Basaglia, Franco
Psichiatra italiano (Venezia 1924 - ivi 1980). Determinante il suo apporto nella riforma legislativa del 1978 (l. 13 mag. 1978, n. 180, chiamata anche Legge Basaglia), che ha sancito la soppressione degli ospedali psichiatrici e la trasformazione dell’assistenza psichiatrica sul territorio. Laureatosi in medicina e specializzatosi in malattie nervose e mentali all’università di Padova, nel 1961 rinunciò alla carriera universitaria e divenne direttore dell’ospedale psichiatrico di Gorizia. Nel 1969 lasciò Gorizia e nel 1971 fu nominato direttore del manicomio San Giovanni di Trieste. B. istituì, all’interno dell’ospedale psichiatrico, laboratori di pittura e di teatro e fece anche nascere una cooperativa di lavoro per i pazienti, i quali svolgevano lavori riconosciuti e retribuiti. Nel 1973 il manicomio di Trieste venne designato come zona pilota per l’Italia nella ricerca dell’OMS sui servizi di salute mentale. Nello stesso anno B. fondò il movimento Psichiatria democratica. Nel 1977 venne annunciata la chiusura del manicomio di Trieste. Il 13 maggio 1978, il Parlamento approvò la legge 180. Nel 1979 B. tenne una serie di seminari in Brasile, raccolti successivamente nel volume Conferenze brasiliane. Lasciata Trieste nel novembre 1979, si trasferì a Roma, per ricoprire l’incarico di coordinatore dei servizi psichiatrici della Regione Lazio. Nella primavera del 1980 si manifestarono i sintomi di un tumore al cervello e pochi mesi dopo morì.
Formatosi sulla psichiatria di ispirazione fenomenologica (K. Jaspers, O. Minkowski, O. Binswanger), ma anche sulla critica all’istituzione psichiatrica (M. Foucault, E. Goffmann), B. cercò di trasferire il modello della comunità terapeutica all‘interno dell’ospedale, eliminando la contenzione fisica e l’elettroshock, aprendo i cancelli dei reparti e proponendo non più solo terapie farmacologiche, ma anche rapporti umani rinnovati. Dopo il volume Che cos’è la psichiatria? (1967), B. pubblicò nel 1968 L’istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico, dove raccontava l’esperienza dell’ospedale psichiatrico di Gorizia. Il libro ottenne un successo editoriale strepitoso. Ma ormai B. sentiva il bisogno di andare oltre la trasformazione della vita all’interno dell’ospedale psichiatrico: il manicomio andava chiuso e al suo posto doveva essere costruita una rete di servizi esterni per l’assistenza alle persone affette da disturbi mentali. La psichiatria cessava così di giocare un ruolo nel processo di esclusione del malato mentale, che B. vedeva legato a un sistema ideologico convinto di poter negare e annullare le proprie contraddizioni allontanandole ed emarginandole (La maggioranza deviante, 1971, e Crimini di pace, con contributi, tra gli altri, di Foucault, Goffmann, M. Laing, A.N. Chomsky, 1971). A distanza di alcuni decenni, benché sia stata più volte oggetto di discussione e di tentativi di revisione, la legge 180 è ancora la legge quadro che regola l‘assistenza psichiatrica in Italia e ha costituito un modello legislativo per molti altri paesi.
1924 Nasce a Venezia
1949 Si laurea in medicina all’università di Padova
1953 Prende la specializzazione in malattie nervose e mentali
1961 Diventa direttore dell’ospedale psichiatrico di Gorizia
1971 Passa a dirigere il manicomio di Trieste
1973 Fonda il movimento Psichiatria democratica
1978 La legge da lui proposta per l’abolizione dei manicomi (l. 180) viene approvata in Parlamento
1979 Diventa coordinatore dei servizi psichiatrici della Regione Lazio
1980 Muore a Venezia