GAETA, Franco
Nacque a Venezia il 1° maggio 1926 da Giuseppe e da Natalia Formica. Studiò al liceo Marco Foscarini e nel 1943 aderì al Partito d'azione. Fece poi parte del Corpo volontari della libertà (1° giugno 1944 - 1° maggio 1945) e partecipò attivamente alla vita del partito fino al suo scioglimento. Lo troviamo poi collaboratore de Il Secolo nuovo, settimanale socialista veneziano, in una polemica sulla "scuola laica" con esponenti locali del mondo cattolico (9 agosto e 13 sett. 1946).
Frattanto, in occasione delle elezioni alla Costituente, aveva seguito Luigi Luzzatto dal Partito d'azione alla Democrazia repubblicana di F. Parri e U. La Malfa; poi, dopo la scissione socialista (gennaio 1947), entrò nel Partito socialista dei lavoratori italiani e poi nel Partito socialista democratico italiano. Dal febbraio 1947 al gennaio 1948 fu redattore di Rinascita socialista e negli articoli scritti per essa troviamo anche la chiave della sua posizione culturale e politica, nell'idea che "il socialismo dovesse venir inteso, come rinnovato umanesimo, inquadrato in una visione storicista" (n. 11, 7 apr. 1947).
Avrebbe in seguito maturato queste premesse come studioso di storia. Si era laureato nel maggio 1950 all'Università di Padova in lettere con una tesi su Lorenzo Valla, che lo portò, nel 1950-51, borsista all'Istituto italiano di studi storici di Napoli, allora diretto da F. Chabod. E il G., come studioso dell'Umanesimo e del Rinascimento, fu segnato dall'influsso di questo. Nella collana dell'Istituto sarebbe uscito nel 1955 (Napoli) il suo Lorenzo Valla. Filologia e storia nell'Umanesimo italiano, profilo esaustivo dell'umanista romano, in cui emerge la pluralità di valenze del suo metodo filologico, nell'analisi biblica, come in quella giuridica e in quella più propriamente storica, che aprono strade nuove nella riflessione politica e religiosa.
Un tale punto di vista troviamo ribadito in alcune polemiche, parallele alla stesura di questo suo lavoro, con S. Mochi Onory (Nuova Rivista storica, XXXVI [1952], pp. 297-315), con É. Gilson (Lo Spettatore italiano, V [1952], 3, pp. 157-159) e con E.R. Labande (Nuova Riv. storica, XXXIX [1955], pp. 133-147) e difeso anche in seguito, dinanzi ai tentativi di un recupero del Valla in chiave di ortodossia cattolica (Recenti studi su Lorenzo Valla, in Riv. stor. della Chiesa in Italia, XXIX [1975], pp. 559-577). Tutti spunti, che ritroviamo anche in altri studiosi della sua generazione, maturatisi nella stessa cerchia, come V. De Caprariis e G. Sasso (Arnaldi, p. 69), volti a sottolineare i non eludibili elementi di rottura che la cultura umanistica propone rispetto al mondo medioevale e che avrebbero segnato poi i caratteri specifici della rinascenza in ogni campo, di contro ai tentativi di accentuarne invece i motivi di continuità con un umanesimo medioevale dalla genesi poliforme, propri in particolare di un certo revisionismo storiografico cattolico, ma anche contro indebite estensioni metodologiche del tema braudeliano della "lunga durata".
La storia culturale e politica del Quattrocento e del Cinquecento sarà del resto il campo privilegiato dei suoi studi. Libero docente di storia moderna dal 1956 (alla facoltà di lettere dell'Università di Roma avrebbe prestato servizio di assistente volontario, presso la cattedra di storia moderna tenuta da N. Valeri, dal 1962 al 1967 e da quest'anno al 1974 l'incarico gratuito di storia dell'età della Riforma e della Controriforma), aveva già vinto nel 1953 il concorso per l'insegnamento di italiano e storia negli istituti tecnici superiori ed era stato poi comandato all'Istituto storico per l'età moderna e contemporanea, dove partecipò al lavoro della collana "Nunziature italiane", concepita dallo Chabod sul modello dei Nuntiaturberichte, occupandosi delle Nunziature di Venezia (I, Roma 1958; II, ibid. 1960; V-VI, ibid. 1967, rispettivamente per gli anni 1533-42 e 1550-54).
Spaziava intanto su vari temi quattro-cinquecenteschi, innanzitutto su Venezia, con più contributi, di cui va segnalato il volume su Origini e sviluppo della rappresentanza stabile pontificia in Venezia (1485-1533), Roma 1958, cui seguirà lo studio su Un nunzio pontificio a Venezia nel Cinquecento: Girolamo Aleandro, Venezia-Roma 1960, interessante per lo sviluppo che ha in esso il tema della Riforma in Italia, e i saggi dedicati al "mito di Venezia", segnatamente quello su L'idea di Venezia, nella Storia della cultura veneta, 3, Dal primo Quattrocento al concilio di Trento, III, Vicenza 1981, pp. 565-641, che riprende la discussione sul primato della costituzione veneziana, comparata ad altre esperienze statutarie, nella sua peculiare cristallizzazione tra oligarchia e democrazia.
Numerosi anche i contributi su profili e personaggi minori, tra i quali va menzionata l'edizione de Il vescovo Pietro Barozzi e il trattato "De factionibus extinguendis", Venezia-Roma 1958. Vanno segnalati anche i numerosi lavori che il G. dedicò a Machiavelli, di cui curò anche tre volumi della edizione feltrinelliana delle opere: Le lettere, Le istorie fiorentine e Il teatro e tutti gli scritti letterari, Milano, rispettivamente 1961, 1962 e 1965.
Questa densa attività storiografica, fatta di contributi diversi, dalla pubblicazione di fonti e testi inediti, a riflessioni critiche e anche occasionali scritti polemici, si compendiò poi in un vasto volume di sintesi, Il Rinascimento e la Riforma (1378-1598), pt. I, Il nuovo assetto dell'Europa (Torino 1976) nella collana "Nuova storia universale dei popoli e delle civiltà" della UTET.
Il G., vincitore di concorso per la storia moderna nel 1968, era stato chiamato nello stesso anno dalla facoltà di magistero dell'Università dell'Aquila, come titolare di questo insegnamento, che terrà fino al 1980, quando passerà alla facoltà di lettere dell'Università "La Sapienza" di Roma.
Autore con P. Villani di apprezzati manuali per l'insegnamento della storia nella scuola secondaria, con la metà degli anni '60 aveva preso a rivolgere la sua attenzione a temi di storia contemporanea, via via in modo sempre più esclusivo. Sono da segnalare la sua antologia de La stampa nazionalista (Bologna) e la prima edizione de Il nazionalismo italiano (Napoli) entrambe del 1965.
Nella prefazione alla seconda edizione di quest'ultima opera (Bari 1981) riprendeva il filo delle polemiche che quindici anni prima l'uscita del volume aveva provocato, segnatamente quella di essergli sfuggito "il valore della discriminante protezionistica, fondamentale in un contesto socio-economico ritardatario come quello italiano" (Lanaro). L'approccio del G. era stato, in realtà, più ampio e la premessa protezionista del ventennio 1870-90 gli era parsa determinare l'intero assetto dell'Europa liberale verso una crisi, di cui il nazionalismo, al di là delle sue specifiche incarnazioni, gli era parso una naturale, ma non esclusiva derivazione. La stessa impostazione, derivante da un interesse precipuo per la storia delle idee, si ritrova in Democrazie e totalitarismi dalla prima alla seconda guerra mondiale (Bologna 1982).
Completano il disegno di storia contemporanea del G. due grandi opere di sintesi entrambe per la UTET: La seconda guerra mondiale e i nuovi problemi del mondo (1939-1960), continuazione della Storia universale di C. Barbagallo (Torino 1967), e La crisi di fine secolo e l'età giolittiana, nella Storia d'Italia, diretta da G. Galasso (ibid. 1982). Negli anni '70 aveva ripreso con una certa intensità un'attività pubblicistica culturale e politica mai dismessa del tutto, su Il Mulino,Avanti! e Mondo operaio; si occupò anche dell'organizzazione di convegni tra storia e politica, nonché della fondazione e direzione dell'Istituto socialista di studi storici di Firenze (Spini, p. 86).
Il G. morì a Roma il 14 marzo 1984.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. dell'Università "La Sapienza", cartella personale G. F.; S. Lanaro, Nazionalismo e ideologia nel blocco corporativo-protezionista in Italia, in Ideologie, 1967, n. 2, pp. 35 ss.; F. G. L'uomo, il maestro, lo storico, L'Aquila-Roma 1987 (contributi di P. Villani, E. Vitale, A. Clementi, M. Berengo, G. Arnaldi, G. Spini, A. Merola; in appendice la bibliografia delle opere del G.); E. Romeo, La scuola di Croce. Testimonianze sull'Istituto italiano di studi storici, Bologna 1992, pp. 37, 307; L'Istituto italiano per gli studi storici nei suoi primi cinquant'anni, 1946-1996, a cura di M. Herling, Napoli 1996, p. 299.