VALESIO, Francesco
– Nacque a Roma il 14 aprile 1670, terzo dei quattro figli di Carlo, medico nativo di Bordeaux (il cognome è probabilmente un’italianizzazione di Valois), e della romana Giovanna Mancini; fu battezzato il 18 nella parrocchia di S. Luigi dei Francesi come Ludovico Francesco.
Frequentò il Collegio romano, dove ebbe fra gli insegnanti i padri Francesco Eschinardi e Antonio Baldigiani; proseguì poi gli studi di letteratura greca e di diritto all’archiginnasio della Sapienza, rispettivamente sotto la guida di Pietro Antonio Russo e Giuseppe Carpani. Abbracciata la carriera ecclesiastica, entrò nell’Accademia di storia ecclesiastica, o dei Concili, fondata da Giovanni Giustino Ciampini. Nel 1699 vide la luce a Roma la prima delle sue rare opere a stampa: la riedizione, da lui «di nuovo corretta, et accresciuta», della guida di Fioravante Martinelli Roma ricercata nel suo sito, una descrizione delle chiese e dei monumenti antichi e moderni destinata ai viaggiatori, edita per la prima volta nel 1644. Fra le sue prime prove è anche una Relazione della scoperta e del dissotterramento della Colonna di Antonino Pio ad opera di Francesco Fontana (1703-05), che fu pubblicata solo nel 1821 da Francesco Cancellieri sulle Effemeridi letterarie di Roma (t. 2, pp. 214-225).
Già in precedenza aveva iniziato la redazione di un Diario, conservato a partire dall’agosto del 1700, in corrispondenza con l’inizio della «Parte II». L’opera, cui Valesio deve principalmente la sua fama, rappresenta una delle principali fonti per la storia di Roma nella prima metà del XVIII secolo per la ricchezza e l’accuratezza delle annotazioni sulla cronaca politica, religiosa e sociale della città, come pure sugli scavi archeologici e sulle vicende artistiche legate agli interessi antiquari dell’autore. Dopo una lunga lacuna dal 1711 al 1724, non sappiamo se dovuta allo smarrimento dei quinterni o a un’interruzione delle annotazioni, queste riprendono in forma più succinta fino al marzo 1742, poche settimane prima della morte di Valesio.
Malgrado la vita ritirata e la ritrosia nel pubblicare le proprie opere, l’abate Valesio fu un punto di riferimento importante nel panorama culturale romano dei primi decenni del Settecento, in virtù della sua vasta erudizione che spaziava dall’antiquaria alla storia della Chiesa delle origini a quella di Roma e dello Stato pontificio fra Medioevo e Rinascimento, di cui sono testimonianza la corrispondenza e la gran mole di appunti, trascrizioni e manoscritti inediti conservati nella sua biblioteca, e che gli valse occasionalmente degli incarichi istituzionali. Nel 1717 partecipò alla commissione presieduta dal cardinale Giovanni Battista Tolomei per la revisione dei libri liturgici delle diocesi italiane di rito greco, mentre una sua attività di censore di opere agiografiche è testimoniata fra l’altro dall’approvazione alle stampe apposta agli Acta S. Victorini episcopi Amiterni et martyris (Romae 1740).
La casa a S. Carlo al Corso dove abitò dalla fine del XVII secolo insieme al fratello minore, Carlo Filippo, rappresentò un luogo di ritrovo per letterati ed eruditi romani e forestieri. Fra questi figurava Ridolfino Venuti, uno dei fondatori dell’Accademia etrusca di Cortona di cui anche Valesio fu membro fin dal 1728. Il primo volume di Saggi di dissertazioni dell’Accademia, edito a Roma nel 1735, incluse una Dissertazione [...] sopra tre statue del Campidoglio (pp. 103-108) in cui egli descrisse e identificò tre marmi recentemente trasportati nel nuovo portico del Palazzo dei Conservatori. Curò anche la schedatura della raccolta di gemme incise appartenuta a Onofrio Baldelli, zio materno di Venuti (Cortona, Biblioteca del Comune e dell’Accademia etrusca, ms. 448), poi parzialmente pubblicata nel Museum Cortonense (Romae 1750) insieme a contributi dello stesso Venuti e di Anton Francesco Gori. Il suo interesse per questo genere di antichità, che anch’egli collezionava, si era già manifestato nella collaborazione con il barone Philipp von Stosch, che assistette nel commento delle incisioni realizzate da Bernard Picart riproducenti le Gemmae Antiquae caelatae, scalptorum nominibus insignitae provenienti da diverse collezioni private (Amstelædami 1724).
Allo stesso Stosch Valesio indirizzò inoltre una Dissertatio de Turri Comitum, composta nel febbraio del 1725 ma edita postuma a Venezia nel 1743 nel XXVIII volume della Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici di Angelo Calogerà (pp. 31-46), in cui discusse le ipotesi sulla costruzione della torre posta ai margini del foro di Vesta. Agli anni Venti del Settecento sembra risalire anche la stesura delle Memorie istoriche della Città di Corneto, rimaste inedite al pari di un ampio Ristretto dell’Histoire des juifs di Humphrey Pridaux redatto fra il 1726 e il 1728, mentre nel 1729 la sua Spiegazione di una bolla di Anacleto antipapa in cui si descrivono gli antichi confini del Monte Capitolino, concesso al monastero, e Chiesa di S. Maria d’Ara Coeli allora in cura de’ Monaci di S. Benedetto fu ospitato nel XX volume della Raccolta di Calogerà (pp. 103-125) e del 1734 è la pubblicazione, a Roma, dei suoi Acta passionis sanctorum Felicis et Adaucti.
Fra il 1735 e il 1740 Valesio attese alla redazione di un’Istoria di Casa Colonna, che rappresenta la sua produzione di più ampio respiro.
L’opera, in cinque libri, copre il periodo dalla fine dell’XI secolo all’anno 1600, ed è corredata da un albero genealogico con notizie sui principali esponenti della famiglia fino alla generazione coeva del principe Fabrizio Colonna e dei suoi figli. Nella premessa Valesio dichiarò l’intento di confutare la tesi della decadenza delle virtù italiane dopo la caduta dell’Impero Romano attraverso la ricostruzione delle gesta di una delle più gloriose famiglie romane. Criticando le trattazioni precedenti per il loro carattere celebrativo e favoloso, rivendicò inoltre l’imparzialità della propria ricerca, condotta anche sulla documentazione di famiglia messagli a disposizione dall’abate Cornazzani, l’archivista di casa Colonna, impegnato a sua volta nella stesura di una ricostruzione delle origini della casata di cui l’opera di Valesio doveva rappresentare il proseguimento. Il grosso della trattazione è dedicato alle vicende del XVI secolo e l’ampio spazio dedicato ai conflitti che opposero la famiglia ai pontefici costituisce probabilmente il motivo per cui rimase manoscritta.
Nel 1740 Benedetto XIV, appena asceso al pontificato, gli offrì la direzione della nuova Accademia di storia e antichità romane, ma Valesio, malato, rifiutò.
Morì a Roma il 17 maggio 1742 e fu sepolto nella chiesa di S. Maria in Posterula. Con un chirografo del 2 settembre 1745 lo stesso pontefice affidò i suoi manoscritti all’Archivio del Popolo romano.
La biblioteca di Valesio, che comprende le sue opere manoscritte e i suoi appunti, è tuttora conservata presso l’Archivio capitolino di Roma, Camera Capitolina, credenzone XIV, voll. 1-72; è descritta in F. Magni, Indice de Manoscritti del fù Francesco Valerio, e di altri libri posteriormente acquistati (1761), ibid., vol. 171, e in G. Scano, L’Archivio capitolino, in Archivio della Società romana di storia patria, CXI (1988), pp. 404-406. Il Diario di Roma è edito in sei volumi (Milano 1977-1979) a cura di G. Scano; dell’Istoria di Casa Colonna, oltre all’esemplare capitolino (Camera Capitolina, credenzone XIV, voll. 26-28), esiste una seconda copia autografa e postillata dall’autore presso la Biblioteca dell’Abazia di S. Scolastica a Subiaco, Archivio Colonna, II.A.38-42.
Fonti e Bibl.: G. Lami, Memorabilia Italorum eruditione praestantium quibus vertens saeculum gloriatur, I, Florentiae 1742, pp. 353-357; P.E. Visconti, Città e famiglie nobili e celebri dello Stato Pontificio, II, Roma 1847, pp. 889-891; V. Golzio, Notizie sull’arte romana del Settecento tratte dal “Diario” del V., in Archivi, III (1936), pp. 119-125; G. Scano, Introduzione, in F. Valesio, Diario di Roma, cit., I, pp. X-XXV, III, pp. IX-XIII, V, pp. IX-XI; M. Praz, La Roma del Settecento nei Diari del V., in Il Tempo, 5 febbraio 1978; L’Accademia Etrusca, a cura di P. Barocchi - D. Gallo, Milano 1985, pp. 113, 118-120, 136, 180 s.; T. Di Carlo, F. V. e le Memorie istoriche della città di Corneto, tesi di laurea, Università di Roma La Sapienza, a.a. 1987-88; A. Attanasio, La documentazione delle famiglie gentilizie romane negli studi storici: il caso dell’Archivio Colonna, in Archivi e archivistica a Roma dopo l’Unità. Genesi storica, ordinamenti, interrelazioni, Roma 1994, pp. 362-367; H. Wolf, Systematisches Repertorium zur Buchzensur. 1701-1813. Inquisition, Paderborn 2009, pp. 157, 159; R.T. Ridley, F. V.’s diary and ‘Archaeology’ in Rome in the first half of the Eighteenth Century, in Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma, CXVI (2015), pp. 79-88.