ANDRIEUX, François-Guillaume-Jean-Stanislas
Nato a Strasburgo nel 1759, morto a Parigi nel 1853. Prese parte attiva alla grande rivoluzione, coprendo degnamente i posti a cui fu destinato. Fece parte della corte di cassazione istituita nel 1790, e, nel 1798, del Consiglio dei Cinquecento, che, con gli Anziani, formava il Corpo legislativo. Istituito, l'anno VIII, il Tribunato, fu chiamato a farne parte e ne divenne successivamente segretario e presidente. Ma la sua opposizione ad alcuni progetti del Primo Console l'obbligarono ad uscirne. È rimasta celebre la frase che rivolse al Bonaparte che si lagnava della resistenza incontrata: Non ci si appoggia che su ciò che resiste. Abbandonata così la politica, si dedicò esclusivamente alla letteratura. Per 12 anni fu professore di belle lettere alla École polytechnique, di dove passò, nel 1814, al Collège de France, occupandovi fino alla morte la cattedra di letteratura francese. Le sue lezioni richiamavano un pubblico sempre più numeroso, e siccome aveva una voce debolissima si diceva scherzando che si faceva sentire a forza di farsi ascoltare. Nel 1797 entrò a l'Institut e nel 1829 divenne segretario a vita dell'Accademia di Francia.
Né la grande rivoluzione che, come si è visto, lo prese nel suo ingranaggio, né le cariche alle quali fu chiamato ed attese sempre con zelo scrupoloso, gl'impedirono di coltivare le lettere. Così nel 1787 diede Les Étourdis, la migliore certamente delle sue commedie, ispirata da Le légataire universel del Regnard: un giovane si finge morto per strappare allo zio i denari necessarî per i funerali. Male architettata, la commedia è però divertente. A questa seguirono: Le Trésor (1804) che, stando alla distribuzione dei premî istituiti dall'Impero per i poeti e gli scrittori, sarebbe la migliore fra tutte le commedie che si rappresentavano allora; Molière avec ses amis ou la Soirée d'Auteuil (1804), Le Vieux Fat (1810), la Comédienne (1816), ecc. Scrisse anche delle poesie e dei Contes: Le Procès du Sénat de Capoue, Le Doyen de Badajoz, e il più celebre di tutti, Le Meunier de Sans-Souci. Scrittore più ingegnoso che geniale, Andrieux piace per la grazia dello stile facile e scorrevole e per la sua bonomia. Classico convinto, combatté con un ardore tutto giovanile le nuove teorie letterarie. Una raccolta delle sue opere fu pubblicata da lui stesso a Parigi nel 1818-23; e il Cours de littérature, dopo la sua morte, da A. Blanche.
Bibl.: Saint-René Taillandier, Notice sur le vie et les ouvrages de A., Parigi 1850; Sainte-Beuve, Portraits littéraires, I. Su A. in Italia: A. Momigliano, L'opera di Carlo Porta, Milano 1909.