Fabrizi, Franco
Attore cinematografico, teatrale e televisivo, nato a Cortemaggiore (Piacenza) il 15 febbraio 1926 e morto ivi il 18 ottobre 1995. Dotato di un fisico prestante, si fece apprezzare all'inizio degli anni Cinquanta per la sua capacità di impersonare con realismo il personaggio del rubacuori, del dongiovanni di provincia cinico ma affascinante; ruoli che sostenne in molti film firmati da registi come Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Pietro Germi e Luigi Zampa, rimanendo sempre in equilibrio tra accenti comici e drammatici, ma con risvolti di genuina umanità.Dopo una breve carriera come attore di fotoromanzi e indossatore, e dopo alcune significative esperienze teatrali, esordì sul grande schermo nel 1950 con una piccolissima parte in Cronaca di un amore di Antonioni. Il successo arrivò nel 1953 con l'interpretazione di Fausto, uno dei protagonisti di I vitelloni di Fellini, un giovane di bell'aspetto, brillante e fannullone che trascorre il suo tempo bighellonando con donne e amici; un personaggio a tratti amabile e bonario, a tratti spregiudicato e detestabile, che F. successivamente ripropose, con leggere variazioni, in film come La romana (1954) di Zampa, dove ha il ruolo di uno scaltro seduttore, Camilla (1954) di Luciano Emmer o Le amiche (1955) di Antonioni, nel quale è un benestante e frivolo architetto. Ancora sotto la direzione di Fellini fu uno dei tre truffatori protagonisti di Il bidone (1955) e il cinico Giorgio della sequenza iniziale di Le notti di Cabiria (1957).
Una progressiva accentuazione degli aspetti comici o grotteschi, a scapito della psicologia dei personaggi, caratterizzò altre interpretazioni di F., prevalentemente commedie di costume come Peccato di castità (1956) di Gianni Franciolini, Una pelliccia di visone (1956) di Glauco Pellegrini o Mariti in città (1957) di Luigi Comencini, in cui appare perfettamente a suo agio nel ruolo di uno scapolo irriducibile destinato a capitolare fra le braccia dell'amata. Scritturato per numerosi ruoli poco significativi e piccole parti da caratterista in film minori italiani, francesi e spagnoli, F. lavorò altresì in alcune opere di rilievo della cinematografia italiana, in cui poté evidenziare le sue doti di attore drammatico. Vanno senz'altro ricordati l'ambiguo personaggio del medico Valdarena in Un maledetto imbroglio (1959) e il negoziante di scarpe in Signore & signori (1966), entrambi diretti da Germi; l'ex partigiano ormai rotto a ogni compromesso in Una vita difficile (1961) di Dino Risi o il decadente barbiere in Morte a Venezia (1971) di Luchino Visconti. Negli anni Ottanta, esclusa qualche breve apparizione sul piccolo schermo, interpretò il brillante e arrogante conduttore televisivo in Ginger e Fred (1986), ancora diretto da Fellini, regista che meglio di altri seppe intuire e mettere in evidenza le tinte tragiche della sua recitazione. Il suo ultimo personaggio significativo fu l'ossequioso monsignore in Il piccolo diavolo (1988) di Roberto Benigni.