PARENTI, Franco
PARENTI, Franco. – Nacque a Milano il 7 dicembre 1921, in via Ponte Seveso 43, primo dei due figli di Giovanni e di Maria Antonietta Bonfanti.
Dopo gli studi di ragioneria si iscrisse all’Accademia dei filodrammatici, la prestigiosa scuola nata nel Settecento nella chiesa sconsacrata dei santi Cosma e Damiano, dove ebbe come insegnanti Emilia Varini Berti, interprete dannunziana, e Gualtiero Tumiati e, come colleghi, Giorgio Strehler, Mario Feliciani, Enrica Cavallo, Rosita Lupi.
Negli anni Sessanta sposò Marisa Cairanti; ma in seguito si legò a donne diverse: Franca Tamantini, Benedetta Barzini, Andrée Ruth Shammah e Gianna Giacchetti dalla quale ebbe la figlia Rebecca.
Nel 1940, terminata l’Accademia, debuttò nella compagnia di prosa di Elsa Merlini e Fausto Cialente, i cui testi costituivano già «delle punte di estremo interesse», distinguendosi dalla «media del teatro italiano condizionato dal fascismo», anche se con la guerra il repertorio fu «bloccato e limitato» (F. P., 1981, pp. 27 s.).
Nel 1941 fu chiamato alle armi. Tornato a Milano, insieme a Paolo Grassi, Feliciani e altri amici si unì al gruppo Corrente (Corrente di vita giovanile), movimento artistico che faceva capo a Ernesto Treccani e che segnò una nuova pagina della storia dell’arte italiana del Novecento; fondò il gruppo Palcoscenico che, nella sala Sammartini, visse una sola primavera, ma sperimentò nuovi linguaggi teatrali mettendo in scena atti unici di vari autori.
Nel 1943 fu internato in un campo militare in Germania, dal quale tornò dopo due anni. «Nel 1945 il paese era disfatto […]. Il lavoro capitava occasionalmente e pur di restare nel teatro ho fatto varie esperienze: alternando a spettacoli di prosa spettacoli di rivista, varietà, avanspettacolo» (p. 28).
Nel 1946 entrò nella compagnia Maltagliati - Cialente, con la quale aveva esordito. L’anno dopo fu nella compagnia di rivista di Nuto Navarrini e Vera Rol. Contemporaneamente tenne incontri con Grassi, Strehler e altri per dare «il via politico, alla fondazione di un teatro pubblico che allora in Italia non esisteva» (ibid.); nella primavera del 1947 nacque così il Piccolo Teatro di Milano.
Qui Parenti interpretò tra gli altri: Moscone ne Il mago dei prodigi di Pedro Caldéron de la Barca e Brighella nell’Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni. Nel 1948 lavorò nella compagnia di Giorgio De Rege, poi con Erminio Macario. Ma, come già nel Piccolo, avvertì la difficoltà di esprimersi e sperimentare. Dal mondo della rivista si spostò a quello della radio con Attilio Spiller e Silvio Menicanti responsabili della redazione milanese del Giornale Radio. Qui «si inventò […] il personaggio di Anacleto il gasista che divenne, dall’inverno del 1949 all’estate del 1950, un divo radiofonico […] la voce comica, il giudizio comico degli italiani su quegli anni» (ivi, p. 30). L’Anacleto che «non paga il sabato» ebbe un grande successo ed entrò nelle case degli italiani.
Nel 1950 l’incontro con il giovane Dario Fo – che gli si presentò a casa per chiedergli di poterlo accompagnare a Intra, dove Parenti era impegnato in una serata – segnò l’avvio di una collaborazione. I due nel 1951, insieme a Giustino Durano e Franco Sportelli, recitarono nella rivista Sette giorni a Milano di Spiller e Attilio Carosso con le sorelle Nava (Diana, Lisetta e Pinuccia) e Franca Rame. Nel 1953-54, Fo, Parenti e Durano diedero vita al gruppo I dritti (in contrapposizione ironica a I Gobbi Alberto Bonucci, Vittorio Caprioli e Franca Valeri). Nacque allora la rivista Il dito nell’occhio (regia di Parenti, scene e costumi di Fo, direzione mimica di Jacques Lecoq) che registrò un grande consenso e I sani da legare (composizioni mimiche di Lecoq e musiche di Fiorenzo Carpi).
«Fo, Parenti e Durano avevano sentito la necessità di costruire un teatro provocatorio, che parlasse dell’uomo all’uomo con ironia, astuzia e scaltrezza. Un teatro vivo che si occupasse dei “fatti” d’attualità, prendendone ad un tempo le distanze grazie all’uso dell’ironia» (Marinai, 2007, p. 52). Quando il gruppo si sciolse nel 1954, Parenti tornò per un periodo al Piccolo di Milano. Creò il Teatro Cronaca con Italia sabato sera di Agostino Contarello e Il diluvio di Ugo Betti; e, nel 1956-57, I pallinasti di Marcello Ciorciolini e Sergio Sollima. Nel 1956 interpretò il film Lo svitato, per la regia di Carlo Lizzani. Non si vive di solo pane fu il titolo del programma radiofonico andato in onda sul secondo canale dall’8 luglio 1956. Dal 1957 al 1960 recitò con il Piccolo Teatro di Milano e il Piccolo Teatro di Genova (nel 1958 vinse il premio San Genesio); e più o meno contemporaneamente, dal 1959 al 1962, iniziò una collaborazione con il Teatro Stabile di Torino allora diretto da Gianfranco De Bosio.
Nel 1963 accettò la nomina di direttore del Teatro Stabile di Palermo con sede nel teatro Bellini – semidistrutto, nella primavera successiva, da un incendio doloso – con l’intenzione di «fare in modo che il teatro [...] si legasse ad un vasto pubblico. […] C’era tutta una Palermo che non veniva toccata dalla cosiddetta mafia, una città moderna e piena di fermenti» (F. P., 1981, pp. 33 s.).
Nello stesso 1963 fu tra gli interpreti del film Il cambio della guardia di Giorgio Bianchi. L’anno dopo avvenne l’incontro con Eduardo De Filippo: Parenti recitò in Dolore sotto chiave (1964), e proseguì la collaborazione con Uomo e galantuomo, Sik-Sik l’artefice magico, Il cilindro e L’arte della commedia. Tra i due nacque una profonda e sincera amicizia.
Entrambi tenaci e straordinari artisti, condividevano lo stesso progetto teatrale e il desiderio di creare uno Stabile in realtà complicate, Eduardo a Napoli, Parenti a Palermo. Ricordava Shammah: «Parenti, attore non napoletano, ammirava Eduardo e pur essendo un attore affermato, vincitore fra l’altro di un San Genesio, andò a imparare da Eduardo, disposto, per recitare con lui, a dire in scena soltanto: “Il pranzo è servito”, con grandissima umiltà» (Pozzi, 2007, p. 74).
Nel 1965 recitò in I due gentiluomini di Verona di Shakespeare regia di Giorgio De Lullo. Nel 1966 tornò con De Bosio allo Stabile di Torino per partecipare al Festival di Venezia con il dramma di Alberto Moravia Il mondo è quello che è; e recitò nel film Spara forte, più forte… Non capisco, regia di Eduardo (tratto dalla commedia Le voci di dentro) e nell’episodio Morire per vivere del film Racconti a due piazze, regia di Gianni Puccini.
Nella stagione 1967-68 fu allo Stabile di Bologna e, dal 1969 al 1972, di nuovo al Piccolo Teatro di Milano. Nel marzo 1970 recitò in La Moscheta di Ruzzante, poi in W Bresci (marzo 1971) di Tullio Kezich con la regia di De Bosio e ancora con De Filippo Ogni anno punto e da capo (ott. 1971). In quello stesso anno fu uno dei protagonisti del film Tre nel Mille di Franco Indovina.
Il 16 gennaio 1973 con L’Ambleto di Giovanni Testori si aprì il sipario di iuta del Teatro Pier Lombardo, nato – per diretto impegno professionale e civile di Parenti – dalla ristrutturazione di un vecchio cinema di terza visione, il Continental. In una città come Milano nella quale era forte il fermento culturale che l’avrebbe proiettata in Europa, il Pier Lombardo si impose come un teatro diverso senza compromessi, pronto a cogliere le innovazioni che arrivavano dal continente.
Con Testori, Parenti, Dante Isella e una giovanissima Shammah il Pier Lombardo inventò «una nuova maniera di comunicare attraverso ‘segni’ […]. Tali segni non va a cercarli nella sperimentazione, ma nella ‘parola’ e nei ‘fatti’, anche se tanto l’una quanto gli altri si sottoporranno sempre ad una serie di sperimentalismi che escludono però la vacuità e la retorica» (Bisicchia, 1979, p. 45). Qui si alternarono testi classici e opere di tradizione popolare: Il malato immaginario di Molière insieme a De Lullo e Romolo Valli presentato al Festival dei Due Mondi di Spoleto; Occupazione di Trevor Griffiths; Macbetto e Edipus a completare la trilogia testoriana; e ancora: Il gigante nano di Frank Wedekind (1975), fino a Orestea di Eschilo nella traduzione di Emanuele Severino. Nella stagione 1986-87, fu presentato Dibbuk di Shalom An-ski, regia di Bruce Myers e, nella successiva, Filippo di Alfieri, regia di Testori e Cantico di mezzogiorno di Paul Claudel, regia della Shammah. Il Timone d’Atene nel 1989 fu l’ultimo appuntamento con il pubblico e con il suo teatro.
Parenti morì nella sua Milano, dopo una dolorosa malattia, il 28 aprile 1989.
In suo onore il Salone Pier Lombardo prese il nome di Teatro Franco Parenti.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero del turismo e dello spettacolo, Direzione Generale dello spettacolo, Divisione teatro, Revisione teatrale (1946-1962), fasc. 10948 I sani da legare 16.06.1954, fasc. 12092 Il dito nell’occhio, 12.01.1955. Archivio storico dell’Istituto Luce (consultabile all’indirizzo www.archivioluce. com/archivio/) Dito nell’occhio, in La Settimana Incom, 01047, 22 genn. 1954; Nel mondo della rivista. Parenti, Fo e Durano nella commedia “Sani da legare” in La Settimana Incom, 01229, 31 marzo 1955; Milano Nuovo Teatro, in Caleidoscopio Ciac, C 2098, 24 genn. 1973.
Necrologi: R. Di Giammarco, È morto F. P., in la Repubblica, 29 apr. 1989; S. Torresani, F. P. o della solitudine, in Sipario, luglio-ag. 1989, pp. 26-28.
A. Bisicchia, Teatro a Milano 1968-1978. Il “Pier Lombardo” e gli altri spazi alternativi, Milano 1979, pp. 44-86; F. P., edizione a cura di L. Lucignani, Premio Armando Curcio per il teatro 1980, Roma 1981; E. Marinai, Gobbi, diritti e la satira molesta. Copioni di voci, immagini di scena (1951-1967), Pisa 2007, pp. 1-64, 83-286; E. Pozzi, Parole ’mbrugliate. Parole vere di Eduardo, Roma 2007, pp. 71-74.