Francia
Un paese in equilibrio fra tradizione e modernità
Quarta potenza economica mondiale ‒ che vuole mantenersi grande anche nella politica internazionale ‒ la Francia da tanti punti di vista rappresenta la tradizione culturale dell'Europa. Un paese avanzato, ricco di benessere e di cultura, dalla geografia varia e affascinante, da secoli capace di fondere insieme gli apporti umani più diversi, puntando a un progresso materiale e spirituale di cui è stato, ed è ancora, uno dei riferimenti fondamentali
Se in Europa si distinguono un'area continentale, una atlantica e una mediterranea, la Francia è l'unico paese che comprende tutti e tre quegli ambienti: il suo vasto territorio è in sostanza una sintesi di quello europeo.
La metà settentrionale del paese e il Sud-Ovest sono parte della pianura che si estende nell'Europa centro-settentrionale, dagli Urali all'Atlantico. Qualche formazione collinare (Ardenne) interrompe appena la vasta piana, percorsa da fiumi come il Reno ‒ sul confine con la Germania ‒, la Senna ‒ che attraversa la regione parigina ‒, la Loira e la Garonna. Il clima della pianura è 'atlantico', vale a dire umido e con temperature moderate, sia a nord sia a ovest; nelle regioni orientali è invece più 'continentale', con precipitazioni meno abbondanti e differenze di temperatura marcate tra estate e inverno. Questa regione è fertile e ovunque coltivata; molto estese sono le foreste, specie nell'Est.
Il Sud-Est, più movimentato, è occupato da rilievi: il Massiccio Centrale, poco elevato, e le Alpi; in mezzo scorre il Rodano, che sfocia a metà della sponda mediterranea. In quest'area si mescolano gli effetti dell'altitudine con quelli marittimi, sensibili lungo la costa, sulle colline dell'interno (specie in Provenza) e nella valle del Rodano, dove il clima, le colture e la vegetazione spontanea sono tipicamente mediterranei.
Il margine meridionale della Francia è segnato dai Pirenei, che si alzano improvvisamente, ben distinti dalle altre regioni, sui due mari e sulla pianura. Alla Francia appartiene anche la Corsica, nel Tirreno, e poi i territori 'esterni' (quasi 120.000 km2 in totale, circa 2.300.000 abitanti): isole in America (Guadalupa, Martinica e altre), in Africa (Riunione), in Oceania (Nuova Caledonia, isole polinesiane) e in Antartide, e la Guiana francese in America Meridionale. Si tratta di resti del vasto impero coloniale, che oggi sono parte del territorio dello Stato a tutti gli effetti.
Quando, nel Seicento, la Francia cominciava a essere lo Stato più potente sulla terraferma europea ‒ e la sua cultura a diventarne il punto di riferimento, rimpiazzando quella italiana ‒ la popolazione francese era la più numerosa d'Europa. Il territorio francese è adattissimo all'agricoltura, praticata già da quelli che i Romani chiamavano Galli e molto sviluppata in cinque-sei secoli di governo romano. La popolazione della Gallia era già numerosa allora, e viveva in villaggi rurali di tradizione celtica e nelle molte città di fondazione romana (quasi tutte le città francesi risalgono a quell'epoca): esse avevano vasti territori rurali alle loro dipendenze ed erano collegate fra loro da una rete stradale efficiente, che permise presto alla Gallia di sviluppare commerci e manifatture.
Ma la crescita più forte fu nell'età moderna: ai primi del 19° secolo i Francesi erano circa 28 milioni ‒ ancora il popolo più numeroso d'Europa ‒ e Parigi era, con Londra, la città più abitata al mondo.
L'accentramento della popolazione nell'area parigina è però più antico: la formazione dello Stato francese è avvenuta a partire dalla contea di Parigi (10° secolo) e la capitale ha sempre conservato un ruolo di assoluta preminenza sul resto del paese, attirando abitanti ‒ oggi sono circa 9,7 milioni nell'agglomerazione, ma stanno leggermente calando ‒ e attività economiche.
Le altre città francesi sono molto meno popolose: Lione e Marsiglia hanno entrambe agglomerati di circa 1.350.000 abitanti; la 'conurbazione' Lilla-Roubaix-Tourcoing non arriva a 1.200.000. Moltissime sono, poi, le città di medie dimensioni, come Strasburgo, Nantes, Bordeaux, Tolosa.
L'accentramento portò presto anche all'unificazione culturale, quasi cancellando le lingue regionali (ancora parlate ma da pochissime persone, a parte il corso). Anche la numerosa immigrazione, antica e recente, è stata 'assimilata'; all'inizio del 21° secolo, gli stranieri in Francia sono circa il 6% della popolazione, ma la loro assimilazione è più difficile.
Il grande sviluppo dell'agricoltura e dell'allevamento è stato un fattore fondamentale della crescita del benessere in Francia, già in secoli in cui molti paesi europei, al contrario, vivevano frequenti carestie e non avevano una produzione alimentare stabile e sufficiente. Inoltre, nell'agricoltura francese si è diffusa molto presto la piccola proprietà contadina, quando altrove resistevano i grandi latifondi. La diffusione di contadini proprietari portò all'aumento della produttività e a una grande cura del territorio, ma poi anche allo spezzettamento eccessivo della proprietà; con una sorta di riforma agraria, le aziende sono poi tornate a dimensioni adeguate e, del resto, molti contadini avevano preferito trasferirsi nelle città e nelle aree industriali. In pianura si producono soprattutto cereali, barbabietole da zucchero, patate e foraggi, e vengono sostenuti l'allevamento bovino e la produzione di formaggi. Nelle regioni mediterranee e collinari, dove l'allevamento ovino è ancora praticato, si coltivano soprattutto ortaggi e frutta. Quasi ovunque è diffusa la vite, da cui sono ricavati vini celeberrimi esportati in tutto il mondo.
I capitali generati dall'agricoltura e la presenza di giacimenti minerari (specie nel Nord e nell'Est) hanno consentito una precoce industrializzazione. La Francia è oggi uno dei paesi industriali più importanti del mondo, con produzioni (meccaniche, tessili, chimiche, elettroniche, dell'abbigliamento) sempre più sofisticate, realizzate da imprese spesso grandissime, con stabilimenti in tutto il mondo.
La ricchezza accumulata nei secoli, anche grazie alle colonie, ha portato inoltre alla formazione di un settore finanziario di grande importanza, che ha consentito di investire molto per la cultura e per la ricerca scientifica e tecnologica, curate più che in altri paesi; queste spese sono considerate un investimento di lungo periodo, necessario per un sistema che vuole rimanere moderno.
La ricchezza materiale, come sappiamo tutti, è un punto di partenza essenziale, ma da sola non garantisce il vero 'benessere': occorre usarla bene.
Un buon uso della ricchezza è anche quello che ha portato la Francia a salvaguardare accuratamente il suo patrimonio di paesaggi, città, monumenti e opere d'arte, tanto che oggi è di gran lunga la prima meta turistica al mondo (quasi 80 milioni di visitatori ogni anno).
Quello che si cerca ‒ e si trova ‒ in Francia, comunque, non sono solo 'cose da vedere': sono il modo di vivere, la cucina raffinata, l'istruzione diffusa, l'eleganza delle città grandi e piccole, la ricerca della modernità senza cancellare il passato, il cosmopolitismo: l'atmosfera, insomma, tipicamente francese ma anche tipicamente e profondamente europea.
Tutto questo non vuol dire che la Francia non abbia problemi ‒ l'economia ha le sue crisi, l'integrazione degli immigrati è difficile, la povertà non è scomparsa ‒ ma ha la capacità di progettare buone soluzioni, come per secoli ha dimostrato di saper fare.