SPERULO (Sperulus, Spherulus, Sphaerulus, Sferolo), Francesco
SPERULO (Sperulus, Spherulus, Sphaerulus, Sferolo), Francesco. – Nacque a Camerino nel 1463; i nomi dei genitori non sono noti.
Benché annoverato tra i corrispondenti di Erasmo da Rotterdam (Epistolae, Oxford, 1906-58, 11,177), si hanno scarse notizie della sua vita. Giovan Francesco Lancellotti (1765) registra che, a soli dodici anni (1475 circa), andò a studiare retorica al Gymnasium di Bologna. Frequentò in seguito l’Università di Perugia, dove studiò diritto civile e canonico. Dieci brevi epigrammi rivelano che il giovane poeta fu accolto a far parte di circoli molto influenti in quel periodo (Perugia, Biblioteca comunale Augusta, C.61, cc. 107r-110r). Ritornò poi a Camerino dove fu al servizio, come poeta di corte, del condottiero Giulio Cesare da Varano (1434-1502). Si trasferì presto a Roma, dove frequentò i circoli di Pomponio Leto e, più tardi, di Paolo Cortesi, nonché di Angelo Colocci. Entrò poi al servizio di Cesare Borgia e fu con lui alla campagna di Romagna, durante la quale gli presentò una breve composizione epica sull’assedio di Faenza (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 5205).
A causa del suo stretto rapporto con la famiglia Borgia, furono difficili gli anni del pontificato di Giulio II Della Rovere (1503-13). Rimase a Roma, scrisse un epigramma sulla scoperta della statua di Laocoonte (gennaio 1506) e contribuì con versi ai raduni annuali nella chiesa di S. Agostino, in occasione della festa di sant’Anna (26 luglio). In seguito, alcune sue opere furono pubblicate in una raccolta nota come Coryciana, in onore del mercante del Lussemburgo Johann Goritz, devoto della santa e mecenate.
Con l’elezione di Giovanni de’ Medici come papa Leone X (nel 1513), le fortune del poeta cambiarono e il suo nome cominciò a comparire nei resoconti e nei registri papali. Nel marzo del 1519 presentò un breve volume di versi al cardinale Giulio de’ Medici sulla costruzione della villa suburbana poi chiamata Villa Madama (Vat. lat. 5812).
Dalle lettere dedicatorie nel ms. Vat. lat. 1673 sembra che Sperulo si fosse assicurato un posto come membro della famiglia del cugino materno di Leone X, il cardinale Luigi de’ Rossi (1474-1519).
Questo manoscritto contiene un ciclo di quattro libri di poesie elegiache: i libri primo (De amore iuvenili, cc. 5v-38v) e secondo (De amore coniugali, cc. 39v-72v) trattano, secondo la convenzione letteraria, dell’infatuazione del poeta per una ragazza di nome Leuca. Nel libro terzo (In laudem virginitatis, cc. 73r-103r) Sperulo si allontana dalla celebrazione di questa amante per includere altri temi: uno scambio di epistole di versi tra due amanti separati, nello stile di Ovidio delle Heroides; oppure versi encomiastici rivolti a papa Leone X e ai membri delle famiglie Colonna, Medici e Rangone. La serie si conclude nel quarto libro con sette inni nei giorni di festa della Vergine (In laudem Virginis et Matris Dei Mariae, cc. 103v-114v). Le lettere dedicatorie chiariscono che questo ciclo elegiaco era stato promesso al cardinale De’ Rossi, ma la sua morte prematura, il 20 agosto 1519, lasciò Sperulo senza un mecenate.
Le alterazioni e le cancellazioni presenti nel manoscritto evidenziano la preoccupata situazione del poeta in questi mesi, passati alla ricerca di un nuovo rapporto di servizio. Come potrebbe documentare il cambiamento di dedicatario del manoscritto, Sperulo potrebbe avere scelto la tutela di Goritz, il cui circolo letterario frequentò peraltro per tutto il decennio seguente; eppure le numerose correzioni nel testo della prefazione rivelano che l’operazione non andò a buon fine, per ragioni che restano ignote.
Sperulo sembrò convincersi che la sua elevazione all’episcopato avrebbe risolto i suoi problemi: ne è riscontro la lettera di Maria della Rovere, sorella di Francesco Maria duca di Urbino, in data 21 marzo 1520, a sua cugina Felice Della Rovere, in cui sollecitava il sostegno alla candidatura di Sperulo per un vescovado che – si vociferava – si sarebbe presto reso vacante (Roma, Archivio storico capitolino, Archivio Orsini, 1.93, c. 282). Maria ovviamente sperava che Felice avrebbe usato la sua influenza presso Leone X per assicurare il titolo a Sperulo, che in questo momento sembra agire come suo segretario, poiché la lettera fu scritta direttamente da Sperulo e fu solo firmata da Maria. Per il successivo decennio Sperulo continuerà ad avere stretti rapporti con Maria, di cui fungeva alternativamente da segretario e forse anche da cappellano. Entrambi i ruoli erano apparentemente non ufficiali e non stipendiati: così, quando l’aspirazione del poeta per un vescovato fallì, Sperulo si guardò attorno in cerca di un altro padrone, che fu il giovane cardinale modenese Ercole Rangone.
Il ms. Vat. lat. 1673 fornisce ricche informazioni sia sull’ambiente in cui Sperulo si trovò a operare sia sulla sua biografia. Le poesie celebrano o sono dedicate a un certo numero di personaggi importanti, tra cui Isabella d’Este, Lorenzo de’ Medici, Marcantonio Colonna, Annibale Rangone e il tesoriere pontificio Serapica. Inoltre, i versetti liminari attestano che Baldassarre Castiglione rilesse e approvò le poesie di Sperulo. Le due epistole dedicatorie in prosa, inoltre, chiariscono che Sperulo sperava che De’ Rossi, e in seguito Rangone, portassero la sua poesia latina all’attenzione di papa Leone X, che però il 1° dicembre 1521 morì.
In questa congiuntura Sperulo iniziò la sua carriera come informatore di Francesco Maria Della Rovere, duca di Urbino: le lettere che gli scrive documentano ampiamente gli intrighi alla corte di Roma mentre il nuovo papa, Adriano VI, era in viaggio dalla Spagna. Ad esempio, il 25 giugno 1522 il giovane pretendente al Ducato di Camerino, Sigismondo da Varano, fu vittima di un’imboscata e assassinato vicino a La Storta. Sperulo, che in quel momento era segretario di Maria Della Rovere, madre di Sigismondo, assistette all’assassinio ma riuscì a fuggire in un bosco vicino. Due settimane dopo mandò un resoconto dettagliato a Francesco Maria, scusandosi per non avere saputo difendere l’incauto giovane (Pesaro, Biblioteca Oliveriana, Monumenti Rovereschi, 375, vol. 3, c. 121). Nella corrispondenza successiva il poeta chiese ripetutamente che il contenuto delle sue lettere fosse custodito e incoraggiò l’uso dei cifrari. Papa Adriano VI arrivò finalmente a Roma il 29 agosto e fu incoronato due giorni dopo nella basilica di S. Pietro. Uno dei suoi primi compiti fu quello di licenziare molti membri della corte di Leone X, ma Sperulo mantenne la sua posizione e rimase cubicularius, senza dismettere il suo ruolo diplomatico. Alla fine del 1522, come si deduce dalle lettere del 21 dicembre, fu inviato da Adriano come suo nunzio al marchese di Mantova e al duca di Ferrara. Come mostrano questi documenti, Sperulo s’impegnò nella ricerca di aiuti per Luigi, re d’Ungheria, nella sua guerra contro i turchi. La corrispondenza con Francesco Maria Della Rovere continuò per tutto il 1523, quando Sperulo usò la sua influenza con il nuovo papa per sostenere il duca di Urbino in vari procedimenti legali, tra cui il processo di Giovanni Maria da Varano per l’omicidio del nipote Sigismondo.
Sperulo fu particolarmente preoccupato per il benessere della sorella del duca, Maria: la aiutò a reclamare la sua dote, acquistando una proprietà a Roma e organizzando un matrimonio per sua figlia Bartolomea. Tuttavia, prima che Sperulo potesse proseguire la sua carriera diplomatica nel papato, Adriano morì (14 settembre 1523) e il poeta fu lasciato, ancora una volta, in una posizione precaria. Per coincidenza anche la corrispondenza con il duca di Urbino si interrompe a questo punto.
Dopo che il cardinale Giulio de’ Medici fu eletto papa con il nome di Clemente VII, il 19 gennaio 1524, il poeta fu ricompensato per i suoi anni di servizio con il titolo che desiderava da tempo: fu nominato vescovo di San Leone in Calabria, una sede, però, in stato quasi di abbandono (e senza benefici), che sarebbe stata dismessa circa mezzo secolo dopo. Sperulo non visitò mai la sua sede e rassegnò ben presto le dimissioni l’anno seguente (19 gennaio 1526) a favore di un certo Anselm(in)o Sferolo (Sperolo) di Camerino, quasi certamente un parente. Eppure Sperulo continuò a usare il titolo episcopus, e come tale fu indicato nelle edizioni a stampa di sue orazioni, da lui stesso promosse. Il primo di questi testi, l’Oratio pro inita pace inter augustissimum Caesarem Carolum et Franciscum Regem Christianissimum, fu consegnato il 10 marzo 1526 a San Pietro, e più tardi lo stesso giorno a S. Maria del Popolo: celebrava la riconciliazione tra l’imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V e il re Francesco I di Francia dopo la battaglia di Pavia (24 febbraio 1525) e il successivo trattato di Madrid (14 gennaio 1526). Un anno dopo, il 18 marzo 1527, Sperulo fece sfoggio della sua abilità oratoria alla corte papale per celebrare la vittoria del re Zygmunt I di Polonia sui Tartari di Crimea: Oratio R. in Christo P. D. Francisci Speruli episcopi S. Leonis habita in Pontificiis Sacris Clementis VII ob memorabilem cladem quam impii Tartarii, auspiciis serenissimi Sigismundi Regis, a Polonis nuper acceperunt. Questa orazione fu l’ultima opera databile di Sperulo. Non è nota alcuna opera successiva e di lui si perde quasi totalmente traccia nella documentazione storica. Tre lettere di Maria Della Rovere alla cognata Eleonora Gonzaga Della Rovere, duchessa di Urbino, datate 13 agosto 1527, 13 febbraio 1528 e 3 maggio 1528 rivelano che Sperulo sopravvisse al sacco di Roma e fuggì attraverso l’Italia, prima alla volta di Ancona e poi a Venezia (Archivio di Stato di Firenze, Ducato di Urbino, Prima Classe, 108, cc. 220-222). Sebbene Maria non vi faccia menzione di Sperulo, ciascuna di queste lettere è con ogni evidenza scritta dalla mano del poeta. Sperulo tornò in seguito a Roma: assistette alle cerimonie di consacrazione di due vescovi nella Cappella Sistina, nel giugno del 1529, e di nuovo nel gennaio 1531. Questo è l’ultimo riferimento che abbiamo su di lui. Morì a Roma sei mesi dopo, venerdì 14 luglio 1531.
Una sua iscrizione funeraria, oggi perduta, si trovava nella chiesa di S. Onofrio a Roma.
Fonti e Bibl.: Oltre alle opere già indicate, sono da segnalare: Biblioteca apostolica Vaticana, De Laocoonte in Titi imperatoris domo reperto, Vat. lat. 3351, c. 150v (edizione in S. Settis, Laocoonte. Fama e stile, Roma 1999, pp. 130 s.); lettera ed elegia ad Angelo Colocci, Vat. lat. 5227, II, cc. 573r- 574v; Ercole Rangone a Capranica, Regin. lat. 2019, cc. 168r-169r; in Urbe homicidii industria, Basel, Universitätsbibliothek, C.IV.33, anche Bern, Universität Zentralbibliothek, ZB Artopoeus 33; Coryciana, Romae 1524, n. 3; 27; 74-80, 400, vv. 75-78 (Francesco Arsilli, De poetis Urbanis), a cura di J. Ijsewijn, Roma 1997.
Lo studio più ampio su Sperulo è il saggio di P. Gwynne, Patterns of patronage in Renaissance Rome. F. S.: poet, prelate, soldier, spy, Oxford 2015, con testo completo delle poesie, una selezione delle lettere e ampia bibliografia precedente. Si veda anche: G.F. Lancellotti, Ludovici Lazzarelli septempedani Poetae Laureati Bombyx accesserunt ipsius aliorumque poetarum carmina cum commentariis de vitiis eorundem, Jesi 1765, pp. 38 s.; W.H. Woodward, Cesare Borgia, a biography, New York 1914; J. Shearman, Raphael in early modern sources (1483-1602), II, New Haven 2003, pp. 414-438.