RUSSOLI, Franco
– Nacque a Firenze il 9 luglio 1923 da Augusto, impiegato delle Ferrovie dello Stato, e da Rina Caioli; alla fine dello stesso anno la famiglia si trasferì a Pisa. Qui frequentò il liceo ginnasio “Galileo Galilei”, dove, grazie anche ad alcuni insegnanti e compagni, sviluppò un progressivo pensiero e impegno antifascista. Nel novembre 1942 s’iscrisse alla facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Pisa. Dal 1° giugno al 2 settembre 1944 prese parte alla lotta partigiana sui Monti Pisani nella Formazione “Nevilio Casarosa”, inquadrata nella 23a Brigata Garibaldi “Gino Boscaglia”. Il 1° luglio 1946 sposò Gabriella Targetti; il 16 dicembre 1946 nacque la figlia Sandra.
L’8 marzo 1946 si laureò con lode in Lettere discutendo la tesi in storia dell’arte Saggio sulla Macchia, relatore Riccardo Barsotti, dalla quale trasse gli articoli Appunti sui Macchiaioli pubblicato su “Arti figurative” e Gli scritti critici dei Macchiaioli su “Paesaggio” (1946). Il 1° giugno 1946, su proposta di Barsotti, fu nominato assistente volontario alla cattedra di storia dell’arte medievale e moderna, retta da quell’anno nuovamente da Matteo Marangoni e due anni dopo da Carlo Ludovico Ragghianti, incarico che Russoli svolse fino al 31 ottobre 1950.
Dal 1° gennaio 1946 lavorò come ‘salariato giornaliero’, poi dal 1° luglio 1946 al 31 dicembre 1949 come ‘salariato temporaneo’ presso la Soprintendenza ai monumenti e gallerie per le provincie di Pisa, Apuania, Livorno e Lucca, guidata da Piero Sanpaolesi. Partecipò al recupero di opere d’arte ricoverate o danneggiate per motivi bellici, al grande cantiere di restauro del Camposanto, all’organizzazione di mostre e a riordinamenti museali. Fu segretario del comitato esecutivo della Mostra della scultura pisana che il 14 luglio 1946 aprì l’ex convento di S. Matteo, e assisté Giorgio Vigni prima e Giovanni Paccagnini poi nell’ordinamento delle raccolte civiche, in corso di statalizzazione, nel nuovo Museo di S. Matteo, inaugurato il 13 novembre 1949. Nel 1949 collaborò con Eugenio Luporini al riordinamento del Museo di Villa Guinigi a Lucca, passato anch’esso dal Comune allo Stato.
Nel 1947 fu segretario con Emilio Tolaini – che avrebbe sposato sua sorella Maria Grazia – dell’ampia Mostra di pittura italiana contemporanea promossa dal Comune di Pisa, una delle prime del dopoguerra, che si svolse con grande successo dal 1° luglio al 31 agosto 1947 al palazzo alla Giornata, e del collegato premio Pisa conferito ex aequo a Renato Birolli e Mario Mafai.
Nel frattempo Russoli collaborò, spaziando dalla letteratura alla scultura medievale agli artisti pressoché coetanei, con riviste locali, in particolare “Belle arti”, di cui dal 1946 fu segretario di redazione (ad es., Una scultura inedita di Giovanni Pisano, 1946), “…E chi non sa su’ danno” (Una mostra di Gianni Bertini, 1948), “La rassegna” (Raffaello Salimbeni, 1951).
Il 1° gennaio 1950, risultato tra i vincitori del concorso indetto dal Ministero della pubblica istruzione a undici posti di ispettore storico dell’arte medievale e moderna aggiunto in prova, fu assunto con prima assegnazione alla Soprintendenza di Pisa; il 16 luglio 1950, su richiesta sua e della soprintendente alle Gallerie di Lombardia Fernanda Wittgens, fu trasferito a Milano.
Intanto da febbraio ad aprile 1950, grazie a una borsa di studio dell’Ambasciata di Francia, compì a Parigi la prima di fondamentali esperienze formative all’estero: frequentò i corsi di Marcel Aubert a l’École du Louvre, tenne conferenze sulla scultura gotica pisana, conobbe diversi artisti tra cui Alberto Giacometti e, a Lione, Picasso; nel 1952, a Bruxelles, frequentò il Laboratoire central des musées de Belgique, diretto da Paul Coremans; nel 1954 tornò all’École du Louvre, presentando al Convegno dei conservatori dei musei di Francia la relazione La restauration de la Cène de Léonard, pubblicata da “Cahiers d’art” (1954); nel 1956, all’Aja, seguì i corsi del Rijksbureau voor Kunsthistorische Documentatie, diretto da Horst Gerson.
Nell’ottobre 1950 giunse alla Soprintendenza milanese, dove Wittgens con l’aiuto dell’ispettore Gian Alberto Dell’Acqua aveva da poco riaperto solennemente la Pinacoteca di Brera e stava riorganizzando gli uffici. A Milano Russoli svolse la sua intera carriera istituzionale; insegnò alla facoltà di architettura del Politecnico storia dell’arte medievale e moderna – per la quale conseguì nel 1960 la libera docenza –, storia dell’architettura e storia e stili dell’architettura; ed espresse le sue eccezionali qualità di intellettuale e di operatore culturale, innestando sulla solida formazione e sull’intelligenza aperta, lucida e pragmatica un’attività intensa e una grande capacità organizzativa. Ciò lo rese un punto di riferimento in diversi ambiti e per quasi tre decenni: per la ricostituzione dei musei e organizzazione di grandi mostre negli anni Cinquanta del riscatto in campo culturale e artistico; per la promozione dell’arte contemporanea e la divulgazione storico-artistica negli anni Sessanta del boom economico; per la riflessione sul museo e il progetto “grande Brera” negli anni Settanta della crisi e delle speranze nel decentramento.
In Soprintendenza, il primo incarico importante fu la direzione del progetto di ricostruzione, restauro e riapertura del Museo Poldi Pezzoli, pesantemente colpito dai bombardamenti, in collaborazione con l’architetto Ferdinando Reggiori e con il vice-direttore della Fondazione Poldi Pezzoli Guido Gregorietti; il museo riaprì il 1° dicembre 1951, e Russoli ne curò la Guida per il visitatore (1951) e il Catalogo della Pinacoteca con prefazione di Bernard Berenson (1954).
Dal 1954 al 1962 collaborò con gli architetti Piero Portaluppi e Nestorio Sacchi al riordinamento dell’Accademia Carrara di Bergamo, di cui curò il sontuoso volume 50 capolavori dell’Accademia Carrara (1962) e nel 1967 il Catalogo ufficiale (1967).
Nel 1952 divenne segretario e poi membro della giunta esecutiva del consiglio direttivo dell’Associazione degli Amici di Brera e dei Musei Milanesi, ricostituita su impulso di Wittgens, con cui collaborò proficuamente.
Nel 1955 la soprintendente Wittgens gli affidò la vicedirezione della Pinacoteca di Brera e in particolare la catalogazione, il laboratorio di restauro e ricerca scientifica, i rapporti culturali. Nel 1957, dopo la scomparsa di Wittgens, il nuovo soprintendente Dell’Acqua lo promosse direttore, incarico che Russoli mantenne per vent’anni, fino alla morte.
Collaborò anche a commissioni per i musei comunali e con altre istituzioni cittadine; nel 1957 per la XI Triennale di Milano curò con Piero Sanpaolesi, Vittorio Viale e Felice Casorati la Mostra di Museologia, che costituì un momento di riflessione sulla ricostruzione museale post-bellica.
Parallelamente, partecipò con peso crescente alle straordinarie mostre di arte antica e moderna che si susseguirono a Palazzo Reale, concesso dallo Stato all’Ente manifestazioni milanesi, in cui si catalizzavano le energie pubbliche e private per riportare la città alla ribalta europea. Della Mostra di Picasso (1953), voluta strenuamente da Wittgens, la più importante dell’artista mai fatta in Europa e che per successo e dibattiti segnò una generazione di pubblico e artisti, Russoli fu membro del comitato esecutivo e autore del saggio e dell’appendice in catalogo, impegnato negli sforzi, soprattutto di Attilio Rossi, per ottenere circa cinquanta opere in più rispetto all’edizione romana della mostra, tra cui Guernica, mai vista in Italia, per la prima volta dal 1937 tornata in Europa, ed esposta con nesso potente nella bombardata sala delle Cariatidi.
Fu la prima di una lunga serie di mostre a Palazzo Reale che vide Russoli tra gli organizzatori, i curatori o gli autori di presentazioni e saggi in catalogo: Amedeo Modigliani e Arte lombarda dai Visconti agli Sforza (1958), Edouard Vuillard (1959), De Chirico (1970), Gianni Dova e Aspetti dell’Informale (1971), Lucio Fontana (1972), Boccioni e il suo tempo (1973-74), Enrico Baj (1974), Agenore Fabbri (1975), Alberto Savinio (1976). Russoli ebbe ruoli rilevanti anche in numerose mostre in altre sedi milanesi: al palazzo della Permanente Pierre Bonnard (1955) e Divisionismo italiano (1970); alla Galleria civica d’arte moderna The new american painting/Pittura americana del Novecento (1958); al Padiglione d’arte contemporanea Da Boldini a Pollock. Pittura e scultura del XX secolo (1961) e Cagli (1965-66); alla Rotonda di via Besana Arnaldo Pomodoro (1974), Wotruba (1975) e Cantatore (1976).
Fu tra i curatori e autori anche di numerose mostre in altre città, come Renato Guttuso. Dipinti 1945-1965 a Palermo (1971), e all’estero, ad esempio Le Futurisme 1909-1916 al Musée national d’art moderne di Parigi (1973).
All’organizzazione di mostre sull’arte del Novecento ‘storicizzata’ Russoli affiancò, soprattutto negli anni Sessanta, un’intensissima attività di ricerca e promozione dell’arte in fieri, di sostegno ad artisti spesso conosciuti e frequentati nei caffè e studi del vivacissimo quartiere di Brera, in anni in cui si andavano caratterizzando la figura del critico d’arte militante e intensificando i modi della comunicazione culturale. Duraturo fu il rapporto con la milanese galleria Il Milione, con interventi sul bollettino “Il Milione”, presentazioni in catalogo di mostre personali (da Dipinti di Arturo Carmassi, 1954, a Leo Lionni: dipinti, sculture, disegni, 1972) e collettive (come Tre giovani pittori: Bartolini, Martini, Piciotti, 1967). Russoli collaborò con molte altre gallerie a Milano (per la galleria Schwarz nel 1962 scrisse la Prefazione ai 4 volumi di acqueforti originali L’avanguardia internazionale della collana Enciclopedia internazionale dell’incisione contemporanea) e in altre città.
A fronte di una produzione scientifica e critica così fortemente rivolta al Novecento, limitati furono i contributi sull’arte di altre cronologie: tra questi, l’omaggio al maestro Due rilievi pisani nel Museo del Louvre, in Studi in onore di Matteo Marangoni (1957), del cui fortunato Come si guarda un quadro Russoli scrisse la Prefazione all’ottava edizione (1965); il saggio L’arca di S. Pietro Martire di Giovanni di Balduccio da Pisa, in La Cappella Portinari in S. Eustorgio a Milano (1963); il catalogo La Raccolta Berenson. Dipinti (1962).
Gli anni Sessanta videro anche intensificarsi l’impegno di Russoli per la diffusione della cultura storico-artistica: prodotti editoriali, conferenze, articoli sulla stampa, trasmissioni televisive in cui espresse al massimo la capacità di sintetizzare tematiche complesse anche ai nuovi pubblici e con nuovi linguaggi.
Scrisse per le Edizioni del Milione le Note delle cartelle Raffaello e Caravaggio e i caravaggeschi nella collana I capolavori di Brera (1951); per Rizzoli Tutta la scultura di Michelangelo nella collana Biblioteca d’arte (1953, più volte riedito), le Presentazioni de L’opera completa di Degas (1970) e di Picasso cubista (1972) nella collana Classici dell’arte; per Electa Il Rinascimento nella collana Scultura italiana (1967); per Skira diresse la collana L’arte racconta. Le grandi imprese decorative nell’arte di tutti i tempi (1965-66). Collaborò strettamente con la Fratelli Fabbri per collane di divulgazione storico-artistica che fondevano solido impianto storico-critico, cura editoriale, successo commerciale e sociale: fu direttore di Capolavori nei secoli. Enciclopedia di tutte le arti, di tutti i popoli, in tutti i tempi (1961-64); autore di alcuni fascicoli (Modigliani,1963; Bonnard e Vuillard,1966) e condirettore (1965-67) de I maestri del colore, poi direttore di 100 Maestri del colore (1976-77); fu condirettore de I maestri della scultura (1966-69) e direttore de L’arte moderna (1967-69).
Fu prolifico pubblicista per quotidiani e periodici, tra cui dal 1969 al 1974 “Il Corriere della Sera”, soprattutto nella pagina domenicale “Il mondo dell’arte”, e dal 1962 al 1970 il bimestrale “Pirelli”, in particolare con la rubrica Pretesti e appunti e l’intervento In trecento contro i draghi per l’inchiesta Italia da salvare (1966).
Collaborò con la RAI fin dal 1954, primo anno di diffusione nazionale: servizi su mostre, puntate dei programmi Le avventure dell’arte, Un capolavoro al mese, Arti e scienze, presentazione del documentario di Nelo Risi La vita è un dono dedicato a Modigliani (1958).
I diversi ambiti dell’attività di Russoli trovarono negli anni Settanta una profonda unione nella riflessione e azione teorica, fattiva e politica sull’istituzione museo. Partecipò attivamente all’ICOM (International Council of Museum): nel 1964 aderì al Comité international pour les musées et collections d’art moderne e al Comité international pour la conservation - Groupe de travail peinture du XX siècle; dal 1971 fu membro del Bureau e del Conseil exécutif e dal 1975 presidente del Comitato nazionale italiano. Fu membro del comitato esecutivo del convegno “Il museo come esperienza sociale”, Roma 4-6 dicembre 1971, fondamentale per la costituzione delle sezioni didattiche nei musei statali; il suo intervento Il museo come elemento attivo nella società delineò in maniera ampia ma pragmatica un museo che non fosse soltanto luogo di nozioni e piaceri specialistici, bensì uno strumento maieutico di formazione culturale, un luogo dove il rapporto diretto con le opere facesse maturare una conoscenza problematica dei rapporti tra individuo e contesto storico. Nel 1974 promosse il gruppo di ricerca interdisciplinare “Museo vivo”, sostenuto dalla Fondazione Angelo Rizzoli, per lo studio dei rapporti tra processi di comunicazione di massa e musei.
Il 28 aprile 1975 fondò con Giulia Maria Crespi, Renato Bazzoni e Alberto Predieri il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano), e lo spinse ad acquistare come primo bene il monastero di Torba. Nello stesso mese fu tra i fondatori del Centro beni culturali della Lombardia.
Il 14 giugno 1973 Russoli successe a Dell’Acqua come soprintendente alle Gallerie della Lombardia, ma conservò la direzione della Pinacoteca di Brera, per la quale, a fronte delle sempre più grave carenza di spazi, fondi e personale, stava maturando un progetto di profonda riforma. La destinazione del vicino palazzo Citterio, appena acquistato dallo Stato su sollecitazione di Russoli, a spazi espositivi, uffici, depositi, archivi, biblioteca, sale conferenze, spazi didattici, sede degli Amici di Brera, avrebbe consentito da un lato di alleggerire la pressione sul palazzo di Brera delle istituzioni che vi coabitavano (oltre a Soprintendenza e Pinacoteca, Accademia di belle arti, Biblioteca Braidense, Osservatorio astronomico, Orto botanico, Istituto lombardo Accademia di scienze e lettere), dall’altro di sviluppare i servizi della Pinacoteca e di esporre le importanti raccolte di arte italiana del Novecento che egli stava acquisendo. Infatti, proseguendo gli sforzi dei suoi predecessori per ampliare verso la modernità la raccolta della Pinacoteca, con il sostegno dell’amico e presidente degli Amici di Brera Lamberto Vitali, con cui condivideva la passione per i macchiaioli e per la grafica, Russoli stava trattando con collezionisti milanesi il deposito o la donazione delle loro raccolte per costituire a Milano l’agognato museo d’arte contemporanea.
La realtà, però, era ben diversa: la situazione pressoché al collasso spinse Russoli, d’accordo con il personale e gli Amici di Brera, alla decisione di chiudere il 21 giugno 1974 la Pinacoteca. La provocazione ebbe effetto: tre sale vennero riaperte ad agosto, e altre dieci il 20 ottobre 1974 con la mostra Per Brera in cui vennero esposti i progetti di restauro di palazzo Citterio e diciotto dipinti futuristi della collezione di Riccardo e Magda Jucker concessi in deposito. Fu questo il primo nucleo della straordinaria serie di opere di cui Russoli stava curando vincolo, acquisizione ed esposizione, purtroppo destinati solo in parte ad avere buon esito: altre quarantadue opere della collezione Jucker (nel 1992 venduta dagli eredi al Comune di Milano); ventisei dipinti tra futurismo e metafisica della collezione di Gianni e Angiola Maria Mattioli, di cui Russoli aveva curato la mostra itinerante a Washington, Amburgo e Kyoto Masters of Modern Italian Art from the collection of Gianni Mattioli (dal 1997 in deposito alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia); settantanove opere donate da Maria Jesi, vedova di Emilio, con la richiesta di esporle a palazzo Citterio, dove per decenni la loro raccolta aveva avuto privata sede; nel 1975-76, parte dell’eterogenea collezione di Lamberto e America Vitali (poi legata a vari musei milanesi). Analoghi accordi Russoli stava stringendo con il collezionista Giuseppe Panza di Biumo e con diversi artisti.
Era l’ambizioso progetto che al I Convegno di studi sulla museologia organizzato da Ragghianti (Firenze e Venezia, 6-10 novembre 1974), Russoli, in Rapporti tra caratteri e funzioni settoriali e interdisciplinari nella struttura e attività del museo di Brera, indicò per la prima volta come “Grande Brera”. Un progetto insieme utopico e pragmatico, che coinvolgeva anche il ruolo educativo e sociale del museo: al convegno “Quale storia dell’arte” (Napoli, 6-8 maggio 1976) Russoli, in I nuclei, la ricerca e l'insegnamento, illustrò le sperimentazioni didattiche in corso a Brera. Nel 1975-76 giunsero dal neonato Ministero per i beni culturali e ambientali guidato da Giovanni Spadolini, a cui Russoli era molto vicino, gli agognati finanziamenti per gli interventi nel palazzo di Brera, che consentirono un ciclo di piccole mostre tese a documentare il lavoro di catalogazione, restauro, esposizioni condotto dalla Soprintendenza.
Il 21 dicembre 1976, in occasione della “Settimana per i beni culturali”, s’inaugurò in ventitré sale della Pinacoteca e nella sala Teresiana della Biblioteca Braidense la mostra Processo per il Museo, con elegante giornale-catalogo curato da Roberto Sambonet e Bruno Monguzzi. Tra le impalcature del cantiere e le casse delle opere da trasferire a Palazzo Reale, le Soprintendenze, la Biblioteca Braidense, l’Archivio di Stato, il Politecnico, l’Università statale, la Fondazione Angelo Rizzoli, persino la “Fabbrica di Comunicazione” degli artisti che avevano occupato la vicina ex chiesa di S. Carpoforo, esposero e raccontarono in tredici sezioni i loro progetti, lavori e patrimoni. Brera come ‘cantiere’ e ‘processo’ reali e metaforici, luogo di confronto e dibattito tra specialisti e pubblico, artisti e abitanti del quartiere, oggetto di una sperimentazione che nelle sezioni curate da Russoli giunse a coinvolgere la disciplina storico-artistica e i contenuti della sua esposizione. La Pinacoteca presentò diverse sezioni-mostre su argomenti storici, culturali, didattici, museologici, architettonici, normativi. Russoli aveva curato Fotografia come bene culturale sulle raccolte storiche di Brera; L’Immagine della Madonna. Italia settentrionale fra 1400 e 1500 sul rapporto tra dati figurativi e tecnici e contesti socio-culturali; Carrà, con otto opere dal deposito Jucker e dalla donazione Jesi; Brera e gli artisti contemporanei. Documenti di un rapporto, con opere grafiche di artisti italiani e stranieri d’après opere della Pinacoteca, accanto alle quali erano esposte, come testimonianza immediata del dialogo tra creazione artistica e arte storica. Nella sezione degli Amici di Brera, un Mobile di Calder dal deposito Jucker e un grande dipinto di Lucio Fontana, deposito della vedova Teresita, annunciavano le aperture all’arte più prossima. Il 12 marzo 1977 Bruno Munari inaugurò in Pinacoteca il suo innovativo laboratorio didattico. Nel metodo e nel risultato, Processo per il Museo fu quasi una rifondazione della Pinacoteca, che, pur rispettandone l’identità storica, ne fece luogo non di separatezza ed evasione, ma di elaborazione e diffusione di idee, di partecipazione sociale, di studio per la formazione del cittadino e la trasformazione della società.
La morte improvvisa di Russoli per infarto il 22 marzo 1977, a 54 anni, pose fine a tutto ciò. Il progetto “Grande Brera” venne bruscamente interrotto, e poi ciclicamente ripreso ma normalizzato, frainteso e tuttora irrealizzato.
Russoli venne ricordato in più luoghi, modi e tempi. A fine 1977 gli Amici di Brera e l’ICOM esposero i d’après nella mostra Face à face al Musée des arts décoratifs di Parigi. Nel 1979 gli Amici di Brera in sua memoria acquistarono e donarono alla Pinacoteca il dipinto S. Caterina d’Alessandria di Giovanni Antonio Sogliani. Nel 1985 si tenne a Pisa il convegno “In ricordo di Franco Russoli”e nel 1988 gli venne intitolato l’Istituto statale d’arte. Nel 1997 Luigi Cavallo e Gianni Schubert curarono alla galleria Arte Borgogna di Milano la mostra Pagine per Franco Russoli.
Una parte della sua biblioteca venne venduta dalla vedova a Federico Zeri ed è oggi presso la Fondazione Federico Zeri dell’Università di Bologna; il suo archivio è stato curato dalla moglie e dalla figlia Sandra, scomparse rispettivamente nel 2003 e 2012, ed è ora affidato a Erica Bernardi.
Russoli lasciò incompiuta la monografia dedicata all’amico Henry Moore, parzialmente pubblicata da Rizzoli nel 1982 come Introduzione a Henry Moore scultura a cura di Davis Mitchinson. Aveva invece in gran parte raccolti gli scritti sul museo che vennero pubblicati da Feltrinelli nel 1981 con il titolo Il museo nella società: analisi, proposte, interventi, 1952-1977, e ripubblicati da Skira nel 2017 nell’originario ordine cronologico con il titolo “Senza utopia non si fa la realtà”. Scritti sul museo (1952-1977). Nel 1987 Luigi Cavallo curò per Garzanti la selezione di suoi scritti dal 1952 al 1976 Arte moderna cara compagna. Argomenti pittori scultori.
Fonti e Bibl.: L. Cavallo, F. R., lavoro critico, in F. Russoli, Arte moderna cara compagna. Argomenti pittori scultori, a cura di L. Cavallo, Milano 1987, pp. I-XV (con bibl. essenziale di scritti di Russoli); Commemorazione di F. R. (1923-1977), Pisa 22 aprile 1977, Pisa 1988; L. Cavallo, F. R. La critica, il museo: arte nella società, in Id., Pagine per F. R. (premessa di Gianni Schubert), Milano 1998; G.D. La Grotteria, Milano al principio degli anni ’50: le grandi mostre e la cultura cittadina visti attraverso l’esperienza di F. R., in Concorso. Arti e Lettere, II (2008), pp. 82-112; E. Bernardi, F. R.-Fernanda Wittgens. Le prime lettere tra Pisa, Milano e Parigi, ibid., VI (2012-2014), pp. 53-63; Ead., Il Museo nella città e la città nel Museo: F. R. e il progetto della “grande Brera”, in Per Brera Sito UNESCO. Atti del Convegno internazionale… Milano 2012, a cura di S. Scarrocchia, Bergamo 2013, pp. 165-170; D. Pescarmona, F. R., in Dizionario biografico dei soprintendenti storici dell’arte (1904-1974), Bologna 2007, pp. 555-560; E. Bernardi, F. R. museologo militante. Dal riordino del Poldi Pezzoli alla “grande Brera”, in F. Russoli, “Senza utopia non si fa la realtà”. Scritti sul museo (1952-1977), a cura di E. Bernardi, Milano 2017, pp. 19-57; D. Pescarmona, L’irrompere della modernità dell’Otto e del Novecento nella Pinacoteca di Brera. Un momento di svolta nella problematica continuità del museo napoleonico (Fernanda Wittgens e F. R.), s.d., http://pinacotecabrera.org/wp-content/uploads/2015/03/Brera-storia2.pdf (14 sett. 2017).