STAIBANO, Francesco
– Nacque a Napoli il 23 luglio 1598 da Cesare e da Porzia Rossa; fu battezzato nella parrocchia di S. Strato a Posillipo con il nome di Giovanni Francesco Giuseppe.
Il padre fu «dottissimo» giureconsulto, come recita l’epigrafe funebre nella cappella di famiglia all’interno della chiesa napoletana di S. Pietro a Maiella; la madre, che sopravvisse al marito e fu tutrice dei figli minori, apparteneva alla nobiltà cittadina del seggio di Montagna. Francesco fu ultimo di cinque figli. Prima fu Isabella (25 novembre 1591), secondo fu Paolo (6 gennaio 1595), poi vennero i gemelli Giovanni Filippo e Iacopo (5 maggio 1597).
A sostenere per primo la nobiltà del casato perché discendente da nobili provenienti da Scala, in costiera amalfitana, distintisi alla corte angioina, fu il fratello Paolo, che il 21 febbraio 1618 ottenne per sé e Francesco l’aggregazione al seggio nobiliare di Scala (atti del notaio Giovanni Antonio de Pino di Scala).
Quando Francesco chiese di entrare, trentatreenne, nel clero napoletano, era già munito di un breve di Urbano VIII (4 dicembre 1631) che lo dispensava dagli interstizi per ricevere gli ordini a Napoli. Per tre anni (1630-32) aveva studiato filosofia e teologia nel collegio dei gesuiti con Tommaso Mascambruno, Eligio della Marra e Cesare Macrini. Frequentava la Congregazione sacerdotale in S. Giorgio Maggiore dei pii operai e risiedeva in famiglia, nella circoscrizione parrocchiale di S. Angelo a Segno. Pur godendo di una cospicua rendita proveniente dall’eredità paterna, il patrimonio sacro gli fu costituito dal fratello Paolo. Nonostante un difetto all’occhio sinistro, dispensato con breve pontificio (22 giugno 1633), divenne sacerdote nell’estate del 1633.
Addottoratosi in teologia, fu cappellano del Tesoro di S. Gennaro per il seggio di Montagna. Si legò di amicizia con il canonico Sansone Carnevale (1595-1656), parroco del duomo, con il quale diede avvio alla Congregazione sacerdotale delle Apostoliche Missioni (1646), di cui fu primo assistente; per i chierici membri del sodalizio dettò lezioni di filosofia e teologia nella chiesa di S. Luciella a San Ligorio.
Nello stesso periodo, resosi disponibile ad andare missionario in Paesi lontani, dal segretario della Congregazione romana Propaganda fide, Francesco Ingoli, fu indirizzato verso più di una possibile destinazione (Montenegro, Persia o Bulgaria), cui però non si diede seguito. Grazie all’appoggio del nunzio a Napoli, allora Emilio Altieri, che di lì a qualche anno sarebbe diventato papa Clemente X, il 17 settembre 1647 riuscì a ottenere il decreto di nomina per la missione di Persia, ma la partenza per Smirne naufragò per i disordini politici scoppiati a Napoli. Cessata la rivolta di Masaniello, poiché il prefetto di Propaganda fide, il cardinale Luigi Capponi, intendeva inviare Staibano in Congo, fu eletto arcivescovo titolare di Costantina in Numidia (17 giugno 1648) e chiamato a Roma, ma, impossibilitato alla partenza da Lisbona stavolta per i contrasti tra Portogallo e Spagna, non fu più ordinato vescovo da Innocenzo X e dovette far ritorno a Napoli. Due anni dopo, per le pressioni di Filippo IV, a Staibano fu inviato di nuovo il decreto di nomina episcopale per il Congo (14 febbraio 1650); ma ancora una volta, per cause ignote, non se ne fece nulla. Rientrato a Napoli, egli tornò di nuovo al ministero apostolico e all’insegnamento della teologia.
Quando la peste del 1656 decimò la Congregazione delle Apostoliche Missioni, Staibano, uno dei dieci sopravvissuti al contagio, si fece carico di farla risorgere privilegiando le missioni interne, a Napoli, nei suoi casali e nel Regno. Contemporaneamente fu tra i principali collaboratori del cardinale Ascanio Filomarino per la ripresa della vita diocesana come esaminatore sinodale e revisore dei libri, ufficio proseguito con il successore, il cardinale Innico Caracciolo.
Morì a Napoli il 29 aprile 1685. Ne tenne l’elogio funebre il canonico Gennaro d’Auria. I confratelli delle Apostoliche Missioni ne commissionarono un efficace ritratto, che decorava le pareti della loro sede, la cosiddetta cappella degli Illustrissimi nel duomo di Napoli.
Opere. Nel 1647 Staibano diede alle stampe un trattato sui miracoli, dedicato al segretario della Congregazione Propaganda fide, Ingoli: Examen miraculorum (Neap. 1647). Ma la sua opera più nota fu Seminarium theologicum, siue Summa principiorum theologiæ moralis (Neapoli 1654); rivista da Carnevale e dedicata al cardinale Filomarino, si presentava come una summa di teologia morale in cui si sviluppavano 150 temi teologico-giuridici d’impostazione aristotelico-scolastica, offrendo risoluzioni per un migliaio di quei casi morali sui quali poggiavano in età postridentina la formazione e l’aggiornamento del clero. Staibano avrebbe però dato alle stampe anche altri scritti, oggi irrintracciabili: un Tesoro de’ problemi et quesiti morali (Napoli 1646); un poema eroico di tema cristologico, intitolato La Divinità comunicata (Napoli 1668); un panegirico in versi di Clemente X Altieri, che da vescovo di Camerino era stato nunzio a Napoli (1644-52); un volume di versi d’occasione, che egli avrebbe firmato con il nome arcadico di «Sebeto altiero».
Fonti e Bibl.: Nell’Archivio storico diocesano di Napoli si conserva il fascicolo personale per l’ordinazione (Sacra patrimonia, fascio 3, f. 39) e si custodiscono le carte della Congregazione delle Apostoliche Missioni; altra documentazione è a Roma, presso l’Archivio storico della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Nei documenti il cognome compare anche nelle varianti Staivano, Stajbano e Staybano.
Notizie su di lui in G. Solimeno, L’Ave Maria della missione, Napoli 1677, pp. 691-693; N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, p. 96; P. Sarnelli, Specchio del clero secolare, III, Napoli 1679, pp. 313 s.; B. Aldimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili, Napoli 1691, pp. 473-475 (sulla famiglia); C. Cartari, Pallade bambina, I, Roma 1694, p. 66; A. Aprosio, Bibliotheca Aprosiana, liber rarissimus, et a nonnullis inter anekdotous numeratus, Hamburgi 1734, p. 125; M. Weissbacher, Legend der Gottselig- und Heiligmäßigen Petriner, Augspurg und Gratz 1737, pp. 28 s.; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, IV, Venezia 1747, p. 164; F.S. Quadrio, Della storia e della ragione d’ogni poesia, IV, Milano 1749, p. 271; Ch.G. Jöcher, Allgemeines Gelehrten-Lexicon, IV, Leipzig 1751, col. 767; G. Sparano, Memorie istoriche per illustrare gli atti della S. Napoletana Chiesa e gli atti della congregazione delle Appostoliche Missioni, I-II, Napoli 1768, I, pp. 6, 10, 18-31, 39-45, 328-331, II, pp. 135 s., 184; Regulæ clericorum secularium Congregationis Apostolicarum Missionum, Neapoli 1777, p. 10; L. Giustiniani, Memorie istoriche degli scrittori legali del Regno di Napoli, III, Napoli 1788, pp. 195-197; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 338; Nuova enciclopedia popolare italiana, XXII, Torino 1865, pp. 137 s.; Giornale araldico-genealogico-diplomatico Italiano, 1873-1874, t. 1, p. 146; B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d’Italia, III, Napoli 1876, pp. 230-233; P.R. Streit, Bibliotheca missionum, I, Grundlegender und Allgemeiner Teil, Rom-Freiburg-Wien 1963, pp. 23 s.; A. Brásio, Monumenta missionaria africana: África ocidental, X, 1647-1650, Lisboa 1965, pp. 126 s.; V.A. Salvadorini, Le missioni a Benin e Warri nel XVII secolo, Milano 1972, pp. 53-56; L. Jadin - R. Aubert, L’ancien Congo et l’Angola, 1639-1655, d’après les archives romaines, portugaises, néerlandaises et espagnoles, III, Années 1644-1655, Bruxelles-Rome 1975, pp. 1209, 1676 s.; M.N. Gabriel, Angola, cinco séculos de cristianismo, Queluz 1978, p. 65; Cristandade portuguesa até ao século XV evangelização interna, ilhas atlânticas e Africa ocidental, Braga 1993, p. 597.