ALVAREZ, Francisco
Religioso e viaggiatore portoghese, nato a Coimbra nella 2ª metà del sec. XVI, morto in età assai avanzata dopo il 1540 (s'ignorano la data precisa della nascita e quella della morte). Era cappellano del re Emanuele di Portogallo e reputato cultore di studî teologici, quando venne inviato come consigliere e cappellano della missione che, sotto il comando di Duarte Galvão, il sovrano portoghese per consiglio dell'Albuquerque inviava in Etiopia in soccorso della imperatrice Elena, reggente lo stato durante la minorità del nipote David, e sollecitante, a mezzo di un prete armeno, Mattheus, aiuto contro i Musulmani (1509).
La missione ebbe un triste esordio di cui il fiorentino Andrea Corsali ci ha narrato i particolari. Morto il Galvão nell'isola di Camaran, il comando della missione fu assunto da don Rodrigo di Lima, e solo il 6 aprile 1520 i suoi componenti (16 in tutto) poterono sbarcare a Massaua e, guidati dapprima da Mattheus (morto durante il viaggio presso il convento del Bizen), per la via di Archico, superate grandi difficoltà, pervenire ad Axum, dove il re David che si trovava allora nello Scioa, inviò loro incontro un messo. La missione proseguì quindi il suo viaggio toccando Lalibela e a traverso l'Amhara pervenne nello Scioa dove il 15 ottobre 1520 raggiunse l'accampamento del Negus, che le fece ottime accoglienze. Quivi si trovavano già varî Europei, tra i quali oltre il Covilhão, che inviato da Giovanni II non era riuscito dopo 34 anni di soggiorno ad abbandonare il paese, alcuni Italiani. L'Álvarez, che col suo tatto e la sua dottrina teologica si era guadagnato il favore del negus, seppe conservare alla missione il prestigio che il contegno violento di Rodrigo de Lima e i dissensi coi compagni più volte compromettevano. Sei anni dopo la sua partenza da Massaua (aprile 1526), la spedizione poté rimettersi in via per l'Europa, insieme a un ambasciatore abissino latore di doni per il re Giovanni III.
Il 25 luglio 1527, i suoi componenti giungevano a Lisbona e solo dopo sei anni l'Álvarez, che era stato incaricato dal re David di una lettera per il pontefice tendente a rimettere la Chiesa abissina sotto l'autorità di Roma, poté, ma senza frutto, compiere la sua missione.
La relazione del memorabile viaggio doveva essere, per volere della corte di Lisbona, pubblicata per le stampe, onde l'Álvarez si recò a Parigi per provvedersi dei caratteri necessarî. La pubblicazione avvenne a Lisbona nel 1540 a cura del libraio Rodriguez, mentre l'Álvarez ottuagenario era ancora in vita. Essa reca il titolo: Ho Preste Joam das Indias. Verdadera informaçam das terras do Preste Joam seguendo vio y escreveo ho Padre Francisco Alvarez. Di quella edizione originale e completa, estremamente rara, venne eseguita una ristampa conforme e con facsimile nel 1889 dall'Imprensa nacional di Lisbona.
La comparsa di questo libro che, distruggendo le antiche leggende, portava nuova e sicura luce sull'Etiopia, suscitò uno straordinario interesse, onde se ne moltiplicarono i rifacimenti e le traduzione nelle varie lingue europee. Una versione italiana, alquanto ridotta, ne dette il Ramusio nelle sue Navigationi e viaggi, I, Venezia 1588, pp. 189-255. Notevole è la traduzione inglese con introduzione e note di lord Stanley of Alderley (Hakluyt Society, LXIV, 1881). Una modesta illustrazione ne dette D. Stasio nella memoria: Il viaggio in Etiopia dell'Alvarez, in Boll. Soc. geogr. ital., Roma 1889, p. 803.