VITTADINI, Francesco
(Franco). – Nato a Pavia il 9 aprile 1884 da Gaetano, commerciante, e da Emilia Tamburini.
A partire dal 1896 frequentò il collegio barnabita S. Francesco di Lodi, dove intraprese lo studio del pianoforte con Ettore Pozzoli, docente che esercitò una profonda influenza sul giovane aspirante musicista. Nel 1900 iniziò a studiare presso il Conservatorio di Milano con Guglielmo Andreoli (pianoforte), Amintore Galli (armonia e contrappunto) e Vincenzo Ferroni (composizione); ma in seguito a un diverbio con il direttore, Giuseppe Gallignani, non concluse gli studi.
Il 23 luglio 1906 sposò Natalina Ballerini, con la quale visse tutta la vita a Pavia; non ebbero figli. Nel 1908 si trasferì per un breve periodo a Varese come maestro di cappella e organista. A questo periodo risalgono le prime composizioni di musica sacra, genere al quale Vittadini dedicò ampia parte della sua produzione musicale, aderendo ai dettami stilistici propugnati dal movimento ceciliano e ispirati alla lezione di Lorenzo Perosi: semplificazione, sobrietà, astensione dal gusto melodrammatico. Tornato a Pavia, pubblicò la sua prima composizione sacra di rilievo, la Messa solenne in onore di S. Siro a tre voci e organo (Monza, 1910).
Nel 1910 si unì a Pietro Mascagni nel suo viaggio a New York in occasione dell’allestimento, poi mancato, di Isabeau al Metropolitan Opera House; Vittadini collaborò in veste di maestro sostituto e curò la trascrizione per canto e pianoforte della partitura. In occasione di quel viaggio incontrò anche Giacomo Puccini, a New York per la messinscena della Fanciulla del West, con il quale strinse un legame di amicizia di lunga durata. Tra il 1913 e il 1915 lavorò al suo primo titolo teatrale, Il mare di Tiberiade, dramma lirico su testo di Luigi Illica, mai andato in scena. Durante la guerra fu richiamato al servizio di leva, che svolse a Varese; in quegli anni iniziò ad abbozzare la commedia lirica Anima allegra di Giuseppe Adami e Luigi Motta, tratta dalla commedia Genio alegre dei fratelli Serafín e Joaquín Álvarez Quintero. Il lavoro piacque alla cantante Emma Carelli, allora direttrice del teatro Costanzi di Roma, che lo mise in cartellone. Il debutto ebbe luogo il 15 aprile 1921 con Gilda Dalla Rizza nella parte di Consuelo ed Edoardo Vitale sul podio. Il successo, notevole, fu confermato dalle numerose riprese in Italia e all’estero (Rio de Janeiro, New York, San Francisco, Barcellona, Ginevra, Anversa, Chicago, il Cairo). Arturo Toscanini assistette alla recita del 13 ottobre dell’allestimento al teatro Fraschini di Pavia e nell’occasione espresse viva ammirazione per il compositore. Alla riuscita dell’opera, ambientata in Andalusia, concorsero la vivacità della tinta musicale spagnoleggiante e una certa vena di lirismo sentimentale.
Vittadini si dedicò quasi esclusivamente al teatro d’opera, al balletto e alla musica da chiesa. Il preludio orchestrale Armonie della notte, completato nel 1923, fu l’unico suo lavoro sinfonico eseguito in pubblico, all’Augusteo di Roma, direttore Bernardino Molinari.
Nel 1924 fu chiamato a dirigere la Civica Scuola musicale di Pavia (oggi Istituto superiore di studi musicali, a lui intitolato). Subito si adoperò per ampliarne il numero di insegnamenti ed elevarne la qualità didattica: l’impegno gli valse un riconoscimento ufficiale da parte dall’Accademia d’Italia (11 aprile 1937). Fra i suoi allievi vi furono Guido Farina, Giulio Cesare Sonzogno, Luigi Picchi, Giannino Zecca, Augusto Pesci; in particolare gli ultimi tre ereditarono la vocazione per la produzione corale sacra. A questa cerchia di compositori e amici si aggiunge il nome di don Giovanni Baroni, organista nel duomo di Pavia, cui Vittadini fu legato da duratura amicizia e dalla dedizione alla musica liturgica.
Il 29 maggio 1925 fu allestita al teatro Fraschini di Pavia la «visione lirica» Nazareth, su libretto di Adami, dalla leggenda In Nazareth di Selma Lagerlöf. Sempre in quell’anno Vittadini ricevette dall’editore Ricordi l’incarico di comporre una serie di brani per orchestrina da utilizzare come accompagnamento musicale dal vivo nelle proiezioni cinematografiche mute: nacquero così le due serie apparse nella collana Biblioteca cinema (1926 e 1929).
Il maggior successo teatrale Vittadini lo ottenne alla Scala di Milano il 10 gennaio 1928 con l’allestimento dell’azione coreografica Vecchia Milano, soggetto di Adami, scene di Antonio Rovescalli, costumi di Caramba (Luigi Sapelli), direttore Gabriele Santini.
Il balletto, che mette in scena le vicende di Fanny, prima ballerina scaligera, all’epoca della seconda guerra d’indipendenza (1859), appartiene al filone del ‘gran ballo’ portato in auge decenni prima dal coreografo Luigi Manzotti e riportato in vita in quegli anni per contrastare il crescente successo dei Balletti russi; la celebrazione del Risorgimento italiano, affidata a una messinscena sontuosa, di grande spettacolarità, concorse ad assicurare al lavoro un risonante successo.
A seguito dell’esito assai lusinghiero di Vecchia Milano, la Scala commissionò a Vittadini altri balletti come Fior di sole (14 febbraio 1935), libretto di Gino Cornali, e Tutù sotto il ciliegio (31 gennaio 1942), entrambi interpretati da Nives Poli, e infine La Taglioni (17 febbraio 1945), libretto di Adami. Quest’ultimo balletto, interpretato da Edda Martignoni al teatro Lirico (la Scala era ancora chiusa in seguito ai bombardamenti), è incentrato sulla figura della celebre ballerina Maria Taglioni, l’iniziatrice del balletto romantico. In ambito operistico proseguì la collaborazione con Adami, che trasformò in dramma lirico il proprio dramma La Sagredo, pièce di soggetto amoroso ambientata nella Venezia dell’età napoleonica. L’opera debuttò alla Scala il 27 aprile 1930, direttore Antonio Guarnieri, incontrando tiepida accoglienza. Dalla collaborazione con il librettista Arturo Rossato nacque Caracciolo, dramma storico dato all’Opera di Roma l’8 febbraio 1938, incentrato sulla figura dell’ammiraglio rivoluzionario Francesco Caracciolo. Il catalogo operistico di Vittadini si completa infine con la commedia lirica Fiammetta e l’avaro (1943), libretto di Adami e Giovacchino Forzano, rappresentata postuma al teatro Grande di Brescia il 25 gennaio 1951.
In parallelo alle composizioni teatrali Vittadini coltivò con assiduità la produzione di musica sacra: accanto alla cospicua serie di sedici Messe, spiccano il «poema mistico» L’agonia del Redentore: commento alle sette parole di N.S.G.C. in croce, parole di Emilio Ripa, completato nel 1923 (Bergamo, 1933), e il «trittico» Il Natale di Gesù (Bergamo, 1931), testo di Angiolo Silvio Novaro, eseguito la prima volta il 20 dicembre 1933 al Kursaal Santa Lucia di Bari. Alla musica sacra si affianca anche la produzione organistica, i cui esiti migliori (tutti pubblicati a Bergamo) sono la raccolta di «preghiere liturgiche» intitolata Hora mystica (1925), la Suite contemplativa (1939) e i Quadretti francescani (1940), trascritti anche per orchestra.
L’ultimo grande evento nella vita artistica di Vittadini fu il grandioso concerto da lui diretto il 3 maggio 1947 nel duomo di Pavia, cui presero parte 350 musicisti per l’esecuzione degli oratori Il Natale di Gesù e L’agonia del Redentore, cui si aggiunse un lavoro composto per l’occasione, il mottetto Exaltatio Christi. Fu l’ultima occasione per la cittadinanza di acclamare il compositore.
Morì infatti a Pavia il 30 novembre 1948, per un tumore.
Dopo la scomparsa del compositore la fama dei suoi lavori teatrali si è andata velocemente affievolendo; diversa sorte è toccata alla musica sacra, ancora oggi eseguita in occasioni liturgiche da gruppi corali non professionisti, in virtù della semplicità di esecuzione e dell’aderenza alle esigenze del culto.
Il fondo Vittadini è oggi conservato nella Biblioteca civica Carlo Bonetta di Pavia.
Fonti e Bibl.: A. Lualdi, Il ballo «Vecchia Milano» di Adami e V., in Musica d’oggi, X (1928), pp. 11-13; A. Baratti, Vita del musicista F. V., Milano 1955; G. Farina, Ricordo di F. V., in Musica sacra, III (1958), pp. 179-181; A. Baratti, F. V., nel quindicesimo della morte, in Pavia economica, XVIII (1963), 11, pp. 68-71; R. Zanetti, La musica italiana nel Novecento, II, Busto Arsizio 1985, pp. 866-868; J. Maehder, Il libretto patriottico nell’Italia della fine del secolo e la raffigurazione dell’Antichità e del Rinascimento nel libretto prefascista italiano, in Trasmissione e recezione delle forme di cultura musicale. Atti del XIV Congresso della Società Internazionale di musicologia, Bologna... e Ferrara-Parma... 1987, a cura di A. Pompilio et al., III, Torino 1990, pp. 463 s.; F. V. (1884-1948). Catalogo delle opere, a cura di P. Bergamaschi, Pavia 1991; J.C.G. Waterhouse, Anima allegra, in The new Grove dictionary of opera, London 1992, p. 140; V. Donella, Dal pruno al melarancio. Musica in chiesa dal 1903 al 1963, Bergamo 1999, pp. 155 s., 340 s.; V. inedito. Studi e documenti nel 50° della scomparsa, a cura di U. Nastrucci - G. Zaffignani, Varzi 1999; J.C.G. Waterhouse, V., F., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXVI, London 2001, pp. 813 s.; S. Mazzarella, Mare immenso ci separa. Il mare nel melodramma, Palermo 2002, pp. 88, 150, 208, 245, 255, 283, 304, 310; G.N. Vetro, Vissi d’arte. Luigi Illica librettista, Roma 2013, pp. 15, 142 s., 158, 190; A. Sessa, Il melodramma italiano, 1901-1925, II, Firenze 2014, pp. 907-909.