LEONI, Franco
Nacque a Milano il 24 ott. 1864 da Alberto. Studiò composizione con Amilcare Ponchielli presso il conservatorio di Milano, ove il padre era docente di canto, diplomandosi nel 1887 con un bozzetto sinfonico-corale per soli, coro e orchestra intitolato Arcadia, presentato al saggio finale quale allievo di Cesare Dominiceti, dato che Ponchielli era morto l'anno precedente. Tre anni più tardi, il 5 giugno 1890, andò in scena al teatro Manzoni di Milano l'opera Raggio di luna, tre atti su libretto di Camillo Zanoni, tratto da una novella di Anton Giulio Barrili. Si trasferì a Londra fin dal 1892, dove, sull'esempio del più celebre e anziano Francesco Paolo Tosti, insegnò canto, svolgendo inoltre attività di direttore d'orchestra e di coro (fu a capo della Queen's Hall Choral Society). Tranne che per un periodo trascorso in Francia, visse nella capitale britannica fino al 1917.
Dopo una prima affermazione in Inghilterra quale compositore con la cantata Sardanapalus (Queen's Hall, 7 marzo 1896; testo di William Ackerman), il 4 sett. 1897 mise in scena al Her Majesty's theatre una seconda opera lirica, Rip van Winkle (Ackerman, da una novella di Washington Irving). Nel 1899 diede alla Albert Hall l'oratorio The gate of life, seguito, sempre a Londra, dalla rappresentazione al Savoy theatre di Ib and little Christina (14 nov. 1901), tre atti di Basil Hood tratti da un racconto di Hans Christian Andersen del 1855. Nel 1904 fece eseguire alla Queen's Hall un ciclo di composizioni vocali, Fairy dreams, componendo anche le musiche di scena per The prayer of the sword di James Bernard Fagan, rappresentato, sempre a Londra, nel 1905. In quell'anno sarebbe finalmente approdato alla Royal Opera House di Covent Garden: nel principale teatro d'opera inglese il 28 giugno andò in scena l'opera cui è tuttora legata la fama del L., The oracle, rappresentata insieme con Orphée et Euridice di Christoph Willibald Gluck.
Noto anche con il titolo originale L'oracolo, basato sul racconto The cat and the cherub (1896) di Chester Bailey Fernald, trasformato in libretto da Camillo Zanoni, questo atto unico, ambientato nel quartiere cinese di San Francisco, ebbe come primi interpreti il soprano Pauline Donalda (Ah-Joe), il tenore Charles Dalmorès (Uin-San-Lui), il baritono Antonio Scotti (Cim-Fen) e il basso Jean Émile Diogène Vanni-Marcoux (Uin-Sci), diretti da André Messager.
Al 1908 risale The bells, per voce e orchestra, da Edgar Allan Poe, mentre il 3 febbr. 1910, al teatro Carlo Felice di Genova, fu rappresentata Tzigana, "scene dalla vita ungherese" in quattro atti su libretto di Paul Ferrier, tradotto da Ettore Moschino. Pubblicata dall'editore Chappell, come già L'oracolo, Tzigana venne ripresa, con modificazioni, al Comunale di Fiume il 29 marzo 1912. Il 17 genn. 1911 fu presentato per la prima volta alla Queen's Hall il nuovo oratorio Golgotha (del 1909), nell'esecuzione della Queen's Hall Choral Society. Nel 1912 il L. compose l'opera comica in tre atti Massemarello, "scene abruzzesi" su un libretto di Carlo Linati, edita a Milano da Sonzogno, un lavoro mai eseguito, a quanto pare.
Il 30 dic. 1913 andò in scena all'Opéra-Comique di Parigi un dittico composto da La vie brève [La vida breve] di Manuel de Falla e da Francesca da Rimini del Leoni. Le sette recite della Francesca, dramma lirico in tre quadri su libretto di Francis-Marion Crawford, tradotto in francese da Marcel Schwob, ebbero per protagonisti Geneviève Vix nel ruolo eponimo e Fernand Francell in quello di Paolo, diretti da François Ruhlmann, mentre la messa in scena fu firmata da Albert Carré (l'opera fu recensita da Maurice Ravel nella Comoedia illustrée, 20 genn. 1914; cfr. Testi).
Ritornato in Italia, il L. organizzò nel primo dopoguerra una serie di spettacoli di opere in un atto che la società Lyrica Nova mise in scena a Milano, riprendendo un esperimento tentato in precedenza al Daly's theatre di Londra. Il 2 genn. 1920 furono così rappresentate al teatro dei Filodrammatici Falene, su libretto di Linati, la cui musica venne firmata dal L. con uno pseudonimo (E. Gournard), svelato però pochi giorni dopo. Diresse l'orchestra lo stesso L.; nella medesima serata si susseguirono ancora le prime assolute de La veglia di Arrigo Pedrollo, pure su libretto di Linati, e de Le baruffe chiozzotte, tratte da Carlo Goldoni, sempre del L., che questa volta firmò le musiche con il proprio nome, cedendo tuttavia la bacchetta a Nicola Janigro, il quale diresse un'orchestra di soli ventotto elementi. Seguì, il 10 genn. 1920, la prima rappresentazione di un terzo atto unico del L., La terra del sogno, tratto dal dramma Visioni di maggio di William Butler Yeats, anch'esso firmato con uno pseudonimo (C. Chewski), mentre dei rimanenti cinque titoli annunciati poté andare in scena solo A gara con le rondini di Elisabetta Oddone (26 gennaio, teatro Lirico, dove nel frattempo la compagnia si era trasferita).
Ritornato infine in Inghilterra, il L. morì a Londra l'8 febbr. 1949.
Se anche il L. ha composto diverse liriche da camera, duetti e quartetti con pianoforte, in parte pubblicati da Chappell, egli è tuttora noto essenzialmente come operista, e soprattutto per L'oracolo. The cat and the cherub di Fernald era già stato trasformato in opera lirica una prima volta da un musicista tedesco, Victor Hollaender, più noto come autore di operette, ma il suo San Lin (1898-99) non era riuscito a imporsi. Anche la prima londinese dell'Oracle del 1905 non suscitò una grande eco; il successo arrivò con la produzione del Metropolitan di New York, andata in scena, con la direzione di Giorgio Polacco, il 4 febbr. 1915 con Lucrezia Bori (Ah-Joe), Sophie Braslau (Hua-Qui), Luca Botta (Uin-San-Lui), Adam Didur (Uin-Sci) e Antonio Scotti: questi ne fece un suo cavallo di battaglia, cantandovi la parte di Cim-Fen, nel corso di molte stagioni, ben cinquantacinque volte.
La trama truce dell'Oracolo si muove intorno al losco gestore di una fumeria d'oppio; palesemente influenzato da Giacomo Puccini, il L. offre forse il meglio nel dipingere il quadro d'ambiente, quantomeno insolito, trattandosi dei vicoli di una moderna (all'epoca) Chinatown, evitando peraltro di indugiare su facili esotismi (come per esempio la scala musicale pentatonica). Il L. punta invece su effetti sonori particolari quali il canto del gallo, sirene, campane, che conferiscono quel tanto di colore che basta. Innegabile è la qualità tecnicamente eccellente della musica del L., e sia il duetto d'amore di stampo postromantico sia il grande concertato si presentano non privi di attrattive armoniche. Gli interventi del coro di voci bianche e di una moltitudine di personaggi di contorno, che festeggiano il primo giorno dell'anno all'aperto, sono modellati sull'esempio del secondo atto di Bohème (1896), ma su tutto si erge la figura fosca di Cim-Fen, in cui Scotti, non a caso un grande Scarpia, poté sviluppare il suo talento di cantante-attore. L'effetto grand-guignol del cadavere occultato ricomparirà anche alla fine del Tabarro pucciniano (1918).
L'oracolo fu rappresentato anche a Filadelfia nel 1917, 1928, 1949 e 1952, Chicago (1919), Buenos Aires e Rio de Janeiro (1921). Inciso su disco nel 1975 (con Joan Sutherland e Tito Gobbi, LP Decca, 1977; CD Decca 444 396-2, 1996), fu ripreso a Kiel nel 1990.
Fonti e Bibl.: Musica d'oggi, II (1920), 1, gennaio, p. 13; A. Loewenberg, Annals of opera 1597-1940, Cambridge 1943, ad ind.; I. Kolodin, The story of the Metropolitan Opera 1883-1950: a candid history, New York 1953, pp. 228, 292; S. Wolff, Un demi-siècle d'Opéra-Comique (1900-1950), Paris 1953, p. 82; R.C. Brotman, Pauline Donalda: the life and career of a Canadian prima donna, Montreal 1975, passim; E. Frassoni, Due secoli di musica a Genova, Genova 1980, II, pp. 79, 96; R. Zanetti, La musica italiana nel Novecento, Busto Arsizio 1985, pp. 67 s.; Annals of the Metropolitan Opera, a cura di G. Fitzgerald, Boston 1989, ad ind.; J.-H. Lederer, Verismo auf der deutschsprachigen Opernbühne 1891-1926…, Wien-Köln-Weimar 1992, pp. 249 s.; H. Wagner, Opern-Handbuch, Reinbek b.H. 1996, pp. 359 s.; Il Giornale della musica, 1997, n. 125, p. 25; Milano musicale 1861-1897, a cura di B.M. Antolini, Lucca 2000, pp. 56, 368; Il conservatorio di Milano, a cura di G. Salvetti, Milano 2003, ad ind.; F. Testi, La Parigi musicale del primo Novecento. Cronache e documenti, Torino 2003, pp. 390 s.; A. Sessa, Il melodramma italiano 1861-1900. Diz. bio-bibliografico dei compositori, Firenze 2003, pp. 268 s.; G. Albinati, Piccolo dizionario di opere teatrali, oratori, cantate…, Milano 1913, pp. 120, 167, 188, 194, 229; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 836; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, pp. 278 s.; Le grandi voci, a cura di R. Celletti, Roma 1964, col. 755; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 372; Pipers Enzyklopädie des Musiktheaters, III, pp. 476-478; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XIV, pp. 563 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart (ed. 2003), Personenteil, X, coll. 1610 s.