ZORZI, Francesco.
– Nacque a Venezia il 7 aprile 1466 da Benedetto e da Bianca Sanudo. Scarse le notizie sull’infanzia e sulla formazione che, com’era comune ai membri del patriziato veneziano, si svolse forse a Padova. Non è chiaro tuttavia se il giovane compisse gli studi di filosofia presso la celebre università, oppure frequentasse lo Studium teologico francescano, allora centro di diffusione dello scotismo. Difficile anche stabilire tempi e luoghi (Firenze?) della sua adesione ai principi dell’umanesimo neoplatonico di Marsilio Ficino e Giovanni Pico della Mirandola, compatibile con la via Scoti, che favorì l’avvicinamento di Zorzi alla cultura ebraica e alla tradizione ermetico-cabalista, di cui sarebbe diventato uno dei massimi rappresentanti del suo tempo.
Di certo, prima del 1482 entrò tra i frati minori dell’Osservanza. Pur non rinunciando a svolgere un ruolo civico come competeva al suo rango sociale, con la scelta di farsi religioso Zorzi indirizzava dunque la propria esistenza verso gli studi biblici e un impegno rivolto in primo luogo al rinnovamento spirituale della società cristiana, secondo auspici politico-religiosi e attese escatologiche largamente diffusi in Europa alla vigilia della Riforma. A tali stimoli deve forse legarsi il viaggio in Terrasanta compiuto nel 1494, esperienza profondamente significativa per lo sviluppo della sua concezione sincretistica della fede, com’egli stesso ricordò nelle opere degli anni maturi.
Assegnato al prestigioso convento veneziano di S. Francesco della Vigna, vi svolse per diversi anni il ruolo di lettore di teologia (in un atto notarile viene indicato come «sacrae theologiae professor»; Degli Agostini, 1754, p. 338), assumendovi anche ruoli di governo. Nominato baccelliere nel 1488, nel 1501 ricevette l’incarico di guardiano, che conservò fino al 1509. Tra il 1501 e il 1502 fu predicatore e delegato apostolico per il giubileo. Già nel 1500, si era distinto come oratore sacro nella chiesa di S. Polo, ricevendo dal doge l’onore di predicare le palme dal pulpito di S. Marco. Negli anni seguenti, predicò ancora nella basilica marciana in diverse occasioni solenni, puntualmente annotate nei suoi Diari da Marin Sanudo, suo cugino e ammiratore. Di questo periodo sono anche le prime tracce di concreti rapporti con esponenti della cultura ebraica, attestati dalla dedica, fattagli nel 1502 da Lorenzo Astemio, di un libro edito a Fano dallo stampatore Gershom Soncino, qui ricordato come suo amico.
Nel medesimo anno fu assolto da una scomunica forse legata alla vicenda di un medico incarcerato a Venezia per aver diffuso le dottrine eterodosse di Gabriele Biondo.
Il ruolo di Zorzi appare ancor oggi poco chiaro: l’umanista Giovanni Bembo, in una lettera del 1536, lo ricordò tra gli accusatori, altre fonti lo annoverano invece tra i teologi deputati a stilare una difesa del Ricordo, il libro fatto circolare dal medico in diversi gruppi devoti veneziani. In questi ambienti, si diffuse negli stessi anni il culto per la clarissa Chiara Bugni, badessa del convento del S. Sepolcro ritenuta depositaria di doni mistici e rivelazioni divine, di cui proprio Zorzi, nella veste di confessore, redasse una sorta di diario nella forma di una Vita della ‘beata’. Il prudente intervento delle autorità civili ed ecclesiastiche, che imposero a Bugni la clausura, ne sopì l’incipiente fama di ‘santa viva’, alimentata tra gli altri da Zorzi che rimase comunque direttore spirituale delle monache del S. Sepolcro, ottenendo per esse nel 1527 un breve papale di approvazione delle costituzioni. Gli episodi legati alla circolazione delle dottrine spiritualiste di Biondo e al misticismo di Bugni sono indicativi della pluralità dei fronti della vita religiosa veneziana che videro protagonista Zorzi.
Il rilievo civico della sua figura è attestato tra l’altro dalle ripetute candidature alla carica di patriarca (tre volte tra il 1504 e il 1508, una quarta nel 1524). Non meno significativa la sua attività di predicatore; essa si svolgeva a Venezia, come nel caso dell’avvento del 1508 predicato nella chiesa della Madonna dell’Orto, ma lo conduceva anche fuori città: nel 1509 è attestata la sua presenza a Vicenza, nel 1512 predicò la quaresima a Mantova dove era in rapporti con la corte dei Gonzaga e in particolare con la marchesa Isabella d’Este, interessata alla cultura ebraica; salì inoltre in diverse occasioni sui pulpiti dell’Aquila, dove conobbe il capitano Girolamo Pepoli in favore del quale nel 1509, al tempo della guerra di Cambrai, si fece garante con le autorità veneziane.
Non fu questa l’unica circostanza in cui Zorzi si trovò informalmente a svolgere compiti diplomatici al servizio della Repubblica. Anche in occasione dei frequenti spostamenti legati agli affari dell’Ordine francescano, curò ove possibile gli interessi veneziani: ciò avvenne a Ferrara nel 1509 e 1512, nel 1510 quando agì da intermediario con il duca di Termoli di stanza a Vicenza, nel 1512-13 a Mantova e, dopo l’elezione a vicario provinciale, nel 1514 durante la visita al convento di Valdagno.
Com’era consuetudine, Zorzi rimase alla guida della provincia di Sant’Antonio per un triennio: eletto nel capitolo di Treviso del 1513, fu confermato nel 1514 in quello di Mantova (nello stesso anno prese parte al capitolo generale di Assisi, dove fu nominato auditore delle cause) e nel 1515 in quello di Padova. Nel 1510 aveva inoltre ricevuto – e conservò fino al 1519 – l’incarico di sovrintendere alla ‘fabbrica’ di un convento e di un santuario a Motta di Livenza, ove si credeva fosse apparsa la Vergine. Eletto custode provinciale, nel 1517 prese parte a Roma al capitolo ‘generalissimo’ voluto da Leone X, che sancì la divisione dell’Ordine minoritico tra conventuali e osservanti, assegnando a questi ultimi la priorità gerarchica. Di ritorno a Venezia, il 6 luglio 1517 si recò in udienza dal doge con un confratello per difendere gli osservanti dall’accusa di simonia, motivata dall’ingente somma – a detta dei frati frutto delle elemosine – versata al pontefice alla vigilia del capitolo.
Il rilievo assunto da Zorzi nell’Osservanza cismontana fu certificato nel 1518 dal capitolo generale di Lione, in cui ricevette tre voti per la carica di ministro e fu eletto definitore. Il coinvolgimento nella vita dell’Ordine non gli impedì tuttavia di coltivare gli interessi per l’esegesi biblica, la lingua ebraica e la cabala cristiana.
Risale infatti a questi anni, durante i quali lasciò Venezia per la quiete del convento di S. Girolamo di Asolo, la stesura della sua prima fondamentale opera teologica, l’Harmonia mundi, poi pubblicata a Venezia nel 1525 con dedica a papa Clemente VII (nello stesso anno Lucio Paolo Rosello dedicò a Zorzi le sue Questiones [...] Ioannis de Gandauo, vulgo cognominati de Ianduno, in duodecim libros Metaphycice; cfr. Vasoli, 1974, p. 179).
Nel 1521 prese parte come custode provinciale al capitolo generale di Carpi, celebre per l’intervento di Niccolò Machiavelli e per la condanna delle tesi luterane. Riconfermato definitore generale, l’anno seguente fu eletto ministro provinciale nel capitolo di Chioggia e fece rientro a S. Francesco della Vigna. Confermato nel capitolo di Piove di Sacco (1523), rimase in carica fino al 1525. Al principio del 1523 si recò a Roma presso il ministro Paolo da Soncino ottenendo la deputazione di Venezia come sede del capitolo generale successivo a quello in programma quell’anno a Burgos. Zorzi vi prese parte ricevendo la conferma a definitore e stabilendo un’intesa con il nuovo generale, Francisco Quiñones, grazie al quale ottenne dal papa Adriano VI alcuni privilegi sulle costituzioni (in particolare, la facoltà di abilitare a tutti gli uffici i frati per nascita illegittimi). Conflittuale si rivelò invece la relazione con il commissario generale Ilarione Sacchetti, le cui ingerenze negli affari della provincia veneta condussero a un’aspra controversia, risolta in favore di Zorzi e dei confratelli da Quiñones nell’estate del 1525, dopo che i frati avevano fatto ricorso presso Clemente VII contro la scomunica loro comminata. L’assoluzione non impedì che al capitolo generale – svoltosi nel 1526 non a Venezia ma ad Assisi – Zorzi fosse interdetto per un anno dagli uffici di guardiano e commissario (cf. Regesta Min. Gen. 1517-34, Roma, Archivio storico generale dell’Ordine dei Frati Minori, cod. 1/8, c. 67v).
Nel 1527, deputato dal capitolo provinciale all’insegnamento di ebraico e Sacra Scrittura a S. Francesco della Vigna, predicò in S. Marco il 14 marzo per la promulgazione di un giubileo speciale, il venerdì santo (19 aprile), la domenica di Pasqua (21 aprile) e il giorno di Natale. Su richiesta di Quiñones, alla vigilia del sacco di Roma tentò inoltre senza successo di ottenere l’adesione di Venezia al disperato tentativo del pontefice di giungere alla pace tra l’imperatore Carlo V e la Lega di Cognac. Il 1° gennaio 1528 salì ancora sul pulpito di S. Marco in occasione dell’abiura di un rabbino, Giacomo napoletano, che abitava a Mantova in casa dell’oratore veneto ed era stato convertito da Zorzi stesso. Predicò poi ancora nella basilica il 21 marzo 1529 (palme), il 25 dicembre 1529 e il 10 aprile 1530 (palme), come annotato da Sanudo che riferisce anche del progressivo affievolirsi della verve oratoria del frate a causa dell’età.
Nel 1529 presenziò al capitolo di Parma convocato dal ministro generale Paolo Pisotti (cf. Regesta, cit., c. 78v), il cui governo autoritario fu causa di gravi dissidi in diverse province, inclusa quella veneta. La controversia si protrasse fino al 1532 e coinvolse personalmente Zorzi, di cui si conserva una relazione ai vescovi Gian Piero Carafa e Gian Matteo Giberti redatta in vista del capitolo del 1531, oltre a una lettera allo stesso Carafa dell’8 ottobre 1532.
Nel medesimo periodo il frate fu interpellato da Richard Croke, un emissario del re d’Inghilterra, quale teologo in grado di fornire un parere qualificato riguardo ai passi biblici del Levitico e del Deuteronomio addotti a sostegno della causa di nullità del matrimonio di Enrico VIII con Caterina d’Aragona. Zorzi formulò un giudizio favorevole al divorzio (Sanudo riferisce di un libro o parere da lui redatto che un vescovo fece bruciare), salvo poi sottrarsi alla pubblica disputa in seguito alle pressioni del governo veneziano e a un incontro con Clemente VII avvenuto a Roma nel luglio 1530. La vicenda permise a Zorzi, grazie alle risorse messe a disposizione dagli inglesi, di dotare di nuovi manoscritti la sua nutrita biblioteca di testi ebraici e cabalistici, oggetto di ammirazione da parte di studiosi ed eruditi, come il maggiordomo del cardinale Lorenzo Campeggi, Bernardo Paltrinieri, che nel 1532 ne scrisse a Cornelio Agrippa dopo aver incontrato il frate a Padova.
Candidato nel maggio 1532 alla sede vescovile di Brescia, allora sotto controllo veneziano, nel 1533 Zorzi fu nominato procuratore per la ricostruzione della chiesa di S. Francesco della Vigna promossa dal doge Andrea Gritti, intervenendo sul progetto originario redatto da Jacopo Sansovino con una serie di proposte volte a garantire che le proporzioni architettoniche tra le diverse parti dell’edificio rispettassero le teorie cabalistiche e la numerologia platonica. I suoi suggerimenti, riassunti in un parere datato 1° aprile 1535, furono sottoscritti da Sansovino e dagli altri artisti coinvolti (tra gli altri, Fortunio Spira, Sebastiano Serlio e Tiziano Vecellio).
Eletto custode provinciale nel 1534, l’anno seguente partecipò al capitolo generale di Nizza che per la quarta volta lo designò definitore. L’anno seguente, al capitolo di Mantova, fu nuovamente eletto ministro provinciale; in tale veste, il 13 giugno 1536 presenziò all’inaugurazione del monastero femminile di S. Marco a Lonigo.
Nello stesso anno, diede alle stampe a Venezia la sua seconda opera teologica, gli In Scripturam Sacram problemata, nei cui sei voluminosi tomi raccolse circa tremila questioni ordinate secondo la Bibbia e interpretate alla luce della letteratura cabalistica (in particolare dello Zohar), con un impiego originale di fonti arabe, ebraiche, greche e latine che denota l’alto livello di erudizione e la profondità della riflessione esegetica raggiunti nel corso degli anni.
L’opera, dedicata a papa Paolo III, conteneva elementi di dubbia ortodossia e suscitò la reazione di alcuni esponenti del cosiddetto movimento dell’evangelismo. Tra questi il letterato veneziano Pietro Bembo che già nel 1533, dopo averne discusso con Zorzi, aveva espresso a Federico Fregoso le proprie riserve circa quella «cabala [...] cosa molto sospetta e pericolosa» (P. Bembo, Lettere, a cura di E. Travi, III, Bologna 1992, pp. 474 s.). Fu però il domenicano Tommaso Badia, maestro del Sacro Palazzo, a redigere una vera e propria censura dei Problemata, cui Zorzi rispose con una Apologia oggi perduta, che nell’aprile 1537 venne esaminata attentamente a Gubbio da Fregoso, da un cabalista ebreo e dal benedettino Gregorio Cortese. Quest’ultimo ne riferì preoccupato al cardinale veneziano Gasparo Contarini, rilevandone il carattere «giudaizzante». In seguito a un colloquio avuto con Zorzi a Venezia, Cortese attenuò il suo giudizio in una seconda lettera a Contarini («in vero a sentir di bocca sua quelle medesime cose, ma dette in altro modo, non hanno tanto di assurdo»: G. Cortese, Omnia..., I, Patavii 1774, p. 116). Quest’ultimo, tuttavia, richiesto da Domenico Trevisan, compose una severa Responsio ad Apologiam Fr. Georgi Veneti esortando il frate, di cui era amico ed estimatore, a valutare i rischi derivanti dalla divulgazione degli «hebraica arcana» (sui rapporti di Zorzi con altri esponenti dell’evangelismo, quali Giberti e Reginald Pole, cfr. la lettera di Cola Bruno a Ludovico Beccadelli del 24 agosto 1537, Parma, Biblioteca Palatina, 1019, f. 2, c. 29rv).
Il giudizio negativo di Contarini circa le esoteriche dottrine cabaliste ed ermetiche che informavano la complessa teologia zorziana sarebbe stato ripreso e approfondito, nei decenni successivi, dal domenicano ed ebreo convertito Sisto da Siena (Bibliotheca sancta, 1566), dal cardinale Roberto Bellarmino (Disputationes de controversiis, 1587) e, anche in seguito alla riedizione dei Problemata a Parigi nel 1622, dal minimo Marin Mersenne (Observationes..., 1623). Già dal 1579, del resto, gli scritti di Zorzi erano stati oggetto di ripetuti tentativi di censura da parte dei consultori della congregazione dell’Indice, che si protrassero fino al 1607 quando tanto i Problemata, quanto l’Harmonia mundi furono inseriti nell’Index expurgatorius pubblicato a Roma.
Negli ultimi anni della sua vita, Zorzi risiedette presso il convento di Asolo e si dedicò alla stesura di un’opera che non giunse alle stampe, l’Elegante Poema, componimento in versi ispirato alla Divina Commedia e accompagnato da un commento rimasto incompiuto. Compose inoltre probabilmente un Commento al Cantico dei Cantici e un Commento alle Conclusiones di Pico della Mirandola. Da quest’ultimo dipendono i Cabalistarum... dogmata del suo discepolo Arcangelo Pozzi da Borgonovo, l’unico commento alle tesi pichiane pubblicato nel Cinquecento, destinato a dar vita a un vero e proprio «genre della letteratura cabbalistico-cristiana» tra Cinque e Seicento (Campanini, 2010, p. XXIII).
Morì ad Asolo, dove si era ritirato forse dal 1537, il 1° aprile 1540.
Opere. Vita di una santa monacha [...] la Beata Chiara [Bugni]..., tradotto dal latino dal frate Andrea Pilolini, ms. in Venezia, Archivio del convento di S. Francesco della Vigna (ed. in Marco da Lisbona, Croniche..., parte IV, t. III, a cura di B. Cimarelli, Venezia 1621); De Harmonia mundi totius Cantica tria, Venetiis 1525, ristampato a Parigi nel 1545 «apud Andream Berthelim» e nel 1546 presso A. Macé; quest’ultima edizione, intitolata Liber prontuarium rerum theologicarum et philosophicarum, fu tradotta in francese da un allievo di Guillaume Postel, Guy Le Fèvre de la Boderie, con il titolo L’Harmonie du Monde..., Paris, chez Iean Macé, 1578-1579; In Scripturam Sacram problemata, Venetiis, B. Vitali, 1536. Di incerta attribuzione: In Canticum Canticorum, Forlì, Bibllioteca Piancastelli, ms. O.VII.57, ed. in S. Campanini, Ein unbekannter Kommentar [...] aus der kabbalistischen Schule von Francesco Zorzi, in Erzählender Vernunft, a cura di G. Frank et al., Berlin 2006, pp. 265-281. Edd. moderne: L’Elegante poema & commento..., a cura di J.-F. Maillard, Milan-Paris 1991; The harmony of the world, a cura di E.J. Aiton - A.M. Duncan - J.V. Field, Philadelphia 1997; De harmonia mundi, prefazione di C. Vasoli, Lavis 2008; L’armonia del mondo. Testo latino a fronte, a cura di S. Campanini, Milano 2010; Vitae beatae Clarae, il testo latino di Francesco Zorzi, a cura di A. Malena, in La Vita e i Sermoni di Chiara Bugni..., a cura di R. Mueller - G. Zarri, Roma 2011, pp. 363-436. Cfr. inoltre Testi scelti, a cura di C. Vasoli, in Testi umanistici sull’ermetismo, Roma 1955, pp. 81-104; P. Cataneo - G. Barozzi, Trattati. Con [...] scritti di architettura di... Francesco Giorgi..., a cura di E. Bassi, Milano 1985.
Fonti e Bibl.: Per una panoramica completa dei numerosi studi dedicati agli scritti e al pensiero del francescano, si rimanda a F. Zorzi, L’armonia del mondo..., cit., pp. 2813-2862, limitandosi qui a segnalare i saggi di carattere biografico e i contributi più recenti: G. Degli Agostini, Notizie istorico-critiche... degli scrittori viniziani, II, Venezia 1754, pp. 332-362; M. Sanudo, Diarii, a cura di F. Stefani et al., I-LVIII, Venezia 1879-1902, ad ind.; E. Alençon, Gian Pietro Carafa... e la riforma... dell’Osservanza, in Miscellanea francescana di storia, di lettere, di arti, XIII (1911), pp. 33-48, 81-92, 112-121, 131-144; U. Vicentini, F. Z. O.F.M. teologo cabalista..., in Le Venezie francescane, XXI (1954), pp. 121-162, 174-226, XXIV (1957), pp. 25-56; C. Dionisotti, Resoconto di una ricerca interrotta, in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, cl. di lettere e filosofia, s. 2, XXXVII (1968), pp. 259-269; A. Stella, Anabattismo e antitrinitarismo..., Padova 1969, ad ind.; J.-F. Maillard, Henry VIII et Georges de Venise..., in Revue de l’histoire des religions, CLXXXI (1972), pp. 157-186; C. Vasoli, Profezia e ragione..., Napoli 1974, ad ind.; A. Foscari - M. Tafuri, L’armonia e i conflitti..., Torino 1983; C. Vasoli, Nuovi documenti sulla... censura delle opere di Francesco Giorgio..., in Censura ecclesiastica e cultura politica..., a cura di C. Stango, Firenze 2001, pp. 55-78; A. Prosperi, L’Inquisizione romana..., Roma 2003, pp. 147 s.; C. Vasoli, Giorgi [Z.], F., in Dictionary of gnosis and Western esotericism, I, Leiden-Boston 2005, coll. 395a-400b; G. Busi, F. Z. Un metodico sognatore, in Id., L’enigma dell’ebraico..., Torino 2007, pp. 161-186; S. Campanini, Profilo biografico, in F. Zorzi, L’armonia del mondo..., cit., 2010, pp. XI-XXIV; P. Terracciano, Omnia in figura. L’impronta di Origene..., Roma 2012, pp. 183-245 e ad ind.; V. Von der Heyden-Rynsch, Le rêveur méthodique. F. Z. ..., Paris 2019; M. Lodone, Invisibile come Dio... Gabriele Biondo, Pisa 2020, pp. 106-109, 112.