Rabelais, François
Il gigante del Rinascimento francese
François Rabelais ha scritto il romanzo comico più sapiente e festoso del Cinquecento: la storia dei due giganti Gargantua e Pantagruele. Nell’Europa rinascimentale è figura straordinaria di intellettuale, letterato e scienziato, che esibisce nella sua opera un’eccezionale cultura enciclopedica
La vita dello scrittore francese François Rabelais, nato presso Tours nel 1493, è un susseguirsi di conoscenze, professioni, viaggi. Ha studiato il greco, il latino, l’ebraico, la filosofia, la teologia, la giurisprudenza, la filologia ma anche la fisiologia, la fisica, la storia naturale. Ha insegnato anatomia ed esercitato con successo la professione di medico in varie città di Francia e d’Italia. E ha investito tutta la sua vitalità e la sua enorme cultura in un capolavoro della letteratura mondiale, dove affronta in allegria, tra beffe, scherzi e invenzioni fantastiche, temi politici, morali, religiosi della realtà del suo tempo, osservata come attraverso una lente di ingradimento.
Tra il 1532 e il 1564 Rabelais pubblica i cinque libri nei quali racconta nascita meravigliosa, infanzia, formazione, amicizie, viaggi (per mare in lontani paesi immaginari), prodezze e gesta mirabolanti dei nobili giganti padre e figlio Gargantua e Pantagruele. Riprende la trama di leggende e racconti popolari dei quali erano protagonisti personaggi di dimensioni mostruose, che stupivano per la taglia enorme, l’appetito formidabile e le incredibili imprese. Questi colossi assecondano tutte le loro inclinazioni naturali e godono dei piaceri del corpo. Ingordi di cibo e vino, ma anche di sapere e conoscenza, incarnano la forza della natura e la fiducia nelle facoltà illimitate dell’uomo.
Rabelais colpisce con la risata gioiosa o la satira feroce ogni forma di intolleranza e di ignoranza, di pregiudizi, ipocrisie, superstizioni, «abusi e vanità». È contro le guerre di conquista, la colonizzazione, la giustizia non equa di certi processi e tribunali, il linguaggio incomprensibile dei professoroni della potente università parigina della Sorbona.
Afferma di voler fare ridere: «meglio scrivere del riso che del pianto/poiché il riso è proprio dell’uomo». Poi suggerisce al lettore di non accontentarsi di burle e buffonerie, ma di cercare un significato più profondo: un cane trova un osso, lo stritola con i denti per succhiare il delizioso midollo; così andrebbero gustati i libri: la loro sostanza più nutriente è nascosta e da scoprire.
Destinato a diventare re e condottiero, il giovane gigante Gargantua forma corpo e mente in armonia, allenando il fisico con lo sport ed esercitando lo spirito critico in discipline varie. Consulta testi di antica saggezza, ma impara anche l’arte della cavalleria. Rabelais invita alla pratica e alla sperimentazione del sapere, è contro l’apprendimento nozionistico e lo studio meccanico a memoria: un giorno intero passato solo sui libri rende Gargantua «baloccone, lunatico, rincitrullito, demente». Il buon principe dovrà essere riflessivo e pacifista, e intraprenderà la guerra solo dopo aver prima esercitato tutti i mezzi di pace. Combatte se necessario ma senza infierire: i nemici sono comunque uomini e la pace va poi ricostruita. Al contrario, il cattivo principe è colui che si crede padrone del mondo, fa proclami roboanti e, spinto dai suoi generali, usa un futile incidente come pretesto di aggressione.
Nella prosa di Rabelais, che morì a Parigi nel 1553, l’invenzione verbale è scoppiettante e il vocabolario ricchissimo. Accanto a storie grossolane, espressioni oscene, imprecazioni, ingiurie del linguaggio orale e quotidiano, giochi di parole, paradossi, lo scrittore cita, traduce e commenta testi latini e greci; intreccia lingue morte e lingue straniere, dialetti provinciali e francese colto; combina insieme nozioni e termini di moltissime discipline medicina, chimica, matematica, astronomia, botanica, zoologia, ornitologia, ittiologia, musica, geografia, diritto, architettura, arte militare, agricoltura, nautica, magia.
Inoltre, enumera per pagine e pagine ben duecento giochi di Gargantua: pigliatutto, mercante in fiera, omo nero, briscola scoperta, scacchi, dama, zecchinetta, birilli, pentolaccia, mosca cieca, rimpiattino, saltasiepe, trottola, morra, cucù, campana, bocce, quintana, ‘zitta gallina la volpe è vicina’, e tanti altri ancora.