GUIZOT, François-Pierre-Guillaume
Uomo di stato e scrittore francese, nato a Nîmes il 4 ottobre 1787, morto a Val-Richer, presso Lisieux, il 12 ottobre 1874. Suo padre era stato ghigliottinato l'8 aprile 1794 durante il Terrore. Compiti gli studî classici a Ginevra, il G. si addottorò in diritto a Parigi. Fu per poco tempo precettore nella casa di P. P. Stapfer, ministro svizzero a Parigi, e oltre a collaborare nel Publiciste, diede a luce (1809) un Nouveau Dictionnaire des synonymes. Nel 1812 il ministro Fontanes lo nominò professore aggiunto, e subito dopo effettivo di storia moderna alla Sorbona. Caduto l'Impero napoleonico, fu nominato, su proposta del Royer-Collard, segretario generale al Ministero dell'interno, carica da lui lasciata quando Napoleone I tornò dall'isola d'Elba; si rit-rò allora a Gand, fino a quando, tornati i Borboni a Parigi, fu scelto per segretario generale dal ministro della Giustizia Barbé-Marbois, fino al 10 maggio 1816. Due anni dopo ebbe la nomina a consigliere di stato, poi quella di direttore generale dell'amministrazione dipartimentale e comunale; e già d'allora, e anzi due anni prima con la pubblicazione dell'opuscolo: Du Gouvernement représentatif et de l'état actuel de la France, egli, realista costituzionale convinto, fu il rappresentante più dogmatico di quella scuola dottrinaria, che ammetteva in principio tutte le libertà compatibili con l'ordine pubblico, salvo ad aggiornarne la realizzazione. Caduto il ministero Decazes (13 febbraio 1820), il G. riprese il suo insegnamento alla Sorbona e il frutto dei suoi corsi è raccolto nell'Histoire des origines du gouvernement représentatif (Parigi 1821-22, voll. 2). Questa sua attività non lo distraeva tuttavia dalla politica, ed egli pubblicò parecchi opuscoli contro il ministero Villèle, che il 12 ottobre 1822 chiuse il suo corso alla Sorbona.
Il G. si diede allora alle ricerche storiche e sono di quel periodo di straordinaria attività alcuni dei suoi migliori lavori: gli Essais sur l'histoire de France (Parigi 1823) e l'Histoire de la révolution d'Angleterre (1826-27) sino alla morte di Carlo I (continuata più tardi con l'Histoire de la République d'Angleterre et d'Oliver Cromwell [1854] e l'Histoire du protectorat de Richard Cromwell et du rétablissement des Stuarts [1856]). Nello stesso tempo pubblicava le collezioni delle memorie sulla rivoluzione inglese e di quelle sulla storia di Francia sino al sec. XIII, il teatro di Shakespeare, le opere di Rollin, i capolavori dei teatri stranieri, collaborava attivamente al quotidiano Le Globe, dirigeva l'Encyclopédie progressive, fond2va la Revue française (1828), e, con altri "dottrinarî" la società politica "Aide-toi, le ciel t'aidera", in difesa della libertà di voto.
Nel 1828 il ministero Martignac restituì il G. nella cattedra alla Sorbona e nel posto di consigliere di stato.
Frutto delle sue lezioni, frequentatissime, furono opere che ebbero grande diffusione (Cours d'histoire moderne, Parigi 1828-30; Histoire générale de la civilisation en Europe, 5ª ed., Parigi 1845; Histoire de a civilisation en France, 5ª ed., Parigi 1845).
Fino allora, il G. non aveva preso viva parte alle lotte politiche. Eletto deputato nel gennaio del 1830, combatté il ministero Polignac; rieletto ai primi di luglio, si trovava nel suo collegio elettorale a Lisieux durante le tre giornate della rivoluzione; e tornato prestamente a Parigi, partecipò a tutte quelle vicende che prepararono l'ascesa al trono della monarchia orleanista. Fu lui che stese il proclama con cui la camera chiamava il duca d'Orléans alla luogotenenza generale del regno; fu nominato ministro dell'Istruzione e, poco dopo, dell'Interno (1° agosto 1830) nel gabinetto Molé. Rappresentante di quel partito che aveva collaborato alla istituzione della monarchia costituzionale, noto più tardi col nome di juste-milieu, il G. ebbe l'incarico di riorganizzare l'amministrazione sulle basi del nuovo regime monarchico. Si dimise il 3 novembre 1830, quando al Molé succedette il Laffitte, che il G. appoggiò fino a quando, di fronte alle agitazioni promosse dal partito repubblicano, che riteneva non fossero state opportunamente represse, egli passò all'opposizione. Sostenne invece il gabinetto Casimir Périer (13 marzo 1831), e tornò al potere con quello del maresciallo Soult (11 ottobre 1832), nel quale il G. ebbe il portafoglio dell'Istruzione. In queste funzioni egli legò il suo nome alla legge sull'istruzione elementare (28 giugno 1833), che va considerata come una delle maggiori benemerenze del potente ingegno di lui; ed ebbe gran parte in quei provvedimenti d'ordine pubblico, intesi a infrenare le intemperanze dei partiti estremi, e a perseguitare le società segrete. Dopo l'attentato del Fieschi, può darsi che al G. debba attribuirsi tanto l'imposizione fatta alla Camera delle leggi di settembre 1835 (le quali furono origine del dissidio col Thiers), quanto, come conseguenza del nuovo orientamento politico, la caduta del gabinetto Soult. Legato d'amicizia con Pellegrino Rossi, il 14 agosto 1833 lo scelse come successore di Léon Say alla cattedra di economia politica al Collège de France, quindi a quella di diritto, creata appositamente per lui (22 agosto 1834). Caduto il gabinetto Soult, e succeduto al potere il Thiers (22 febbraio 1836), il G., dopo un periodo di attesa, finì col non approvarne la politica estera riguardante l'intervento francese nella Spagna durante i torbidi che minacciavano la sovranità della regina Isabella, e quando il Thiers dovette ritirarsi (6 settembre 1836) il G. riprese il portafoglio dell'Istruzione nel gabinetto Molé. Ne uscì sei mesi dopo, quando il Molé, che s'era dimesso, formò un nuovo ministero, dal quale il Thiers e il G., rimasero esclusi. Fu allora che entrambi si schierarono all'opposizione unendosi con i più ostinati avversarî della monarchia orleanese e preparando così inconsciamente la caduta di essa. Quando il Molé si dimise (31 marzo 1839) e a lui succedette (12 maggio) il Soult, il G. ottenne il posto di ambasciatore a Londra (9 febbraio 1840). La sua missione era assai delicata, in quei giorni di gravi preoccupazioni per la questione orientale, che si era acuita dopo che al Soult il 1° marzo 1840 era succeduto il Thiers; e non ostante il suo ascendente personale, l'Inghilterra, la Prussia, la Russia e l'Austria sottoscrissero, a sua insaputa, il trattato del 15 luglio, dal quale rimaneva esclusa la Francia. Quello scacco diplomatico fu la causa precipua della caduta del ministero Thiers, al quale succedette (29 ottobre 1840) quello di cui era presidente nominale il Soult, ma che, fin dai primi giorni, dovette ritenersi diretto dal G., che vi aveva assunto il portafoglio degli Esteri. Fu il più duraturo dei gabinetti della monarchia di luglio, ma fu pure l'ultimo; nei suoi sette anni al potere, esso instaurò verso l'estero la politica della pace a ogni costo e all'interno la resistenza a qualunque proposta di riforme sociali e politiche; a sua difesa, si deve ammettere che dovette fronteggiare una situazione politica che all'interno come all'estero si andava sempre più aggravando.
Notevoli avvenimenti che si svolsero durante quel settennio furono: il trasporto delle ceneri di Napoleone I dall'isola di Sant'Elena (15 dicembre 1840), che del resto era stato già decretato nel precedente gabinetto; l'affare del missionario inglese G. Pritchard, che reclamava una indennità per essere stato espulso da Tahiti e la cui richiesta fu liquidata in un modo che fu considerato un insuccesso della politica estera francese; la legge sulla libertà dell'insegnamento, alla quale collaborò Pellegrino Rossi, che nel 1845 fu spedito a Roma dal G. per trattare con la S. Sede l'espulsione dei gesuiti dalla Francia; e specialmente le trattative per i cosiddetti matrimonî spagnoli, le quali furono una vittoria per la politica estera francese, ma suscitarono vivo malcontento in Inghilterra.
L'elezione di Pio IX (16 giugno 1846) ebbe il suo contraccolpo nel partito riformista in Francia. Il G., che nel frattempo aveva nominato P. Rossi ambasciatore presso il pontefice, favorì dapprima le aspirazioni italiane; ma quando il Metternich, impressionato della piega che prendevano gli avvenimenti italiani, fece balenare alla Francia, che s'era già inimicata l'Inghilterra, il pericolo di inimicarsi anche l'Austria, il G. cambiò improvvisamente d'indirizzo politico e richiese l'amicizia del gabinetto di Vienna, dichiarandosi nemico di ogni tentativo degl'Italiani per rendersi indipendenti. Intanto, i partiti d'opposizione guadagnavano in Francia terreno, traendo profitto dal contegno del G., irrigiditosi sempre più in quel suo dottrinarismo che gli faceva sfidare l'impopolarità. Inaugurando la nuova sessione parlamentare nel gennaio del 1848, egli arrivò al punto di dichiarare che il partito d'opposizione obbediva a "passioni nemiche o cieche"; e poiché esso insorse, le agitazioni popolari, abilmente sfruttate, si fecero sempre più minacciose, e si conclusero con le giornate rivoluzionarie del febbraio e con la caduta della monarchia di Luigi Filippo. Il G. si rifugiò in Inghilterra, dove riprese la sua carriera di scrittore, con l'opuscolo De la Démocratie en France (1850), mentre il governo provvisorio lo metteva in stato d'accusa, insieme con i suoi colleghi. Non vi fu luogo a procedere; e anzi, tornato in Francia l'anno dopo, tentò, inutilmente, di rientrare nella vita politica.
Membro dal 1832 dell'Académie des Sciences morales et politiques, che, soppressa da Napoleone I (1803) fu da lui ristabilita il 26 ottobre 1832, e dell'Académie Française dal 1836, egli partecipò attivamente alla loro vita, dedicandosi ai lavori storici, il più importante dei quali (oltre i lavori già citati sull'Inghilterra di Cromwell) fu la raccolta dei Mémoires pour servir à l'histoire de mon temps (Parigi 1858-61). Ultima sua opera storica fu la celebre Histoire de France racontée à mes petits enfants (Parigi 1870 segg.) di cui scrisse 4 volumi e che fu completata dalla figlia. Nella chiesa riformata di Francia il G. fu il capo della tendenza ortodossa calvinista, e come tale fece approvare al Sinodo generale del 1872 la formula di fede, che portò all'esodo dei protestanti liberali. Il G. fu uno dei fondatori (1826) della Société biblique de France e (1852) della Société de l'histoire du protestantisme francais; scrisse libri di teologia e di morale, uniformati a un rigido conservatorismo: il più notevole è Méditations sur l'essence de la religion chrétienne (Parigi 1864).
G. occupa un posto notevolissimo anche nella storiografia francese. Non che egli rappresenti senz'altro un deciso passo innanzi nelle concezioni storiografiche, cioè sostanzialmente nella storiografia dell'illuminismo: ché anzi tipicamente illuministica è la mentalità di G., in taluno dei suoi caratteri fondamentali: il pragmatismo, p. es., per cui dalla storia ancora si richiede l'insegnamento pratico per il presente, e, di conseguenza, la generalizzazione troppo rapida e astratta, la ricerca del tipico, anziché del particolare. E nello spirito illuministico rientra anche la sua Histoire de la civilisation, che si ricollega idealmente all'Essai sur les mieurs di Voltaire. Ma se G. storico non apre ancora nuove vie alla storiografia, e appare p. es. in ritardo di fronte alle contemporanee tendenze della storiografia tedesca, sia come indirizzo di pensiero, sia anche come indirizzo metodico, è indiscutibile che la chiara intelligenza politica di lui (uomo politico, infatti, G. rimane anche quando si rivolge al passato) riesce a comporre dei quadri storici di grande efficacia e rilievo.
Il G. si sposò due volte: la prima volta nel 1812 con Pauline de Meulan (1773-1827), che scrisse qualche romanzo e molti libri di morale per i ragazzi; la seconda volta nel 1828 con Éliza Dillon (1804-1833), nipote della precedente. Dei figli, Henriette (1829-1908), maritata con Conrad de Witt e nota col nome di Madame de Witt, scrisse e tradusse dall'inglese moltissimi libri per la gioventù, opere di volgarizzazione, alcuni romanzi storici, e riassunse e tradusse Les Chroniqueurs de l'Histoire de France jusqu'au XVIe siècle (Parigi 1882-85, voll. 4); Pauline sposò Cornélis de Witt, storico e uomo politico francese, e pubblicò anch'essa qualche lavoro storico e qualche traduzione dall'inglese; Guillaume (1833-1892) fu professore al Collège de France, e di lui fu pubblicato postumo un pregevole saggio su Montaigne (Parigi 1899).
Bibl.: Di grande importanza le varie raccolte delle sue lettere: Lettres de M. Guizot à sa famille et à ses amis, raccolte da M.me De Witt, Parigi 1884; Les années de retraite de M. Guizot: Lettres à M. et M.me Charles Lenormant, Parigi 1902; Correspondance de Guizot avec Léonce de Lavergne (1838-1874), pubbl. da E. Cartier, V, Parigi 1910; H. Castille, G., Parigi 1859; J.-C. Gainet, Études critiques sur les travaux historiques de M. G., Parigi 1865; M.me De Witt, Monsieur G. dans sa famille et avec ses amis, Parigi 1880; J. Simon, Thiers, G. et Rémusat, Parigi 1885; J. De Crozals, G., Parigi 1893; A. Bardoux, G., Parigi 1894; Ch.-H. Pouthas, G. pendant la Restauration 1814-1830, Parigi 1923. Sullo storico cfr. L. Halphen, Hist. et historiens en France depuis cent ans, Parigi 1919; E. Fueter, Gesch. d. neueren Historiographie, 2ª ed., Monaco-Berlino 1925.