Teologo, polemista e riformatore religioso (Mantova 1501 circa - Stobnice, Polonia, 1574); fu uno dei più radicali esponenti del pensiero teologico cinquecentesco volto alla critica del dogma trinitario. Prete cattolico, passò al protestantesimo a Padova, dove insegnava lingue; dovette quindi fuggire in Austria, poi in Svizzera: a Basilea pubblicò una grammatica ebraica (1547). Passò poi in Polonia, quindi, perseguitato come eretico e iconoclasta (aveva stilato i 50 articoli dei Canones reformationis), in Prussia (docente a Königsberg); ma urtò presto anche contro l'ortodossia luterana per la polemica contro A. Osiander, nella quale sostenne che Cristo era stato salvatore secondo la sua natura umana. Dovette così lasciare, anche per la polemica contro Melantone, la Germania e continuò sempre in una vita raminga, mai stanco di polemiche teologiche, nelle quali affrontò anche Calvino. La sua influenza fu vasta, soprattutto sullo sviluppo della riforma in Polonia. Sue opere principali sono: De Trinitate et mediatore domino nostro Jesu Christo (1562), contro J. H. Bullinger, P. Martire, Calvino; De trinitate et unitate Dei, deque incarnatione et mediatione domini nostri Jesu Christi (1567), diretta contro i nuovi "ariani", cioè contro il gruppo degli eretici italiani antitrinitarî e dei loro seguaci polacchi.