ZABARELLA, Francesco
Cardinale, nato a Piove di Sacco (Padova) il 10 agosto 1360, morto a Costanza il 26 settembre 1417, insigne canonista. Studiò letteratura e diritto a Padova, passò presto a Bologna alla scuola di Lorenzo del Pino e Giovanni da Legnano; a Bologna fu licenziato in diritto nel 1383; l'anno stesso si ritrova a Firenze come vicario del vescovo A. Acciaiuoli. Ottenuto il grado di dottore, insegnò per cinque anni nella facoltà di diritto canonico ed ebbe anche benefici ecelesiastici in Firenze: tra i suoi alunni fiorentini va ricordato P. P. Vergerio il Vecchio, con cui mantenne costanti rapporti di amicizia; risalgono a quest'epoca i contatti con quel movimento umanistico che a Firenze ebbe la culla. Bonifacio IX lo chiamò a Roma nel 1390 come consulente per mettere fine allo scisma, da Roma lo Z. tornò a Padova dove insegnò per venti anni, venne eletto arciprete della cattedrale e disimpegnò missioni diplomatiche per i signori da Carrara. Nel 1410 Giovanni XXIII lo nominò vescovo di Firenze con facoltà di ritenere le entrate dei benefici ecclesiastici di cui era già investito. Il 6 giugno 1411 lo Z. fu eletto cardinale del titolo dei Ss. Cosma e Damiano. Prese parte attivissima alla soluzione dello scisma d'Occidente, intervenendo agli atti del concilio di Costanza che preparò faticosamente, con altri commissarî, d'accordo con Giovanni XXIII e il re dei Romani, Sigismondo, nel 1413 dopo i concilî di Pisa e Roma.
La sua collaborazione nelle sedute conciliari fu ininterrotta dagli inizî, anzi dall'apertura da lui stesso combinata, nel novembre 1414, fino al giorno della sua morte avvenuta a Costanza poco prima di raccogliere i frutti della instancabile sua operosità. Le sue fatiche per raggiungere un accordo fra i papi contendenti per la legittima loro elezione, la difesa, prima, e poi l'abbandono della causa di Giovanni XXIII, suo protettore, risultano, oltre che dagli atti conciliari, anche dagli scritti e dalle lettere con varî personaggi, specie col Poggio che ne tessé un appassionato elogio funebre.
Circa le dottrine conciliari dello Z., condannate dal S. Uffizio e dichiarate pericolose da L. v. Pastor, si sa che esse tendono ad applicare nel campo ecclesiastico le idee della sovranità popolare di Marsilio da Padova e di Guglielmo di Occam, né gli avvenimenti politici sono estranei alla redazione del suo De schismate che si può ritenere un parere col quale il giurista vuole praticamente e scientificamente porre a ogni costo fine allo scisma. Tale scopo di conciliazione si riscontra anche a base di tutti i giudizî per risolvere le questioni a lui sottoposte circa le eresie di Giovanni Hus e Girolamo da Praga, e per comporre il dissidio fra i Polacchi e l'Ordine Teutonico, come pure tra gli stati occidentali e il concilio.
Scrisse fra gli altri lavori giuridici: Commentaria in quinque libros decretalium; una Lectura super Clementinas, e poi Repetitiones; Tractatus varii; Consilia; Quaestiones, editi quasi tutti nei primordî della stampa, oltre all'operetta De felicitate dedicata all'amico Vergerio, scritto letterario allora di moda per la forma di dialogo; questa e lo studio De arte metrica mostrano la varia cultura dello Zabarella.
Bibl.: G. Zonta, F. Z. (1360-1417), Padova 1915, dà precisi particolari biografici, correggendo le opere precedenti sullo Z.; per i lavori giuridici, cfr. J. Fr. Schulte, Die Geschichte der Quellen u. Literatur des canonischen Rechts, I, Stoccarda 1875, p. 283; sull'attività ecclesiastica dello Z. e le se dottrine. cfr. L. v. Pastor, storia dei papi, trad. A. Mercati, I, Roma 1910, p. 172-73, dove si riportano pure i giudizî di A. Kneer, Kard Z. Ein Beitrag zur Geschichte des grossen abendländischen Schismas, I, Münster 1891, e di altri che hanno esaminato sotto questo aspetto l'atteggiamento dello Z.