Hemsterhuis, Franciscus
Filosofo olandese (Franeker, Frisia, 1721 - L’Aia 1790). Figlio del filologo classico Tiberio H., studiò presso l’univ. di Leida, interessandosi in partic. di filosofia platonica. Pur ricoprendo diverse cariche politiche in Olanda, operando, tra l’altro, come segretario nel consiglio di Stato delle Province Unite, H. visse soprattutto a Monaco di Baviera, dedito ai suoi studi filosofici e artistici, in contatto con il gruppo intellettuale che si raccoglieva intorno alla principessa Amalia Gallitzin, grazie alla quale egli conobbe Jacobi, Lessing, Herder e Goethe e fu introdotto nel circolo di Münster che alla principessa faceva capo. Goethe e Herder in partic. subirono per certi aspetti l’influsso delle idee filosofiche di H., ispirate da un estetismo sospeso tra istanze neoplatoniche e shaftesburiane. La sua opera principale è la Lettre sur l’homme et ses rapports (1772; trad. it. Lettera sull’uomo e altri scritti), in cui si sostiene che il cuore, come «organo morale», è ciò che rende l’uomo immediatamente consapevole della sua irriducibile tendenza verso la perfezione e del suo rapporto immediato con Dio, la cui concezione oscilla tra l’idea di un principio personale e orizzonti panteistici; Diderot dedicò alla Lettera un acuto commento, rimasto a lungo inedito (trad. it. Commento alla Lettera sull’uomo di Hemsterhuis, 1971). Tra le altre opere, tutte scritte in lingua francese, si segnalano: Lettre sur la sculpture (1769; trad. it. Lettera sulla scultura), in cui si legge la celebre definizione della bellezza come ciò che ci dà il maggior numero di rappresentazioni nel più breve spazio di tempo; Lettre sur les désirs (1770), ispirata al Simposio platonico, in cui è centrale il tema del desiderio come principio universale che anima il mondo e regola le sue dinamiche interne; la lettera fu commentata da Herder in uno scritto del 1781 (Liebe und Selbstheit); Sophyle ou de la philosophie (1778), dialogo in cui si affronta il problema del rapporto anima-corpo e si respinge ogni istanza materialista; Aristée ou de la divinité (1779) in cui si esprime la teodicea dell’autore, discutendo l’esistenza di Dio e il suo rapporto con l’uomo; Alexis ou sur l’âge d’or (1787); Lettre de Dioclès à Diotime sur l’athéisme (1787); Simon ou des facultés de l’âme (1790). Una raccolta di scritti del filosofo olandese, che comprende anche l’epistolario, con il fine di rivalutare le sue competenze scientifiche oltre a quelle filosofiche che ebbero forti influenze su importanti esponenti della filosofia e della letteratura del Romanticismo tedesco, è stata pubblicata in italiano nel 2001. Nel volume, tra le altre lettere inedite, è ricostruita la seconda versione della Lettre sur l’athéisme (1789), prima che intervenissero le modifiche di Jacobi.