SPINOLA, Francesco
– Nacque in data imprecisata, probabilmente a Genova e negli ultimi anni del XIV secolo, poiché nella Gabella possessionum del 1414 non compare il suo nome nella lista dei possessori di immobili, bensì quello di suo padre Ottobono del fu Cattaneo (l’identità della madre resta ignota), appartenente al ramo consociato nell’albergo degli Spinola di San Luca.
Fu attivo sulla scena politica e militare a partire dal terzo decennio del Quattrocento, tra gli oppositori filoviscontei dei Fregoso, che al tempo reggevano il dogato. In questi anni infatti, nel quadro dei reiterati tentativi del Ducato di Milano, e nel caso specifico di Filippo Maria Visconti, di impadronirsi di Genova – città chiave per la politica mediterranea dei duchi –, Spinola, con altri suoi parenti e con molti membri di altre casate aristocratiche genovesi, partecipò in prima persona alle iniziative militari intraprese dal duca per conquistare la città. Nell’estate del 1421 combatté a fianco di Guido Torelli, comandante dell’esercito visconteo, che riuscì a penetrare fino in Val Polcevera e in Val Bisagno, nelle zone immediatamente a ridosso della città. Questo tentativo di assalto fallì, ma la città capitolò pochi mesi più tardi, a fine ottobre, come conseguenza delle vittorie dell’esercito visconteo nella Riviera di Ponente e della sconfitta sul mare di Battista Fregoso, fratello del doge.
Negli anni successivi, Francesco Spinola venne coinvolto più volte nelle campagne militari di Filippo Maria Visconti, che al tempo stava perseguendo una politica anticatalana. Nel 1422 fu posto a comando di una spedizione navale contro i catalani in cui riuscì a impadronirsi di quattro imbarcazioni, mettendo in fuga le altre navi. Successivamente si recò in Sardegna e riuscì a impossessarsi del porto di Longosardo, sempre per conto del duca di Milano.
Spinola fu inoltre coinvolto nella strategia difensiva di Filippo Maria Visconti, che aveva necessità di ostacolare le famiglie aristocratiche genovesi ostili al suo governo, alleate degli Aragonesi.
Nel 1425 gli Aragonesi avevano fornito aiuto a Tommaso Fregoso (v. la voce in questo Dizionario), che era ancora intenzionato a riconquistare Genova, in un attacco alla città. Nonostante il fallimento del tentativo del doge deposto di riprendere in mano il governo, le due Riviere liguri continuavano a ribellarsi alla signoria milanese. Le famiglie ostili ai Visconti (Campofregoso, Fieschi, Grimaldi e Adorno) seppero sfruttare questo malcontento, fomentando ulteriormente i ribelli e riuscendo a impadronirsi di molti centri.
Per arginare l’avanzata dei fuoriusciti, a Filippo Maria Visconti non restava che infeudare località strategiche a esponenti a lui fedeli. Nel 1426 pertanto Francesco Spinola ottenne in feudo Pieve di Teco, un grosso borgo murato, capoluogo del distretto della valle Arroscia (tra le attuali province di Imperia e Savona), che dal 1386 costituiva un vicariato. Si trattava di un possedimento di grande rilievo poiché il borgo di Pieve di Teco controllava l’importante strada che collegava la Riviera ligure di Ponente al Piemonte occidentale. Spinola tenne il possesso del borgo fino al 1439, quando dovette passarlo a Tommaso Fregoso che nel frattempo aveva ripreso in mano il governo della città riassumendo la carica di doge.
Sempre impegnato al servizio del duca di Milano, nel 1430 Spinola riuscì a recuperare i borghi di Sestri e Moneglia e anche il castello di Portofino, caduti in mano delle famiglie ostili al dominio dei Visconti. Nel gennaio del 1431 gli fu affidata una missione diplomatica di rilievo: rappresentò Genova nella stipula dell’alleanza con Lucca, con cui i genovesi si impegnarono a soccorrere la città toscana (al tempo in conflitto con Firenze che stava conducendo una politica apertamente ostile ai Visconti). Con l’obiettivo di isolare Firenze, Spinola strinse per conto di Genova un simile accordo anche con Siena.
Nello stesso anno la Repubblica di Venezia, alleata di Firenze contro Milano viscontea, spedì nel mar Ligure una flotta comandata da Pietro Loredan, con l’intento dichiarato di aiutare i fuoriusciti genovesi a liberare la città dai Visconti. A Spinola venne affidato il comando della flotta, ma nei pressi di Portofino le navi genovesi subirono una pesante sconfitta e insieme con altri fu lui stesso catturato da Loredan e condotto a Firenze e poi a Venezia (1432) dove fu incarcerato, per essere liberato solo nell’estate del 1433.
Nel 1435, Spinola fu nuovamente coinvolto in importanti operazioni militari nel quadro della guerra che oppose, per la successione a Giovanna II d’Angiò regina di Napoli, Alfonso V d’Aragona e Renato d’Angiò. Fedele all’atteggiamento anticatalano dei signori di Milano, Genova sostenne il candidato angioino e nel giugno del 1435 a Spinola fu affidato il comando della flotta inviata a soccorrere Gaeta, difesa dai milanesi contro Alfonso V. Giunto a Gaeta, Spinola preparò le difese della città nel tentativo di resistere all’imminente attacco degli Aragonesi. Alfonso V pose sotto assedio Gaeta, ma Spinola la difese strenuamente e continuò a coordinare le forze genovesi anche dopo essere stato ferito. Nonostante la città fosse stata messa a dura prova dai violenti attacchi delle forze aragonesi Spinola rifiutò la resa offertagli dal sovrano. Per la sua capacità di tenere testa alle forze nemiche durante il lungo assedio, Spinola venne definito dagli ambasciatori di Gaeta «lume e splendore della nazione genovese» (così l’annalista Agostino Giustiniani, Annali..., a cura di G.B. Spotorno, 1854, p. 347).
A inizio agosto, di fronte al dilagare di malattie e carestia, e sfinita dalla battaglia, la città fu in procinto di capitolare, ma la situazione fu ribaltata dall’arrivo dei rinforzi inviati in soccorso di Spinola. Il 5 agosto, al largo di Ponza, la flotta genovese comandata da Biagio Assereto riuscì a piegare le forze aragonesi. La vittoria fruttò un ricco bottino: oltre alle navi nemiche, furono fatti prigionieri Alfonso V, i suoi due fratelli e il re di Navarra. Ma il duca di Milano decise di liberare il sovrano aragonese e gli altri prigionieri senza ricompensare la flotta genovese.
La mancata osservanza dei patti da parte di Filippo Maria Visconti suscitò il malcontento dei genovesi. Pochi mesi dopo, nel 1436, l’arrivo a Genova di Erasmo Trivulzio, nominato nuovo governatore in sostituzione di Opizzino d’Alzate, fu il fattore scatenante di una rivolta cittadina, capeggiata proprio da Francesco Spinola. Sotto il suo comando i ribelli riuscirono ad assediare Trivulzio e a cacciare le guarnigioni milanesi stanziate in città dichiarando decaduto il dominio dei duchi di Milano.
Successivamente alla cacciata dei milanesi il governo della città passò provvisoriamente agli Otto capitani della Libertà, e dopo tre mesi venne restaurato il dogato prima sotto Isnardo Guarco (che rimase in carica per pochi giorni fra fine marzo e inizio aprile 1436) e poi sotto Tommaso Fregoso che il 3 aprile 1436 riuscì a farsi nominare doge per la seconda volta.
Spinola morì a Finale Ligure il 9 febbraio 1442 e fu sepolto nella chiesa di S. Domenico a Genova. Il suo corpo fu posto in un sarcofago greco-romano donatogli a Gaeta, sopra il quale fu appoggiato un monumento equestre. Il sarcofago si trova oggi nel Museo di Sant’Agostino, mentre la statua che lo raffigura è stata trasferita nell’atrio della Galleria nazionale di palazzo Spinola in Genova.
Fonti e Bibl: Archivio di Stato di Genova, Antico Comune, R. 559, Gabella Possessionum, 1414, cc. 392r-414v; A. Giustiniani, Annali della repubblica di Genova, a cura di G.B. Spotorno, Genova 1854, pp. 298, 307, 310, 313-318, 325, 328-332, 347, 351; A. Galli, Commentarii de rebus Genuensium et de navigatione Columbi, a cura di E. Pandiani, in RIS, XXIII, parte I, Città di Castello 1910, p. 37.
M. Deza, Istoria della famiglia Spinola decritta dalla sua origine fino al XVI secolo, Piacenza 1694, pp. 248-263; G. Petti Balbi, Uomini d’arme e di cultura nel quattrocento genovese: Biagio Assereto in Atti della società ligure di storia patria, n.s., II (1962), 2, pp. 114-117, 122 s.; T. Ossian de Negri, Storia di Genova, Milano 1968, pp. 551, 553-558; R. Musso, Le istituzioni ducali dello “Stato di Genova” durante la signoria di Filippo Maria Visconti, in L’età dei Visconti. Il dominio di Milano fra XIII e XV secolo, a cura di L. Chiappa Mauri - L. de Angelis Cappabianca - P. Mainoni, Milano 1993, pp. 65-69; Id., Lo stato ‘cappellazzo’. Genova tra Adorni e Fregosi (1436-1464), in Studi di storia medioevale e di diplomatica. Pubblicati a cura del Dipartimento di scienze della storia e della documentazione storica [dell’Università degli studi di Milano], XVII (1998), pp. 272-274; R. Müller, Sic hostes Ianua frangit. Spolien und Trophäen im Mittelalterlichen Genua, Weimar 2002, pp. 169-179; R. Musso, Il dominio degli Spinola su Pieve di Teco e la valle Arroscia (1426-1512), in Ligures, I (2003), pp. 197-214; G. Petti Balbi, Tra dogato e principato: il Tre e il Quattrocento, in Storia di Genova. Mediterraneo, Europa, Atlantico, a cura di D. Puncuh, Genova 2003, pp. 288 s.; F. Levy, Gênes au XVe siècle, dominations étrangères et esprit civique, in Libertà e dominio. Il sistema politico genovese: le relazioni esterne e il controllo del territorio, a cura di M. Schnettinger - C. Taviani, Roma 2011, pp. 55-88 (in partic. pp. 80-82, 87).