TADINI, Francesco
– Nacque a Cameri, vicino a Novara, il 10 ottobre 1785, da Gaspare e da Francesca Paggiaro.
Il padre, medico-fisico nativo di Vespolate, lo mise in collegio a Miasino a seguire i corsi di ginnasio. Frequentò il liceo a Novara, presso i gesuiti; quindi, come allievo del prestigioso collegio Caccia, studiò all’Università di Pavia e vi conseguì a pieni voti la laurea in medicina nel 1807 e quella in chirurgia l’anno seguente. Durante gli anni universitari si formò alle idee gianseniste e alle correnti riformiste e illuministe, ed ebbe tra i compagni di studio, insieme a Carlo Beolchi, i conterranei Giovanni Fossati, Giuseppe Vismara e Pietro Ponzani, che avrebbe poi ritrovato nella cospirazione e nell’esilio.
Tornato a Novara, dove la famiglia s’era trasferita dopo la morte del padre, esercitò la professione, pubblicò un primo scritto scientifico (Analisi della proprietà delle cantaridi, Novara 1810) e dopo qualche anno ottenne un posto all’ospedale Maggiore della carità. Fu iniziato alla carboneria da Fossati che a Novara aveva aperto per primo una vendita. Da quel momento Tadini si distinse quale infaticabile sostenitore della causa della libertà: fu in relazione diretta e scritta coi maggiori cospiratori piemontesi e lombardi (fra i quali Giuseppe Arconati Visconti) e si recò più volte in Lombardia. Dopo l’espatrio di Fossati a Parigi, divenne il nuovo capo dei carbonari novaresi e si impegnò assiduamente per guadagnare proseliti alla causa liberale e costituzionale. Grazie ai rapporti stretti con alcuni ufficiali della guarnigione, raccolse informazioni preziose sulla situazione militare della città.
Nel febbraio del 1821 accompagnò una prima volta Vismara a Torino e qui poi si stabilì nei giorni febbrili che precedettero l’insurrezione della guarnigione di Alessandria. Da quel momento tutti gli spostamenti di Tadini si svolsero a fianco del tenente colonnello Carlo Asinari di San Marzano, marchese di Caraglio: nella spedizione vercellese con il fallito tentativo di portare i dragoni della regina dalla parte degli insorti; durante la successiva missione ad Alessandria, dove provocarono le insurrezioni di altre guarnigioni e da dove, alla testa di circa duecento dragoni del re, di tre compagnie del reggimento Genova e di un drappello di federati, si portarono a Casale; quindi nuovamente a Vercelli, dove il 13 marzo fu infine proclamata la Costituzione di Cadice del 1812. Da qui le truppe costituzionali puntarono verso Novara. Precedendo San Marzano, la sera dello stesso 13 marzo 1821 Tadini riuscì a entrare in città grazie alla connivenza di un capitano di guardia e proclamò la Costituzione spagnola. L’adesione dei novaresi al moto fu tuttavia scarsa e i sediziosi furono costretti ad acquartierarsi nella cascina extraurbana Cordaro sino al 15 marzo, quando fu resa nota l’abdicazione di Vittorio Emanuele I. Nominato dalla Municipalità consigliere aggiunto, il 17 marzo Tadini partecipò a una deputazione inviata a Torino per rendere omaggio al nuovo sovrano; si portò quindi ad Alessandria e presenziò al consiglio che decise lo scontro di Novara: ma qui giunto non poté che assistere alla disfatta dell’8 aprile 1821.
Iniziò così il lungo periodo dell’esilio in Paesi diversi, di cui sempre approfondì la storia e i sistemi politici ed economici per trarne utili insegnamenti sugli assetti futuri dell’Italia. Via Genova, Antibes, Lione e la Savoia raggiunse la Svizzera, dove si trattenne dal maggio al novembre del 1821, prima nel Canton Ticino e quindi a Losanna, dove fondò insieme a Gioacchino Prati la società dei Rigeneratori.
Intanto, con sentenza del senato di Torino del 2 marzo 1822, Tadini venne condannato a morte per delitto di lesa maestà e per alto tradimento, e i suoi beni confiscati. A quel tempo egli era già riparato a Parigi, dove si riunì a Fossati, tra i membri più attivi delle società carbonaro-massoniche d’Oltralpe. Il 16 febbraio 1823, segnalato dalle autorità piemontesi, fu arrestato, condotto a Calais e il 20 febbraio imbarcato per l’Inghilterra come persona indesiderata.
A Londra frequentò Filippo Annibale Santorre De Rossi di Santarosa e coltivò amicizie tra uomini influenti che cercò di guadagnare alla causa italiana, come il politico ed economista John Bowring. Entrò nell’orbita di Giacomo Filippo De Meester Hüyoel, con il quale sarebbe rimasto in corrispondenza negli anni a venire, e ne divenne medico curante, professione che riprese guadagnandosi ampia clientela specialmente tra la colonia straniera. Insieme a lui e ad altri esuli londinesi entrò nella vendita carbonara presieduta da Luigi Angeloni e fu firmatario della Dichiarazione di principi del 17 agosto 1823, basata su una concezione unitaria della penisola italiana e sul rispetto della sovranità popolare, refrattaria a qualsiasi predestinazione delle forme di governo. Tra il febbraio e il giugno del 1829 si trovò invischiato nelle cosiddette trame austro-estensi, volte ad appoggiare la candidatura del duca di Modena, Francesco IV d’Austria-Este, alla Corona d’Italia, dalle quali prese tuttavia le distanze.
Dopo le giornate di luglio del 1830 Tadini fu richiamato in Francia dagli amici del comitato rivoluzionario. Rientrato a Parigi il 22 agosto 1830, strinse amicizia con Lafayette e Armand Carrel, ed entrò in contatto con Filippo Buonarroti. Fece firmare la Dichiarazione di principii portata con sé da Londra a Giovanni Battista Marochetti e a Fossati, e aderì alla Società dei patrioti italiani, fondata da quest’ultimo ma presto discioltasi per contrasti interni. Divenuto elemento centrale di organizzazione e propaganda, il 15 settembre 1830 fondò la Società dei liberi italiani, destinata pure a vita breve.
Tra i doveri e gli scopi dei soci corrispondenti segreti, egli indicava «di spargere e coi consigli e coll’esempio il desiderio di liberare la patria dal giogo degli stranieri e da quello dei Re e dei privilegiati ereditari facendo dell’Italia un solo stato con Governo rappresentativo elettivo senza alcun Magistrato ereditario» (Notizie biografiche..., 1905, p. 10). Come si può notare, l’indefesso cospiratore sembrava abbandonare la piattaforma politica dell’esulato londinese subendo momentaneamente l’attrazione esercitata dalla linea netta e intransigente di Buonarroti.
Parallelamente Tadini compì una missione a Lione e a Grenoble per ispezionare le frontiere, fungendo da intermediario per la società Aide-toi in vista della spedizione in Savoia del febbraio del 1834. Fallita questa miseramente, riprese con dedizione l’attività medica. Oltre a una serie di biografie (Demeester-Van-Stuyel (Philippe, le général), in Biographie des hommes du jour, III, 1, Paris 1837, pp. 15-18; Enrico, ibid., pp. 178-180; Ciani (Jacques), ibid., pp. 296-298; Fossati, ibid., V, 1, 1840, pp. 176-186), scrisse articoli su riviste mediche e si attivò in prima persona in occasione dell’epidemia di colera scoppiata a Parigi nel 1832, ottenendo una medaglia in bronzo per i servizi sanitari prestati.
Ricevuta una prima grazia il 14 gennaio 1840, Tadini fu poi compreso nell’indulto generale del 1842; tornò a Novara il 18 ottobre di quell’anno, ma non fu riammesso all’Ospedale maggiore. Nel 1848 si spese in comizi pubblici e privati: il 19 marzo 1848 parlò in piazza del Mercato a Novara, invitando il Municipio a organizzare la guardia nazionale e inviando a Carlo Alberto una supplica accorata. Scrisse sul giornale costituzionale Crociato (Ordinamenti di guerra della più grande urgenza, 27 luglio 1848) e l’anno successivo ebbe parte attiva nella tornata elettorale novarese, parlando alla Società democratica costituzionale in favore di Carlo Alberto e di una Costituente italiana, e auspicando in maniera utopica che le diverse capitali continuassero ad avere «le loro sedi Governative Regie o Repubblicane» (Circolare elettorale di Francesco Tadini ai Novaresi, 1849, Torino, Museo nazionale del Risorgimento italiano, Archivio Giovanni Faldella). Se nelle lettere private a Fossati e ad altri Tadini continuava a professarsi repubblicano, pubblicamente accantonava tali pregiudiziali e le idee espresse nel 1830 per abbracciare la causa di casa Savoia, accettando risolutamente la monarchia che l’aveva condannato a morte.
Stabilitosi a Torino, riprese l’attività medica che dovette però abbandonare nel 1854 in seguito a un colpo apoplettico. Morì celibe il 29 gennaio 1860 nell’ospizio per alienati di mente di Collegno.
Fu sepolto nel primo ampliamento del cimitero generale di Torino.
Fonti e Bibl.: Torino, Museo nazionale del Risorgimento italiano, Fondo Giovanni Faldella; Fondo Tadini; Fondo Tadini 2°. Manoscritti del Tadini. Documenti relativi al processo e alla condanna di Tadini si trovano in Archivio di Stato di Torino, Segreteria di Stato per gli Affari Interni, Alta Polizia, Processi politici del 1821; Alta Polizia, Gabinetto di Polizia, Novara; Archivio di Stato di Milano, Processi politici del Senato Lombardo-Veneto (1814-1859), b. 29. Mario Nagari pubblicò i carteggi di Tadini conservati a Milano (Museo del Risorgimento, Fondo Esuli, Carte De Meester) e a Roma presso la Biblioteca apostolica Vaticana (Sezione Archivi, Raccolta Patetta) e numerosi saggi sul personaggio: Il cospiratore novarese F. T. nel centenario della morte, in Bollettino storico per la provincia di Novara, LI (1960), 2, pp. 3-20; Il «dossier» T. dell’Archivio nazionale di Parigi (1822-23), ibid., LII (1961), pp. 29-56, numero speciale; Il «giornale» del dott. F. T., ibid., LIII (1962), pp. 34-110; Il carteggio T.-De Meester, ibid., LIV (1963), 2, pp. 3-86; Corrispondenza fra due patrioti novaresi. Lettere inedite di F. T. all’amico Antonio Fossati, ibid., LVI (1965), 2, pp. 41-123; Il patriota F. T., Cameri 1967; Carteggio inedito di F. T., Novara 1976.
Inoltre: Dottor F. T., in Notizie biografiche raccolte dall’avv. G.B. Finazzi ad illustrazione della bibliografia novarese pubblicata nell’anno 1886, Novara 1890, p. 130; A. Professione, Marzo 1848-1849, Novara 1899, pp. 18 s., 58; Notizie biografiche sul dottor F. T., Novara 1905; F. Patetta, Dichiarazione di principii d’una vendita di carbonari italiani in Londra nel 1823, in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, LI (1915-1916), pp. 1389-1420; R. Soriga, F. T. e le così dette trame austro-estensi contro il Principe di Carignano, in Il Risorgimento italiano, XXIV (1930), 3-4, pp. 477-485; R. Rogora, Esuli novaresi nel Risorgimento italiano, in Bollettino storico della provincia di Novara, XLVI (1955), 1, pp. 49-96; F. Della Peruta, Le vicende dell’emigrazione italiana in Francia nel 1830-31 in un diario di F. T., in Rivista storica del socialismo, 1962, voll. 15-16, pp. 171-193; A. Galante Garrone, Filippo Buonarroti e i rivoluzionari dell’Ottocento (1828-1837), Torino 1972, pp. 158-170, 484-488; G. Marsengo - G. Parlato, Dizionario dei piemontesi compromessi nei moti del 1821, II, Torino 1986, pp. 239 s.