FRANCHI-VERNEY DELLA VALETTA, Giuseppe Ippolito
Nacque a Torino il 17 febbr. 1848 da Alessandro, creato conte della Valetta nel 1860, e da Teresa Bianco. Si laureò in legge all'università di Torino nel 1868 e ottenne un impiego statale, che abbandonò nel 1874 per dedicarsi a tempo pieno agli studi musicali. Allievo di S. Tempia e A. Marchisio, dai quali ereditò la passione per la musica strumentale e sinfonica, svolse attività di critico quasi unicamente a Torino con saggi e articoli su giornali e riviste locali, contribuendo alla diffusione della musica strumentale, in particolare di quella tedesca.
Nel 1872, ispirandosi alla Société des concerts populaires, nata a Parigi undici anni prima, insieme con il conte V. Radicati di Marmorito, S. Tempia, C. Rossano e altri, fondò la Società dei concerti popolari. Questa svolse un'intensa attività fino al 1886, proponendo, tra l'altro, il ciclo intero delle sinfonie di L. van Beethoven, eseguite per la prima volta a Torino nella loro integrità. Nel 1875 il F. fu tra i fondatori della Società del quartetto, che aveva lo scopo di divulgare la musica cameristica e "…aveva il proprio baricentro nei nomi di Haydn, di Mozart e di Beethoven" (Basso). Nell'ambito dei concerti organizzati dalla Società del quartetto, che ospitò artisti di fama internazionale, il F. conobbe la violinista Teresa Tua, che sposò nel 1889. Nel 1876, insieme con B. Mazzarella e S. Tempia, istituì l'Accademia di canto corale, ancora oggi esistente.
Nel 1885 compose il bozzetto lirico in un atto Il valdese, rappresentato con successo il 3 dicembre dello stesso anno al teatro Carignano di Torino; l'anno seguente fece rappresentare a Napoli il balletto Il mulatto (Schmidl).
Agli ultimi anni di vita del F. risalgono i suoi lavori letterari più impegnativi: pubblicò L'Académie de France à Rome (Torino 1903) e I musicisti compositori francesi all'Accademia di Francia a Roma (ibid. 1904): le due monografie ricostruiscono con precisione la storia della prestigiosa accademia. Nel marzo 1905 pubblicò a Roma I quartetti di Beethoven, un'attenta analisi compiuta in ricordo dei concerti tenuti dal quartetto Joachim a palazzo Farnese in Roma.
Infine vide la luce Chopin (Torino 1910), che costituisce uno dei primi saggi in lingua italiana sul compositore polacco (ristampa, ibid. 1923).
Il F. morì a Roma il 15 maggio 1911.
Si ricordano inoltre: La musica, in Il Secolo XIXnella vita e nella cultura dei popoli, Milano 1901; L'opera nazionale da Cimarosa a Rossini, in Aversa a D. Cimarosa nel primo centenario dalla sua morte, 11 genn. 1901, Napoli 1901, pp. 269-280. Il F. collaborò con numerose riviste e giornali soprattutto piemontesi, firmandosi spesso Ippolito Valetta; suoi scritti apparvero su Il Risorgimento, La Gazzetta del popolo, La Gazzetta piemontese, La Stampa. Fu inoltre autore di cantate, tra cui si ricorda quella intitolata Epitalamio su testo di F. Antona (Basso).
Il F. contribuì, col suo pregevole lavoro critico, alla diffusione della musica sinfonica nella sua città, fino ad allora dominata dal teatro musicale. Fu un appassionato sostenitore dell'opera beethoveniana, letta e interpretata sotto una "luce mitica" (Pestelli).
Fonti e Bibl.: G. Pestelli, Beethoven a Torino e in Piemonte nell'Ottocento, in Nuova Riv. musicale italiana, IV (1970), pp. 1030-1032, 1035; Storia del teatro Regio di Torino, II, A. Basso, Il teatro della città dal 1788 al 1936, Torino 1976, ad Indicem; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 561; Enc. della musica Ricordi, p. 223; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 6; Il lessico, IV, p. 555 (s.v. Torino).