UBERTI, Francesco
UBERTI, Francesco degli. – Nacque probabilmente a Cesena nel 1440, come egli stesso afferma nel discorso funebre del 1465 per Malatesta Novello (conservato manoscritto nel codice di Cesena, Biblioteca Malatestiana, D.I.2, cc. 316v-324v, in partic. c. 319v: «me quintum ac vigesimum annum agente») da Uberto e da una Margherita, che il cronista Carlantonio Andreini, senza fondamento, ipotizzò appartenesse alla nobile famiglia cesenate Ottardi. Secondo Niccolò II Masini, estensore di una Vita Francisci Uberti caesenatis, il padre Uberto, cortigiano anzi segretario dei Malatesta, si trasferì da Rimini a Cesena nel 1421 seguendo Pandolfo III, che gli aveva dato anche una moglie, Margherita, sposata prima del 1427, anno della morte di Pandolfo stesso. In realtà, almeno stando alle ricerche di Oreste Delucca, il ramo riminese della famiglia era più recente di quello cesenate: nel testamento del pittore riminese Giovanni di Matteo Uberti, datato 1522, era indicato come erede, in caso di premorienza di tutti i parenti prossimi, proprio il figlio di Francesco, il notaio Grazioso; è così dimostrato il legame fra le due famiglie, quella cesenate e quella riminese.
I primi insegnanti di Uberti in patria furono il perugino Michelangelo da Panicale, maestro condotto dal Comune di Cesena fin dal 1456, e il cesenate Giacomo Passarella, che poi dal 1479 sarebbe stato vescovo di Imola. Uberti sembra rievocare l’insegnamento di altri maestri, come il riminese Roberto Orsi (che fu anche a Cesena) e l’eugubino Atteone Ugoni, attestato a Rimini, ma non è dato di capire se ne abbia seguito le lezioni in patria o fuori (a Rimini?). Anche se non si sono trovate tracce del suo passaggio in tale città, proseguì la sua formazione a Padova, dove ebbe compagno di studi fra il 1460 e il 1465 Conte Facino, al quale dedicò un carme (edito da Piccioni, 1903, pp. 233 s., dal manoscritto della Biblioteca Malatestiana, D.I.2, che conserva a c. 224r un altro testo «ad Comitem Facinum philosophum», tre a Galeazzo Facino e due all’altrimenti sconosciuto «Iulius Antonius Facinus philosophus patavinus»; forse lo stesso Conte?). A questo periodo risalgono i contatti con il grammatico concittadino Giovanni Epirota, con lo zaratino Girolamo Crisevo, umanisticamente Chrisaurus, successivamente rettore degli artisti a Padova, ma anche con veneziani come il legista Antonio Dandolo o il patrizio Francesco Leonte, che hanno fatto pensare a un successivo soggiorno di Uberti nella città lagunare, che non va assegnato al 1482-83, come suppone Luigi Piccioni, ma si deve spostare di qualche anno, secondo Luciano Gargan (1983, p. 260).
Rientrò a Cesena prima del 1465, come dimostrano due testi: uno è l’epitalamio composto per le nozze del veneziano Felice Dandolo con una Malatesta, che per la dedica ha fatto nascere l’equivoco di un augurio per le nozze di Malatesta Novello, in realtà avvenute nel 1447 quando Uberti aveva meno di 10 anni. L’altro è il discorso funebre prima ricordato per lo stesso Novello, che si chiude con un fervido ringraziamento al potere papale per la ristabilita libertas ecclesiastica, quindi perfettamente in linea con l’altra orazione De pace ac recuperatione libertatis. Da questo momento diventa difficile ricostruire le vicende biografiche di Uberti, che a partire dal luglio del 1475 fu ascritto al consiglio del Comune come maestro pubblico e il 28 dicembre di quell’anno in consiglio comunale avanzò la proposta di eleggere un nuovo maestro che lo aiutasse «propter magnam scolasticorum Caesenatium multitudinem» (Piccioni, 1903, p. 96); abbiamo testimonianza diretta del suo insegnamento da un mandato di pagamento del 31 ottobre 1478, controfirmato in autografo da Uberti. Pochi mesi dopo, dal luglio del 1479 al febbraio del 1481, fu assente da Cesena: secondo Nicolò Masini (Vita Francisci Uberti caesenatis, dal ms. di Cesena, Biblioteca Malatestiana, D.I.2, c. 4r), per evitare i caldi mesi estivi di Cesena, si recò a Forlì per seguire le lezioni di Antonio Urceo Codro, impegnato come precettore del figlio di Pino Ordelaffi. In realtà, non esistono prove di tale suo discepolato, se non due epigrammi ad Codrum foroliviensem e la lettera in prosa a un Codrus, chiamato magister desideratissime, che sono però per il forlivese Gianfrancesco Berti (v. Pasini, 1955); abbiamo anche tre epigrammi per Cortesi, dai quali però non si ricava nulla al di là di un rapporto di amicizia.
Nel 1496 fu a Urbino, come ci informa un epigramma al duca Guidobaldo, dove strinse amicizia con Lorenzo Astemio e Ludovico Odasi. Nel biennio 1497-98 fu «maestro de la scola» (Piccioni, 1903, p. 113) del comune a Pesaro, ma dall’anno successivo tornò a fare il maestro a Cesena, con uno stipendio di 250 lire annue per il 1499. Da allora sembra che sia rimasto a tenere questo incarico nella città natale, con l’unica parentesi nota del 1502, quando insegnò a Forlì. Al termine della condotta si rivolse per lettera al forlivese Gianfrancesco Berti, chiedendogli di intercedere presso l’influente parente Berto per essere pagato: è rimasto il mandato di pagamento «librarum bon. 89 pro Francisco Uberto ludi litterarum praeceptore, pro resto sui salarii» (Pasini, 1955, p. 167).
La notizia della morte è data dal cronista Giuliano Fantaguzzi (2012, p. 640), che scrive: «Maestro Francesco Uberto da la scola la notte di Carnevale, esendo le sue nore e donne e fioli a la festa et tornate a casa, lo atrovorno morto. Visit miseriter e morite miserrissimamente»; era il 16 febbraio 1518. A ciò si aggiunga che il figlio Grazioso, notaio, era solito sottoscrivere i suoi atti con la formula «ego Gratiosus magistri Francisci de Ubertis» (Archivio di Stato di Cesena, Notarile, Grazioso Uberti, A35-16, 400, n.n.) fino al giorno 11 febbraio di quell’anno, mentre dall’atto rogato il 26 dello stesso mese modificò così: «ego Gratiosus olim Egregi viri m. Francisci de Ubertis» (ibid.). Fu sepolto a Cesena nella chiesa di S. Agostino.
La copiosissima produzione di epigrammi di Uberti, al di là dei meriti poetici, costituisce una ricchissima fonte di notizie, non solo relativamente a figure grandi, medie e piccole della sua epoca, ma anche in relazione ad avvenimenti storici, come a esempio l’assedio e resa di Faenza, ultimo episodio di resistenza delle città romagnole (25 aprile 1501), o i tanti dati su Cesare Borgia.
Opere. La più ampia raccolta di opere di Uberti, tutte ancora inedite con l’eccezione dell’Oratio per Malatesta Novello (pubblicata da G.M. Muccioli, Catalogus codicum manuscriptorum Malatestianae Caesenatis Bibliothecae, I, Cesena 1780, pp. 139-148), si trova nel manoscritto di Cesena, Biblioteca Malatestiana, D.I.2, che contiene, oltre alla biografia dell’umanista composta intorno al 1590 dal medico Niccolò II Masini (1533-1602): Epistolae sive de temporibus libri duo, il primo ad Pomponium Laetum e il secondo ad Rambertum Malatestam; seguono dieci libri di epigrammi: Ad Alexandrum VI, Ad Hyppolytum ducis Ferrariae filium Cardinalem Estensem, Ad Cardinalem Salernitanum [Juan de Vera, 1453-1507, precettore di Cesare Borgia], Ad Musas endecasyllabon; e in altri metri: Ad virginem venetam Cassandram Fidelem, Cassandra Fidelis Francisco Uberto; e ancora: diversi altri testi indirizzati Ad Christophorum de Spiritibus episcopum Cesenae, Ad Leonardum Lauretanum, Ad Ducem Valentinum, Ad Ducem Urbini Guidubaldum Monferetrium, Ad Joannem Sphortiam, Ad Marsilium Ficinum, Ad Titum Vespasianum Strozam; seguono alcune epistole in prosa: al maestro Michelangelo da Panicale, ai figli Grazioso e Valerio, al sacerdote riminese Joanni Zubero, a Gian Francesco Berti, a Marco Antonio Sabellico e a Hieronimo Maserio; Ad Violantam olim Malatestae Novelli coniugem consolatoria, Epitaphium Malatestae Novelli, Oratio in funere Ill. olim Caesenae principis D. Malatestae Novelli, De pace ac recuperatione libertatis oratio; altre raccolte di epigrammi si trovano nei manoscritti di Cesena, Biblioteca Malatestiana, S.XXIX.21 e di Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, A.83.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Cesena, Archivio storico 51, Riformanze, 1475; ibid., 57, Consigli 1485-86, cc. 33r-34r, 133r; ibid., 620, Miscellanea di materie diverse, t. I, c. 13 sup.; Archivio di Stato di Forlì, Registri del Comune, I, c. 214; Lapidario cesenate, a cura di M.A. Pistocchi, Cesena 2009, p. 531; G. Fantaguzzi, Caos, a cura di M.A. Pistocchi, I, Roma 2012, pp. 607, 640.
L. Piccioni, Di F. U. umanista cesenate de’ tempi di Malatesta Novello e di Cesare Borgia, Bologna 1903; Id., Di F. U. umanista cesenate de’ tempi di Malatesta Novello e di Cesare Borgia. Tavola de’ carmi, in La Romagna, I (1904), pp. 232-245, 287-299; A. Silvani, Alcuni epigrammi faceti e licenziosi di F. U. umanista cesenate, in Classici e Neolatini, III (1907), pp. 213-219; L. Piccioni, I Carmi di F. U. umanista cesenate, ibid., VIII (1912), pp. 332-363; A. Pasini, I due Codri umanisti nei versi di F. U., in Giornale storico della letteratura italiana, CXXXII (1955), pp. 165-168; G. Pozzi, Da Padova a Firenze nel 1493, in Italia Medioevale e Umanistica, IX (1966), pp. 191-237 (in partic. pp. 209 s.); L. Gargan, Un umanista ritrovato. Galeazzo Facino e la sua biblioteca, ibid., XXVI (1983), pp. 257-305 (in partic. p. 260); G. Ortalli, Malatestiana e dintorni. La cultura cesenate tra Malatesta Novello e il Valentino, in Storia di Cesena, II, Il Medioevo, Rimini 1985, pp. 129-165 (in partic. pp. 150-153); P.G. Fabbri, Cesena tra Quattro e Cinquecento. Dai Malatesta al Valentino a Giulio II: la città, le vicende, le fonti, Ravenna 1990, p. 51; B. Dradi Maraldi, Carmi di F. U. per Ramiro de Lorqua, in Studi romagnoli, XLIV (1993), pp. 599-612; O. Delucca, Artisti a Rimini fra Gotico e Rinascimento: rassegna di fonti archivistiche, Rimini 1997, ad ind.; D. Righini, Contributo alla conoscenza dell’artista cesenate Francesco Masini, in Romagna. Arte e Storia, XXI (2001), pp. 19-36; B. Dradi Maraldi, “Maestri chiamati alla scuola di Cesena nel 1486” di Augusto Campana nei Carmi di F. U., in Omaggio ad Augusto Campana, a cura di C. Pedrelli, Cesena 2003, pp. 349-367; R. Rinaldi, Libri in maschera. Citazioni e riscritture umanistiche, Roma 2007, pp. 243-248; A. Campana, The origin of word «Humanist», in Id., Scritti, I, 1, Roma 2008, pp. 263-281 (in partic. p. 266); N. Masini, Vita di Domenico Malatesta, a cura di M.A. Pistocchi, Cesena 2008, pp. 334 s.; F. Zarletti, Monumenti cesenati, a cura di M.A. Pistocchi, Cesena 2011, ad ind.; A. Campana, Dal Calmeta al Colocci, in Id., Scritti, I, 2, Roma 2012, pp. 857-905 (in partic. p. 874); Id., Umanisti chiamati alla scuola di Cesena nel 1486, in Id., Scritti, III, 1, Roma 2014, pp. 105-120.