TOTI, Francesco
TOTI, Francesco (Francesco Coti, Francesco de Perusio, Francesco da Perugia). – Nacque probabilmente negli ultimi decenni del XIII secolo a Perugia; ignoti sono i nomi dei genitori.
Le due varianti del patronimico, Toti e Coti, ricorrono alternativamente nella tradizione manoscritta legata alla sua produzione canonistica, rendendo piuttosto arduo definire quale delle due forme a noi pervenute, presumibilmente Coti, sia in effetti una cattiva lezione.
Francesco Toti non va confuso con altri due intellettuali omonimi vissuti nel Trecento, dai quali è distinguibile proprio in virtù dell’incerto patronimico, i più giovani Francesco da Perugia doctor summus, allievo di Giovanni da Ripa, e il meno conosciuto penitenziere apostolico in Roma (Bonmann, 1960, p. 241).
La documentazione meridionale conserva inoltre memoria anche di un Franciscus de Perusio ricettore delle decimae della diocesi di Aquino, nel 1325, e di un omonimo canonicus Theanensis impegnato nella recollectio delle decime di Capua del 1327, commissionata da Gerardo de Valle, collettore generale nel Regno e nunzio della Sede apostolica (Rationes decinarum Italiae..., a cura di M. Inguanez, 1942, pp. 31, 200). Si tratta forse di un solo personaggio; per distinguerlo da Toti è dirimente l’assenza dell’appellativo di frater, che rende poco probabile l’identificazione del canonico di Teano con il futuro vescovo di Sarno. Non è da escludere, comunque, che il Franciscus de Perusio citato negli anni 1325-27, come Toti in contatto diretto con l’entourage di Giovanni XXII, sia un suo parente oppure un uomo legato alla sua cerchia. Conforterebbe in tal senso l’indicazione del canonicato a Teano, un beneficio che, almeno negli anni Venti del XIV secolo, risulta assegnato ai familiari di altri ecclesiastici non regnicoli, legati alla Curia avignonese e operanti sotto Roberto d’Angiò.
Sebbene una parte della produzione scritta di Toti possa ricondursi al 1328, il frate compare nella documentazione papale soltanto nel 1333, precipuamente nelle vesti di inquisitore in compagnia di fra Bartolino di Giovannello, agendo all’ombra del legato apostolico Giovanni Gaetani. Sussiste ancora qualche dubbio in merito alla giurisdizione assegnata ai due inquisitori. L’ipotesi tradizionale, proposta nel XVII secolo da Luke Wadding (Annales Minorum, VII, 1932, p. 169), e ripresa senza soluzione di continuità dalla maggior parte degli studi successivi, colloca l’operato di Toti contro gli eretici in provincia Tusciae, cioè nella giurisdizione francescana della Toscana. Tale proposta è stata contestata da Mariano D’Alatri (1987), il quale ha ricondotto Francesco e Bartolino al distretto in partibus Tusciae, ovvero all’Umbria.
Per i servizi resi alla Curia pontificia, nello specifico in materia di disciplina canonica e di lotta all’eresia, Toti venne ricompensato dal pontefice Giovanni XXII, il 15 maggio 1333, con l’elevazione al vescovato di Sarno. Al francescano fu concessa dunque una diocesi suffraganea della metropolìa di Salerno, retta in quel momento dall’arcivescovo Urso Minutolo (1329-33), importante figura di congiunzione tra la Sede apostolica e il mondo ecclesiastico campano. La bolla papale del 1333 con cui Toti (gratificato del titolo di ordinis fratrum Minorum professor; C. Eubel, Bullarium Franciscanum, V, 1898, p. 542) ricevette la cura e l’amministrazione della diocesi lo cita soltanto come Franciscus de Perusio e afferma che la nomina episcopale avvenne per la morte del precedente vescovo sarnese, Nicola.
I riferimenti all’eccellente preparazione culturale, da porre in continuità con il titolo di magister che pure ricorre nell’incipit delle sue opere, tradiscono una formazione accademica raffinata, per la quale non è stata proposta peraltro alcuna coordinata geografica convincente a eccezione del territorio natale (Péano, 1977, col. 745).
Non si dispone, purtroppo, di informazioni puntuali sull’attività pastorale di Toti, né risulta facile definirne il momento della morte, collocato per lungo tempo anteriormente al 1350 (Ughelli, 1721). Seppur in maniera indiretta, gli studi recenti hanno proposto datazioni più contenute, ponendo la scomparsa del perugino addirittura nel 1333 (Forrai, 2010) e nel 1340 (Bove, 2004, p. 288).
Nell’assenza di ulteriori dati biografici, la maggiore notorietà per Toti proviene dalla sua produzione scritta, commissionata da due importanti figure del Trecento, il cardinale diacono di S. Teodoro Giovanni Gaetani e il pontefice Giovanni XXII. L’opera più nota è il Tractatus contra Bavarum (R. Scholz, Unbekannte kirchenpolitische..., 1911-1914, II). Il libello va opportunamente inserito nel solco della pubblicistica curialista di altri due minori contemporanei, Andrea da Perugia e Alvaro Pelagio, e propone una critica puntuale alla politica antipapale di Ludovico IV. Le chiare finalità del trattato consentono di ipotizzarne la stesura in un periodo di poco successivo al 18 aprile 1328, data in cui l’entourage dell’imperatore dichiarò deposto Giovanni XXII. Il testimone più conosciuto dell’opera, il codice vaticano Ott. lat. 2795, conserva anteriormente al Tractatus del magister Franciscus Coti anche i lavori dei canonisti Alvaro Pelagio e Andrea da Perugia. Probabilmente, i trattati dei due perugini furono scritti nel 1328 con lo scopo di arricchire il bagaglio di strumenti apologetici a disposizione della Curia avignonese contro la contemporanea pubblicistica imperiale (R. Scholz, Unbekannte kirchenpolitische..., cit., I, p. 30). Francesco Toti fu autore di altre due opere, un Index sententiarium ex epistolis domini Bernardi iussu Iohannis XXII e una Tabula in Sententias Petri Lombardi edita de mandato Iohannis papae XXII (Leclercq, 1987).
L’explicit contenuto nel ms. del XIV secolo Neap. Vindob. lat. 34 (già Vindob. 1048) ricorda che la Tabula fu composta a frate Francisco Toti de Perusio de ordine minorum et episcopo Sarnensi (Kristeller, 1963). La chiosa finale, in cui è fatto esplicito riferimento alla dignità episcopale sarnese, potrebbe considerarsi, sebbene con riserva, la spia di una fase creativa posteriore alla nomina come antistite, avvenuta nel maggio del 1333.
Fonti e Bibl. C. Eubel, Bullarium Franciscanum, V, Romae 1898, p. 542; R. Scholz, Unbekannte kirchenpolitische Streitschriften aus der Zeit Ludwigs des Bayern (1327-54), I-II, Rom 1911-1914, I, pp. 30, 33-37, 232-234, II, pp. 76-88; L. Wadding, Annales Minorum, VII, 1323-1346, Firenze 1932, pp. 169, 173, 536; Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Campania, a cura di M. Inguanez, Città del Vaticano 1942, pp. 31, 200.
F. Ughelli, Italia Sacra, a cura di N. Coleti, VII, Venetiis 1721, col. 577; G.C. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci, Romae 1806, p. 288; V. Bini, Memorie istoriche della perugina università degli studj e dei suoi professori, Perugia 1816, p. 57; G.B. Vermiglioli, Bibliografia storico-perugina o sia catalogo degli scrittori, Perugia 1823, p. 138; Id., Biografia degli scrittori perugini e notizie delle opere loro, II, E-U, Perugia 1829, pp. 310 s.; Sigismondo da Venezia, Biografia serafica degli uomini illustri che fiorirono nel francescano istituto, Venezia 1846, p. 124; Bibliotheca manuscripta ad S. Marci Venetiarum, a cura di J. Valentinelli, II, Venetiis 1869, pp. 326 s.; É. Baluze, Vitae Paparum Avenionensium, a cura di J. Mollat, II, Paris 1928, p. 231; Series Episcoporum Ecclesiae Catholicae, a cura di P.B. Gams, Leipzig 1931, p. 920; J. Rivière, Toti François, in Dictionnaire de théologie catholique, XV, Tarabaud - Trincarella, Paris 1946, coll. 1241 s.; G. Ruocco, Storia di Sarno e dintorni, I, Sarno 1946, p. 268; J. Leclercq, Un recueil espagnol d’opuscles ecclésiologiques au XIVe siècle, in Analecta sacra tarraconensia, XX (1947), p. 235; F. Stegmüller, Repertorium commentariorum in Sententias Petri Lombardi, I, Würzburg 1947, pp. 104 s.; C. Curcio, Caratteri e momenti del pensiero politico umbro, in Studi in onore di Lanciotto Rossi, Padova 1954, p. 111; V. Doucet, Commentaires sur les Sentences. Supplément au Répertoire de M. Frédéric Stegmueller, Firenze 1954, p. 116; O. Bonmann, Francesco di Perugia, in Lexikon für Theologie und Kirche, IV, Faith and Order - Hannibaldis, a cura di J. Höfer - K. Rahner, Freiburg 1960, p. 242; P.O. Kristeller, Iter Italicum, I, Agrigento to Novara, London-Leiden 1963, p. 437; C. Curcio, Qualche considerazione sul pensiero politico tra medioevo e rinascimento, in Filosofia e cultura in Umbria tra Medioevo e Rinascimento. Atti del IV Convegno di studi... Gubbio, 1966, Spoleto 1967, pp. 598 s.; J. Dykmans, Les sermons de Jean XXII sur la vision béatifique, Roma 1973, p. 25; Franciscus de Perusio, in Repertorium Fontium Historiae Medii Aevi, IV, Fontes D-E-F-Gez, Romae 1976, p. 549; P. Péano, François de Pérouse, in Dictionnaire d’histoire et de géographie ecclésiastiques, Paris 1977, XVIII, France - Frères, coll. 745 s.; C. Di Domenico, Sarno sacra, Sarno 1981, p. 102; M. D’Alatri, Eretici ed inquisitori in Italia. Studi e documenti, II, Roma 1987, p. 118; J. Leclercq, Recueil d’études sur Saint Bernard et ses écrits, IV, Roma 1987, p. 195; Jo. Schlageter, Francesco di Perugia, in Lexikon für Theologie und Kirche, IV, Franca - Hermenegild, Freiburg-Basel-Rom-Wien 1995, p. 51; J. Miethke, De potestate papae: Die päpstliche Amtskompetenz im Widerstreit der politischen Theorie von Thomas von Aquin bis Wilhelm von Ockham, Tubingen 2000, p. 311; G. Bove, Vescovi minoriti nei territori della Campania medievale (secc. XIII-XV), in Miscellanea francescana, CIV (2004), pp. 288 s.; R. Forrai, Franciscus de Perusio, in Compendium Auctorum Latinorum Medii Aevi (500-1500), a cura di M. Lapidge - G.C. Garfagnini - C. Leonardi, III, 4, Franchinus Gafurius - Franciscus Petrarcha, Firenze 2010, p. 476.