HOTMAN, François (Hotomanus)
Giurista francese di origine tedesca, nato a Parigi il 23 agosto 1524, morto a Basilea il 12 febbraio 1590. Laureatosi a Orléans, nel 1546 fu nominato lettore di diritto romano all'università di Parigi. Nel 1547, abbracciata la Riforma, si ritirò a Lione, e quindi a Ginevra. Nel 1549 ottenne la cattedra di belle lettere e di storia all'accademia di Losanna. Nel 1556 fu chiamato a Strasburgo professore di diritto civile: nello stesso anno accompagnò Calvino alla dieta di Francoforte. Tornato in Francia, entrò nel partito del principe di Condé. Nel 1564 passò a insegnare a Valenza e nel 1567 fu chiamato a succedere al Cuiacio a Bourges, donde fu costretto però a fuggire per l'ostilità dei cattolici. A Parigi, dove si rifugiò, fu nominato storico del re. La pace del 1570 gli restituì la cattedra di Bourges, ma dopo la notte di S. Bartolomeo (1572) riparò in Svizzera. Insegnò diritto romano a Ginevra dal 1573 al 1579, ma all'avvicinarsi del duca di Savoia si trasferì a Basilea; nel 1584 tornò a Ginevra, dedicandosi per qualche tempo all'alchimia, e nel 1589 a Basilea.
Come giurista, dopo il Cuiacio e il Donello, ma a fianco del Balduino e del Duareno, ebbe gran parte nella rivoluzione scientifica del sec. XVI e fu uno dei principali sostenitori della nuova scuola del diritto, che raccomandava lo studio della storia, delle lettere e della filosofia, trascurato dai Bartolisti. Si occupò anche di questioni di diritto positivo e insistette affinché le disposizioni del diritto romano fossero sostituite da un codice unico per tutta la Francia, che tenesse conto delle consuetudini locali.
L'importanza massima di H. risiede tuttavia nella sua opera di scrittore politico, cioè nella Franco-Gallia la quale, scritta sotto l'impressione diretta della notte di S. Bartolomeo, concepita e stesa come una violentissima protesta contro la monarchia dei Valois, costituisce insieme con le Vindiciae contra tyrannos l'esposizione più importante delle concezioni politiche del calvinismo francese nel periodo seguente alla notte di S. Bartolomeo (la 1a ed. uscì a Ginevra nel 1573).
Idee fondamentali ne sono la negazione del potere assoluto dei re, l'affermazione di un contratto originario da cui sono legati parimente re e sudditi e da cui questi ultimi possono quindi sciogliersi qualora il sovrano venga meno alle condizioni del patto; e pertanto la legittimazione del diritto di rivolta, riservato tuttavia non alla plebe senz'altro ma ai proceres, agli ottimati, cioè all'aristocrazia. L'elemento veramente originale in H. è soprattutto questo: per fondare le sue dottrine politiche egli ricorre alla storia di Francia che, a parer suo, le giustifica, come se la monarchia originaria non fosse assoluta, bensì una monarchia legata da patti e convenzioni, nella quale il re nonché legibus solutus era semplicemente primus inter pares. Essa poi a mano a mano, grazie a usurpazioni, sarebbe divenuta padrona nello stato.
Sono da ricordare inoltre, tra le sue molte opere giuridiche, storiche e politiche: De actionibus, Lione 1548; De statu primitivae Ecclesiae, Ginevra 1553; Commentarii in XXV Cic. Orationes, Basilea 1554; Iurisconsultus, Basilea 1559; Anti-Triboniana ou discours sur l'estude des loix (Parigi 1567; trad. lat. Amburgo 1647, Lipsia 1704); De furoribus gallicis, Edimburgo 1573; Antiquitatum romanarum l. V (Basilea 1584, Parigi 1585); De iure successionis regiae, ecc., 1588; Consolatio e sacris litteris, Lione 1593. Un'edizione latina completa delle sue opere uscì a Ginevra in tre volumi (1599-1601).
Bibl.: R. Dareste, F. H., Parigi 1850; G. Weill, Les théories sur le pouvoir royal en France, Parigi 1892; A. Elkan, Die Publizistik der Bartholomäusnacht u. Mornays Vindiciae contra Tyrannos, Heidelberg 1904; P. Harsin, in Revue des sciences morales et politiques, 1926; E. Holzer, Die Idee d. altgermanischen Freiheit vor Montesquieu, Monaco e Berlino 1928.