Brusati, Franco
Commediografo, sceneggiatore e regista cinematografico, nato a Milano il 4 agosto 1922 e morto a Roma il 28 febbraio 1993. Sotto movenze narrative fluide, capaci di esprimere un certo lirismo e al contempo di cogliere notazioni grottesche, B. mostrò spesso nelle sue opere una grande sensibilità verso segreti nodi psicologici e personaggi che recitano, prima ancora di viverle, le passioni, in luoghi di elegante malinconia. L'indagine sui sentimenti che risulta dai suoi film si è generalmente accompagnata a una amarezza di visione e a una sorta di disincanto crepuscolare. Questa capacità di analisi, che gli consentì di indagare su un certo disagio esistenziale, costituì la cifra espressiva caratterizzante la sua attività di sceneggiatore e di autore di testi teatrali, come anche le sue prove di regista. Nel 1974 il suo film Pane e cioccolata ottenne il David di Donatello europeo e venne premiato con l'Orso d'argento al Festival di Berlino.
Laureatosi in scienze politiche a Ginevra e in giurisprudenza a Milano, dopo un lungo apprendistato di giornalista (lavorò a "Corrente" e a "L'Europeo" di A. Benedetti), nel 1949 si trasferì a Roma, dove cominciò a lavorare nel cinema come aiuto regista di Renato Castellani, Roberto Rossellini e Mario Camerini e come sceneggiatore per numerosi film, tra i quali: Il brigante Musolino, dello stesso Camerini, e Domenica d'agosto di Luciano Emmer, entrambi del 1950, Anna di Alberto Lattuada (1951), La macchina ammazzacattivi di Rossellini (1952), Le infedeli di Steno e Mario Monicelli (1953), Ulisse ancora di Camerini (1954). Nel 1955 esordì nella regia con Il padrone sono me, tratto dal romanzo di A. Panzini, un film di sapore antico che si snoda con grazia accattivante, nascondendo tra le righe significati e allusioni originali. I film di B., riusciti o meno che siano (fra le prove più interessanti, oltre a Pane e cioccolata, Il disordine, 1962, opera non sempre felice, ma significativamente problematica; Tenderly, 1968; I tulipani di Haarlem, 1970; Dimenticare Venezia, 1979, candidato all'Oscar per il migliore film straniero nel 1980), si sono sviluppati su due immagini-guida: la casa e il viaggio. La casa indica una possibilità già esaurita che si può recuperare solo come nostalgia del passato (Dimenticare Venezia); il viaggio esprime proprio la ricerca di una nuova casa, ancora, forse per sempre, negata (gli emigranti di Pane e cioccolata che, dal pollaio dove vivono, guardano i padroncini della villa). Il cinema di B., colto e di respiro europeo, pretese e spesso trovò attori duttili e maturi, tra cui spiccano, oltre a Nino Manfredi interprete di Pane e cioccolata, Vittorio Gassman e Giancarlo Giannini, protagonisti di Lo zio indegno (1989), commedia pervasa da una vena patetica, o Mariangela Melato di Il buon soldato (1982). Ma, soprattutto, trasse alimento dall'attività di sceneggiatore, che B. proseguì con esiti favorevoli per tutti gli anni Sessanta, collaborando a film di rilievo, tra cui Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli (1968), Seduto alla sua destra di Valerio Zurlini (1968), e Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica (1970). Lo stesso avvenne con i copioni teatrali che, a partire dal 1959, B. continuò a scrivere con una drammaturgia spesso felice, richiedendo interpreti di matura esperienza scenica: Il benessere, in collaborazione con F. Mauri (1959), La fastidiosa (1963), Pietà di novembre (1966), Le rose del lago (1974), La donna sul letto (1984), Conversazione galante (1987), tutti ripubblicati in Commedie (1987).
A. Tassone, Quatre auteurs en quête d'un distributeur, in "Image et son", 1975, 298, pp. 29-49.
A. Tassone, F. Brusati, in "Cinéma", 1977, 220, pp. 35-39.
D. Yakir, Crumbs of "bread, bitter chocolate", in "Film comment", 1979, 3, p. 73.
C. Beylie, Oublier Venise, in "Avant-scène du Cinéma", 1981, 277, pp. 4-5.