STOCCO, Francesco
– Nacque a Decollatura, allora Calabria Citeriore, il 1° marzo 1806 da Antonio Tomaso e da Maria Giuseppa Caputo dei duchi di Torano.
Il padre Antonio Tomaso (30 dicembre 1753-6 ottobre 1833) ebbe nove figli: tre maschi (Giovanni, Francesco, Giuseppe) e sei femmine (Saveria, Faustina, Diana, Maria Teresa, Anna Maria e Angela). Francesco e Giuseppe rimasero celibi, mentre Giovanni (Nicastro 1800-1841) sposò Letterina Tavano di Feroleto. Dalla loro unione nacquero nove figli, di cui quattro dei sei maschi aderirono al movimento rivoluzionario del 1848 e all’impresa garibaldina del 1860: Vincenzo, Paolo, Antonio (6 luglio 1833-3 febbraio 1910), colonnello garibaldino nel 1860 al comando del 2° reggimento Cacciatori della Sila, ed Edoardo, capitano anch’egli nei Cacciatori della Sila, che dopo i fatti d’armi al Volturno ebbe i gradi di maggiore e morì prematuramente nel 1863.
Nel 1806, Francesco di Borbone, duca di Calabria, figlio del re di Napoli Ferdinando IV (dal 1816 Ferdinando I delle Due Sicilie), in fuga da Napoli per l’occupazione francese, fu ospitato da Antonio Tomaso Stocco nella sua casa di Decollatura, dove era appena nato Francesco. Il principe ereditario, futuro Francesco I re delle Due Sicilie, manifestò l’intenzione di voler tenere a battesimo il neonato l’indomani nella cattedrale di Nicastro. Al bambino fu dato, in onore del padrino, il nome Francesco. Il battesimo, però, avvenne a Messina in quanto la famiglia reale fu costretta a partire, in gran fretta, per la Sicilia.
Francesco compì i primi studi, fino al 1824, nel Real Collegio di Cosenza, e successivamente fu introdotto dal padre alla corte di Napoli e nominato cavaliere di corte dal re con l’ordine di prestare servizio nel palazzo reale. Proprio la vita a corte lo indusse a osteggiarne il governo. Nel 1838 aderì per un breve periodo alla Giovine Italia capeggiata in Calabria da Benedetto Musolino.
La convinzione dell’ostilità verso lo Stato borbonico maturò ancor più dopo i massacri nella provincia di Cosenza del marzo e del luglio del 1844 e quelli di Messina, Reggio Calabria e Gerace del 1847. Per la sua aperta avversione al regime, nel 1847 fu arrestato a Napoli insieme ad altri patrioti. Di quei prigionieri Stocco fu l’ultimo a essere liberato all’inizio del 1848, quando Ferdinando II promulgò la costituzione.
Ritornato in Calabria, ebbe un ruolo di primo piano nella rivoluzione del 1848, guidando l’insurrezione che il 27 giugno fu sconfitta dalle truppe del generale Ferdinando Nunziante nello scontro presso il fiume Angitola.
Il fallimento dei moti calabresi e la successiva repressione borbonica lo costrinsero prima a nascondersi e poi all’esilio: a Malta nel giugno del 1849, e successivamente, nel 1850, nello Stato sabaudo, a Genova e poi a Nizza, dove conobbe Giuseppe Garibaldi, prima della partenza di quest’ultimo per gli Stati Uniti. Dopo essere stato anche in Francia a Marsiglia, nel 1854 Stocco ritornò a Genova. In questi ultimi spostamenti si incontrò con Giuseppe Mazzini e prese contatti con altre personalità di rilievo dell’universo nazional-patriottico.
La notte tra il 5 e il 6 maggio 1860 partì da Quarto con i Mille. Nell’ordine del giorno di Garibaldi del 7 maggio, scritto a bordo del Piemonte, fu delineata l’organizzazione del corpo dei volontari e il comando di una delle sette compagnie – la terza – fu affidato a Stocco. Egli si distinse a Calatafimi, dove rimase ferito gravemente da un colpo di arma da fuoco al braccio destro ed ebbe la medaglia d’argento al valor militare. A Palermo Garibaldi lo nominò colonnello e il 21 giugno, insieme ad altri volontari, lo mandò a Barcellona Pozzo di Gotto con un salvacondotto con compiti di intelligence: «La loro missione fu da prima tenuta segreta; ma più tardi si seppe che essi erano venuti per tener corrispondenze colle province napoletane e per agevolare l’entrata di Garibaldi [...]. Qui disposero le cose in modo, che poi a ragione fu detto che la marcia di Garibaldi verso quelle province fu un vero e continuo trionfo» (Rossitto, 1911, pp. 463 s.). Nella notte tra il 7 e l’8 agosto, insieme ad altri volontari calabresi, Stocco si portò segretamente in Calabria con il compito di coordinare il sostegno al passaggio delle truppe garibaldine oltre lo Stretto. L’importante e delicato ruolo da lui svolto fu riconosciuto da Garibaldi che lo nominò generale e il 28 agosto 1860 gli ordinò di formare una divisione di volontari calabresi e di dirigersi verso Napoli. La divisione del generale Stocco era costituita da due reggimenti: il primo, di 974 volontari della provincia di Cosenza, era comandato dal colonnello Giuseppe Pace e il secondo, con una forza di 1186 volontari, dal colonnello Antonio Stocco. Quest’ultimo reggimento partì per Napoli in due scaglioni imbarcati a Sant’Eufemia. La divisione si distinse nello scontro con l’esercito borbonico al Volturno, e – anche per il valore dimostrato a Caserta Vecchia contro la colonna comandata dal colonnello Andrea Perrone – a Stocco fu confermato il grado di maggior generale dell’esercito dell’Italia meridionale con decreto del 16 ottobre 1860 firmato a Napoli da Garibaldi.
Stocco fece parte della commissione, istituita a Palermo nel dicembre del 1861, che compilò un primo ruolo nominativo, in data 19 aprile 1862, di coloro che sbarcarono a Marsala con Garibaldi. Dopo l’unità d’Italia, il 5 gennaio 1862, fu integrato con il medesimo grado nel corpo volontari italiani e, il 27 marzo dello stesso anno, nell’esercito regolare italiano. Dal 10 aprile 1862 fu a disposizione del ministero della Guerra e il 13 luglio ebbe il comando della brigata Aosta, che lasciò quasi subito per motivi di salute. Collocato a riposo il 14 maggio 1863, si ritirò a Nicastro, dov’era residente.
Nelle consultazioni del 27 gennaio 1861, Stocco era stato eletto per il collegio di Nicastro nel primo Parlamento italiano (VIII legislatura), mentre nel 1865 (IX legislatura), solo dopo l’opzione di Giovanni Nicotera per il collegio di Salerno, in una consultazione suppletiva, fu possibile la sua elezione, convalidata il 24 gennaio 1866. Tuttavia, le sue dimissioni consentirono, in una nuova votazione, l’elezione del nipote Vincenzo. Stocco lasciò quindi la vita politica attiva, mentre Vincenzo fu eletto anche nelle successive tre legislature e il 4 dicembre 1890 fu nominato senatore del Regno d’Italia.
Francesco Stocco morì a Nicastro, dove fu sepolto, l’8 novembre 1880, all’età di settantaquattro anni.
Il piccolo sepolcro a piramide, rivestito di lastre di marmo fu fatto costruire da Giovanni, figlio di Antonio Stocco, che era stato nominato erede universale. Il Consiglio provinciale di Catanzaro fece erigere un monumento in marmo di Carrara, realizzato dallo scultore Giuseppe Scerbo, inaugurato a Catanzaro il 20 settembre 1898. La Regia Marina italiana, durante il primo conflitto mondiale, costruì delle nuove unità da guerra: a una di esse diede il nome di Francesco Stocco, onorandone la memoria.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, Esercito Italia meridionale, sez. IV, bb. 137, 183; Decollatura, Archivio Stocco. Inoltre: G. Marulli, Documenti storici riguardanti l’insurrezione calabra, Napoli 1849, passim; G. Oddo, I Mille di Marsala, Milano 1863, p. 819; F. Fiorentino, Elogio funebre del generale F. S., Napoli 1881; V. Visalli, I calabresi nel Risorgimento italiano. Storia documentaria delle rivoluzioni calabresi dal 1799 al 1862, Torino 1893, ad ind.; G. Rossi, Discorso per l’inaugurazione del monumento al generale F. S., 20 settembre 1898, Catanzaro 1898; P. Camardella, I calabresi della spedizione dei Mille, Ortona a Mare 1910, pp. 59-72; F. Rossitto, La città di Barcellona Pozzo di Gotto, Messina 1911, pp. 463 s.; R. Mirabelli, Calatafimi e F. S., in Camicia Rossa VI (1930), 6, pp. 123-126; C. Agrati, I Mille nella storia e nella leggenda, Milano 1933, pp. 233-236; G. Boca, Contributo della Calabria al Risorgimento Italiano. Periodo 1848-1860, Decollatura 1982, passim; E. Borrello, Sambiase. Storia della città e del suo territorio, Lamezia Terme 1988, passim; V. Vilella - G. Masi - A. Bagnato, Dal decennio francese al primo conflitto mondiale: rivoluzione, politica, cultura, a cura di F. Mazza, Soveria Mannelli 2001, pp. 151-154, 176; C. Calci, Un generale tra due rivoluzioni: F. S., in Quaderni storiografici, 2009, vol. 30, pp. 14-33; Id., Decollatura ricorda i suoi patrioti. F. S., Decollatura 2011; Id., La morte del generale F. S. avvenuta a Nicastro l’8 novembre 1880, in Storicittà, XX (2011), 196, pp. 20-22.