ZAMBECCARI, Francesco
– Nacque a Bologna il 14 novembre 1752 da Giovanni e da Marianna Bentivogli.
Cresciuto in una ricca famiglia patrizia, dopo avere svolto i primi studi presso il Collegio dei nobili di Parma, manifestando una propensione per le scienze matematiche e fisiche, entrò nel corpo delle guardie reali del re di Spagna. Quindi passò nei ranghi della marina spagnola con il grado di tenente di fregata, distinguendosi in particolar modo nella difesa della roccaforte di Orano, in Algeria, insidiata dai mori. Appassionato lettore delle opere dello scrittore storico-politico Guillaume-Thomas François Raynal, nonostante i suoi meriti, venne segnalato al tribunale dell’Inquisizione. Per non incorrere in spiacevoli sanzioni, decise di abbondonare la carriera miliare, trasferendosi a Parigi.
Zambeccari arrivò nella capitale francese poco prima che si svolgesse uno degli avvenimenti scientifici più importanti dell’epoca. Il 5 giugno 1783 Jacques-Étienne e Joseph-Michel Montgolfier fecero salire verso il cielo un pallone, di circa 10 metri di diametro, fatto di tela ricoperta di carta e adattato su una rete di spago, riscaldando l’aria all’interno dell’involucro. Il pallone dei fratelli Montgolfier raggiunse quasi 500 metri, volando per 12 minuti e andando a cadere ad alcuni chilometri di distanza dal luogo in cui era stato lanciato.
Una commissione composta da Antoine-Laurent Lavoisier, Gaspard Monge e altri scienziati venne incaricata di esaminare la macchina aerostatica dei Montgolfier. Nel mese di agosto il fisico Jacques-Alexandre-César Charles, aiutato dai fratelli Robert, Anne-Jean e Marie-Noël (propr. Nicolas-Louis), fabbricò un pallone riempito di idrogeno invece che di aria riscaldata. Il 27 agosto l’aerostato si innalzò alla presenza di una gran folla. Il 19 settembre 1783 i Montgolfier organizzarono un altro lancio, questa volta presso il castello di Versailles, alla presenza di Luigi XVI e di numerosi scienziati, fra cui anche Benjamin Franklin. Il pallone ad aria calda, che si elevò per molti chilometri, venne attrezzato con una piccola navicella nella quale vennero imbarcati un gallo, un’anatra e un agnello chiusi in una gabbia.
Zambeccari si appassionò immediatamente alla nuova tecnologia; non poté tuttavia approfondire i suoi studi a Parigi. Infatti, sempre a causa dei problemi causati dalla diserzione, fu costretto a riparare a Londra. Qui, ai primi di novembre, dette l’avvio ai suoi esperimenti. Nel frattempo, il 21 novembre, Jean-François Pilâtre de Rozier, anch’egli presente agli eventi parigini, e François-Laurent d’Arlandes furono i primi uomini a effettuare un’ascensione atmosferica su di un aerostato, viaggiando per dodici minuti nei pressi di Parigi e raggiungendo un’altezza di circa un chilometro. Quattro giorni dopo, nei pressi dell’Artillery Ground, Zambeccari riuscì a lanciare un pallone che rimase in volo per ben due ore, atterrando a circa 75 chilometri da Londra. Tentativi ed esperimenti si susseguirono a ritmo incalzante in tutta Europa. Il 1° dicembre 1783 Charles imbarcò su di un aerostato barometri e termometri allo scopo di effettuare rilevazioni e misurazioni dell’atmosfera, facendo salire il pallone fino all’altezza di 3467 metri. L’11 dicembre un esperimento aerostatico venne realizzato anche a Torino sotto il controllo dell’Accademia delle scienze. Quindi, il 25 febbraio 1784 il milanese Paolo Andreani effettuò il primo volo umano in Italia assieme ai fratelli Agostino, Carlo e Giuseppe Gerli, che avevano fabbricato l’apparecchio.
Il 15 aprile 1784 Zambeccari lanciò una mongolfiera a Venezia, dalla punta della Dogana, il cui volo venne immortalato da Francesco Guardi in un dipinto attualmente conservato presso la Gemäldegalerie di Berlino. A Londra aveva conosciuto il lucchese Vincenzo Lunardi, in quel momento segretario dell’ambasciatore del Regno di Napoli in Inghilterra, con il quale aveva iniziato a sviluppare la tecnologia degli aerostati. La collaborazione tuttavia si interruppe e il 15 settembre 1784 Lunardi effettuò in proprio la prima ascensione umana sul suolo inglese, con un pallone a idrogeno. Solo sei mesi più tardi, il 22 marzo 1785, Zambeccari fu in grado di realizzare la sua impresa assieme all’ammiraglio Edward Vernon, miss Grice di Holborn e un tecnico londinese. Raggiunsero la ragguardevole quota di 3000 metri.
Zambeccari entrò in rapporti anche con Pilâtre de Rozier, con il quale iniziò a riflettere sull’invenzione che lo rese famoso, il pallone a doppia camera, formato da due distinti involucri: uno superiore sferico, contenente idrogeno, e uno inferiore riempito d’aria riscaldata per mezzo di un fornello. La navicella, a forma di cesta, era appesa a un cerchio, pendente dalla rete che avvolgeva l’involucro superiore. Purtroppo il 15 giugno 1785 Pilâtre de Rozier e il suo compagno di viaggio Pierre Romain morirono nel tentativo di attraversare il canale della Manica in mongolfiera.
Così Zambeccari commentò il tragico evento: «Ho combinato i due metodi, cioè quello dell’aria infiammabile, e quello che porta debitamente il nome del suo celebre autore Montgolfier, o sia dell’aria rarefatta mediante il calore. Questa mia idea fu abbracciata dall’infelice Pilâtre de Rozier, in que’ tempi che un genio reciproco ci riuniva e nell’amicizia, e nel comunicarci le idee senza riserva. Ma troppo sollecito egli a tale esecuzione, mi lasciò in Londra per ritornarvi dalle coste della Francia sulla sua macchina, cosicché non vi fu luogo né alla riflessione, né a suggerirgli certe cautele indispensabili, mancante delle quali ne sarebbe sempre stato la vittima» (Descrizione della macchina..., 1803, p. 4).
Probabilmente anche a causa del luttuoso evento, Zambeccari decise di ritornare alla carriera militare, entrando a far parte della marina russa. Nel 1787, a seguito di un naufragio della sua nave nei pressi dello stretto dei Dardanelli, venne catturato dai turchi. Fu perciò costretto a passare un lungo periodo in prigione, dal settembre di quell’anno fino al gennaio del 1790. Durante tale periodo riprese con costanza a meditare sulla tecnologia degli aerostati.
Una volta libero rientrò nella sua città natale, dove si sposò con Diamante Negrini, dalla quale ebbe tre figli. Uno di questi, Livio (v. la voce in questo Dizionario), fu poi un protagonista del Risorgimento italiano. Quindi Zambeccari si dedicò interamente agli esperimenti sulle mongolfiere, avviando anche una notevole produzione di testi e scritti, continuando a effettuare numerose ascensioni. Tra le più celebri, anche se l’esito non fu positivo, quella del 7 ottobre 1803. Assieme ai suoi allievi e collaboratori Pasquale Andreoli e Gaetano Grassetti, innalzò il suo pallone dalla Montagnola di Bologna. Perso il controllo del mezzo, gli aeronauti furono trascinati sul mare Adriatico, nei pressi dell’estremità meridionale dell’Istria, dove naufragarono. Gli intrepidi viaggiatori furono recuperati da una barca di pescatori e portati in salvo a Pola. Zambeccari progettò quindi una nuova ascensione, che portò alla costituzione di una società alla quale aderirono anche alcuni docenti dell’Università di Bologna. Il nuovo tentativo venne effettuato il 22 agosto 1804 assieme ad Andreoli. Anche in questo caso i problemi non mancarono. Dopo la partenza dal prato dell’Annunziata, fuori porta S. Mamolo, di fronte a decine di migliaia di persone, Andreoli riuscì a scendere come previsto a Capo d’Argine (oggi nel comune di Minerbio, in provincia di Bologna), mentre Zambeccari fu riportato dalle correnti in quota e finì per atterrare nei pressi di Comacchio, non senza rischi e pericoli. All’avvio di una ennesima ascensione, effettuata con Vincenzo Bonaghi, l’urto dell’aerostato contro un albero determinò il rovesciamento sui passeggeri dell’alcol del fornello, che prese fuoco. Mentre Bonaghi riuscì a salvarsi, le fiamme provocarono delle gravissime ustioni a Zambeccari a seguito delle quali morì il giorno seguente, 21 settembre 1812.
È sepolto nella tomba di famiglia nella chiesa di S. Francesco in Bologna, quella realizzata per l’avo Alessandro Zambeccari. L’effige che lo ritrae è opera dello scultore Giacomo De Maria.
Opere. Saggio sopra la teoria e pratica delle macchine aereostatiche, Bologna 1800; Descrizione della macchina areostatica del cittadino Francesco Zambeccari destinata a tentare il regolamento della medesima per l’atmosfera, Bologna 1803; Lettera del cittadino Francesco Zambeccari al librajo Leonardo Bertazzoni con la quale accompagna il Programma per la costruzione di un nuovo globo, il di cui innalzamento avrà luogo in Bologna nel prossimo venturo luglio 1804, Bologna 1804; Progetto della Società fautrice dell’esperimento aerostatico eseguito dal celebre Francesco Zambeccari, Bologna 1804; Relazione dell’esperienza aereo-statica eseguita in Bologna li XXII agosto MDCCCIV, Bologna 1804.
Fonti e Bibl.: A. Muazzo Cinei, Descrizione del viaggio aereo intrapresso in Bologna dalli signori Co. Z., D.r Grassetti, e Andrioli. Vicende da loro sofferte, caduta del globo, loro ricupero, arrivo nella citta di Pola, e stato fisico de’ viaggiatori, Trieste 1803; P. Andreoli, Descrizione dell’aerostato La Speranza costruito a Forlì nell’anno 1809 dal sig. P. Andreoli secondo il metodo del sig. F. Z., Forlì 1809; R. Ambrosini, L’aereonautica a Bologna. Appunti di cronaca editi a cura del Comitato bolognese per la flotta aerea nazionale, Bologna 1912, pp. 28-33; F. Tognetti, Lettera narrativa. L’infausto areostatico esperimento del celebre aeronauta F. Z. bolognese nel giorno 21 settembre 1812, con un cenno biografico sopra il medesimo, al chiarissimo sig. Giulio Bernardino Tomitano di Oderzo, membro del collegio elettorale de’ dotti del Regno d’Italia, Bologna 1812; T. Caproni Guasti - A. Bertarelli, F. Z.: aeronauta (Bologna 1752-1812), Milano 1932; G. Maioli, F. Z., in Dizionario del Risorgimento nazionale. Dalle origini a Roma capitale. I fatti e le persone, Milano 1937; F. Affronti, Atmosfera e meteorologia. Dai miti del passato alle prospettive del futuro, Modena 1977, pp. 278-280; D. Arecco, Mongolfiere, scienze e lumi nel tardo Settecento. Cultura accademica e conoscenze tecniche dalla vigilia della Rivoluzione francese all’età napoleonica, Bari 2003, ad ind.; T. de’ Buoi, Diario delle cose principali accadute nella città di Bologna dall’anno 1796 fino all’anno 1821, a cura di S. Benati - M. Gavelli - F. Tarozzi, Bologna 2005, pp. 476 s.; M. Ciardi, Esplorazioni e viaggi nel Settecento, Milano 2008, pp. 98-101; S. Scioli, F. Z. e l’Illuminismo in mongolfiera, Bologna 2016.