TRUFFAUT, François
Regista del cinema francese, nato a Parigi il 6 febbraio 1932. Dopo alcuni anni battaglieri nell'ambito della critica cinematografica che, sulle pagine del periodico Les Cahiers du Cinéma, lo portano, nel Cinquanta, a farsi iniziatore di una politica definita "degli autori", in opposizione allo strapotere dei produttori e alle loro esigenze puramente commerciali, esordisce nella regia con un mediometraggio, Les mistons (L'età difficile), 1954, che gli suscita attorno molto interesse. Segue, nel 1959, il primo lungometraggio, Les quatre-cent coups (I quattrocento colpi) che, studiando da vicino e in cifre scopertamente autobiografiche il disagio di un ragazzetto, A. Doinel, solitario e incompreso, con i suoi modi asciutti e la sua libertà di linguaggio concorre ad avviare quella corrente estetica e polemica che diventerà poi, nel cinema francese, la Nouvelle Vague (v. cinematografo). Da questo momento l'attività di autore di T. procede secondo due strade distinte: la prima, indirizzata a percorrere in modo ora implicitamente ora dichiaratamente autobiografico le tappe dell'educazione sentimentale, umana, pubblica e privata del personaggio Doinel; con film che lo collocano via via in contesti differenti, per motivi di età, di rapporti o di scontri; la seconda, meno legata alla cronaca e più vicina invece alla letteratura, aperta a tutte le possibili suggestioni della fantasia e dell'invenzione; per quel piacere di "raccontare storie" che T. ha ereditato da J. Renoir, l'autore di cinema che egli stima di più e che considera "il più grande di tutti". Tra i film più riusciti della prima tendenza, l'episodio Antoine et Colette ne L'amour à vingt ans (L'amore a vent'anni), 1962, Baisers volés (Baci rubati), 1968, Domicile conjugal (Non drammatizziamo... è solo questione di corna), 1970, La nuit américaine (Effetto notte), 1972, L'amour en fuite, 1978. Tra i film della seconda, Tirez sur le pianiste (Tirate sul pianista), 1960, Jules et Jim (Jules e Jim), 1961, Fahrenheit 451, 1966, Les deux anglaises et le continent (Le due inglesi), 1971, L'histoire d'Adèle H. (Adele H. una storia d'amore), 1975, L'argent de poche (Gli anni in tasca), 1976, La chambre verte, 1978. Con entrambe queste tendenze T. ha recato al cinema francese un solido contributo d'intelligenza e di finezza, rivelandosi via via con il passare del tempo uno dei suoi autori più conseguenti, più saldi, più maturi; attento alle tecniche e alla loro evoluzione, legato per un verso alla tradizione e sempre pronto, per un altro, a rinnovarsi e a tentare sperimentazioni e ricerche; come ha rivelato a un certo momento anche quel suo film singolarissimo ed esemplare, L'enfant sauvage (Il ragazzo selvaggio), 1969, in cui la sua passione per il romanzo fervidamente si fondeva con il rispetto per una cronaca che diventava cinema-verità; con ardita fantasia linguistica. T. è anche attore in film suoi e di altri (il più recente, Incontri ravvicinati del terzo tipo, di S. Spielberg, 1978) e ha continuato spesso ad alternare la sua attività di regista con quella, iniziale, di critico. Tra le sue opere più apprezzate in questo campo, Le cinéma selon Hitchcock, 1966, e Les films de ma vie, 1975.
Bibl.: G. Petrie, The Cinema of F. Truffaut, New York 1970; C. G. Crisp, F. Truffaut, New York-Londra 1972; D. Fanne, L'univers de F. Truffaut, Parigi 1972; A. Desjardins, S'entretient avec F. Truffaut, Ottawa 1973; D. Allen, F. Truffaut, Londra 1974; H. Fischer, U. Gregor, P. M. Ladiges, H.H. Prinzler, F. Truffaut, Monaco di Baviera 1974; J. Collet, Le cinéma de F. Truffaut, Parigi 1977, con filmografia e bibliografia; M. Marchelli, F. Truffaut, Milano 1977.