Interlenghi, Franco
Attore cinematografico e teatrale, nato a Roma il 29 ottobre 1931. Attore 'preso dalla strada', una delle scoperte della fervida stagione neorealista, grazie all'interpretazione di Sciuscià (1946), di cui Vittorio De Sica lo volle protagonista a soli quattordici anni (insieme al coetaneo Rinaldo Smordoni), I. fu uno dei ragazzini più amati del cinema del secondo dopoguerra. Avviatosi così a una rapida carriera, diede il meglio di sé negli anni Cinquanta, specialmente nel ruolo del giovane romantico e idealista, cui sembravano destinarlo la sua faccia pulita, l'aria di ragazzo smarrito e una certa disinvolta malinconia.
Pochi anni dopo l'esordio nella parte del piccolo e sfortunato lustrascarpe protagonista di Sciuscià, I. era già un attore piuttosto affermato che aveva dato vita a una galleria di personaggi, drammatici e brillanti, partecipando a numerosi film: da Fabiola (1949) di Alessandro Blasetti a Una domenica d'agosto (1950) e Parigi è sempre Parigi (1951) di Luciano Emmer, da Don Camillo (1952) di Julien Duvivier a I vinti (1953) di Michelangelo Antonioni. Nello stesso periodo, I. aveva intrapreso un'importante attività teatrale con la compagnia di Rina Morelli e Paolo Stoppa, interpretando tra l'altro, sotto la guida di Luchino Visconti, Morte di un commesso viaggiatore (1951) di A. Miller. I film che gli guadagnarono anche il consenso della critica, fino ad allora piuttosto cauta nei suoi confronti, furono I vitelloni (1953) di Federico Fellini, in cui I. interpreta il ruolo di Moraldo, un giovane nella cui storia sembra riflettersi la biografia del regista, e La provinciale (1953) di Mario Soldati, tratto da A. Moravia. Richiesto anche da registi stranieri, lavorò con Joseph L. Mankiewicz in The barefoot contessa (1954; La contessa scalza), accanto ad Ava Gardner, Humphrey Bogart e Rossano Brazzi, con Charles Vidor che lo accostò a Rock Hudson in A farewell to arms (1957; Addio alle armi), trasposizione del romanzo di E. Hemingway, e con Claude Autant-Lara in En cas de malheur (1958; La ragazza del peccato), a fianco di Brigitte Bardot e di Jean Gabin. La sua presenza si rivelò efficace anche in commedie come Padri e figli (1957) di Mario Monicelli o Giovani mariti (1958) di Mauro Bolognini. Di tutt'altro genere, e di notevole valore, fu la sua partecipazione, sia pure in un ruolo minore, a Il generale Della Rovere (1959) di Roberto Rossellini, in cui si ritrovò a fianco del suo vecchio maestro De Sica. Ancora con Rossellini interpretò il ruolo del garibaldino Giuseppe Bandi in Viva l'Italia! (1961). Passati i quarant'anni ed esauritesi le possibilità del suo personaggio, I. si è dedicato maggiormente all'attività teatrale e a quella televisiva, senza tuttavia abbandonare del tutto il cinema, cui è poi tornato offrendo nuove, inaspettate caratterizzazioni: nel western di Monte Hellman, Amore piombo e furore (1978), uscito negli Stati Uniti con il titolo China 9, liberty 37, in Miranda (1985) di Tinto Brass, nonché in Pummarò (1990) e in Le amiche del cuore (1992), entrambi di Michele Placido.
È stato sposato con l'attrice Antonella Lualdi, con la quale ha lavorato in numerosi film, ed è padre di Antonellina, che ha seguito la strada dei genitori ma con minore successo.