CABURI, Franco
Nacque a Trieste il 24 apr. 1879 da Spiridione, uomo di mare d'origine greca, e da Elena Trampus. Compiuti gli studi secondari nella città natale, entrò nella redazione del Piccolo nel 1900 e, iscrittosi all'università di Vienna, nella facoltà di medicina, assunse nel 1902 l'incarico di corrispondente del giornale dalla capitale dell'Impero asburgico. Trascurando gli studi universitari, approfondì invece la sua conoscenza del mondo politico e culturale di Vienna, e inviò articoli, oltre che al Piccolo (con pseudonimo di Lelio), anche a quotidiani italiani: La Tribuna,Corriere della Sera,La Stampa e Il Giornale d'Italia. Osservatore acuto e diligente del costume e delle cose austriache, egli alimentò con le sue corrispondenze l'avversione per l'Impero asburgico e per la sua espansione nei Balcani, mentre valorizzò gli echi della guerra di Libia e suscitò interesse per l'irredentismo giuliano e per la questione dell'università italiana a Trieste. Bene informato sulla vita sociale e parlamentare viennese, il C. ebbe nel 1906 l'esclusiva per il Corriere della Sera, ma continuò a inviare corrispondenze, naturalmente non firmate, anche al Giornale d'Italia, attirandosi qualche rimostranza da parte dei fratelli Antonio e Alberto Albertini.
Scoppiata la guerra mondiale, fin dall'agosto del 1914 il C. venne espulso dall'Austria e andò, come corrispondente del Giornale d'Italia e del Corriere, a Verona, a Milano e a Zurigo. Polemizzò nel settembre del '14 con il nazionalista triestinoR. Timeus (Ruggero Fauro) che sosteneva la necessità per l'Italia di partecipare alla distruzione dell'Impero austriaco; si batté peraltro, con argomenti di democratico, infavore dell'intervento italiano; a Zurigo conobbe Lenin. Per sollecitazione dell'ambasciata austriaca, egli venne espulso dal territorio svizzero come pericoloso per gli interessi della Confederazione, il 15 genn. 1916. Il fatto provocò interrogazioni alla Camera dei deputati (on. Bevione) e ordini del giorno di protesta da parte dell'Associazione della stampa italiana (on. Torre). Trasferitosi a Roma, il C. continuò a lavorare per il Giornale d'Italia, come redattore incaricato della politica estera. Negli anni del conflitto pubblicò inoltre il volume L'Austria e l'Italia. Note e appunti d'un giornalista italiano a Vienna (Milano 1915), l'opuscolo Italiani e iugoslavi nell'Adriatico (Milano 1917), in cui ritenne possibile un compromesso fra i nostri e i loro interessi, purché venisse assicurato all'Italia il predominio nell'Adriatico, e il più ampio lavoro su La Germania alla conquista della Russia (Bologna 1918).
Dopo la guerra il C. si dedicò allo studio di problemi storici e politici e pubblicò due opere importanti: Guglielmo II (Bologna 1920) e Francesco Giuseppe,la sua vita e i suoi tempi (2 voll., Bologna 1920-1925), prima ampia biografia critica del personaggio. Tradusse per i giornali il diario d'una dama della corte asburgica, interessante per i retroscena di Mayerling, collaborò all'Illustrazione italiana, alla Gazzetta del Popolo, alla Lettura (tra l'altro, con l'ampio articolo su Francesco Giuseppe e il suo paterno cuore)e alla Porta orientale di Trieste (in cui comparvero i ricordi Nella Vienna imperiale, giugno 1932). Successivamente uscirono le traduzioni, corredate da chiare introduzioni, di R. von Morat, Il lupodel Mediterraneo, Milano 1934, e del contrammiraglio Kühlwetter) Skagerrak! La più grande battaglia navale della guerra, Milano 1934. Intanto, per il suo atteggiamento d'opposizione, il C. venne escluso dall'albo. Il crescente disagio politico, motivato dalle iniziative belliche del regime fascista, e il grave dolore per la morte di due figli giovanissimi rallentarono sempre di più la sua attività giornalistica.
Nell'aprile 1940, sotto l'accusa di "disfattismo" e di atteggiamento antifascista e antitedesco, egli fu inviato al confino a Eboli, donde ritornò a Roma "graziato" alcuni mesi dopo. Riprese saltuariamente la sua collaborazione al Giornale d'Italia dopo la liberazione di Roma, anche con note storico-poetiche in cui poté mettere a frutto gli incontri e le conoscenze fatte con importanti personalità del suo tempo. Amareggiato per il trattato di pace del 1947, si dedicò alla storia più antica, commentando i volumi della Storia diRoma del Gregorovius, e si accostò alla pratica religiosa.
Si ritirò dal giornalismo militante nel 1952, e morì a Roma, dopo una lunga malatúa, il 27 marzo 1955.
Fonti e Bibl.: Archivi del Corriere della Sera e del Giornale d'Italia; T.Rovito, Letterati e giornalisti ital. contemporanei. Dizionario bio-bibliografico, Napoli 1922, p. 70; Chi è? Diz. degli Italiani d'oggi, Roma 1958, p. 511; S.Benco, "Il Piccolo" di Trieste,mezzo secolo di giornalismo, Milano 1931, p. 132; M. Alberti, L'irredentismo senza romanticismi, Como1936, pp. 265-270; L. Albertini, Vent'anni di vita politica, parte 2, I, Bologna 1951, p. 384; Annuario della stampa ital., 1954-1955, Milano-Roma 1954, p. 1179; B. Vigezzi, L'Italia di fronte alla prima guerra mondiale, I, L'Italia neutrale, Milano-Napoli 1966, pp. 438, 473; Id., Da Giolitti a Salandra, Firenze 1969, p. 20.