GRAZIOSI, Franco
(Domenico Pio)
Nacque a Roma il 10 giugno 1923, secondogenito di Elpidio, capodivisione delle Poste di orientamento socialista, nato a Ospedaletto di Romagna, e Irma Marino, maestra elementare di origini abruzzesi.
Dopo essersi diplomato presso il liceo classico Terenzio Mamiani, nel 1942 si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Roma, frequentando soprattutto l’Istituto di anatomia comparata, diretto da Giulio Cotronei, e quello di microbiologia, guidato da Aldo Cimmino. Nel 1943 venne introdotto da Alberto Stefanelli, presso l’Istituto di anatomia comparata, alla tecnica della microscopia a raggi ultravioletti e alla reazione di Feulgen, utilizzata per caratterizzare citologicamente il DNA. Con questo metodo, lavorando su batteri e lieviti presso l’Istituto di microbiologia, Graziosi pubblicò nel 1945 – a ventidue anni e ancora studente del terzo e quarto anno di medicina – alcune note pionieristiche sulla presenza del DNA nei microrganismi. Presentato da Cimmino a Domenico Marotta, direttore dell’Istituto superiore di sanità (ISS), Graziosi intraprese nel 1947 una collaborazione con Giulio Cesare Trabacchi, a capo del laboratorio di fisica dell’ISS, e con il fisico Carlo Castagnoli, acquisendo dimestichezza nell’uso del microscopio elettronico, di un’ultracentrifuga e di una potente sorgente di raggi X di alta energia. Questa esperienza consentì a Graziosi di pubblicare diversi importanti articoli sulla microscopia elettronica dei batteriofagi e sulla loro irradiazione per misurarne la radiosensibilità.
Iscritto al Partito comunista italiano, Graziosi aveva fondato nel 1945, insieme al compagno di studi e amico Luigi Silvestri, il Seminario biologico Roberto Damiani, una struttura informale composta per lo più da studenti interni degli Istituti biologici dell’Università di Roma e finalizzata a rinnovare – e internazionalizzare – gli studi biologici italiani dopo gli anni di isolamento del fascismo.
Nel 1946, all’interno delle iniziative del Seminario, venne invitato Edoardo Amaldi – professore di fisica sperimentale a Roma e figura di primo piano della ricerca scientifica nell’Italia del dopoguerra – per una lezione sugli effetti biologici dei raggi cosmici e sul ruolo della radioattività ambientale sulla frequenza di mutazione spontanea. Attraverso la mediazione di Amaldi, Graziosi entrò in contatto con Adriano Buzzati-Traverso, il brillante genetista – fratello dello scrittore Dino – che, a partire dagli anni Trenta, aveva contribuito non solo a introdurre in Italia la sintesi evoluzionistica, ma anche a impostare un programma di ricerca incentrato sullo studio sperimentale dei processi evolutivi in popolazioni naturali di Drosophila e sull’analisi biofisica della struttura del gene e della mutazione.
A Pallanza, dove coordinava la sezione di genetica dell’Istituto italiano di idrobiologia, Buzzati-Traverso organizzò, tra il 15 e il 17 agosto 1947, una fondamentale (e informale) riunione, finalizzata, da un lato, a definire un programma di ricerche di rilevanza internazionale in materia di biofisica e genetica dei microrganismi e, dall’altro, a mappare la presenza in Italia di giovani ricercatori disposti a lavorare in questo promettente campo di studi. Al fianco dei fisici Edoardo Amaldi e Gilberto Bernardini e dei biologi dell’Università di Pavia legati a Buzzati-Traverso (il microbiologo Piero Redaelli e il botanico Raffaele Ciferri), si venivano così a trovare alcuni giovani ricercatori originari di Milano e di Como, alcuni dei quali già precedentemente in rapporti con l’Istituto idrobiologico e con Buzzati-Traverso: Luigi Cavalli (il futuro Luigi Luca Cavalli-Sforza), Nicolò Visconti di Modrone, Giovanni Magni e Giuseppe Bertani. Altri invece erano stati invitati per i loro specifici interessi nel campo della genetica batterica e della microbiologia: così era per Renato Dulbecco – allievo di Giuseppe Levi a Torino, in procinto di trasferirsi negli Stati Uniti per lavorare con Salvador Luria all’Università dell’Indiana a Bloomington –, e così era, soprattutto, per Graziosi e Silvestri. Erano infine presenti lo stesso Luria e Guido Pontecorvo, vero e proprio ponte intellettuale con il mondo della ricerca anglo-americana. Costretti entrambi a lasciare l’Italia in seguito all’introduzione delle leggi antiebraiche nel 1938, tanto Luria quanto Pontecorvo avevano fornito, negli anni della guerra e dell’immediato dopoguerra, contributi fondamentali allo sviluppo della genetica microbica e della genetica dei batteriofagi (o fagi), i virus parassiti delle cellule batteriche divenuti i nuovi organismi-modello per lo studio della struttura, della funzione e della trasmissione dei geni: il primo, nel celebre esperimento del cosiddetto test di fluttuazione realizzato con Max Delbrück nel 1943, aveva dimostrato il carattere spontaneo (ovvero casuale, darwiniano) delle mutazioni batteriche, avviando, sempre con Delbrück, la costituzione a Cold Spring Harbor (Long Island, New York) del Gruppo del fago; il secondo, nel dipartimento di genetica di Glasgow, a partire dal 1945 aveva cominciato a lavorare sulla genetica e l’eterocariosi di Penicillium, per giungere poi a individuare nel fungo Aspergillus nidulans un organismo-modello particolarmente adatto allo studio della mutazione e della ricombinazione genetiche. Entrambi avevano poi partecipato, nel 1946, al Symposium on quantitative biology di Cold Spring Harbor, dedicato al tema Heredity and variation in microorganisms.
L’incontro di Pallanza dell’agosto 1947 costituì un evento determinante per gli sviluppi futuri della biofisica italiana, segnando per l’Italia la significativa transizione dalla teoria dell’urto degli anni della guerra alla genetica e biofisica dei batteri e dei fagi degli anni Cinquanta. In quella riunione – sotto la direzione di Buzzati-Traverso – Amaldi, Luria e Pontecorvo tracciarono i percorsi di formazione e di ricerca di alcuni fra i migliori giovani genetisti e microbiologi italiani. Dulbecco, Bertani e Visconti, già laureati, sarebbero di lì a breve partiti per gli Stati Uniti: Dulbecco a Bloomington; Bertani al dipartimento di genetica della Carnegie Institution a Cold Spring Harbor, e quindi anch’egli a Bloomington; Visconti a Cold Spring Harbor. Quanto a Graziosi e Silvestri, i due giovani laureandi romani ricevettero gli apprezzamenti di Luria per la loro conoscenza approfondita del test di fluttuazione, e lo stesso Luria sollecitò Amaldi a sostenere la loro attività di ricerca.
Mentre Silvestri si stabiliva a Pallanza a lavorare con Buzzati-Traverso, Graziosi proseguì a Roma la sua intensa attività di collaborazione con i fisici romani, in particolare con Giulio Cortini, Carlo Castagnoli e il gruppo lastre di Amaldi, nel quadro di ricerche sull’autoradiografia molecolare dei fagi finalizzate alla decifrazione del modello di duplicazione del DNA virale. Il primo frutto di questo lavoro fu, nel 1950, una comunicazione al seminario dell’Istituto di fisica sulla produzione nelle lastre per i raggi cosmici di stelle di elettroni prodotte da fagi pesantemente marcati con fosforo-32 (P32). Nel corso di questa fase, a Graziosi – laureatosi nel marzo 1949 con una tesi sperimentale sulla genetica di Aspergillus nidulans e divenuto nel febbraio 1953 assistente di ruolo presso l’Istituto universitario di microbiologia di Roma – si associarono anche il giovane Enrico Calef, che proprio con Graziosi discusse la tesi di laurea sul suicidio fagico da P32 assimilato, e il chimico Sandro Aurisicchio. Proprio sul suicidio da P32 assimilato Graziosi pubblicò nel 1954 – con Carlo Castagnoli e Pierluigi Donini, suo nuovo allievo dal 1950 – due importanti note su Nature, destinate a dare visibilità internazionale alle sue ricerche nel campo della virologia e della biofisica.
Nello stesso Istituto di microbiologia di Roma, Graziosi conobbe Anna Coppo, laureatasi con lui nel 1952 e dalla quale ebbe due figli: Andrea, nel 1954, e Cecilia, nel 1958.
Accanto all’attività di ricerca, condotta in stretta collaborazione con i fisici, tra la fine degli anni Quaranta e la prima metà degli anni Cinquanta, Graziosi si trovò coinvolto, sul piano politico-ideologico, in due vicende cruciali della cosiddetta guerra fredda culturale sul versante della biologia e della genetica: il 'caso Lysenko', nel 1948, e la campagna di Cina e Corea del Nord contro gli Stati Uniti, accusati nel 1953 di aver utilizzato armi batteriologiche nella guerra di Corea.
Nell’estate del 1948, tra il 31 luglio e il 7 agosto, nel corso della sessione dell’Accademia pansovietica Lenin di scienze agrarie (VASKhNIL), le teorie dell’agronomo ucraino Trofim D. Lysenko, basate sulla confutazione dei principi basilari della genetica (ad esempio, l’esistenza del gene e delle mutazioni casuali) e sulla rivendicazione dell’indefinita possibilità di incidere sulla struttura ereditaria degli organismi viventi attraverso la modificazione dell’ambiente, vennero proclamate – grazie al diretto intervento di Stalin – dottrina ufficiale del Partito comunista dell’Unione Societica (PCUS). Lo scontro frontale fra i ‘due blocchi’, definito politicamente dall’inizio della guerra fredda, si estendeva così anche al mondo scientifico, contrapponendo la scienza 'sovietica' di Lysenko, fedele alle indicazioni del materialismo dialettico engelsiano e impegnata in un’ampia opera di potenziamento dell’agricoltura sovietica, alla scienza 'occidentale' – innanzitutto, la genetica – denunciata e criminalizzata come borghese, reazionaria, idealistica, meccanicistica. Per l’Unione Sovietica, la sessione della VASKhNIL del luglio-agosto 1948 rappresentava il culmine di una lunga controversia iniziata alla fine degli anni Venti, in cui confluivano, nel particolare clima storico dello stalinismo e della costruzione del 'socialismo in un solo Paese', i precedenti culturali neolamarckiani del materialismo russo premarxista, la tradizione nazionalpopulista russa, l’empirismo pratico della scuola agronomica di Ivan M. Miciurin, le riflessioni sulla 'cultura proletaria' di Aleksandr Bogdanov e Nikolaj Bucharin, il 'diamat' staliniano. Per i partiti comunisti dell’Europa occidentale la consacrazione del lysenkoismo (o miciurinismo) nel 1948 segnava, invece, l’inizio di una stagione di intensa e sofferta lacerazione culturale, che investì tanto il versante ideologico-politico quanto quello più propriamente scientifico. Di fronte all’offensiva 'miciurinista' orchestrata da Emilio Sereni, alla guida della Commissione culturale del Partito comunista italiano (PCI), Graziosi – a differenza dell’amico Luigi Silvestri – non giunse alla rottura con il partito, ma seguì l’orientamento di Massimo Aloisi – nome di punta del PCI sui temi della biologia, allievo di Guido Vernoni all’Istituto di patologia generale di Roma – cercando di presentare le tesi dell’agronomo ucraino alla luce delle nuove acquisizioni sull’eredità citoplasmatica, e quindi accogliendole come una salutare forma di critica nei confronti dell’eccessivo determinismo nucleocentrico della genetica classica. Ovvia conseguenza di questa presa di posizione fu il raffreddamento dei rapporti con Buzzati-Traverso, critico feroce – tanto sul piano politico quanto su quello scientifico – del lysenkoismo sovietico, e pertanto bersaglio privilegiato degli attacchi del PCI.
Dopo l’impatto del 'caso Lysenko', la guerra di Corea determinò un nuovo coinvolgimento di Graziosi nella diplomazia culturale del PCI degli anni Cinquanta. Nel giugno del 1953, i governi della Corea del Nord e della Repubblica popolare cinese – anche sulla scorta di alcune confessioni rese da piloti americani prigionieri – accusarono gli Stati Uniti di aver impiegato armi batteriologiche sul territorio coreano e cinese. Gli Stati Uniti reagirono respingendo duramente le accuse e proponendo di istituire una commissione scientifica di inchiesta, coordinata dalla Croce rossa internazionale o dall’Organizzazione mondiale della sanità. I governi di Pechino e Pyongyang rifiutarono queste opzioni e decisero per contro di appellarsi al Consiglio mondiale della pace, presieduto dal fisico comunista Frédéric Joliot-Curie, per la costituzione di una commissione indipendente. L’International scientific commission for the investigation of the facts concerning bacterial warfare in Korea and China (ISC), presieduta dall’illustre biochimico e sinologo di Cambridge, Joseph Needham, risultò composta da sei membri: Andrea Andreen (Svezia), Jean Malterre (Francia), Samuel B. Pessoa (Brasile), Nikolai N. Zhukov-Verezhnikov (URSS) e, per l’Italia, Oliviero Olivo, professore di anatomia umana e normale a Bologna e membro del Consiglio comunale della città per il PCI. Franco Graziosi venne aggiunto in un secondo tempo, il 6 agosto 1953, con la funzione di osservatore-consulente.
I risultati dei lavori dell’ISC, basati esclusivamente su dati forniti dalle autorità cinesi e coreane, confermarono le accuse contro gli Stati Uniti, ma furono etichettati fin da subito in Occidente come mera propaganda, ancor più quando, al termine della guerra di Corea, i piloti statunitensi rilasciati ritrattarono le confessioni rese alcuni anni prima. Alla fine degli anni Novanta, fonti inedite provenienti dagli archivi sovietici e giapponesi hanno contribuito a chiarire alcuni aspetti di questa complessa vicenda: da un lato, le accuse contro gli Stati Uniti furono costruite a tavolino dall’Unione Sovietica, nell’ambito dei conflitti interni innescatisi nei primi mesi successivi alla morte di Stalin, nel marzo 1953, tra Lavrentiy P. Beria e Semen D. Ignatiev; dall’altro lato, gli Stati Uniti effettivamente svilupparono un potenziale offensivo batteriologico a scopo 'difensivo' durante la guerra di Corea, in collaborazione con unità militari giapponesi. Al pari degli altri membri della Commissione – primo fra tutti lo stesso Needham – Graziosi rimase sempre convinto della veridicità delle conclusioni raggiunte dall’ISC. Ma il prezzo da pagare per la sua partecipazione ai lavori dell’ISC fu alto dal punto di vista scientifico. Nel 1952, al ritorno da Pechino, la questura lo privò infatti del passaporto, che gli venne restituito soltanto nel 1958, per consentirgli di partecipare al VII Congresso internazionale di microbiologia, a Stoccolma.
L’uscita dal PCI all’indomani della crisi ungherese del 1956 – Graziosi fu tra i firmatari del Manifesto dei 101 –, da un lato, e, dall’altro, il ritorno, nello stesso anno, di Buzzati-Traverso dalla Scripps Institution of oceanography di La Jolla (California), dove si era trasferito nel 1952, segnarono per Graziosi l’inizio di una nuova stagione.
Nelle due principali iniziative promosse da Buzzati-Traverso tra la seconda metà degli anni Cinquanta e la fine degli anni Sessanta con l’intento di modernizzare la ricerca biologica in Italia – l’organizzazione della Divisione biologica del Comitato nazionale per le ricerche nucleari (CNRN, dal 1960 CNEN, Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare), dal 1957 al 1962, e la costituzione del Laboratorio internazionale di genetica e biofisica (LIGB) di Napoli, dal 1962 al 1969 – Graziosi rivestì un ruolo di primo piano. All’interno della Divisione biologica del CNRN-CNEN, Graziosi guidò innanzitutto un importante gruppo di ricerca, che coinvolgeva trasversalmente l’Istituto di microbiologia di Roma, il Laboratorio di fisica dell’Istituto superiore di sanità, diretto da Mario Ageno, e l’Istituto di fisica teorica e nucleare dell’Università di Napoli. In secondo luogo, un importante allievo di Graziosi, Mario Terzi, fu selezionato per i corsi di perfezionamento sugli effetti biologici delle radiazioni – vera e propria scuola di specializzazione in genetica, organizzata da Buzzati-Traverso a Pavia, grazie ai cospicui finanziamenti del CNRN-CNEN e della Fondazione Rockefeller. Infine, il gruppo di Graziosi costituì una delle unità fondanti del LIGB nel 1961-62, contribuendo in maniera determinante all’insediamento del Laboratorio a Napoli, dati gli intensi rapporti di Graziosi con la neonata sezione napoletana dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Giulio Cortini, Ettore Pancini, Ruggero Querzoli).
Tanto a Roma quanto a Napoli, l’attività di ricerca di Graziosi e del suo gruppo ruotò prevalentemente attorno all’analisi di uno specifico virus batterico: il fago alfa. Isolato nel 1956-57 da Donini nel laboratorio di Graziosi, in occasione di un’analisi sistematica condotta dall’igienista Vittorio Puntoni sulla contaminazione del fiume Tevere (da Ponte Milvio alla foce), il fago alfa era frutto di una precisa strategia di ricerca. Fin dalla fine degli anni Quaranta, infatti, il gruppo di ricerca di Graziosi aveva deciso di non lavorare sui fagi classici, ovvero quelli su cui si fondavano le ricerche più avanzate negli Stati Uniti o a Cambridge, con cui era irrealistico pensare a un’effettiva competizione, ma su fagi nuovi, individuati in natura confidando nell’immenso serbatoio della variabilità genetica.
Tra il 1957 e il 1961, il fago alfa divenne l’organismo-modello delle ricerche condotte da Graziosi e dai suoi collaboratori, sia presso l’Istituto di microbiologia di Roma sia presso il laboratorio di fisica dell’Istituto superiore di sanità. Mentre all’ISS Graziosi poteva contare sulla collaborazione dei ricercatori Giovanni Libero Toschi e Clara Frontali, a microbiologia il suo lavoro era affiancato – oltre che dai citati Donini e Aurisicchio – anche da Franco Guerrini, all’epoca allievo laureando presso l’Istituto di microbiologia, Anna Coppo, Maria Irene Baldi e Giulio Renzini.
A motivare la centralità del fago alfa erano alcune sue specificità strutturali: innanzitutto, le eliche complementari del suo DNA, a differenza di tutti i DNA noti fino a quel momento, erano leggermente diverse per composizione nucleotidica, al punto da poter essere separate e purificate mediante ultracentrifugazione in gradienti di cloruro di cesio o adozione di qualche metodo cromatografico (su colonna, su carta ecc); in secondo luogo, il fago mostrava una sensibilità alle radiazioni decisamente maggiore rispetto ad altri virus simili, aprendo un’interessante pista di ricerca per una comprensione più approfondita del loro meccanismo letale; infine, il DNA del fago alfa contraeva rapporti labili con il cromosoma del batterio ospite. Separare le eliche complementari di un DNA costituiva la chiave per indagare sperimentalmente una questione cruciale: i geni, formati da una molecola di DNA a doppia elica, inviavano nella cellula uno o due messaggi, inevitabilmente diversi e complementari, per la sintesi della proteine?
Alla fine degli anni Cinquanta, le ricerche esistenti su questo tema – la trascrizione dell’m-RNA – erano state condotte soprattutto all’Università di Chicago da Samuel B. Weiss e Tokumasa Nakamoto, dimostrando come entrambe le catene del DNA di un gene fossero trascritte in due molecole di RNA messaggero, diverse e ovviamente complementari. Ma mentre la duplicazione del DNA è un processo simmetrico, la sintesi dell’RNA messaggero sul DNA poteva essere sia un processo simmetrico – al livello di ogni gene entrambe le catene vengono trascritte in RNA – oppure un processo asimmetrico, in caso di trascrizione di una sola delle due catene.
Nel giugno 1961, il gruppo di Graziosi – ormai in procinto di costituire, come si è visto, uno dei nuclei originari del LIGB di Napoli – pubblicava in inglese un denso opuscolo, dal titolo Research in progress on biological and physico-chemical properties of the temperate phage α, firmato Graziosi, Coppo, Donini, Frontali, Aurisicchio e Toschi. Sfruttando le conoscenze di Toschi in materia di tecniche cromatografiche – apprese durante un soggiorno di studio presso l’istituto di chimica fisica di Arne Tiselius a Uppsala – Graziosi aveva effettuato alcune prove di frazionamento del DNA denaturato di alfa, rendendosi ben presto conto della difficoltà di raggiungere una completa e soddisfacente separazione delle due eliche. Nell’ottobre del 1961, dopo aver letto il report di Graziosi e dei suoi collaboratori, Peter E. Geiduschek, docente presso il Committee on biophysics dell’Università di Chicago, richiedeva dei ceppi di fago alfa a partire dai quali avviare lo studio, sulla scia dei lavori di Weiss e Nakamoto, della trascrizione dell’RNA. Era lo stesso argomento oggetto di indagine al LIGB. Di fronte alla disponibilità di Graziosi, il quale non esitava a spedire a Chicago non soltanto i ceppi ma direttamente il DNA di alfa, Geiduschek e Weiss, nel luglio 1962, invitarono il gruppo del LIGB a collaborare, inviando un proprio ricercatore a Chicago. La scelta di Graziosi cadde su Glauco Tocchini-Valentini, un giovane genetista con competenze di biochimica, specializzatosi con Karl Zimmer a Karlsruhe e già impegnato – grazie a una borsa di studio procuratagli da Buzzati-Traverso – nella ricerca e caratterizzazione dell’enzima della trascrizione. Mentre Tocchini-Valentini atterrava a Chicago nel novembre del 1962, al LIGB di Napoli entrava in funzione una nuova potente ultracentrifuga Spinco analitica, il cui uso delicato era stato rapidamente messo a punto dal fisico napoletano Franco Gaeta – nuovo collaboratore di Graziosi, proveniente dal sincrotrone di Frascati – grazie all’organizzazione di un corso sperimentale sull’ultracentrifugazione analitica tenuto da Clara Frontali a Napoli, nel gennaio-febbraio del 1963.
L’esperimento decisivo per la dimostrazione della trascrizione asimmetrica dell’RNA fu condotto nell’aprile del 1963 a Chicago da Tocchini-Valentini e dall’équipe di Geiduschek (tra cui Marvin Stodolsky e Marlène Sarnat), su frazioni dell’elica leggera di alfa spedite direttamente dal LIGB e giunte a Chicago in aereo insieme a Graziosi. I risultati raggiunti furono comunicati a giugno da Tocchini-Valentini in occasione del prestigioso simposio di Cold Spring Harbor e rappresentarono il primo, fondamentale risultato scientifico ottenuto dal LIGB in campo internazionale. Un successo tanto più rilevante in quanto conseguito in un momento di notevoli difficoltà per il Laboratorio, colpito dalla crisi politica del CNEN (dopo l’arresto del segretario generale Felice Ippolito) e dalle ostilità del CNR e degli ambienti universitari.
A Chicago Graziosi rimase per tutto il 1964, impostando una ricerca sul meccanismo letale dei raggi X sul DNA, proseguita successivamente a Napoli e presentata nel 1966 al Third international congress of radiation research di Cortina, di cui Graziosi era stato nominato direttore scientifico. Tra il 1964 e il 1967, accanto alla trascrizione asimmetrica dell’RNA, il gruppo di ricerca guidato da Graziosi al LIGB avviò ulteriori linee di ricerca: gli studi sull’ipersensibilità alle radiazioni di alfa, condotti soprattutto da Donini – in collaborazione con Herman T. Epstein (Brandeis University, Massachusetts) – e seguiti con interesse, a livello internazionale, da Alexander Hollander, direttore della Divisione di biologia dell’Oak Ridge Laboratory, e da Raymond K. Appleyard, direttore dei Servizi di biologia dell’EURATOM; le ricerche di Gaeta su un viscosimetro ad alta sensibilità e su fenomeni di fisica molecolare (ad esempio, l’effetto termogravitazionale in soluzioni macromolecolari), volte all’individuazione di nuovi metodi per la purificazione e caratterizzazione delle particelle virali; infine, un ampio progetto, direttamente gestito da Graziosi, sull’approfondimento delle caratteristiche biologiche e genetiche di alfa, con metodi di genetica formale e fisiologica.
Oltre all’attività dei gruppi di ricerca, il LIGB contemplava anche l’organizzazione di corsi di formazione a carattere internazionale, in collaborazione con l’International cell research Organization dell’United nations educational scientific and cultural organization (UNESCO), l’EURATOM (Comunità europea dell'energia atomica) e la European molecular biology organization (EMBO). In questo ambito, il gruppo diretto da Graziosi fu responsabile dell’organizzazione dei corsi sulla genetica e fisiologia dei virus batterici, modulati sull’esempio del Phage course di Cold Spring Harbor (inaugurato nel 1945) e dei corsi promossi da Eduard Kellenberger presso il Laboratorio di biofisica di Ginevra a partire dal 1955. La prima edizione del corso, nel settembre-ottobre 1963, fu diretta non a caso dallo stesso Kellenberger, assistito da Robert S. Edgar (Caltech), Werner Arber, Richard Epstein e Grete Kellenberger-Gujer, provenienti questi ultimi dallo stesso Laboratorio ginevrino. Le edizioni successive videro la collaborazione di figure di notevole rilevanza internazionale, quali – per citare soltanto alcuni esempi – George Streisinger, Franklin Stahl e Gunther Stent. L’elevato livello qualitativo e la dimensione internazionale dei corsi organizzati dal gruppo di Graziosi al LIGB contribuiranno in maniera decisiva alla formazione di una nuova generazione di giovani biologi molecolari e genetisti italiani ed europei.
Tra il 1967 e il 1969, il LIGB fu travolto da una profonda crisi, dovuta essenzialmente a due fattori. Il primo, di carattere istituzionale, affondava le sue radici nella genesi stessa del Laboratorio. Il conflitto, mai sopito, con il CNR e con gli ambienti universitari riemerse infatti nel 1967, catalizzando un processo di disgregazione interna, alimentato da un clima di crescente tensione tra i gruppi di ricerca e tra questi ultimi e la direzione. La fine dell’autonomia finanziaria e amministrativa, l’assenza di un effettivo turnover interno tra i ricercatori, la mancanza di una sede definitiva, l’incertezza sul futuro furono soltanto alcuni elementi di questo processo disgregativo.
Accanto agli aspetti di carattere politico-istituzionale, la crisi del LIGB conobbe tuttavia anche una seconda dimensione più propriamente ideologico-culturale, connessa all’indebolimento – innanzitutto negli stessi Stati Uniti – di quel modello americano che, nell’ottica di Buzzati-Traverso, costituiva il nucleo di un più ampio progetto di modernizzazione non soltanto del sistema della ricerca e dell’istruzione, ma anche dell’economia, della politica e della cultura italiane: una visione neoilluminista, elitista e tecnocosmopolita della modernità, intesa in termini di gestione razionale e tecnocratica della complessità socioeconomica; sviluppo democratico delle istituzioni; potenziamento del welfare state; pianificazione della politica economica e scientifica; secolarizzazione della cultura.
Le due dimensioni di questa crisi – quella istituzionale e quella culturale-ideologica – ebbero un profondo impatto sull’esperienza di Graziosi al LIGB di Napoli, tanto come vicedirettore (dal 1964) del Laboratorio (autorizzato alla firma degli atti durante le prolungate assenze di Buzzati-Traverso), quanto come intellettuale legato agli ambienti della sinistra comunista italiana.
Sul piano istituzionale, fu la scadenza della convenzione quinquennale istitutiva del LIGB a sancire la fine formale e materiale del Laboratorio, almeno nelle forme in cui era stato concepito nel 1961-62. Nel gennaio-febbraio 1967, l’approvazione dell’articolo 28 del regolamento concernente l’istituzione e il funzionamento degli organi di ricerca del CNR impose al LIGB una radicale revisione dello statuto. Il Laboratorio si trasformava in Istituto (IIGB); il direttore era nominato dal CNR e restava in carica per quattro anni; la direzione era sostituita da un Consiglio scientifico composto da quattro rappresentanti eletti da tutto il personale e da sei membri estranei, designati dal CNR, con compiti di controllo sulla ricerca e di amministrazione. Gli stipendi di Buzzati-Traverso e di Graziosi vennero drasticamente ridotti di un terzo. Trasformato in organo del CNR afferente al suo Comitato nazionale di biologia e medicina, l’Istituto internazionale di genetica e biofisica (IIGB), formalmente costituito il 10 giugno 1968, garantiva un inquadramento stabile al personale, ma perdeva quelle caratteristiche di autonomia finanziaria, flessibilità amministrativa e turnover dei ricercatori che avevano rappresentato, nonostante le tensioni e le crisi interne, l’originalità del LIGB nel contesto italiano e la chiave del suo successo in ambito internazionale. All’inizio del 1968, della convenzione istitutiva del LIGB di cinque anni prima non restava dunque più traccia, mentre il CNR assumeva di fatto il controllo del Laboratorio.
In un clima di crescente contrapposizione tra l’IIGB e il CNR, fin dal maggio 1968 Graziosi cominciò a prendere in seria considerazione la possibilità di un trasferimento definitivo alla direzione dell’istituto di microbiologia dell’Università di Siena, dove avrebbe dovuto succedere a Geo Rita, intenzionato a sua volta a ricoprire nel 1969 la cattedra di virologia – la prima in Italia – dell’Università di Roma.
A queste tensioni si aggiungevano, sul piano politico e ideologico, i crescenti attriti tra Graziosi e Buzzati-Traverso. Emblematico fu, da questo punto di vista, l’episodio che travolse i corsi internazionali di microbiologia avanzata, organizzati da Graziosi e dal suo gruppo tra il 1967 e il 1969, in collaborazione con il direttore dell’Istituto di microbiologia della Hebrew University, Moshe Shilo. Nella notte del 28 dicembre 1968, otto elicotteri israeliani bombardarono l’aeroporto internazionale di Beirut, distruggendo a terra tredici aerei delle linee arabe. Con questo raid il governo israeliano reagiva agli attacchi terroristici del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, succedutisi a partire dal luglio 1968 grazie all’appoggio delle autorità libanesi. Nel gennaio del 1969, per protesta contro l’incidente di Beirut e anche per tutelare la sicurezza dei relatori, Graziosi propose di sospendere – o almeno di rimandare di un anno (chiedendo la mediazione del ministero degli Esteri a garanzia dell’incolumità dei partecipanti) – l’organizzazione a Gerusalemme del secondo corso internazionale di microbiologia avanzata, previsto per l’aprile-maggio 1969 e dedicato al tema Microbes as models for the investigation of biological problems. Sollecitato dalle energiche proteste di Alexander Keynan, presidente del Consiglio nazionale per la ricerca e lo sviluppo di Israele, e di biologi come Sol Spiegelman e Salvador Luria, molto legati agli ambienti scientifici israeliani, Buzzati-Traverso respinse la proposta di Graziosi, proseguendo autonomamente nell’organizzazione del corso, con l’esclusione dello stesso Graziosi e del suo gruppo.
Di lì a pochi mesi, l’occupazione 'maoista' del maggio-giugno 1969 da parte di una decina di ricercatori, della totalità dei borsisti e dell’assoluta maggioranza dei tecnici, degli aiutanti e degli amministrativi portò al collasso definitivo del Laboratorio. In questa delicata fase, Graziosi tentò di sostenere una linea di mediazione, disapprovando, da un lato, la scelta di Buzzati-Traverso di dimettersi dalla direzione e tentando dall’altro di mantenere in vita almeno alcuni progetti dell’IIGB, in particolare quello dell’International studium of molecular biology, una scuola di dottorato in biologia molecolare – la prima in Italia – progettata da Buzzati-Traverso in collaborazione con l’Università della California a Berkeley. Irriso dai contestatori sulle pagine dei Quaderni piacentini, ed etichettato da l’Unità – al pari di Buzzati-Traverso – come un «mandarino della scienza», come il «Kerenskij» che non era stato in grado di condurre fino in fondo la battaglia contro «le baronie della cattedra», Graziosi fu danneggiato dall’occupazione del Laboratorio anche in senso materiale. Nel corso dei tumulti, infatti, i trecento mutanti ts (temperatura sensibili) di fago alfa che il gruppo di Graziosi aveva pazientemente isolato, mappato e collocato nella cronologia dell’infezione virale e che avrebbero potuto fornire rilevanti contributi a livello internazionale sui meccanismi letali delle radiazioni, vennero irrimediabilmente distrutti per mancanza di manutenzione.
Nella prima metà degli anni Settanta, mentre all’IIGB di Napoli si succedevano ben tre commissari – Carlo Arnaudi fino al gennaio 1970, Tommaso Patrissi fino al luglio 1971 e Alfredo Ruffo fino all’ottobre 1973 – per giungere finalmente, nel luglio 1974, alla nomina di Lucio Luzzatto come direttore, la diaspora dei ricercatori seguì essenzialmente tre strade. Per alcuni si riaprirono nuovamente le porte dell’estero: il caso di Cavalli-Sforza, trasferitosi nel 1972 a Stanford, è probabilmente, da questo punto di vista, il più noto e clamoroso. Parte dell’esodo dall’IIGB contribuì a fecondare, in Italia, la costituzione e lo sviluppo di alcuni importanti laboratori biologici del CNR. Diversi allievi e collaboratori di Graziosi scelsero questa soluzione: Tocchini-Valentini si trasferì presso il Laboratorio di biologia cellulare di Roma; Aurisicchio divenne direttore di ricerca presso il Laboratorio di cibernetica del CNR ad Arco Felice; Mario Terzi mosse verso il Laboratorio di mutagenesi e differenziamento del CNR a Pisa. Restava infine lo sbocco universitario. Fu questa la strada seguita da Graziosi, prima a Sassari – dove era professore ordinario di microbiologia dal 1964-65 – e quindi, dal 1974, a Roma.
La partecipazione di Graziosi, al fianco di Antonio Borsellino e Paolo Fasella, alla delegazione italiana presso la European molecular biology conference e ai negoziati internazionali per l’istituzione del laboratorio europeo dell’EMBO – di cui Graziosi era membro fin dalla fondazione, nel 1964 – fu il suo ultimo contributo allo sviluppo della biologia molecolare nel contesto europeo, dopo la crisi del LIGB. Nella fase conclusiva della sua carriera, la microbiologia generale divenne nuovamente il nucleo principale degli interessi di Graziosi, soprattutto sul piano dell’istituzionalizzazione accademica. La nascita del Laboratorio di microbiologia generale nell’ambito del Dipartimento di biologia cellulare e dello sviluppo dell’Università di Roma La Sapienza; la fondazione della Società italiana di microbiologia generale; e, parallelamente, l’impegno per la costituzione di cattedre di microbiologia generale e di virologia nelle facoltà di scienze delle università italiane rappresentarono i principali obiettivi di Graziosi nel corso degli anni Settanta e Ottanta.
Il rientro nelle fila del PCI nel 1970, favorito dalle critiche espresse due anni prima dal segretario Luigi Longo nei confronti del 'terribile errore' commesso dall’Unione Sovietica in Cecoslovacchia, coincise con un crescente impegno di Graziosi nel campo della divulgazione scientifica e della riflessione culturale sui rapporti tra scienza, politica e società. La sua collaborazione con l’Unità (cui si aggiungevano quelle con L’Espresso e Sapere) si intensificò nella prima metà degli anni Settanta, raggiungendo notevole visibilità pubblica nel 1973, in occasione dell’epidemia di colera che quell’anno colpì la città di Napoli. In televisione, oltre alla didattica sui fondamenti di biologia preparata nel 1972 per le trasmissioni di Telescuola, Graziosi partecipò al pionieristico programma RAI Orizzonti della scienza e della tecnica, curato da Giulio Macchi, curando in particolare le serie Il codice della vita (1968), 10 miliardi di anni fa (1970) e L’universo invisibile (1972). Su Radio3, dal 1969 al 1975, tenne una rubrica nell’ambito del programma Piccolo pianeta, su temi di genetica e biologia evoluzionistica.
Fu nominato professore emerito di microbiologia dell’Università di Roma La Sapienza e presidente dell’Istituto di ricerca Pasteur-Fondazione Cenci Bolognetti, dal 1988 al 2002.
Morì a Roma il 1° aprile 2013.
L’archivio personale di Franco Graziosi, comprensivo di un elenco dattiloscritto delle sue pubblicazioni, è stato depositato presso il Museo Galileo di Firenze. La sezione di archivio relativa alla sua partecipazione alle attività dell’International scientific commission for the investigation of the facts concerning bacterial warfare in Korea and China è consultabile presso l’Imperial war museum di Londra. Si veda anche, a questo proposito, la corrispondenza tra Graziosi e Jean Malterre, contenuta nel fondo Joliot-Curie, presso gli archivi dell’Institut Curie a Parigi.
Su Graziosi: M. Capocci - G. Corbellini, Adriano Buzzati-Traverso and the foundation of the International laboratory of genetics and biophysics in Naples (1962-1969), in Studies in history and philosophy of science. Part C: biological and biomedical sciences , 2002, vol. 33, 3, pp. 489-513; F. Cassata, Le due scienze. Il “caso Lysenko” in Italia, Torino 2008, passim; Id., L’Italia intelligente. Adriano Buzzati-Traverso e il Laboratorio internazionale di genetica e biofisica (1962-69), Roma 2013, passim; J.D. Hamblin, Arming mother nature. The birth of catastrophic environmentalism, Oxford-New York 2013, pp. 52 s.