elementari di Lombardia, in cui fece applicare i metodi di J. I. Felbiger, rivelandosi buon organizzatore. Nel 1796, alla venuta dei Francesi, temendo rappresaglie per l'opuscolo Vera idea della rivoluzione di Francia (1795), si rifugiò a Lugano, nel collegio dei somaschi, dove ebbe discepolo A. Manzoni. Passò quindi (sett. 1798) a Napoli, chiamatovi dal principe d'Angri per l'educazione del figlio; nel 1799, riconquistata la Lombardia dagli Austriaci, ritornò a Milano, professore al liceo di Brera; nel 1802 fu destinato dal vicepresidente Melzi al rettorato del Collegio nazionale di Modena e l'anno seguente alla cattedra di "analisi delle idee" (ideologia) nell'univ. di Pavia. S. tradusse opere letterarie e filosofiche dal greco, dal latino, dall'inglese e scritti didattici dal tedesco. Ebbe grande fama per la sua attività, giudicata peraltro severamente da Rosmini, di volgarizzatore in Italia dell'empirismo lockiano e del sensismo di Condillac, limitati però dai presupposti dogmatici del cattolicesimo. Maggiore originalità rivelò come educatore, ottenendo le lodi di Foscolo e di Manzoni. Accurate e diligenti le sue pubblicazioni destinate all'insegnamento, dall'Antologia latina (1771) alle Istituzioni di logica, di metafisica, di etica (1791), adottate in quasi tutte le scuole d'Italia fino alla metà del sec. 19º. Ma la fortuna maggiore arrise alle sue Novelle morali (più di 100 edizioni dal 1782 al 1909), uno dei primi e più considerevoli saggi di letteratura per l'infanzia. Le sue Opere complete (19 voll.) apparvero nel 1815-17.