DA VENEZIA, Franco
Nacque a Venezia il 2 nov. 1876 da Francesco e da Antonia Olivotti. Allievo del conservatorio "Giuseppe Verdi" di Milano, ove entrò giovanissimo, nel 1896 si diplomò in pianoforte con G. Frugatta e nel 1898 in composizione con A. Galli, L. Mapelli e V. Ferroni.
Fin dagli anni di conservatorio rivelò uno spiccato talento artistico e poté intraprendere giovanissimo una brillante carriera concertistica; sempre elogiato per la solida tecnica pianistica e l'intelligenza interpretativa, si esibì sia come solista sia in formazioni cameristiche, in Italia e all'estero. Dopo l'esordio avvenuto probabilmente a Torino, fu a Bologna, Firenze e quindi a Berlino e Amburgo, ove ottenne lusinghieri riconoscimenti sia da parte del pubblico sia della critica. Ciò nonostante preferì trascurare la carriera concertistica per dedicarsi all'attività di compositore; nel 1898 vinse il primo premio al concorso bandito dalla Società del quartetto di Milano con una sonata per violoncello e pianoforte in quattro tempi e, sempre nello stesso anno, riportò il primo premio ex aequo al concorso Baruzzi di Bologna con il poema drammatico Giuditta (non rappresentato).
Nel 1900, recatosi a Vienna, partecipò al concorso Rubinstein conseguendo, un diploma d'onore con una serie di composizioni da lui stesso eseguite, tra cui si ricordano: Konzertstúck per pianoforte e orchestra n. 1, una sonata per violino e pianoforte e altri pezzi per pianofoite; ottenne ancora una menzione onorevole al concorso Bartolomeo Cristofori di Firenze con una Grande fantasia per due pianoforti e orchestra. Nel 1903 partecipò a Milano al concorso internazionale di composizione bandito dall'editore Sonzogno e su duecentotrentasette concorrenti riuscì ad entrare nella tema dei vincitori con l'opera in un atto Il Domino azzurro su libretto di G. Zuppone Strani, rappresentata al teatro Lirico di Milano nel maggio 1904.
Tuttavia, nonostante l'iniziale incoraggiamento, l'opera non riscosse il successo sperato e la fredda accoglienza dei pubblico indusse il D. ad abbandonare la composizione di opere teatrali. Dedicatosi in questo periodo all'attività didattica, dal 1904 al 1907 fu insegnante di pianoforte principale al liceo musicale "Giuseppe Verdi" di Torino, città in cui si stabilì aprendo anche una sua scuola di perfezionamento di pianoforte per concertisti. L'insegnamento, cui si diede con particolare serietà e impegno, non gli impedì di dedicarsi ancora alla composizione e nel 1908prese parte al concorso bandito l'anno precedente dall'editore Sonzogno in occasione delle feste celebrative per il primo centenario del conservatorio di Milano; classificatosi insieme a M. E. Bossi tra i primi su venticinque concorrenti, fu premiato per un Tema e variazioni per orchestra. La fama di compositore del D., consacrata dai successi riportati ai concorsi cui aveva partecipato, si diffuse rapidamente in Italia e all'estero tanto che suoi lavori furono eseguiti da interpreti di fama internazionale come A. Toscanini, W. Mengelberg, F. Steinbach, H. Ricliter, T. Serafin, A. Vessella, L. Mancinelli, V. Gui e molti altri.
La sua produzione musicale fu particolarmente apprezzata per la chiarezza del discorso, la profondità del pensiero melodico e la mancanza, soprattutto nelle opere pianistiche, di effetti esteriori, elementi tutti che diedero un'impronta inequivocabilmente italiana alla sua musica, ovunque giudicata come espressione di una profonda musicalità maturata nel rispetto della migliore tradizione nazionale. Così infatti si espresse l'anonimo redattore de Le Guide musical di Parigi a proposito del suo Konzertstúck eseguito a Berlino il 7 genn. 1902: "Ce Conzertstück du jeune Da Venezia... d'un mouvement... décidé, d'allure méridionale..., malgré l'inquietude schumannienne qui l'únprègne, reste bien italien de clarté et de verve, non plus de cet italianisme de ténor macaronique qui est devenu iniurieux, mais italien par cette vivacité..." (LeGuide musical, XLVIII [1902], p. 14).
Ammirato dal pubblico e apprezzato dalla critica, oltre che da musicisti insigni come E. Grieg, C. Saint-Saéns, J. Rheinberger, C. Reinecke, G. Martucci e A. Boito - che tra i primi definì con termini altamente elogiativi il suo talento musicale - intorno agli anni 1908-1909 preferì ritirarsi a vita privata abbandonando per qualche tempo l'attività creativa. Il periodo di tempo intercorso tra la sua attività giovanile e - quella della maturità fu caratterizzato da una profonda crisi determinata dalla trasformazione del linguaggio musicale, soprattutto da quello dodecafonico che il D. non riuscì ad accettare, rivelando così di essere ancora legato alla tradizione tardoromantica.
Riprese l'attività di compositore dopo oltre un ventennio di silenzio, scrivendo quasi esclusivamente opere strumentali, tra cui ricordiamo: due Ballate per piccola orchestra (1932); Trio per pianoforte, violino e violoncello (1933); quattro liriche per soprano e pianoforte (1934); trascrizione per pianoforte della Passacaglia di J. S. Bach 0934); Sonata per Pianoforte e violino n. 2 (primo premio al concorso dell'Accademia filarmonica di Bologna, 1935); Sortata per Pianoforte e violoncello n. 2 (1935); Polittico per orchestra (1936); Quartetto Per archi (1937). incompiuto; Ventiquattro variazioni su un tema grave (primo premio ex aequo, postumo, al concorso Cristofori di Firenze, 1937). Curò anche revisioni di studi di K. Czerny e riduzioni per pianoforte a quattro mani di tutte le nove sinfonie di Beethoven, dell'oratorio di Lorenzo Perosi La trasfiguraziorte di N. S. Gesù Cristo, e della Trilogia sacra dello stesso autore La Passione di Cristo secondo s. Marco (entrambe edite da Ricordi, Milano s. d.). Il D. collaborò inoltre con articoli di critica musicale, novelle, poesie a vari periodici, tra cui la Gazzetta letteraria, Musica e lettere, Gazzetta musicale di Milano, Harmonia.
Morì improvvisamente a Torino il 21 sett. 1937.
Fra le sue composizioni, tutte pubblicate a Milano dall'editore Buffa, salvo diversa indicazione, si ricordano, oltre a quelle già citate rimaste per lo più inedite, per pianoforte: Scherzo op. 2 (1897); Silhouettes, Trois morceaux, op. 3 (s. d.); Pièces romantiques, op. 5, cahier I: Capriccio, Berceuse, Intermezzo; cahier II: Epithalame, Ldndler, Finale (1897); Tableaux lyriques, op. 7 (s. d.); Simple menuet (1899); Chant sans paroles, op. 9 n. 2 (1899); Tre pezzi per pianoforte, op. 10: Simple menuet, Petite gavotte, Danse burlesque (Ricordi, 1904); Tre pezzi per pianoforte op. 13: Petite Valse, Aria, Nocturne (1d., 1904); Album pour la jeunesse op. 21 (Carisch, s. d.); inoltre presso l'editore Rieter Biedermann di Lipsia: Impressions et souvenirs op. 22: Air de danse, Caravane et prière dans le desert, Intermezzo, L'ile des morts, Humoresque, Sur la lagune "Un soir d Burano" (1913); Suite veneziana per grande orchestra op. 24 (1913). Fu inoltre autore di un poema sinfonico La tempesta e di intermezzi per L'amore delle tre melarance (citati dal De Angelis, rimasti probabilmente manoscritti e di cui non si conosce l'anno di composizione).
Fu molto apprezzato come didatta e formò una numerosa schiera di allievi cui si dedicò con totale dedizione ed entusiasmo per tutto l'arco della sua esistenza, rivelando anche in questa attività una sensibilità e una generosità non comuni.
Fonti e Bibl.: Notizie e critiche in Gazz. mus. di Milano, LI (1896), p. 406; LII (1897). p. 406; LIII (1898), pp. 402 s., 408; LVI (1901), pp. 330 s.; LVII (1902), p. 36; L-VIII (1903), pp. 1054 s.; LIX (1904), pp. 358, 363; Le Cronache musicali illustrate, I (1900), p. 8; Le Guide musical, XLVIII (1902), p. 14; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, pp. 165 s.; M. V. Recupito, Artisti e musicisti moderni, Milano 1933, pp. 91 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 412; La Musica. Diz., I, p. 488.