Furet, François
Storico francese, nato a Parigi il 27 marzo 1927 e morto a Tolosa il 12 luglio 1997. Fu uno dei più importanti studiosi della Rivoluzione francese e del comunismo in Europa. Direttore di studi presso l'école des hautes études en sciences sociales di Parigi dal 1966, ne fu presidente tra il 1977 e il 1985. Nel 1985 accettò l'incarico di direttore dell'Institut Raymond Aron e divenne professore all'università di Chicago. Nel 1997 fu eletto membro dell'Academie française. Inizialmente vicino al marxismo, da cui prese poi le distanze, fu collaboratore delle Annales. Nel corso del tempo, tuttavia, F. sviluppò un diverso approccio storiografico di tipo revisionistico, che egli applicò allo studio della Rivoluzione francese. A partire da La Révolution (in collab. con D. Richet, 2 voll. 1965-66; trad. it. 1974) e, soprattutto, nei saggi raccolti in Penser la Révolution française (1978; trad. it. Critica della Rivoluzione francese, 1980), F. rimise in questione l'interpretazione storica di stampo marxista della Rivoluzione, dominante fino agli anni Sessanta del 20° sec., secondo la quale questo avvenimento fu il risultato di una conflagrazione di classe che comportò radicali trasformazioni nella politica, nell'economia, nell'ideologia e nella cultura. F. mise invece in risalto la natura politica dell'evento. Secondo lo studioso francese, difatti, il messaggio ideologico vi ebbe un'importanza preponderante rispetto alle trasformazioni sociali enfatizzate dalla storiografia marxista.
Della Rivoluzione egli cercò, inoltre, di ampliare la dimensione temporale e, prendendo spunto da A. de Toqueville, ne individuò le premesse nell'epoca precedente, evidenziando gli elementi di continuità politica e ideologica che la legavano all'assolutismo dell'ancien régime, sebbene di questo avrebbe rappresentato l'antitesi. Tali innovative riflessioni trovarono espressione soprattutto nelle voci redatte da F. per il Dictionnaire critique de la Révolution française, da lui curato in collaborazione con M. Ozouf (1988; trad. it. 1988) e in La Révolution 1770-1880 (1988; trad. it. Il secolo della Rivoluzione 1770-1880, 1989). In Le passé d'une illusion (1995, trad. it. 1996), F. pose in evidenza le analogie esistenti tra i due regimi totalitari del Novecento - nazismo e comunismo - che, nati nello stesso periodo e accomunati dal ricorso alle medesime pratiche coercitive, furono in seguito oggetto di giudizi profondamente diversi. A differenza del nazismo, infatti, il comunismo godette presso gli intellettuali europei di una durevole fortuna, alimentata, secondo lo studioso francese, non soltanto dagli ideali del movimento antifascista e dal fondamentale contributo dell'Unione Sovietica alla liberazione dell'Europa dal nazismo, ma anche - ed è questo uno dei suoi argomenti più originali - perché l'esperienza sovietica fu interpretata come una rinascita dello spirito e degli ideali della Rivoluzione francese. Per quest'opera, che avrebbe provocato un animato dibattito, F. ottenne il premio Hannah Arendt 1995.
Tra le altre opere: Lire et écrire: l'alphabétisation des français de Calvin à Jules Ferry (in collab. con J. Ozouf, 2 voll., 1977); L'atelier de l'histoire (1982; trad. it. 1985); La gauche et la Révolution française au milieu du xixe siècle: Edgar Quinet et la question du jacobinisme (1986); Un itinéraire intellectuel (1999, raccolta postuma di articoli).
bibliografia
V. Vidotto, Il recente dibattito storiografico sulla Rivoluzione francese, in A. Groppi, W. Markov, F. Pitocco et al., La Rivoluzione francese. Problemi storici e metodologici, Milano 1979, pp. 11-68.
L. Guerci, Furet e la Rivoluzione francese, in Studi storici, 1980, 2, pp. 227-40.
B. Bongiovanni, Furet, in L'albero della Rivoluzione, a cura di B. Bongiovanni e L. Guerci, Torino 1989.
M. Dall'Aglio, François Furet: la rivoluzione senza mito, in Il Mulino, 1989, 2, pp. 237-75.
L. Guerci, Storiografia o oleografia?, in Il Mulino, 1989, 5, pp. 875-78.